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Dollaro attende dati lavoro

Uno sguardo alla giornata da Tom Westbrook:

Dopo aver chiuso il suo peggior mese dal 2010, la corsa del dollaro potrebbe finire.

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha dato il via libera alle vendite questa settimana, sorprendendo gli operatori e assecondando uno shift verso condizioni monetarie piu' accomodanti.

Da quando la Fed ha aumentato i tassi di 75 punti base a novembre, i rendimenti dei Treasury decennali US10Y sono scesi di oltre mezzo punto percentuale e i tassi ipotecari hanno seguito l'esempio, cancellando una buona parte dell'inasprimento.

Sulla scia del calo dei rendimenti, il dollaro si sta dirigendo verso il fine settimana con un forte ribasso sullo yen e con perdite minori sull'euro e sulla maggior parte delle altre valute.

Il prossimo banco di prova sarà il rapporto sui posti di lavoro negli Stati Uniti, in agenda a metà giornata, dove una sorpresa al ribasso potrebbe far crollare ulteriormente la divisa statunitense. Gli economisti prevedono che il mese scorso siano stati aggiunti circa 200.000 nuovi occupati.

Un risultato maggiore delle stime potrebbe mettere un freno al rally dei bond e bloccare la discesa del biglietto verde.

I mercati asiatici sono rimasti a galla prima del dato, aggrappandosi all'ottimismo sulle riaperture in Cina, tranne che in Giappone, dove i guadagni dello yen hanno fornito una scusa per prese di profitto e il Nikkei (.N255) ha lasciato sul terreno l'1,7%.

La forza dell'azionario, l'impennata dei tassi locali e l'arretramento della valuta statunitense hanno sostenuto il dollaro di Hong Kong USDHKD, che e' rimbalzato dalla parte bassa a quella media del suo attuale range di trading.

I limiti imposti, dopo grosse richieste di rimborsi, ai prelievi su un fondo non quotato di Blackstone da 69 miliardi di dollari fanno pensare a perdite e tensioni nei portafogli globali. Fonti vicine al dossier hanno riferito che la maggior parte dei riscatti proveniva da investitori asiatici che avevano bisogno di liquidità.

Possibili driver:

Dati: prezzi produzione Eurozona ottobre, buste paga non agricole Usa novembre.

Interventi banche centrali: Barkin ed Evans della Fed, de Guindos della Bce

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