Nemmeno la guerra tra Israele e Iran fa crollare Bitcoin
Dopo l’attacco missilistico di Israele contro l’Iran iniziato venerdì, il prezzo di Bitcoin è sceso di colpo da 107.000$ a 103.000$, ma in seguito il mercato ha cambiato idea.
L’andamento di Bitcoin nel mezzo del conflitto tra Israele e Iran
Quando venerdì le borse hanno poi chiuso per il weekend, il prezzo di Bitcoin era tornato a 105.000$.
Tuttavia, sabato ha provato una nuova discesa, fermatasi a 104.000$.
Pertanto la prima discesa, scatenata dall’inizio dell’attacco, è terminata a circa 103.000$, ed è stata seguita da un primo piccolo rimbalzo e poi da una seconda discesa, terminata poco sopra i 104.000$.
È abbastanza evidente che l’inizio della guerra a distanza tra Israele e Iran non abbia avuto alcun impatto significativo sul prezzo di BTC.
Infatti il prezzo attuale è perfettamente in linea con il picco minimo di giovedì scorso, prima che l’attacco iniziasse.
Anzi, anche analizzando le due discese di venerdì e sabato, si nota che si sono limitate ad arrivare attorno ai minimi del 31 maggio, ovvero su livelli assolutamente non preoccupanti.
Il rimbalzo del prezzo di Bitcoin (BTC)
Già ieri, con le borse ancora chiuse per il weekend, il prezzo di Bitcoin aveva tentato un primo rimbalzo, fallito però in giornata non appena si era riportato sopra i 106.000$.
Invece stanotte, alla riapertura delle borse, è iniziato un vero rimbalzo, che sembra voler riportare il prezzo di Bitcoin vicino ai 107.000$.
Il motivo per cui ieri il rimbalzo è fallito, mentre oggi è riuscito, probabilmente è dovuto al Dollar Index (DXY).
Infatti quando le borse sono chiuse il Dollar Index, che misura la forza del dollaro USA rispetto ad un paniere di altre valute globali, non può muoversi.
Ieri non c’era una chiara indicazione di cosa avrebbe potuto fare DXY alla riapertura delle borse, quindi era difficile che Bitcoin potesse già prendere una direzione.
Va ricordato che l’andamento del prezzo di Bitcoin sul medio periodo tende ad essere inversamente correlato proprio a quello del Dollar Index.
Oggi, alla riapertura delle borse, il Dollar Index è sceso, toccando per un momento quota 98 punti. Proprio questa discesa ha sostenuto il rimbalzo di Bitcoin.
La guerra e Bitcoin
Da una tale situazione si può trarre la conclusione che la guerra tra Israele e Iran non sta avendo un impatto significativo sul prezzo di Bitcoin.
Questo però non significa che BTC è diventato resiliente alla guerra.
Tra ieri e sabato infatti sono emerse due caratteristiche di questa specifica guerra che hanno indotto i mercati a credere che l’impatto sul prezzo di Bitcoin poteva essere poco rilevante.
La prima caratteristica è che sembra trattarsi solamente di un conflitto locale, che per ora non coinvolge nessun altro al di fuori di Israele e Iran. Gli USA infatti si sono rifiutati di entrare in guerra in sostegno ad Israele, e la Russia si è rifiutata di sostenere militarmente l’Iran.
La seconda caratteristica però è quella che potrebbe aver avuto l’impatto maggiore sui mercati.
Tra ieri e sabato infatti la situazione è sembrata peggiorare, con il rischio di escalation sempre più alto. La reazione dei mercati però non è stata critica, perchè ieri ha iniziato a circolare l’ipotesi che paradossalmente un’escalation di questo conflitto potrebbe finire per accorciarlo.
Tale ipotesi infatti sostiene che il regime iraniano potrebbe anche essere sul punto di cedere, ed i mercati paiono aver voluto scommettere su questa ipotesi. Non è assolutamente detto che abbiano ragione, ma oggi sembra chiaro che i mercati finanziari non credono che questo conflitto possa durare a lungo.
Il prezzo del petrolio
Una conseguenza importante invece c’è stata.
Non va dimenticato che l’Iran è uno dei maggiori produttori di petrolio al mondo, e persino Israele produce un po’ di gas naturale.
Il prezzo del petrolio da fine gennaio era in discesa, dato che in quattro mesi è passato da 80$ al barile a meno di 60$.
A dire il vero già a partire dalla prima metà di maggio aveva iniziato un rimbalzo, ma sempre rimanendo all’interno di un trend di medio periodo discendente.
Tale trend è stato rotto, al rialzo, proprio tra giovedì e venerdì, con una risalita a circa 70$ che lo ha fatto tornare ai livelli di fine gennaio.
In genere un aumento del prezzo del petrolio viene preso dai mercati come un buon segno, ma solo quando è causato da un aumento della domanda. In questo caso invece è causato da una possibile riduzione dell’offerta, pertanto non dovrebbe essere preso positivamente dai mercati.
Nonostante ciò, anche i future sull’S&P500, il principale indice di borsa americano, oggi sono in risalita, cosa che rivela quanto poco i mercati credano in un impatto negativo della guerra tra Israele e Iran.