Tutorial
IL TRADING COME COSTANTE !Buona sera Traders,oggi volevo trattare un pensiero molto comune, ma preso spesso alla leggera !!
Se vuoi diventare un Trader professionista il trading deve essere la tua unica costante !
Vi è mai capitato di tornare a casa la sera, stanchi morti ed aver messo da parte il trading per qualche ora di sonno in più ?
Di voler uscire 3-4 volte a settimana e tralasciare il Trading per questo ?
Di conoscere una ragazza e metterla prima del Trading ?
Di avere soldi da parte e decidere di cambiare il telefono invece di investirli nella vostra crescita personale o del vostro capitale ?
Gli esempi sarebbero infiniti, ma spero di aver reso l'idea !!
Sono consapevole che per molti queste affermazioni possono essere un po' troppo spinte, ma sono la cruda verità e si, fa male accettarla !
Ma..
Provate a chiedere a qualsiasi Trader professionista quanti sacrifici ha dovuto fare per diventarlo, vi assicuro che le risposte che sentirete non saranno affatto piacevoli !
Ma capirete che la loro costante che gli ha portati a raggiungere il loro obbiettivo è che hanno messo il trading SEMPRE al primo posto !
Quindi per concludere :
Non concentrarti su un piacere immediato, ma concentrati su come rendere quel piacere permanente nel tempo !!
Se riesci ad entrare in questa filosofia e mettere il Trading sempre al primo posto, allora fidati diventerai un TRADER !
Altrimenti ci starai solo provando, ma senza mai ottenere risultati costanti !
Differenze tra S&P500 NASDAQ100 E DOW30I trader che si interessano al mercato americano si concentrano fondamentalmente su 3 indici: S&P500, Dow30 e Nasdaq100. Questi indici sono correlati tra loro in quanto legati dagli stessi eventi macroeconomici e dai medesimi cicli. Tuttavia presentano delle differenze che vale la pena analizzare, a partire dal numero e dal tipo di titoli inclusi in ciascun indice e il modo in cui vengono calcolati i valori dell'indice.
Calcolo valore indici
S&P500: L'S&P500 è l'indice che contiene al suo interno le principali 5o0 aziende USA a larga capitalizzazione ed è dunque quello che rispecchia (rispetto agli altri 2) in maniera più ampia l'economia americana. L'indice è stato creato da Standard & Poor's nel 1962. Il valore dell'indice viene calcolato ponderando ciascuna società in base alla sua capitalizzazione di mercato e quindi viene applicato un divisore, che è impostato da S&P, per produrre il valore finale. In sintesi: capitalizzazione di mercato di tutte le azioni incluse nell'indice/divisore
Dow30:Il Dow Jones Industrial Average , spesso definito in breve "Dow", è l'indice più antico, risalente al 1896 ed è il più noto a livello globale. Il Dow rappresenta 30 titoli a grande capitalizzazione determinati dal Wall Street Journal. A differenza degli altri due indici, il valore del Dow e il peso per ciascun componente è determinato dal prezzo delle azioni successivamente viene applicato un divisore per determinare il valore finale dell'indice.
Nasdaq 100: L'indice Nasdaq è il più giovane tra i 3, creato nel 1985. Viene definito anche indice "tecnologico" dato il peso elevato delle società basate sulla tecnologia che lo compongono. Il Nasdaq 100 si basa sulla capitalizzazione di mercato dei suoi componenti.
Differenze nella composizione e nella volatilità
Come è stato accennato sopra, questi indici sono correlati tra di loro, tuttavia ognuno di questi indici ha la propria peculiarità, a partire dal modo in cui viene tradato a causa della diversa composizione per ciascun indice e dell'importanza di determinate società e gruppi di società (settori).
L'S & P 500 è il meno influenzato di giorno in giorno da ogni singolo titolo dato che è composto da così tanti nomi. Detto questo, ci sono una manciata di settori che hanno la massima importanza sull'indice. Il settore che ha il maggior peso sull'indice ha un'importanza fondamentale nella fare da driver all'S&P500. Attualmente il settore più importante è l' Information Technology (IT), che rappresenta una ponderazione del 26%.
Il Dow, con solo 30 titoli, è influenzato in modo più significativo dall'andamento dei singoli titoli. Allo stato attuale, i primi 10 titoli rappresentano oltre il 50% del valore di Dow. Dunque la variazione di questi singoli titoli potrebbe pesare sull'indice in modo incisivo
Il Nasdaq è quello sicuramente più influenzato dalla variazione di singoli titoli. Infatti i primi 10 titoli hanno un peso del 50% sull'indice.
Per quanto riguarda la volatilità , il Dow Jones è in genere il meno volatile dei tre indici principali in quanto molti componenti sono società blue-chip. Il Nasdaq 100 è il più volatile dei tre in gran parte a causa della sua alta concentrazione in società più rischiose e ad alta crescita come Facebook, Amazon e Alphabet (Google). La volatilità nell'S & P 500 è generalmente compresa tra i due.
[FORMAZIONE] Cosa è l'Analisi intermarket? Parte 2Le correlazioni.
Se è vero che attraverso l'ANALISI INTERMARKET si cerca di prevedere il futuro andamento di un asset studiandone un altro, bisogna innanzi tutto andare a capire che relazioni esistono tra gli strumenti e il perché l'uno influenza l'altro.
Esistono sostanzialmente motivazioni di carattere logico che sono da ricondurre sopratutto sul significato macroeconomico che lo strumento possiede.
Il mercato azionario e l'obbligazionario sono per esempio uno la conseguenza dell'altro. A livello marco e fondamentale sono strumenti con una definizione ben precisa e sono soliti muoversi con chiari schemi comportamentali tendendo a ruotare vicendevolmente.
Per analizzare il mercato secondo l'intermarket dovrebbero essere ben chiari gli schemi con cui gli strumenti sono legati tra loro. Questa relazione è definita come CORRELAZIONE. Non è necessario tuttavia diventare un analista fondamentale! Infatti è sufficiente introdurre qualche concetto di statistica e di matematica per rientrare in un campo consono all'analisi tecnica.
In statistica la correlazione quindi è la relazione che esiste tra due variabili tale che a ciascun valore della prima tende a corrispondere il valore della seconda secondo una certa regolarità.
In poche parole, 2 variabili si definiscono correlate se i rispettivi valori tendono a muoversi assieme.
Il lato di un quadrato è perfettamente correlato alla sua area infatti all'aumentare del valore dei lati, aumenta anche quello dell'area.
Tuttavia non è sempre così ed esistono correlazioni che si definiscono parziali come ad esempio quella che intercorre tra il peso e l'altezza nell'uomo. Ci si aspetta infatti che mano a mano si prendono in esame uomini via via sempre più alti, anche il valore del peso tenda ad aumentare tuttavia non è sempre così! Succede a volte che nel campione ci siano elementi alti e magri o bassi e massicci che di fatto rendendo non lineare la correlazione.
E' possibile misurare "quanto" le variabili siano correlate tra loro e la formula (che non vi sto a scrivere...) restituisce valori che sono espressi da numeri che vanno da +1.0 a -1.0 oppure da +100 a -100, con lo ZERO a fare da mediano.
Otteniamo 3 condizioni:
1) Quando il valore tende a + 1.00 o +100 indica una correlazione positiva o diretta (le due variabili si spostano assieme nella la stessa direzione)
2) Quando il valore tende a - 1.00 oppure -100 indica una correlazione inversa o negativa (le due variabili si spostano in direzioni opposte)
3) Quando il valore tende a ZERO non si ha nessuna correlazione (le due variabili si muovono senza nessuna relazione tra esse)
Anche nei mercati finanziari, la correlazione misura le relazioni tra due strumenti quotati e il grado in cui si muovono insieme.
Nell'immagine sopra si può vedere come il Gold (candele) e il Silver (linea grigia) si muovono in modo similare si dice quindi che sono correlati positivamente.
Due strumenti possono essere correlati per svariati motivi (in questo caso GOLD e SILVER, che ho scelto per semplicità, sono comodities e fanno parte dello stesso mercato dei metalli preziosi) tuttavia ci possono essere interessanti rapporti tra materie prime e indici, indici e valute, indici e bond, opzioni e indici...
L'indicatore che calcola il valore di correlazione tra 2 strumenti si chiama COEFFICIENTE DI CORRELAZIONE ed è possibile trovarlo tra gli indicatori di TRADING VIEW. Una volta selezionato domanda con quale strumento fare l'analisi e una volta trovato ne restituisce il valore. Io ho ulteriormente aggiunto a questo una semplice media mobile che lisciando il risultato mi restituisce immediatamente l'idea della tendenza.
Vi invito a provare voi stessi ad analizzare vari strumenti... sono convinto che troverete interessantissimi spunti e se vi necessita un chiarimento, non esitate a commentare o a scrivermi in privato.
Magari vi accendo la curiosità con questo grafico dove ho confrontato il GOLD con USDJPY e il risultato è una più che buona relazione secondo una correlazione inversa pur essendo strumenti così diversi e con apparentemente nulla in comune...
Attenzione perché la correlazione non è sempre costante! I fattori economici globali sono dinamici e cambiano ogni giorno. Le correlazioni tra due strumenti finanziari possono variare nel tempo e di conseguenza ciò che era nel breve termine potrebbe contraddire quella di lungo. Ci sono moltissime ragioni che modificano queste relazioni, tra le più comuni vi sono i cambiamenti delle politiche monetarie, la sensibilità di alcuni strumenti in confronto ai prezzi delle materie prime, fattori politici e il variare dei cicli economici.
A livello operativo è possibile sfruttare le correlazioni sia quando sono storicamente confermate sia quando vengono perse. Forse è proprio in questo ultimo caso che si possono portare a casa delle belle soddisfazioni con delle strategie che non dovrebbero proprio mancare nella cassetta degli attrezzi del bravo trader...
Come usare la correlazione sarà l'argomento del prossimo tutorial in cui descriverò alcune strategie "non convenzionali" ma proprio per questo che ho deciso di tenerlo privato per i soli follower.
►Se vuoi seguire questa sequenza di idee formative non ti resta che mettere LIKE ed iniziare a seguirmi.
→Poi scrivimi un messaggio privato o un commento ti invierò il link.
In ogni caso vi auguro buon trading.
Keep in touch traders!
HB
EUR/USD il grafico sta anticipando le notizie di domani ?Il mercato sconta tutto ? Staremmo a vedere ! Di sicuro sia cheha scontato le notizie o meno,sarà un ottima opportunità per migliorarsi !
Premetto che non utilizzo l'analisi fondamentale per entrare direttamente a mercato,ma la sfrutto come un indicatore.
Ad esempio :
Nel week-end una volta finita la preparazione della settimana (analisi,cross interessanti,ordini,allert ecc..),"ripasso" quello che è successo durante la settimana economicamente parlando,per poi controllare gli "appuntamenti" più importanti della seguente,in modo tale da capire la situazione in cui ci troviamo,capire cosa mi posso aspettare nel breve ed infine avvalorare,con un'altra confluenza,i miei trade.
Per farvi capire meglio faccio un esempio banale e semplice che si è verificato poco tempo fa,ma che fa capire il concetto :
Ho fatto la mia analisi sull'oro,la price-action è improntata con una struttura rialzista,ora aspetterò un mio segnale,nell'area di attenzione(che confluisce anche con la media a 200 periodi ed un supporto),per entrare a mercato long.
Dopo di che analizzo la situazione fondamentale e dopo essermi informato,noto che siamo in una situazione di RISK-OFF(causa Brexit,debiti pubblici,guerra commerciale,inversione curva dei rendimenti,pessima situazione governativa in Italia)per questo gli investitori a causa della poca avversione al rischio tendono a spostarsi su assets rifugio,tra cui l'oro.
Ecco che mi si genera un'ulteriore confluenza che va ad aumentare la probabilità che il mio trade andrà a profitto.
Ma torniamo al nostro EUR/USD :
Ormai è da più di un anno che ci troviamo in un trend-short e l'ultimo segnale su alti time frame per quanto mi riguarda è avvenuto il 5 settembre,dopo la rottura del supporto,il ritracciamento e la formazione del segnale ribassista(una situazione di mercato da manuale).
Oggi i venditori sono rientrati a mercato con forza,il che fa pensare che il prezzo potrebbe tornare in area 1.09-1.08
Sarà interessante vedere se realmente il grafico ha anticipato le notizie di domani o meno !
Ovviamente domani avremo molta volatilità,per questo personalmente a fine giornata sposterò lo stop-loss in leggero profitto.
Inoltre cercherò una piramidazione della posizione su time-frame minori,sempre a causa della volatilità aggiungerò pips allo STOP-LOSS calcolando la volatilità degli ultimi 15 periodi (ATR) ed aggiungerli al mio STOP-LOSS tradizionale,questo mi farà diminuire il rischio-rendimento dell'operazione,ma allo stesso tempo mi proteggerà da eventuali spike che potrebbero farmi scattare lo STOP-LOSS,per poi vedere il prezzo tornare nella nostra direzione.
Spero che questo articolo possa esserti stato utile.
Fammi sapere nei commenti cosa ne pensi.
Buon Trading !
[FORMAZIONE] Cosa è l'Analisi intermarket? Parte 1E' l'arte di "prevedere" dove andrà uno strumento guardandone un altro!
Un grazie per i tanti messaggi privati di stima che ricevo anche se ultimamente pubblico poco. Questo tutorial nasce in risposta ai parecchi follower che mi chiedono informazioni sulla mia strategia di trading e su come opero sfruttando l'analisi intermarket e le correlazioni.
Andando con ordine, il mio metodo decisionale segue questo percorso:
1) analisi indicatori leading
2) analisi rotazione settoriale
3) intermarket e correlazioni
4) individuazione asset bersaglio
5) analisi indicatore statistico
6) ricerca di setup d'ingresso coerente
7) studio scenari alternativi
8) MM
Voglio partire con questo intervento accennando a cosa sia l'analisi intermarket ma con specifici tutorial mi impegno a toccarli tutti, quindi se siete interessati potete iniziare a seguirmi per restare aggiornati su ogni mio post.
Definizione di analisi intermarket
L'analisi intermarket è una metodologia che vuole sfruttare a proprio vantaggio il fatto che i mercati finanziari sono strettamente legati tra di loro e che il movimento di uno strumento è la conseguenza ma al tempo stesso anche la causa del movimento di altri.
Non deve essere considerato come metodo infallibile per sbancare i mercati (pur essendo fondamentale nel mio processo decisionale non sono ancora diventato ricco ;)) perché è soggetto alle medesime condizioni aleatorie tipiche di questo mestiere. Esistono infatti eccezioni e/o presupposti da prendere in considerazione prima di aprire un'operazione che possono vanificare del tutto il ragionamento, ma per quanto mi riguarda, l'analisi intermarket è diventata parte fondamentale del mio metodo aiutandomi moltissimo nelle scelte strategiche.
L'aiuto principale viene da fatto che attraverso la logica delle correlazioni vengo indirizzato passo passo verso lo strumento "bersaglio" con un'idea precisa se andare LONG oppure SHORT. Ne segue che il processo di analisi tecnica sul singolo strumento si traduce in semplice conferma della view intermarket per cui non sono necessari ulteriori ragionamenti arzigogolati come pure esoterici indicatori.
Paradossalmente, ma qui apro una parentesi, nell'ultimo mio studio sto portando avanti l'ipotesi che una volta individuata la portante direzionale primaria grazie alle logiche intermarket, si possa investire senza tenere assolutamente conto dell'anali tecnica sul singolo strumento con la possibilità di essere profittevoli aprendo posizioni anche a "caso"! Mi fermo qui perché il resto potrebbe sembrare eresia... tuttavia i numeri danno ragione a questa visionaria considerazione...
Se per un certo verso l'anali tecnica consegna degli strumenti da "operaio del trading", che se si è in grado di usare possono risultare più che sufficienti per una carriera profittevole, il padroneggiare l'intermarket pone il trader al livello di "architetto del trading" facendogli usare la testa.
Andando sul concreto partiamo con un esempio.
In questo preciso momento su USDJPY del grafico allegato sarebbe meglio investire short o long? E' più probabile che rompa la resistenza evidenziata e quell'abbozzo di inversione delle ultime candele prosegua long o in prossimità di questa ritracci confermando il trend short di fondo?
Alla fine avranno ragione i compratori o i venditori? Aver ragione nel trading si traduce nel passaggio di denaro da chi ha avuto l'idea che si è rivelata sbagliata verso coloro i quali l'hanno avuta giusta.
Lo scopo dell'intermarket è proprio quello di aggiungere indizi su indizi per avere più elementi possibili da inserire in maniera razionale al processo di decisione al fine di individuare l'idea sulla quale basare la propria operatività secondo la PROBABILITÀ SOGGETTIVA.
Si va quindi a cercare queste informazioni su altri strumenti sia dello stesso mercato sia di mercati diversi o meglio ancora su quelli che notoriamente tendono a muoversi "per primi". Individuare quali siano è il vero segreto...
Vista la vastità dell'argomento sia sotto l'aspetto teorico che tecnico e per non appesantire questo post che voleva essere una sola introduzione, dedicherò un approfondimento sul grafico a corredo sviluppando anche il concetto di correlazione.
...sempre che ci sia dell'interesse in chi mi legge...
Quindi questa volta non mi basta una view o un like, voglio un vostro commento...
Keep in touch traders!
HB
12. Didattica: rappresentazioni grafiche, grafico a candeleConosciuta e utilizzata da secoli in Giappone, questa tecnica di rappresentazione grafica ha ricevuto un periodo di grande attenzione anche in Occidente dagli anni '90.
Il termine candlestick individua una particolare modalità di grafico che consente, allo stesso tempo, sia di evidenziare con un unico simbolo la dinamica della giornata borsistica in esame, sia di classificare determinate combinazioni di più candele le quali permettono, all'analista esperto, di identificare precise figure ricorrenti in base alle quali formulare previsioni per l'andamento futuro.
Come per il grafico bar chart, anche per quello candlestick è prevista la visualizzazione dei dati di minimo, massimo, apertura e chiusura. A differenza dei primi, però, i candlestick consentono di visualizzare immediatamente, tramite il colore della candela, se la seduta borsistica in esame si sia chiusa in rialzo oppure in ribasso.
Le sedute in cui la chiusura abbia fatto registrare un valore più alto rispetto all'apertura vengono rappresentate da candele bianche, mentre le candele nere indicano sedute in cui il prezzo di chiusura risulta più basso di quello d'apertura.
L'ampiezza del corpo della candela, detto real body, individua la distanza tra il valore di apertura e chiusura mentre le shadow, cioè le sottili linee verticali sopra e sotto il real body, indicano l'escursione massima delle quotazioni del titolo. Queste ultime hanno in genere un'importanza più marginale in quanto, per i giapponesi, i veri valori sui quali fare riferimento sono quelli di apertura e chiusura e, conseguentemente, la loro distanza.
Date queste premesse risulta intuitivo l'obiettivo di tale rappresentazione grafica: essa, infatti, non solo si prefigge di indicare per sommi capi la tendenza verso la quale si sta muovendo lo strumento finanziario considerato, ma anche di identificare differenti disegni (pattern) ai quali vengono attribuite implicazioni rialziste o ribassiste.
Le formazioni dei candlestick possono essere sia di inversione, sia di continuazione del trend in essere. In entrambi i casi, ma questa rappresenta una regola generale valida per qualsiasi tecnica utilizzata, è necessario comunque aver ben presente la tendenza di fondo in essere prima di formulare previsioni in funzione delle configurazioni. Parlare di formazione d'inversione, ad esempio, ha senso unicamente a condizione che sia presente un trend rialzista o ribassista da invertire.
Fatta questa precisazione, è importante segnalare come esistano svariate decine di pattern catalogati in letteratura e come ciascuno di essi possa svilupparsi anche in più sedute, in funzione dell'accostamento di più singole candele tipiche.
11. Didattica: rappresentazioni grafiche, grafico a barreUna delle tipologie di grafico maggiormente utilizzate è senz'altro quella del metodo a barre.
Il bar chart, questo il suo nome, viene costruito in modo da indicare la quotazione di apertura, quella di chiusura e l’escursione tra il massimo e il minimo registrati nella seduta (infragiornaliera o mensile che sia). Ad esempio, nel caso di un grafico giornaliero, ogni singola barra rappresenterà l’apertura, il massimo, il minimo e la chiusura della giornata borsistica trascorsa.
Questa rappresentazione permette, con un solo colpo d’occhio, di sintetizzare in modo semplice un’intera seduta.
La sua costruzione risulta piuttosto facile: si traccia una linea verticale che congiunge il minimo e il massimo e, successivamente, si aggiungono due piccole “tacche” orizzontali in corrispondenza delle quotazioni di apertura e di chiusura, rispettivamente sul lato sinistro e sul lato destro della barra verticale.
Nel corso degli anni, lo studio sistematico della serie dei prezzi così rappresentati ha consentito di identificare configurazioni tipiche le cui implicazioni previsive, osservate empiricamente, consentono ai trader più attivi di acquistare o vendere in funzione del presentarsi di particolari pattern (cioè figure grafiche con caratteristiche che si ripetono nel tempo).
10. Didattica: rappresentazioni grafiche, grafico lineareUna volta determinata l'impostazione degli assi spazio-temporali di un grafico risulta necessario decidere anche quale sia la tipologia di grafico più idonea per la rappresentazione della variabile prezzo.
Il grafico più comune in questo senso è senza dubbio quello che si ottiene congiungendo i valori di chiusura registrati quotidianamente. Tale tipo di grafico, chiamato line chart, si prefigge l’obiettivo di sintetizzare in modo estremo l’attività finanziaria che rappresenta.
Per anni considerato come quello più significativo, ha successivamente lasciato il passo a rappresentazioni in grado di comunicare un maggior numero di informazioni agli operatori. Ad ogni modo esso conserva, ancora oggi, una sua validità proprio perché viene costruito in funzione della chiusura, dato in genere considerato come il più importante nell'analisi dell’evoluzione dei prezzi.
Inoltre, esso può essere utilizzato in maniera flessibile anche per rappresentare altri valori dei prezzi potenzialmente significativi e altrettanto sintetici quali, ad esempio, una media tra massimo e minimo oppure tra apertura, massimo, minino e chiusura di seduta.
Non va trascurato il fatto che questo tipo di grafico spesso risulta l'unico utilizzabile nel caso di rappresentazioni di indicatori (media mobile nell'esempio) e oscillatori (momentum nell'esempio) che prevedono la raffigurazione di un solo valore.
9. Didattica: impostazione di un grafico, asse del prezzoUna volta determinato il campionamento temporale del grafico da analizzare sulla base del proprio orizzonte operativo, risulterà necessario scegliere come impostare l'asse verticale del prezzo.
Generalmente le opzioni principali in merito sono due: scala aritmetica e scala logaritmica.
La differenza tra i due metodi consiste sostanzialmente nella rappresentazione visiva dei movimenti del prezzo di un asset.
Suddividendo l'asse verticale del grafico con ipotetiche linee orizzontali graficamente equidistanti, la differenza spaziale tra una linea e la successiva acquisterà un significato diverso a seconda della scala impostata.
Nel caso della scala aritmetica, ogni incremento (decremento) spaziale del prezzo fra una linea e la successiva (precedente) rappresenterà un uguale aumento (diminuzione) dello stesso prezzo in termini numerici.
Nel caso della scala logaritmica invece, a ogni incremento (decremento) spaziale del prezzo fra una linea e la successiva (precedente) corrisponderà un uguale aumento (diminuzione) dello stesso prezzo in termini percentuali.
Quale scala scegliere dunque?
In linea di massima è possibile utilizzare la seguente semplice regola discrezionale: maggiore (minore) l'orizzonte temporale visualizzato e maggiore (minore) la volatilità di un asset, maggiore (minore) l’utilità di analizzare graficamente lo stesso asset su scala logaritmica.
Una scala aritmetica, ad esempio, sarà senza dubbio una buona scelta nel caso si analizzi il cambio euro-dollaro campionato a un'ora su un orizzonte temporale di qualche giorno.
Una scala logaritmica, invece, sarà la scelta ottimale nel rappresentare graficamente il cambio bitcoin-dollaro campionato settimanalmente su orizzonte temporale di qualche anno.
8. Didattica: impostazione di un grafico, asse del tempo I grafici di borsa rappresentano l’elemento determinante per l’analisi tecnica in quanto sintetizzano l’essenza stessa del mercato. Un grafico, infatti, fornisce direttamente l’idea della tendenza in atto sullo strumento finanziario rappresentato. Esso è capace di indicare i più recenti massimi o minimi e consente di sovrapporre indicatori, linee di tendenza o qualsiasi altro strumento utile per osservare e determinare l’evoluzione dei prezzi.
In genere l’analista tecnico, grazie alle rappresentazioni grafiche, è in grado di cogliere indicazioni preziose per la formulazione di scenari di breve (movimento terziario), medio (movimento secondario) e lungo periodo (movimento primario).
Nonostante oggi si faccia uso di rappresentazioni grafiche tramite computer la storia del loro utilizzo è tutt’altro che recente e, in alcuni casi, risale a centinaia di anni orsono (famosi i grafici su carta, e le relative analisi disegnate direttamente a mano, illustrati da operatori come Gann o Elliott).
La costruzione di un grafico prevede innanzitutto l’esistenza di un piano cartesiano, con i due assi che tipicamente rappresentano il tempo (in ascissa, asse orizzontale delle X) e il prezzo (in ordinata, asse verticale delle Y).
La prima decisione da prendere riguarderà la compressione temporale da analizzare, cioè l’intervallo tra una rilevazione e la successiva. Normalmente risulta conveniente analizzare lo strumento finanziario oggetto di studio tramite tappe graduali.
Nel caso si operi con un’ottica incline all’investimento (long term trading), con una prospettiva che va da diverse settimane a diversi mesi, si comincerà allora con il visualizzare un grafico su scala mensile (monthly), dove le quotazioni saranno misurate (o meglio, campionate) di mese in mese per l’individuazione del trend primario. Si proseguirà poi con un grafico campionato settimanalmente (weekly) al fine di determinare l’andamento della tendenza secondaria sulla quale operare in accordo con quella primaria. La visualizzazione del grafico giornaliero (daily) permetterà, infine, di stabilire la direzione del trend terziario per cogliere eventuali punti ottimali di ingresso e uscita sul mercato.
In caso invece di operatività a breve-medio periodo, con una prospettiva che va da pochi giorni a poche settimane al massimo (swing trading), si potrebbe invece cominciare con il visualizzare un grafico su scala settimanale per l’individuazione del trend primario, proseguendo poi con un grafico campionato giornalmente al fine di determinare l’andamento della tendenza secondaria operativa in accordo con quella primaria e, infine, con un grafico a 4 ore per determinare la direzione del trend terziario e i relativi punti ottimali di ingresso e uscita.
Ovviamente sarà possibile operare con ottiche temporali anche molto più ristrette, tipicamente su base infragiornaliera (day trading), utilizzando grafici a campionamento sempre più ridotto (ore, minuti e, al limite, anche frazioni di secondo nel caso di un campionamento tick by tick) con la prospettiva di individuare tendenze sempre più brevi e cercare così di cogliere anche i più piccoli movimenti effettuati dal mercato.
7. Didattica: teoria di Dow e conferma degli indiciUno dei principi della teoria di Dow, ritenuto tra i più importanti, fa riferimento all'idea che gli andamenti degli indici dei titoli industriali e dei trasporti si debbano confermare in modo reciproco.
In base a tali considerazioni, quando l’indice Dow Jones Industrial inizia una presunta fase espansiva, essa verrà ritenuta valida soltanto se si realizza in corrispondenza di una concomitante fase espansiva dell'indice Dow Jones Transportation. Infatti un movimento di un indice non confermato potrebbe condurre a conclusioni false e fuorvianti.
La logica del principio è ispirata dalla constatazione che, se il mercato azionario costituisce un barometro delle condizioni dell’economia, allora, durante un mercato toro, i prezzi crescenti devono interessare sia le società che producono merci, sia le società che le trasportano. Nella borsa americana la storia ha dimostrato la validità di questo principio.
Al di là di queste considerazioni, valide per il mercato azionario americano, questo principio va interpretato nel senso più generale di analizzare sempre l'andamento dell'indice di borsa correlandolo a quello di altri indicatori di settore o relativi ad altre borse. Questo al fine di verificare significative interdipendenze dei movimenti tramite discrepanze e concordanze.
6. Didattica: teoria di Dow e relazione prezzo volumeNella teoria di Dow i volumi di contrattazione assumono un ruolo di conferma dello "stato di salute" della tendenza primaria in corso. In generale la situazione considerata normale è quella in cui il volume degli scambi si espande durante un bull market e si contrae durante un bear market (volume concordante).
Quando questo non avviene (volume discordante), viene generato un possibile segnale di allarme poiché indicazione anticipatoria di una potenziale futura inversione di tendenza. Questo principio deve però essere utilizzato solamente come indicazione aggiuntiva all'interno di un’analisi completa e dettagliata del ciclo di mercato.
Come già ribadito nel capitolo precedente, la probabilità di inversione di una tendenza primaria è maggiore se il mercato è già stato preceduto da una fase di accumulazione o distribuzione, possibilmente caratterizzate da volumi di contrattazione in consistente aumento.
5. Didattica: teoria di Dow e individuazione dei trendUn trend primario al rialzo (mercato toro o bull market) è caratterizzato da minimi e massimi secondari con valori crescenti rispetto ai precedenti estremi relativi; viceversa, un trend primario al ribasso (mercato orso o bear market) è caratterizzato da livelli di massimi e minimi secondari delle quotazioni in progressivo declino.
In un mercato orso il primo segnale di una possibile inversione di tendenza sarà fornito dal fallimento del mercato nel generare un nuovo minimo più basso di quello precedente (punti 3 nel grafico, subito dopo i trend primari ribassisti indicati nei riquadri rossi alla base). Anche se questo fattore indica una minore forza del mercato nel proseguire il suo trend, ciò non risulta comunque sufficiente per determinare un'inversione di tendenza. Soltanto se il rialzo che segue porta i prezzi al di sopra del massimo precedentemente raggiunto (punti 2 nel grafico, sempre subito dopo i trend primari ribassisti), viene allora confermata la nuova tendenza toro del mercato.
In un mercato toro invece il primo segnale di una possibile inversione di tendenza sarà fornito dal fallimento del mercato nel generare un nuovo massimo più alto di quello precedente (punto 3 nel grafico, subito dopo il trend primario rialzista indicato nel riquadro verde alla base). Anche se questo fattore indica una minore forza del mercato nel proseguire il suo trend, ciò non risulta comunque sufficiente per determinare un'inversione di tendenza. Soltanto se il ribasso che segue porta i prezzi al di sotto del minimo precedentemente raggiunto (punto 2 nel grafico, sempre subito dopo il trend primario rialzista), viene allora confermata la nuova tendenza orso del mercato.
Prima di identificare l'inizio di una nuova tendenza è importante controllare che siano state realizzate le fasi del trend di mercato precedente previste dalla teoria di Dow. La probabilità di inversione di una tendenza primaria è infatti maggiore se il mercato è già stato preceduto da una fase di accumulazione o distribuzione, possibilmente caratterizzata da volumi di contrattazione in consistente aumento (vedere capitolo successivo).
L’importanza di saper distinguere tra un semplice movimento secondario e il primo stadio di una nuova tendenza primaria è naturalmente evidente ai fini operativi. Pur essendo la parte della teoria più difficile da decifrare, è senza dubbio la chiave di volta per una corretta interpretazione dei mercati.
4. Didattica: teoria di Dow e fasi di mercato (II)Le sei fasi di mercato della teoria di Dow individuano nella loro essenza due movimenti primari i quali, il primo rialzista e il secondo ribassista, costituiscono un ciclo di mercato completo. Dato che i movimenti non avvengono mai in linea retta, spesso avviene che le fasi di espansione, così come le fasi di flessione, siano durante il loro svolgimento intervallate da temporanei movimenti laterali, definiti come fasi di “riaccumulazione” o di “redistribuzione”.
Si tratta di situazioni di congestione nelle quali i prezzi tendono a muoversi (oscillare) in un delimitato spazio orizzontale (sideways trend) e dove si realizzano prese di beneficio da parte di alcuni soggetti che avevano operato subito nella prima fase del movimento di mercato.
Questa impostazione generale del ciclo di un mercato azionario è stata via via arricchita dagli analisti tecnici discepoli di Dow, con la formalizzazione di veri e propri modelli di evoluzione grafica (pattern) riferibili ai diversi momenti cruciali che caratterizzano lo stato di un mercato. In sostanza sono state codificate configurazioni tipiche per ogni fase; tali modelli grafici saranno illustrati successivamente in apposite sezioni.
3. Didattica: teoria di Dow e fasi di mercato (I)La teoria di Dow distingue ogni ciclo completo di mercato in sei fasi caratteristiche:
a) accumulazione: quando la maggioranza degli investitori è ancora convinta di essere in un mercato al ribasso, le cosiddette “mani forti” (gli investitori professionali e gli insider) iniziano ad acquistare a prezzi decisamente convenienti, nella consapevolezza che la fase ribassista risulta ormai in esaurimento. Gli acquisti, essendo molto consistenti in termini di controvalore, vengono fatti gradualmente, in modo da non muovere il listino al fine di non destare attenzione. Si forma così una serie di movimenti laterali, detta anche base o bottom;
b) convinzione: in questa seconda fase si diffonde nell’ambiente finanziario la convinzione che un nuovo mercato toro (rialzista) abbia ormai avuto inizio. Le quotazioni salgono e comincia a serpeggiare l’ottimismo;
c) speculazione: è l’ultima fase del rialzo. L’ottimismo è ormai alle stelle e si assiste ad una rapidissima crescita delle quotazioni. Entrano sul mercato anche le cosiddette “mani deboli”, tipicamente i piccoli risparmiatori, i quali immancabilmente decidono di comprare quando i prezzi sono vicini ai loro massimi, incoraggiati anche dall’enfasi che i mezzi di comunicazione pongono nel descrivere il boom borsistico in corso;
d) distribuzione: gli operatori dominanti nel mercato comprendono che il mercato toro è giunto ormai alla fine e cominciano ad alleggerire le proprie posizioni lunghe (cioè al rialzo). Questa fase avviene non istantaneamente ma nell’arco di un certo periodo, in modo da dare la possibilità alle mani forti di uscire dal mercato. La fase espansiva risulta, di conseguenza, indebolita e si crea un movimento laterale simile a quello formatosi precedentemente ai minimi di mercato, detto tetto o top;
e) panico: si manifesta all’improvviso un brusco declino dei prezzi. Dal momento che tutti si accorgono che il mercato non ha più nulla da dare gli operatori vendono al meglio (cioè al prezzo al quale il mercato risulta disposto in quel momento a comprare) per salvarsi dal ribasso generale;
f) frustrazione: questa è l’ultima fase del mercato orso, in cui gli ultimi soggetti rimasti con i titoli in mano li vendono a prezzi minimi assoluti. Normalmente si tratta proprio di quei piccoli risparmiatori che avevano acquistato sui massimi, durante la fase di speculazione. L’indebolimento di quest’ultima fase di flessione coincide con un nuovo processo di accumulazione.
2. Didattica: teoria di Dow e movimenti di mercatoLe origini storiche dell’analisi tecnica vengono normalmente fatte risalire agli studi dell’americano Charles H. Dow (1851-1902), fondatore e pubblicista del quotidiano The Wall Street Journal, nonché ideatore, con Edward Jones, dell'omonimo famoso indice generale del mercato azionario nordamericano.
Secondo la teoria di Dow nel mercato azionario agiscono contemporaneamente tre tipi di movimento:
a) Movimento primario (major trend): è la tendenza principale, per la quale un mercato viene definito toro (bullish o rialzista) oppure orso (bearish o ribassista). Dura in genere da diversi mesi ad alcuni anni. Quando la tendenza primaria è al rialzo i prezzi salgono per un lungo periodo di tempo, intervallati da reazioni secondarie;
b) Movimenti secondari (intermediate trend): si tratta di movimenti favorevoli oppure opposti alla tendenza principale di un mercato che, nel lungo periodo, si trova o in fase rialzista o in fase ribassista. I movimenti in questione durano normalmente da diverse settimane ad alcuni mesi e, in caso di opposizione, possono ritracciare da un terzo a due terzi del progresso o regresso acquisito con il movimento primario. Spesso il ritracciamento più frequente è del 50%;
c) Movimenti terziari o minori (minor trend): sono rialzi o ribassi di mercato che durano soltanto per un periodo limitato di tempo, da diversi giorni ad alcune settimane. Essi non sono in grado di influenzare i movimenti primari o secondari e risulta, normalmente, molto complicato prevederli in quanto si ripetono in modo pressoché casuale; presentano, inoltre, una maggiore possibilità di essere manipolati in una qualche misura.
1. Didattica: che cos'è l'analisi tecnica?In termini generali è possibile definire l’analisi tecnica come lo studio sistematico dei movimenti dei prezzi di mercato tramite l’uso di raffigurazioni grafiche e indicatori.
L’obiettivo di tale disciplina è duplice: si prefigge finalità sia analitiche, rivolte alla comprensione dei fenomeni, sia previsive, cioè orientate alla previsione delle future tendenze sulla base dell’osservazione di quelle passate.
L’analisi tecnica si basa su tre premesse fondamentali sulle quali poggia un’intera struttura di teorie applicate che si sono sviluppate nel corso degli anni :
– il mercato sconta tutto: questa è la premessa determinante per la comprensione della filosofia alla base di questa disciplina. Secondo l’analisi tecnica, infatti, in qualsiasi momento il prezzo di un’attività finanziaria (un’azione, un’opzione, un contratto future) riflette l’insieme di tutte le informazioni disponibili;
– i prezzi si muovono in trend: altra premessa basilare per l’approccio tecnico è il trend (cioè la tendenza). L’obiettivo principale dell’analisi di un grafico è l’individuazione della fase iniziale di nuovi trend o delle inversioni di tendenza di quelli già in atto con lo scopo di speculare nella direzione che produrrà i maggiori profitti in un dato lasso temporale;
– la storia si ripete: dato che i prezzi riflettono un insieme di fattori, inclusi quelli di carattere psicologico, è prevedibile che in determinate fasi del mercato la storia si ripeta generando così, dal punto di vista grafico, configurazioni tipiche, dette pattern, che appaiono riconoscibili agli occhi di analisti esperti e che possono offrire indicazioni su imminenti evoluzioni delle quotazioni.