Nell'attuale fase del ciclo economico globale l'oro finisce inevitabilmente per attrarre l'attenzione ed il desiderio di molte categorie di operatori, dai governi agli asset managers per le loro strategie fino, a ruota in senso temporale, i piccoli operatori.
Almeno due motivi sostengono le sue quotazioni in questo periodo. La prima e più comprensibile a tutti riguarda la redditività. Sarà anche bello da vedere ma l'oro non assicura alcun beneficio tangilbile. Non è fruttifero, non stacca cedole ed è anche un tantino complicato da custodire fisicamente. La circostanza che sia infruttifero gli conferisce una naturale e comprensibile relazione inversa con il generale livello dei tassi di interesse. Tanto più i tassi sono bassi tanto più il peccato di investire in oro risulta veniale. Come si dice, l'operazione presenta un basso costo opportunità.
Oggi con circa 13.000.000.000.000 di euro di bond globali con rendimento negativo e circa il 25% di quelli investment grade (i più sicuri), investendo in oro (senza considerare le motivazioni della scelta) risulta un'operazione accettabile perchè sarebbe scarso il rendimento con poco rischio cui si rinuncia.
Il rinnovato atteggiamento accomodante delle banche centrali e le previsioni di un prossimo taglio dei tassi da parte della Fed, garanzia di ulteriori bassi tassi, è pacificamente considerato il motivo predominante del recente rally del metallo.
Un'altra motivazione è di carattere geopolitico. E' noto che in occasioni di incertezza ci si cauteli dirottando parte degli investimenti in un “porto sicuro” come l'oro. Ma anche la prospettiva concreta, e non vaga, di una possibile recessione globale di fine ciclo economico ha lo stesso effetto.
Quest'ultimo comportamento, a mio avviso, distingue l'oro per esempio dallo Yen come bene rifugio: l'oro mostra una correlazione incerta con semplici incidenti di percorso sulla strada della crecita economica mentre si muove con una certa affidabilità in occasione, come detto, di eventi di maggiore spessore e di più lunga durata. Lo yen per converso mostra una reattività decisamente superiore.
Ora considerando la fase finale del ciclo economico in ci troviamo e sommandoci i vari motivi di tensioni geopolitiche, un sostegno alle quotazioni dell'oro arriva anche da questo fronte.
Questo è lo scenario di fondo su cui possono essere costruite strategie operative sull'oro.
Andando all'attualità, non sarà sfuggito a nessuno il recente movimento dei prezzi che sul grafico daily rende ben leggibile un pennant costruito con tutti i crismi voluti dal disciplinare del pattern.
Il pennant risulta una delle figure più facili da incontrare ed anche tra le più affidabili. Questo dicono le statistiche.
A beneficio dei trader meno esperti e chiedendo pazienza agli altri spendo qualche considerazione in più su questa figura.
Si tratta di un pattern di continuazione, cioè rappresenta una pausa dei prezzi all'interno di un chiaro trend (rialzista in questo caso) che preannuncia una “probabile” ripresa del trend. La logica che sta dietro è che la pausa dei prezzi sia innescata da due tipi di operatori: coloro che decidono di prendere profitto del precedente rialzo e coloro che in ottica contrarian aprono posizioni short puntando su un'inverione. Alla lunga. se la convinzione dei rialzisti è abbastanza forte, riprende il trend iniziale spazzando via i contrarian.
La figura si presenta coerente anche sotto il profilo dei volumi che debbono essere in crescita nella formazione dell'asta ed in contrazione durante la definizione del pennant.
La proiezione del target dovrebbe essere esattametne (come indicato nel grafico) la lunghezza dell'asta a partire dal puntio di breakout. Per lo stop, questo dovrebbe essere posizionato sotto la trend line ascendente che delimita il pennant.
In questo caso è più frequente una accelerazione dei prezzi successiva al breakout rendendo poco produttivo attendere un pull back, si rischia di vedersi sfuggire il trade lasciandoci lo sgradevole sapore, da tutti più o meno sperimentato, della frustrazione.
Gli inneschi per l'eventuale breakout a mio avviso possono essere due.
Il primo potrebbe essere la stagione di pubblicazione degli utili in America, stagione che si è aperta questa settimana. Le attese sono per un calo complessivo del 2,8% per cui se dovesse a mano a mano emergere un generalizzato calo superiore alle attese potrebbe rafforzarsi negli operatori l'idea di una più prossima recessione, degli utili aziendali prima e dell'economia complessiva successivamente.
In verità occorre dire che di maggiore impatto non è tanto il livello degli utili conseguiti nel 2° trimestre quanto la forward guidance, cioè le dichiarazioni del management circa il futuro livello degli utili. In caso di deludenti, più del previsto ovviamente, indicazioni al riguardo questo potrebbe dare il la al rafforzamento delle quotazioni dell'oro.
Un secondo innesco potrebbe essere rappresentato da un taglio dei tassi maggiore del previsto a fine luglio oppure, a fronte di un taglio in linea con le attese e già scontato nei prezzi delle varie asset class compreso l'oro, dichiarazioni a contorno da parte di Powell che facessero riferimento ad un peggioramento delle prospettive economiche.