Chiusura in perdita, per Wall Street ieri, in seguito alla pubblicazione dell’'ISM Manufacturing PMI, che ha mostrato che l'attività manifatturiera si è contratta per il quinto mese consecutivo, ad un ritmo leggermente più veloce del previsto. I listini sono stati sottoposti ad una forte pressione di vendita nel primo giorno di contrattazione di settembre, con le azioni tecnologiche in testa al calo.

Il Dow è sceso dell'1,51%, l'S&P 500 ha ceduto il 2,12% e il Nasdaq Composite è ha chiuso a -3,26%, il peggior calo percentuale dal sell-off del 5 agosto. Le azioni dei semiconduttori hanno guidato la discesa, con forti perdite da Nvidia (-9,5%), AMD (-7,8%), Broadcom (-6,2%), Micron Technology (-8%) e Intel (-8,8%).

Gli investitori ora attendono con interesse il rapporto mensile sull'occupazione di venerdì (NFP), ma anche i Jolts, che potrebbero influenzare l'approccio della Federal Reserve alla politica monetaria. Nelle contrattazioni estese, Nvidia ha perso ancora il 2,4% in seguito alla segnalazione di Bloomberg secondo cui il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti avrebbe inviato citazioni in giudizio alla società.

VALUTE

Sui cambi abbiamo assistito a tentativi di recupero del dollaro come asset rifugio, frustrati però dalla presenza di ordini di acquisto sui supporti chiave di EurUsd, Cable, che hanno tenuto rispettivamente 1.1030 e 1.3080. Sono scese maggiormente le oceaniche, dopo la pubblicazione del Pil australiano questa notte, con AudUsd a ridosso dei supporti chiave di 0.6660.

Discesa anche per il UsdJpy che non ha tenuto i guadagni delle ultime sessioni, ed è ritornato nei pressi del primo supporto rilevante di 145.00. Il mercato ha visto la ricomparsa del risk off con l’indice Vix sopra quota 20, il che potrebbe provare a ridare slancio alla divisa americana in un contesto di preoccupazioni verso la congiuntura Usa, sulla quale basta un dato negativo per generare timori di recessione.

istantanea

ISM PMI

L'ISM Manufacturing PMI è salito a 47,2 nell'agosto 2024 dal minimo di novembre 2023 di 46,8 del mese precedente, mancando le aspettative di mercato di 47,5 e riflettendo la 21a contrazione mensile dell'attività manifatturiera statunitense negli ultimi 22 periodi. Il risultato ha esteso il debole slancio per la produzione, sottolineando l'impatto degli elevati tassi di interesse della Federal Reserve nel settore.

Gli intervistati hanno notato un nuovo calo nei livelli dei nuovi ordini (44,6 contro 47,4 a luglio), il terzo calo consecutivo. Di conseguenza, la produzione è scesa a un ritmo più rapido (44,8 contro 45,9). Nel frattempo, i livelli di occupazione sono scesi per il terzo mese consecutivo (46 contro 43,4), sebbene a un ritmo più lento.

Sul fronte dei prezzi, i costi sono aumentati a un ritmo più rapido (54 contro 52,9), ben al di sopra delle aspettative del mercato che prevedevano un rallentamento a 52,5, sfidando le speranze della Fed di disinflazione nell'economia.

WTI ANCORA IN CALO

I future sul petrolio greggio WTI sono scesi sotto i 71 dollari al barile, il livello più basso dall'inizio di gennaio, poiché le prospettive di indebolimento della domanda hanno amplificato l'impatto di un'offerta relativamente ampia. I nuovi dati dalla Cina hanno rinnovato le preoccupazioni sul fatto che la crescita economica di uno dei maggiori consumatori di petrolio al mondo difficilmente riprenderà quest'anno, con indicatori chiave della domanda interna delle fabbriche in calo più del previsto ad agosto.

Ciò ha avuto evidentemente un impatto negativo sugli utili dei principali produttori e raffinatori di petrolio cinesi che riflettono una domanda di carburante inferiore con Sinopec, PetroChina e CNOOC che hanno rilasciato dati deludenti, in linea con i precedenti.

Negli Stati Uniti, i dati dell'EIA hanno mostrato che il consumo di petrolio degli Stati Uniti a giugno è sceso al livello stagionale più basso dal 2020. Tra l’altro, l'OPEC ha segnalato che darà seguito ai precedenti segnali di maggiore produzione OPEC+ nel quarto trimestre, compensando la minore produzione in Libia.

PIL AUSTRALIA

L'economia australiana è cresciuta dello 0,2% su base trimestrale nel secondo trimestre del 2024, mantenendosi stabile nel terzo trimestre pur non raggiungendo le previsioni di mercato dello 0,3%. Si è trattato dell'undicesimo periodo di crescita trimestrale, ma è il ritmo più basso degli ultimi cinque trimestri, in gran parte sostenuto peraltro, da un ulteriore aumento della spesa pubblica a seguito dell'estensione dei benefici sociali.

Nel frattempo, la spesa delle famiglie, che rappresenta metà del PIL, è stata inferiore dopo essere aumentata nei due trimestri precedenti (-0,2% contro lo 0,6% nel primo trimestre), a causa della riduzione dei servizi di trasporto. Sul fronte commerciale, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate dello 0,5%, ma le importazioni sono diminuite dello 0,2%.

Annualmente, il PIL è avanzato dell'1,0%, il livello più basso dal quarto trimestre del 2020. L'economia è cresciuta dell'1,5% nel 2023-24, il livello più debole dal 1991-92, escludendo la pandemia di COVID-19.

Buona giornata e buon trading.

Saverio Berlinzani



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