The CryptonomistThe Cryptonomist

Vitalik Buterin: “Ethereum, decentralizzazione e il futuro della blockchain”

5 minuti di lettura

Durante il suo atteso intervento all’EthCC di Cannes, Vitalik Buterin ha ripercorso la storia e le sfide della decentralizzazione, ponendo l’accento su come la tecnologia blockchain, e in particolare Ethereum, debba evolvere per mantenere fede ai suoi principi fondanti. 

Buterin ha esordito ricordando come la visione originaria del web 1.0 fosse quella di un internet libero, in cui ogni utente potesse essere editore e proprietario dei propri dati, senza intermediari o autorità centrali.

Questa utopia, però, si è scontrata con la realtà: l’avvento del web 2.0 ha portato alla nascita dei cosiddetti “walled gardens”, piattaforme chiuse dove pochi attori – grandi aziende tecnologiche – controllano l’accesso, i dati e le regole del gioco. Le promesse di apertura e trasparenza si sono spesso trasformate in nuovi meccanismi di controllo e sorveglianza, sia da parte dei governi che delle corporation.

Vitalik Buterin: dal tecnicismo alla responsabilità sociale

Buterin ha citato il celebre saggio “The Moral Character of Cryptographic Work” di Philip Galizia, sottolineando come chi lavora nel settore della crittografia debba assumersi la responsabilità delle implicazioni sociali delle proprie creazioni. L’ottimismo tecnologico – l’idea che la tecnologia porti automaticamente benefici – è stato spesso smentito dai fatti: i progressi non sono mai gratuiti, ma il frutto di scelte consapevoli e azioni correttive.

L’esempio della lotta all’inquinamento nelle città americane, secondo Buterin, dimostra che i miglioramenti tecnologici avvengono solo quando si riconoscono i problemi e si interviene attivamente per risolverli. Applicando questo ragionamento al mondo crypto, Buterin sostiene che la fase pionieristica – in cui l’obiettivo principale era far crescere lo spazio – è ormai superata. Oggi, con la blockchain adottata da grandi aziende e figure politiche di rilievo, la crescita fine a sé stessa non è più un bene automatico.

Decentralizzazione: oltre la retorica

Buterin distingue tra tre livelli di decentralizzazione:

1. Livello uno: decentralizzazione come valore dichiarato, ma non sempre realizzato nei fatti.

2. Livello due: uso di tecnologie decentralizzate, senza però garantire reale libertà agli utenti.

3. Livello tre: decentralizzazione che si traduce in effettiva libertà per gli utenti.

La domanda chiave da porsi, secondo Buterin, è: 

Stiamo davvero rendendo gli utenti più liberi?” 

Molti progetti, pur utilizzando tecnologie blockchain, ricadono ancora in modelli centralizzati, dove aggiornamenti improvvisi o backdoor possono compromettere la sicurezza e l’autonomia degli utenti.

Esempi pratici: interfacce, governance, identità e privacy

Buterin ha fornito diversi esempi concreti di come la decentralizzazione possa essere tradita nella pratica:

  • Interfacce centralizzate: anche se il backend è sicuro e decentralizzato, un’interfaccia web gestita da un server centralizzato può diventare il punto debole di tutto il sistema.
  • Governance on-chain: i modelli di governance basati su token possono degenerare in aste di voto, favorendo la concentrazione del potere e minando la vera partecipazione democratica.
  • Gestione dell’identità: l’uso di zero-knowledge proofs può migliorare la privacy, ma se il sistema impone una sola identità per persona, si rischia di esporre gli utenti a coercizione e perdita di riservatezza.
  • Privacy: la privacy non deve essere vista come una feature opzionale, ma la perdita di dati come un vero e proprio bug. Le fughe di dati possono avvenire sia in scrittura che in lettura sulla blockchain, e spesso i protocolli non sono sufficientemente robusti.

I test fondamentali per la decentralizzazione

Uno dei criteri più importanti proposti da Buterin è il walkaway test: se tutti i server di una piattaforma sparissero improvvisamente, gli utenti avrebbero ancora accesso ai loro asset? Solo i sistemi che superano questa prova possono dirsi veramente decentralizzati. Alcuni wallet e applicazioni, come il privacy embedded wallet o il client Farcaster, permettono agli utenti di esportare le proprie chiavi e migrare liberamente, rappresentando esempi virtuosi.

Sicurezza, trusted computing base e incentivi

Buterin invita a riflettere su quanti punti di vulnerabilità esistano in un sistema: dalla possibilità di aggiornamenti centralizzati, alle oracoli manipolabili, fino al numero di linee di codice realmente affidabili. Ridurre il trusted computing base – ovvero la quantità di codice di cui ci si deve fidare ciecamente – è fondamentale per aumentare la sicurezza.

Inoltre, Buterin sottolinea l’importanza di analizzare le dinamiche di gioco create dai protocolli: anche sistemi formalmente neutrali possono favorire la concentrazione del potere se non progettati con attenzione. L’esempio di Android e del software open source mostra come la libertà tecnica non si traduca automaticamente in libertà reale per gli utenti, a causa di pratiche commerciali e preinstallazioni invasive.

Una chiamata all’azione per la comunità crypto

Buterin conclude il suo intervento con un appello alla comunità: costruire un ecosistema che sia degno di essere tramandato alle generazioni future, capace di offrire apertura, libertà, privacy e accesso senza permessi. Solo così Ethereum e la blockchain potranno evitare di diventare l’ennesima moda passeggera o uno strumento nelle mani di pochi.

Infine, Buterin mette in guardia dai rischi degli incentivi sociali e delle dinamiche di gruppo che possono portare anche i progetti più idealisti a trasformarsi in entità autoreferenziali e chiuse. La sfida è mantenere vivi i valori originari, promuovendo open source, standard aperti, sicurezza e resistenza alla censura.

Conclusione: decentralizzazione come processo, non come stato

Il discorso di Vitalik Buterin a Cannes rappresenta un momento di riflessione per tutto il settore. La decentralizzazione non è uno stato da raggiungere una volta per tutte, ma un processo continuo che richiede attenzione, autocritica e innovazione costante. Solo così la blockchain potrà realizzare la promessa di un internet più libero, sicuro e giusto per tutti.