Peter_Braganti

WisdomTree - Tactical Daily Update - 18.01.2022

TVC:TNX   CBOE 10 YR TREASURY NOTE YIELD
Corrono i rendinenti dei Governativi Usa: soffrono I listini tecnologici.
Trimestrali Usa entrano nel vivo: attenzione per le indicazionisul 2022.
Massimi dal 2014 del petrolio: strette monetarie anti-inflazione in vista.
Il Presidente cinese promette sostegno della politica monetaria alla crescita.


Lo scenario economico sta mutando rapidamente. Cresce infatti la convinzione che i tassi ufficiali di interesse saliranno rapidamente, a partire da marzo, negli Usa, ma anche in Europa, forse gia’ nella parte finale dell’anno.

La seduta di ieri, 17 gennaio, e’ stata a ranghi ridotti, poiche’ Wall Street era chiusa nella giornata dedicata a Martin Luther King, ma i listini azionari europei sono timidamente saliti: Milano +0,49%, Francoforte +0,34%, Parigi +0,82% e Londra +0,91%.

L'aumento dei rendimenti dei Treasury Usa, col 10 anni al +1,83%, testimonia la convinzione degli investitori in un rialzo dei tassi da parte della FED (Banca Centrale Americana) già nel prossimo mese, seguito da altre 3 mosse restrittive da 0,25% ciascuna entro la fine dell’anno: insomma, almeno +100 bps in meno di un anno.

Partendo da un contesto di “tassi 0” puo’ sembrare poca cosa, ma sul mercato dei Govies l’effetto “aspettative” e’ molto chiaro: il rendimento dei Treasury bill con scadenza 2 anni è salito da 0,20% di settembre 2021 fino a superare il +1,0% stamane (ore 12.30 CET), incorporando implicitamente l’attesa di altri rialzi nel 2023.
Le curve dei rendimenti tendono inoltre ad appiattirsi: lo spread tra 2 e 10 anni e’ solo 80 bps.

I rendimenti salgono ed i prezzi delle obbligazioni scendono in tutto il Mondo, compreso in Giappone, Paese in cui inflazione e rendimenti erano parole dimenticate da oltre 20 anni: il rendimento del bond decennale giapponese e’ salito a +0,13%, il picco massimo degli ultimi dodici mesi.

Se questa tendenza alla rapida risalita dei tassi si confermasse, e’ abbastanza prevedibile che si verifichi una significativa rotazione di preferenze nell’universo azionario, con un’ovvia penalizzazione dei titoli tech/growth, le cui valutazioni elevate soffrono dell’aumento dei tassi, ed una riscoperta e ri-valutazione dei temi di investimento piu’ ciclici, come industriali di base, banche, ed “energy realated”.

La Cina spiazza una volta ancora l’Occidente, dando sostegno alla propria crescita economica con una politica monetaria nuovamente espansiva. Nel proprio intervento via video-messaggio alla Conferenza di Davos, anche quest’anno virtuale, il Presidente Xi-Jinping ha sottolineato la minaccia alla crescita che la corsa all’aumento dei tassi (ovvio riferimento agli Usa) potrebbe rappresentare.









La svolta verso politiche monetarie piu’ restrittive riguarda molte Banche Centrali in tutto il Mondo ma, evidentemente, molto meno quella cinese, poiche’ nel Paese i prezzi al consumo stanno salendo piu’ lentamente (in Dicembre sono addirittura scesi rispetto a novembre) e l’attuale struttura dei tassi lascia spazio per misurati tagli.

La musica cambia anche se si guarda al Giappone. Nel meeting appena concluso, la Bank of Japan (BoJ), ha deciso di lasciare invariata la politica monetaria, ed apportato un marginale al rialzo delle previsioni di inflazione, comunque largamente al di sotto del target del 2%. Un po’ di ottimismo in piu’ anche con riguardo ai rischi di scenario, ora definiti come "generalmente bilanciati".

La Borsa di Tokyo, contagiata dal mood generale molto cauto, ha chiuso in leggera flessione, Nikkei -0,3%, nonostante la BoJ abbia rivisto al ribasso le stime di crescita del GDP (prodotto interno lordo) per l'anno finanziario 2021/2022, a +2,8% dal +3,4% precedente, ed al rialzo quelle per il prossimo 2022/23, a +3,8% dal +2,9%.
L’Hang Seng di Hong-Kong ha perso il -0,4%, il Kospi coreano il -0,9%.

Sul fronte macroeconomico europeo ha sorpreso positivamente l’indice sull’ottimismo economico Zew tedesco di gennaio, che a fronte di un lieve peggiramento delle “condizioni correnti”, ha invece registrato un balzo a 51,7 (da 29,9 di dicembre) delle “aspettative”.

Oggi pomeriggio, 18 gennaio, negli Stati Uniti, e’ atteso l'indice sull’attivita’ manufatturiera Empire della Fed di New York, relativo a gennaio: è previsto in calo, pur segnalando il perdurare della fase espansiva. Il forte continuo rialzo dei prezzi delle materie prime e le strozzature sulla loro disponibilita’ continuano a pesare sulla prospettiva del comparto.

Il continuo aumento del prezzo del petrolio e’ la piu’ grande minaccia alla normalizzazione dei prezzi alla produzione (PPI) ed al consumo (CPI) nel corso di quest’anno. Anche stamattina, il WTI (greggio di riferiemento nord americano) guadagna il +1,2% a 84,9 Dollari/barile, replicando il recente record di ottobre 2021.

Goldman Sachs, in un recentissomo studio, ha rivisto al rialzo le previsioni sul prezzo del petrolio, prevedendo il superamento della soglia di 100 Dollari/barile per il Brent (greggio del mare del nord europeo) entro il 2022 ed il suo stazionare sopra “quota 100” per il 2023. Speriamo che non sia cosi’...

A fine mattinata le Borse Europee perdono in media il -1% ed il future sul Nasdaq indica un’apertura pesante, oltre il -1%.

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