Marco_Bernasconi

IL MERCATO PREZZA ORA IL RITORNO DEGLI UTILI PRECRISI IN 18 MESI

Marco_Bernasconi Aggiornato   
TVC:FTMIB   Milano Italia Borsa Index
In questa sede abbiamo via via descritto l’impatto dell’azione della FED sui mercati finanziari. Abbiamo evidenziato che con il primo taglio di 100 bps veniva dato un forte stimolo all’economia (ridotto il rischio depressione) mentre con l’estensione del piano di acquisto del QE ai corporate bond anche di tipo high yield, veniva ridotto sensibilmente il rischio finanziario.

Questa mattina vogliamo fare uno sforzo in piu’. Basandoci su uno studio condotto da JPMorgan vogliamo analizzare con voi quale sia stato l’impatto sullo S&P500 delle misure adottate dalla FED, in modo da avere delle linee guida per fare dei ragionamenti in futuro.

Condurremo un ragionamento basato su una formula matematica banale e semplice, ma direi efficacissima per interpretare la futura dinamica dei mercati azionari statunitensi e a cascata degli altri mercati mondiali.

E’ noto che il valore P di un’attivita’ finanziaria puo’ essere calcolato con il c.d. metodo reddituale. Secondo tale metodo, il valore di un’azienda puo’ essere calcolato attualizzando ad oggi tutti gli utili percepiti nei prossimi trimestri ed anni. Il prezzo P e’ quindi funzione di un rapporto che vede al numeratore gli utili attesi nell’anno 1, 2, 3 …n e al denominatore un tasso di attualizzazione che chiameremo “r” a sua volta espressione di un tasso privo di rischio “i” ed un tasso che rappresenti il rischio della Corporate America “k” (spread dei bond investment grade). La somma del tasso “i” e del tasso “k” da’ il tasso “r”. Tale calcolo puo’ essere esteso all’intero mercato semplicemente attualizzando ad un tasso “r” gli utili attesi per l’intero indice S&P500. In questo modo si ottiene una stima del Fair Value dell’indice, espresso in funzione degli utili attesi in futuro, e dei tassi di interesse frutto delle azioni della FED.

L’azione della FED e’ stata tale da agire su entrambi i tassi, “i” e “k” modificando l’entita’ del tasso “r” di attualizzazione.
Quello che e’ accaduto nel mese di marzo e’ che il primo taglio della FED di 100 bps era stato compensato da un aumento degli spread sul credito, neutralizzando, di fatto, l’azione della FED. Solo dopo che la FED e’ intervenuta anche massicciamente sul mercato del credito (anche di tipo High Yield) si e’ concretizzato un abbassamento del tasso “r” a beneficio del valore P.

Secondo i calcoli condotti nello studio di JPMorgan, l’azione della FED e’ riuscita a ridurre il tasso “r” di 100 bps portandolo da 225 bps agli attuali 125 bps. Quindi il tasso “r” di attualizzazione e’ l’1.25%.

E qui viene la parte interessante. Dai calcoli facilmente ricostruibili, risulta che il ribasso del discount rate attuato dalla FED e’ tale da compensare totalmente uno scenario caratterizzato da un crollo a zero degli utili societari nel Q2 seguito da un recupero nei mesi successivi.
Piu’ precisamente, JPMorgan calcola 3 scenari, il primo caratterizzato da un ritorno degli utili ai livelli pre crisi dopo due trimestri, il secondo dopo 4 trimestri ed il terzo dopo 6 trimestri, vale a dire 18 mesi. Per tutti questi casi, in presenza di un tasso di attualizzazione di 125 bps, il fair value dello S&P500 sarebbe superiore o al limite pari (nello scenario peggiore) al valore registrato pre-crisi (3387 di indice).
Al contrario, verrebbe giustificato un ribasso fino al 10% (3048 di indice) rispetto ai valori pre-crisi in presenza di un tasso di 225 punti base, che viene a verificarsi in presenza di un taglio dei tassi di 100 bps associato ad un allargamento degli spread sul credito.
Se la FED non fosse mai intervenuta, il rallentamento macro a cui stiamo assistendo nel trimestre attuale avrebbe portato ad una caduta del fair value dell’indice del 17.3% (2800 dell’indice) nel peggiore degli scenari delineati da JPMorgan. Infine, solo uno scenario di aumento dei tassi associato ad uno scenario di aumento dei credit spread avrebbe giustificato un livello dello S&P500 a 2370.

Sulla base di questa analisi, risulta anche facile spiegare che scenario stia scontando l’attuale livello dello S&P500. (2900). Esso probabilmente sconta un elevato rischio finanziario, legato alla possibilita’ che gli spread sul credito aumentino. Allo stesso tempo, esso sconta che gli utili difficilmente tornino ai livelli pre-crisi entro 18 mesi.

Va da se’, quindi, che, applicando la formula del Discount Earnings, il fair value dello S&P500 puo’ scendere se:
- Lo scenario cambia e gli utili necessitano di maggior tempo per raggiungere i livelli pre crisi o se si assestano a livelli piu’ bassi per un periodo di tempo lungo.
- Se gli spread sul credito tornano a salire
- Se i tassi FED tornano a salire.
Escludendo la terza ipotesi, (tassi FED che salgono) potremmo dire che le variabili da monitorare sono quella delle stime di utile e quella dei tassi sul credito. Una discesa piu’ marcata e prolungata dei primi, magari associata anche ad un allargamento degli spread espressione del rischio credito in aumento, potrebbero spingere velocemente in basso il valore dello S&P500.

Viceversa, potremmo assistere ad un rialzo del Fair Value dello S&P500 in presenza di:
- Un ulteriore taglio dei tassi da parte della FED
- Ulteriore contrazione degli spread sul credito
- Aumento delle stime di utile per i trimestri successivi.
Facciamo notare che il mercato dei Fed Funds sta gia’ scontando un ulteriore taglio dei tassi da parte della FED, che secondo gli operatori del mercato monetario, potrebbero andare in territorio negativo gia’ il prossimo gennaio. Tale eventualita’, ceteris paribus, potrebbe spingere ulteriormente al rialzo i listini.
Ecco spiegato come una semplice mossa sui tassi di mercato possa cambiare radicalmente lo scenario del mercato azionario, pur in presenza di forti rallentamenti degli utili societari.
“Il potere magico della FED”

Le linee guida seguite in questa analisi possono poi essere estese all’analisi di altri indici, compresi quello Europeo ed Italiano. A tal proposito, risulta interessante osservare che in Italia, la variabile chiave e’ quella del tasso “i”. Il tasso “privo di rischio” che si deve usare e’ quello implicito nella curva dei BTP. Ne deriva, quindi, che il fair value dell’indice Italiano e’ strettamente legato alla dinamica del mercato dei governativi e anche agli spread sul credito espressione a loro volta del rischio Italia. Con questa chiave di lettura, e’ piu’ facilmente comprensibile la corsa alle vendite sull’Italia non appena il rischio percepito aumenta. (vedi questione MES).

Commento:
L’analisi ed i commenti che pubblico durante la giornata non costituiscono indicazioni di operatività daily. Si tratta di rumors provenienti dai miei contatti nelle trading room italiane e internazionali. E’ il pensiero degli operatori professionali, ed a volte può essere completamente diverso dall’operatività indicata nelle mie idee che sono invece frutto dell’analisi tecnica del mio metodo per quello specifico giorno. Questa analisi di preapertura e i commenti vanno invece intesi e interpretati come “sentiment” dell’operatore professionista in una ottica temporale più ampia.
Commento:
leggo stamattina su BLOOMBERG, e prendo spunto per pubblicare su Trading View un’idea, le opinioni dei maggiori speculatori di Wall Street, si sono accorti che i prezzi delle azioni non sono mai state così care nella storia. Questa non è una novità per noi dal momento che con largo anticipo su tutti abbiamo venduto tutto il nostro portafoglio in UTILE.
Ci siamo posizionati SHORT LEVA 3 CON IL 20% DEL CAPITALE COME DA MIA REGOLA.
E SIAMO LIQUIDI CON IL RESTANTE 80% PRONTI A SFRUTTARE LE MIGLIORI OPPORTUNITA’ CHE ARRIVERANNO.
QUESTO E’ IL MOMENTO GIUSTO PER RILEGGERE LE MIE REGOLE CHE VI HO MANDATO E CHE VI RIPETO FINO AD ANNOIARVI SPESSO.
• DIVEVO INTRODUCENDOLE ALL’INIZIO DELLA VOSTRA ESPERIENZA CON ME CHE PER MOLTI DI VOI SARANNO SENSAZIONI MAI PROVATE PRIMA E CHE VI TOGLIERANNO MOLTA DELL’ANSIA CHE IL TRADING AZIONARIO HA INSITO IN SE E NELLO SPECIFICO.
1. NON AVERE IN PORTAFOGLIO POSIZIONI VECCHIE CON PERDITE PESANTI DA MEDIARE.
2. AVERE SEMPRE DELLA LIQUIDITA’ RESIDUA DA INVESTIRE.
3. NON TROVARSI MAI DALLA PARTE SBAGLIATA DEL MERCATO O PEGGIO NON AVERE MAI SAPUTO QUALE FOSSE LA PARTE GIUSTA .
4. OPERARE CON UNO STRUMENTO “HEDGING” A PROTEZIONE DELL’INVESTIMENTO LONG NELLA FASE SHORT DEL MERCATO.
5. OPERARE CON UN PORTAFOGLIO “DIVERSIFICATO E BILANCIATO IN MANIERA PONDERATA E DISCIPLINATA”.
COME VEDETE ALL’EPOCA QUELLA POTEVA SEMBRARE UNA BELLA TEORIA, MI COMPLIMENTO INVECE CON VOI CHE MI AVETE SEGUITO, PERCHE’ AVETE DIMOSTRATO CHE NON ERA UNA “BELLA TEORIA” SOLAMENTE, MA CHE ORA STATE VIVENDO IN TEMPO REALE ESATTAMENET QUESTA ESPERIENZA.

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