4. Didattica: teoria di Dow e fasi di mercato (II)Le sei fasi di mercato della teoria di Dow individuano nella loro essenza due movimenti primari i quali, il primo rialzista e il secondo ribassista, costituiscono un ciclo di mercato completo. Dato che i movimenti non avvengono mai in linea retta, spesso avviene che le fasi di espansione, così come le fasi di flessione, siano durante il loro svolgimento intervallate da temporanei movimenti laterali, definiti come fasi di “riaccumulazione” o di “redistribuzione”.
Si tratta di situazioni di congestione nelle quali i prezzi tendono a muoversi (oscillare) in un delimitato spazio orizzontale (sideways trend) e dove si realizzano prese di beneficio da parte di alcuni soggetti che avevano operato subito nella prima fase del movimento di mercato.
Questa impostazione generale del ciclo di un mercato azionario è stata via via arricchita dagli analisti tecnici discepoli di Dow, con la formalizzazione di veri e propri modelli di evoluzione grafica (pattern) riferibili ai diversi momenti cruciali che caratterizzano lo stato di un mercato. In sostanza sono state codificate configurazioni tipiche per ogni fase; tali modelli grafici saranno illustrati successivamente in apposite sezioni.
Trend
3. Didattica: teoria di Dow e fasi di mercato (I)La teoria di Dow distingue ogni ciclo completo di mercato in sei fasi caratteristiche:
a) accumulazione: quando la maggioranza degli investitori è ancora convinta di essere in un mercato al ribasso, le cosiddette “mani forti” (gli investitori professionali e gli insider) iniziano ad acquistare a prezzi decisamente convenienti, nella consapevolezza che la fase ribassista risulta ormai in esaurimento. Gli acquisti, essendo molto consistenti in termini di controvalore, vengono fatti gradualmente, in modo da non muovere il listino al fine di non destare attenzione. Si forma così una serie di movimenti laterali, detta anche base o bottom;
b) convinzione: in questa seconda fase si diffonde nell’ambiente finanziario la convinzione che un nuovo mercato toro (rialzista) abbia ormai avuto inizio. Le quotazioni salgono e comincia a serpeggiare l’ottimismo;
c) speculazione: è l’ultima fase del rialzo. L’ottimismo è ormai alle stelle e si assiste ad una rapidissima crescita delle quotazioni. Entrano sul mercato anche le cosiddette “mani deboli”, tipicamente i piccoli risparmiatori, i quali immancabilmente decidono di comprare quando i prezzi sono vicini ai loro massimi, incoraggiati anche dall’enfasi che i mezzi di comunicazione pongono nel descrivere il boom borsistico in corso;
d) distribuzione: gli operatori dominanti nel mercato comprendono che il mercato toro è giunto ormai alla fine e cominciano ad alleggerire le proprie posizioni lunghe (cioè al rialzo). Questa fase avviene non istantaneamente ma nell’arco di un certo periodo, in modo da dare la possibilità alle mani forti di uscire dal mercato. La fase espansiva risulta, di conseguenza, indebolita e si crea un movimento laterale simile a quello formatosi precedentemente ai minimi di mercato, detto tetto o top;
e) panico: si manifesta all’improvviso un brusco declino dei prezzi. Dal momento che tutti si accorgono che il mercato non ha più nulla da dare gli operatori vendono al meglio (cioè al prezzo al quale il mercato risulta disposto in quel momento a comprare) per salvarsi dal ribasso generale;
f) frustrazione: questa è l’ultima fase del mercato orso, in cui gli ultimi soggetti rimasti con i titoli in mano li vendono a prezzi minimi assoluti. Normalmente si tratta proprio di quei piccoli risparmiatori che avevano acquistato sui massimi, durante la fase di speculazione. L’indebolimento di quest’ultima fase di flessione coincide con un nuovo processo di accumulazione.
2. Didattica: teoria di Dow e movimenti di mercatoLe origini storiche dell’analisi tecnica vengono normalmente fatte risalire agli studi dell’americano Charles H. Dow (1851-1902), fondatore e pubblicista del quotidiano The Wall Street Journal, nonché ideatore, con Edward Jones, dell'omonimo famoso indice generale del mercato azionario nordamericano.
Secondo la teoria di Dow nel mercato azionario agiscono contemporaneamente tre tipi di movimento:
a) Movimento primario (major trend): è la tendenza principale, per la quale un mercato viene definito toro (bullish o rialzista) oppure orso (bearish o ribassista). Dura in genere da diversi mesi ad alcuni anni. Quando la tendenza primaria è al rialzo i prezzi salgono per un lungo periodo di tempo, intervallati da reazioni secondarie;
b) Movimenti secondari (intermediate trend): si tratta di movimenti favorevoli oppure opposti alla tendenza principale di un mercato che, nel lungo periodo, si trova o in fase rialzista o in fase ribassista. I movimenti in questione durano normalmente da diverse settimane ad alcuni mesi e, in caso di opposizione, possono ritracciare da un terzo a due terzi del progresso o regresso acquisito con il movimento primario. Spesso il ritracciamento più frequente è del 50%;
c) Movimenti terziari o minori (minor trend): sono rialzi o ribassi di mercato che durano soltanto per un periodo limitato di tempo, da diversi giorni ad alcune settimane. Essi non sono in grado di influenzare i movimenti primari o secondari e risulta, normalmente, molto complicato prevederli in quanto si ripetono in modo pressoché casuale; presentano, inoltre, una maggiore possibilità di essere manipolati in una qualche misura.
RELAZIONE TRA LE 4 DIMENSIONI DEL GRAFICO E SUPPORTO. ftsemib.Ott. 23. Il filo dei supporti ancora tiene e che non è del tutto impossibile che si possa proseguire, in questo trend rialzista, verso le resistenze successive, poste in area 23.700 punti.
Tema principale evidenziato negli articoli scorsi (“FtseMib: appeso ad un filo” e “FtseMib: andare (in base al) piano”), il mercato italiano era alle prese con supporti di lungo periodo molto importanti, paragonabili ad un sottile filo,o linea di supporto, che, passando per area 22.200 – 22.000 punti di future sull’ indice FtseMib, ne sostiene il trend rialzista.
E questo filo, come si vede in Figura, ancora regge.
Non inganni il fatto che i prezzi di area di supporto, ovvero 22.200 – 22.000 siano stati toccati: non è evidente che siano per ora stati bucati.Infatti non basta che i prezzi di supporto vengano “visti”: per assistere ad una rottura ci vuole di più.
Ci si concentra infatti, pressoché universalmente, nel fare analisi tecnica , su una sola delle quattro dimensioni del grafico, la più evidente, ossia i prezzi, ma troppo spesso si trascurano le altre tre -16.71% dimensioni del grafico.
Ciò è paragonabile a descrivere la realtà in cui viviamo come un solo punto, trascurando le altre tre dimensioni in cui siamo immersi: le ulteriori due dimensioni spaziali (ad esempio altezza e lunghezza) e il tempo.
L’ approccio di non considerare, in borsa, le 3 dimensioni di volumi, forme e ciclicità concentrandosi solo sulla quarta, ossia i prezzi, nella forma di supporti e resistenze, poteva funzionare trenta – quaranta anni fa, negli anni ottanta, quando solo pochi conoscevano l’ analisi tecnica, Adesso non è più così facile.
Adesso che le conoscenze di analisi tecnica sono appannaggio di tutti, piccoli e grossi, si richiede qualcosa di più.
E le forme, i volumi e l’ elemento ciclico – temporale, nel nostro caso, ancora non hanno deliberato per l’ inversione di trend (nel momento in cui scrivo).
Cosa significa questo in termini pratici?Che il filo dei supporti ancora tiene e che, dunque, non è del tutto impossibile che si possa proseguire, in questo trend rialzista, verso le resistenze successive, poste in area 23.700 punti.
Ora, il fatto che ciò sia possibile non significa che si desideri prendere un eventuale movimento in tale verso.
Questo mi sembra abbastanza razionale, a meno che alla domanda: “Vuoi entrare long in un movimento in pieno corso, forse nella sua gamba finale (Figura 3), con la possibilità di un’ inversione appena entrato e con stop-loss lontani?” non si risponda: “Sì”.
La nostra risposta a tale domanda è: “No, grazie”, perché è per noi preferibile attendere di entrare all’ inizio di un nuovo movimento, ribassista, in questo caso, con probabilità di successo alte e stop – loss vicini (dovuti al fatto che si sarebbe all’ inizio di un movimento).
Altrettanto “No, grazie” però dovrebbe essere la risposta alla domanda: “Vuoi entrare invece short sul tuo pensiero e senza un segnale che abbia prima proclamato la fine del trend rialzista?” perché si rischierebbe di entrare contro trend con forte rischio di essere stoppati e di trovarsi impreparati quando invece il vero trend ribassista realmente iniziasse.
In sostanza, attendiamo che, secondo le quattro dimensioni del grafico, il filo si spezzi, per entrare short. Definitivamente.
FtseMib: appeso ad un filo. Elementi attrattivi ed inversione. Ott. 9. l future sull’ indice italiano è stato (temporaneamente?) respinto dalla sua resistenza di 22.860 punti e si appoggia adesso sui supporti di area 22.300 punti.
Il trend rialzista è solo interrotto oppure è pronto ad invertire per rientrare nel laterale di lunghissimo periodo 23.700 – 15.000 punti?
A questo interrogativo risponderà la rottura, eventuale, della trend line indicata in Figura 1, ben sapendo che, anche in caso di sua tenuta esistono almeno due motivi di prudenza nei confronti dell’ affacciarsi al rialzo solo adesso.
Il primo è dato dalla configurazione attuale che richiama quella più propria di un rimbalzo , con la relativa forma A – B – C di Figura 3 che, inoltre, sembra suggerire come più probabile l’ asserzione di essere in onda 5 di C, quella finale.
Il secondo è relativo alla presenza di gap esistenti a livelli di prezzo molto più bassi rispetto agli attuali (linee blu) che vanno sempre tenuti in considerazione, essendo per natura contrari all’ idea di intraprendere posizioni long con troppa sufficienza.
Detto questo, ad onor del vero e per onestà di analisi, va messo in guardia anche rispetto ad assumere posizioni ribassiste SOLO considerando questi due elementi. Il primo elemento, essere cioè nell’ onda finale di rimbalzo , infatti non è sufficiente in tale senso perché Elliott stesso dice che onda 5 può protrarsi anche molto a lungo, essendo l’ unico vincolo esistente quello che onda 3 non sia ( come non è nel caso nostro ) la più breve delle 3 onde impulsive, potendosi estendere progressivamente in una serie successiva anche straordinaria di sotto - onde.
Il secondo elemento , da solo, non è anch’ esso sufficiente perché i gap possono essere tenuti aperti anche per molto tempo, non dandosi un criterio temporale a favore della loro copertura.Si rende dunque necessario, per l’ affermazione di cambiamento di trend, da rialzista a ribassista, un segnale di inversione che, allo stato attuale, ancora non c’è.
Anche se sembra appeso ad un filo.
Strumenti di analisi: analisi delle onde di Elliott , teoria dei gap, supporti e resistenze statici e dinamici, analisi dei rettangoli grafici.