Se volessimo avere dei segnali su come e quando torneremo alla normalita’, forse e’ meglio non prendere come riferimento l’andamento degli indici azionari. Essi danno una rappresentazione del futuro che si discosta in modo significativo dalla realta’ che ci troveremo a vivere.
Questa mattina vogliamo cercare di capire le ragioni di tale ottimismo.
In primo luogo, e’ una questione di percezione. Chi sta comprando il mercato azionario e’ un gestore, un trader, una persona che non sta vivendo con la sua pelle la crisi attuale. Generalmente ha un posto fisso, al momento non a rischio dalla crisi attuale. L’unica incognita che ha il gestore di Wall Street e’ se ed in che misura prendera’ il Bonus a fine anno. Ma per quello e’ ancora presto per preoccuparsi. E cosi, la realta’ che vede e che vuole vedere e’ quella degli schermi, che a loro volta rappresentano l’euforia legata alle numerose misure di stimolo introdotte dal governo e dalla Banca Centrale. Non e’ un caso che laddove le Banche Centrali e i governi sono stati piu’ generosi, gli indici sono saliti maggiormente. (vedi USA). Al contrario, il rimbalzo e’ stato meno marcato laddove le misure di stimolo siano state meno aggressive. (Europa e Asia).
In secondo luogo, e’ una questione di scelta di asset allocation. E’ interessante a tal proposito la situazione in India. Questa mattina leggendo le notizie sono stato colpito da due titoli, messi uno dietro l’altro sul mercato Indiano. Essi citavano: “India Bonds drop by most since 2017 on Modi’s New Borrowing”. “India Stocks Gain as higher Borrowing Plan points to Stimulus”. Questi due titoli rappresentano chiaramente la situazione che stiamo vivendo. Gli operatori comprano gli indici quanto piu’ i governi si indebitano per garantire stimoli all’economia nella speranza che poi la Banca Centrale locale a sua volta intervenga per acquistare lo stesso debito emesso sul mercato secondario.
In tale contesto, risulta piu’ facile acquistare il mercato azionario, diretto beneficiario delle misure di stimolo, a scapito del mercato obbligazionario in cui i rendimenti sono tenuti bassi dalle banche centrali, ma il rischio “vero” continua ad aumentare a causa del crescente numero di emissioni e dell’aumento del livello di indebitamento di aziende e governi.
C’e’ poi un’altra lettura, che cerca di calarsi maggiormente sulla realta’. Essa si basa sull’ipotesi che l’attuale contrazione economica sia solo temporanea come sia anche temporaneo e quindi facilmente recuperabile il livello di disoccupazione raggiunto in USA. I dati pubblicati venerdi sono da brivido. 14.7% di disoccupazione. Se poi si considerano anche coloro che sono disoccupati ma che non cercano lavoro, il numero sale ad oltre il 22%. Jerome Powell, in occasione dell’ultima riunione della Fed ha mostrato tutta la sua preoccupazione sull’andamento del mercato del lavoro. Egli sostiene che ci vorranno anni prima di tornare ai livelli occupazionali visti ad inizio di quest’anno.A questa view pessimistica si contrappone l’esito del sondaggio condotto dal governo USA contemporaneamente alla pubblicazione dei dati di venerdi. Stando alle statistiche di questo sondaggio, solo il 25% degli attuali disoccupati riterrebbe molto improbabile ritornare al lavoro precedente. Al contrario, circa 18 milioni di lavoratori, ritengono che l’attuale status di disoccupato sia solo temporaneo e che nel giro di 6 mesi possano tornare a svolgere lo stesso lavoro di prima. Se queste affermazioni dovessero effettivamente trovare riscontro nella realta’, potremmo assistere ad un recupero molto veloce dei livelli occupazionali ed il rally dei listini azionari troverebbe maggiore supporto.
L’analisi dello spaccato per settore e per industria dei disoccupati mostra in modo molto evidente che circa il 30% dei disoccupati attuali appartengono al settore del Leisure e della Ricezione Alberghiera. Un altro terzo e’ suddiviso in parti uguali tra i settori di retail trade, education e professional services.
Quanto affermato dagli intervistati, va quindi letto con la dovuta cautela. Riteniamo sia particolarmente ottimistico ritenere che la categoria dei ristoratori e degli albergatori possa tornare alla normalita’ nel giro di pochi mesi.
Vediamo ora cosa dicono coloro che vivono nella realta’ di tutti i giorni: gli imprenditori della corporate america. Le loro dichiarazioni rilasciate in sede dell’ultimo reporting danno una rappresentazione della realta’ che e’ ben lontana da quella fotografata dai rialzi degli indici di borsa.
A tal proposito ci aiuta un’ analisi condotta dalla Federal Reserve. Tale ricerca e’ stata condotta mediante l’applicazione di un filtro automatico alle dichiarazioni rilasciate dai manager delle societa’ in sede di pubblicazione delle trimestrali. La picture che ne e’ scaturita e’ piuttosto allarmante. Il 42% delle societa’ hanno confermato di volere ridurre gli investimenti, il 27% delle societa’ ha dichiarato di voler ridurre i piani di buyback azionario e la distribuzione dei dividendi ed il 17% si e’ espresso in favore di un aumento delle linee di credito con le banche. Tali statistiche risultano particolarmente allarmanti non solo in termini assoluti, ma anche in termini relativi. Nella precedente crisi del 2008, le medesime statistiche avevano dato le seguenti percentuali: 25%, 11% e 7%.
In sintesi, la realta’ del mercato del lavoro e della corporate america (facilmente estendibile anche al contesto Europeo) e’ ben lontana dalla realta’ rosea fotografata dagli indici azionari. Come al solito, siamo chiamati a fare una scelta, tra emozioni e ragione.
Le prime ci spingono a comprare perche’ fa troppo male rimanere cash guardando gli indici salire. La seconda ci suggerisce cautela e dovrebbe spingerci a vendere ancora su ogni ulteriore rialzo.
A voi la scelta.