Carry trade: cos’è e come funziona
Gli operatori del mercato valutario sovente effettuano delle operazioni sulle divise conosciute come carry trade. L'obiettivo è quello di sfruttare la differenza di rendimento che una coppia di valute presenta in un certo momento per ottenere profitto. Questo è tanto più vero quanto più l'economia mondiale vive un periodo di scarsa stabilità a livello economico, il che richiede un intervento sui tassi d'interesse da parte delle Banche centrali dei vari Paesi. Vediamo quindi nel dettaglio il carry trade: cos'è, quali vantaggi comporta e i rischi che comporta.
In questo articolo:
- Come funziona il carry trade e chi lo utilizza
- Le condizioni ideali per sfruttarlo
- I rischi del carry trade
Come funziona il carry trade e chi lo utilizza
Per “montare” un’operazione di carry trade sono necessarie tre fasi. Prendere a prestito dove i tassi di interesse sono bassi, preferibilmente vicino a zero e investire il denaro dove sono alti. Ecco lo schema:
- Prendere a prestito in una valuta con un tasso di interesse basso, come accaduto con lo yen;
- Convertire la somma ricevuta nella valuta ad alto tasso di interesse. Per esempio negli Stati Uniti la Fed ha portato i tassi ben al di sopra del 4% negli anni precedenti il 2025;
- Investire la somma nella nuova valuta in strumenti finanziari che hanno un maggiore rendimento. Tra i più utilizzati ci sono le obbligazioni sovrane, i corporate bond, gli Etf obbligazionari.
Vi starete chiedendo: ma come faccio a prendere a prestito nella valuta estera più debole se io sono in Italia? Non è che vado in banca e chiedo un prestito in yen.
Giusta osservazione. Per farlo bisogna poter operare sulle piattaforme di trading con i broker autorizzati, che permettano di vendere allo scoperto. Vendere allo scoperto la valuta con il tasso di interesse più basso sostituisce la richiesta di prestito. Esistono tuttavia banche che permettono di aprire costi in valuta. Anche in questo caso, tuttavia, non è possibile chiedere prestiti in valute estere ma bisognerà utilizzare dei prodotti finanziari.
Le condizioni ideali per sfruttarlo
La prima condizione per poter costruire operazioni di carry trade è che esista un differenziale di tassi di interesse abbastanza rilevante. Tuttavia non basta. Perché il carry trade funzioni bisogna che la volatilità sia bassa e i tassi di interesse stabili.
Le oscillazioni del cambio tra la valuta di finanziamento e quella dell’investimento devono essere limitate: un improvviso rafforzamento della valuta di partenza può cancellare i guadagni.
I periodi di crescita economica stabile e politiche monetarie prevedibili favoriscono il carry trade mentre, crisi finanziarie, guerre o decisioni improvvise delle Banche centrali possono compromettere la strategia.
Carry trader, dunque, non ci si può improvvisare. Chi fa carry trading presta attenzione a molti fattori, dalle decisioni delle Banche centrali agli eventi che, più in generale, influenzano i tassi di interesse, fino all’andamento economico e alla presenza di tensioni commerciali o geopolitiche.
I rischi del carry trade
Il carry trade può essere attuato combinando diverse coppie di valute. Tuttavia, finanziarsi con monete che rendono poco per investire in quelle che hanno altissimi rendimenti non è affatto garanzia di successo. Il guadagno ottenuto con il carry trade potrebbe essere spazzato via da un andamento del cambio avverso alla posizione aperta. Per questa ragione, è preferibile fare questo tipo di operazioni con valute relativamente stabili.
Inoltre, le operazioni di carry trade portate all'estremo espongono a reazioni violente sul mercato dei cambi. Ad esempio, nel 1998 molti trader effettuavano transazioni di questo tipo con lo yen preso a prestito per investire in dollari statunitensi. Quando un'ondata di avversione al rischio spinse gli investitori a riversarsi sulla valuta nipponica nella veste di bene rifugio, lo yen si apprezzò del 15% in soli quattro giorni nei confronti del biglietto verde, mandando all'aria i piani dei carry trader. Vi è infine un altro rischio, derivante dalla variazione dei tassi d'interesse da parte delle Banche centrali che portano i fornitori di liquidità ad adeguarsi.