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I più ricchi della Francia devono affrontare richieste fiscali più elevate mentre il deficit si amplia

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France’s richest face higher tax calls as deficit widens

La Francia sta affrontando una delle più grandi sfide fiscali degli ultimi anni, con il primo ministro Sebastien Lecornu sotto pressione per bilanciare il più grande disavanzo dell’area dell’euro, affrontando al contempo le crescenti richieste di giustizia fiscale.

Al centro del dibattito c’è se i cittadini più ricchi della nazione e le aziende più grandi debbano pagare di più per risanare le finanze pubbliche.

I gruppi politici di sinistra, di estrema destra e persino gli alleati centristi stanno spingendo per nuove misure che potrebbero rimodellare il panorama fiscale francese.

La discussione ha scatenato proteste a livello nazionale, riacceso i ricordi delle passate tasse sulla ricchezza e sconvolto le famiglie e le imprese più ricche del paese.

La posta in gioco politica sul bilancio 2026

Il bilancio 2026, previsto per ottobre, sta costringendo Lecornu a garantire il sostegno parlamentare evitando un voto di sfiducia.

Sia il Partito Socialista che il Rassemblement National di Marine Le Pen si sono opposti ai precedenti tagli alla spesa e insistono su una tassazione incentrata sulla ricchezza come condizione per la cooperazione.

Senza la loro astensione, Lecornu rischia di diventare il quinto primo ministro in meno di due anni a perdere il suo incarico, indebolendo l’autorità del presidente Emmanuel Macron.

Le politiche pro-business di Macron hanno prodotto una riduzione della disoccupazione e un aumento degli investimenti, ma lo hanno anche etichettato come il “presidente dei ricchi”, un’etichetta che complica qualsiasi tentativo di resistere a nuovi prelievi sui ricchi.

Proposte in materia di tassazione del patrimonio

Diverse opzioni sono in discussione. Il Partito socialista sostiene una proposta ispirata dall’economista Gabriel Zucman, che imporrebbe un prelievo del 2% sulle fortune superiori a 100 milioni di euro.

Circa 1.800 residenti ultra-ricchi potrebbero essere colpiti, tra cui il fondatore di LVMH Bernard Arnault, che ha sostenuto che una tale mossa danneggerebbe l’economia francese.

Il Rassemblement National ha suggerito una “tassa sulla fortuna finanziaria” meno radicale, progettata per escludere una residenza principale, i beni aziendali e la maggior parte degli investimenti nelle piccole e medie imprese.

I legislatori indipendenti hanno anche proposto di ripristinare i prelievi eliminati sulle holding e di rivedere le agevolazioni fiscali di successione note come regole Dutreil, citando gli abusi da parte delle famiglie ricche.

Opinione pubblica e resistenza delle imprese

Il sostegno pubblico per l’aumento delle tasse sui ricchi è schiacciante.

Un sondaggio Ifop di settembre ha rilevato che l’85% dei cittadini francesi vuole che gli individui più ricchi e le grandi aziende si facciano carico di una parte maggiore del risanamento del bilancio.

Ciò include il 92% degli elettori che sostengono il partito centrista di Macron.

Lo slancio ha spinto le proteste in tutta Parigi e in altre città, dove i manifestanti hanno preso di mira aziende come CMA CGM SA, di proprietà del miliardario Rodolphe Saadé.

I gruppi imprenditoriali, tuttavia, hanno avvertito che una tassazione aggiuntiva rischia di portare ricchezza all’estero, come si è visto sotto i governi precedenti, tra cui la supertassa del 75% di breve durata di François Hollande.

Le preoccupazioni si concentrano anche sulla competitività, con la richiesta di bilanciare la riforma fiscale con il miglioramento dell’efficienza della spesa pubblica.

Contesto storico delle imposte patrimoniali francesi

La Francia ha una lunga storia di sperimentazioni sulla tassazione del patrimonio.

L’Impôt sur les Grandes Fortunes fu introdotto per la prima volta sotto il presidente socialista François Mitterrand, che si applicava a beni per un valore superiore a 3 milioni di franchi.

Nel corso di quattro decenni, la tassa è stata ripetutamente eliminata, ripristinata e modificata fino a quando Macron l’ha ristretta nel 2017 per coprire solo la proprietà.

La proposta fiscale di Zucman ha rilanciato i confronti con questa precedente tassa, allineandosi anche con il ruolo più ampio della Francia nei dibattiti internazionali su una tassa globale per i miliardari.

Per ora, Lecornu ha escluso di far rivivere il vecchio ISF, ma il governo deve affrontare una crescente pressione per rispondere al cambiamento dell’umore pubblico e al peggioramento delle condizioni fiscali.