Eurozona: inflazione core di giugno sale meno del previstoLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale venerdì hanno registrato una seduta caratterizzata dai rialzi. Il focus degli investitori è stato rivolto ai dati macroeconomici, in particolare quelli relativi all’inflazione dell’Eurozona di giugno (preliminare). Nel dettaglio, la misurazione si è attestata al 5,5% su base annuale, poco sotto le stime al 5,6% e al precedente 6,1%. La rilevazione core si è invece attestata al 5,4% inferiore al 5,5% stimato dagli analisti censiti da Bloomberg, ma comunque sopra il 5,3% di luglio. Da segnalare che i prezzi dell’energia sono scesi del 5,6%, mentre i principali la componente relativa al cibo, l’alcool e il tabacco è cresciuta dell’11,7%. Questa misurazione allontana ulteriormente l’ipotesi di una pausa nel rialzo dei tassi da parte dell’Eurotower, con il tasso sui depositi che potrebbe arrivare ad un picco del 4% quest’anno. Guardando agli Stati Uniti, il PCE core ha segnato una variazione del 4,6% su base annuale, leggermente inferiore alle previsioni Bloomberg e al precedente 4,7%. I redditi e le spese personali di maggio negli USA hanno segnato rispettivamente il +0,4% e il +0,1%, contro le attese allo 0,3% e allo 0,2%. Nel frattempo, Gabriel Makhlouf, Presidente della Banca centrale dell’Irlanda, ha affermato che la BCE si avvicina al picco dei tassi, anche se è difficile vedere quale sarà il plateau vero e proprio. Makhlouf ha ribadito che le decisioni dell’istituto centrale saranno prese riunione per riunione.
Idee operative US30
I principali indici americaniNel ventesimo secolo gli Stati Uniti hanno subito due guerre mondiali ed altri conflitti militari traumatici e costosi, la depressione, una dozzina di recessioni e periodi di panico finanziario, shock petroliferi, una epidemia di influenza e le dimissioni di un presidente caduto in disgrazia. Eppure il Dow Jones è salito da 66 a 11.497...
Warren Buffett.
In questo articolo, voglio condividere con voi alcune delle informazioni che ho appreso nel tempo molto utili se si vuole operare su alcuni indici americani come il Dow Jones, il Nasdaq e lo S&P 500. Trovo interessante relazionare quali sono le caratteristiche, le somiglianze e le differenze di questi indici, che rappresentano la salute dell'economia e del mercato statunitense. Penso che sia importante avere una visione d'insieme di ciò che succede sui mercati finanziari, perché influisce anche sul comportamento del nostro strumento di trading preferito. Non possiamo ignorare le dinamiche globali che muovono i prezzi.
L'S&P 500 è l'indice che contiene le maggiori 500 aziende per capitalizzazione statunitensi, se invece parliamo del Nasdaq (100) intendiamo l'indice con le 100 maggiori imprese quotate non finanziarie, infine il Dow Jones è l'indice che rappresenta il valore medio di 30 blue chip americane. Questi indici riflettono le performance di diversi settori e tipologie di aziende quotate in borsa negli Stati Uniti, vediamo quindi cosa significano e come si calcolano questi indici, e quali sono i vantaggi e gli svantaggi di investire su di essi. Per molti lettori scriverò cose banali, per altri concetti assolutamente nuovi da apprendere, ma ricordo sempre che il mio obbiettivo mira ad educare finanziariamente e formare chiunque approccia il trading.
Gli indici azionari sono dei prodotti finanziari che rappresentano il valore di un gruppo di azioni scelte in base a determinati criteri. Essi ci consentono di investire in un settore o in una categoria di aziende senza dover comprare ogni singola azione. Gli indici azionari sono composti da azioni che possono appartenere a più indici contemporaneamente e che possono cambiare nel tempo in base alle loro performance e alla loro capitalizzazione di mercato. Gli indici azionari sono utili per valutare la tendenza generale del mercato e per confrontare il rendimento di una singola azione con quello del suo settore di riferimento. Ad esempio, possiamo dire che un'azione ha una performance superiore o inferiore al suo indice se il suo prezzo sale o scende più di quello dell'indice.
Gli indici azionari sono uno strumento fondamentale per valutare le performance dei mercati finanziari. Ma esistono due tipi di indici, a seconda di come trattano i dividendi. Si tratta dei Total Return Index e dei Price Index, che hanno caratteristiche e vantaggi diversi.
I Total Return Index sono indici che non subiscono variazioni quando le società che li compongono distribuiscono i dividendi ai loro azionisti. In altre parole, i Total Return Index reinvestono i dividendi nel calcolo del valore dell'indice, come se fossero parte integrante del rendimento del capitale.
I Price Index, invece, sono indici che si riducono proporzionalmente al valore dei dividendi distribuiti dalle società che li compongono. Questo significa che i Price Index riflettono la perdita di valore delle azioni dovuta al pagamento dei dividendi, come se fossero una spesa per gli investitori.
Quindi è molto importante sapere su quale indice andiamo ad operare dovendo tener conto di questo particolare rilevante. Se vuoi avere un'idea precisa del valore effettivo delle azioni, puoi scegliere un Price Index, che ti mostra l'impatto dei dividendi sul prezzo delle azioni. Se invece vuoi confrontare il rendimento complessivo, che include sia i guadagni di capitale che i pagamenti in contanti, puoi scegliere un Total Return Index, che ti mostra il rendimento totale delle azioni.
In ogni caso, è importante sapere che esistono questi due tipi di indici e che hanno effetti diversi sulle performance dei mercati finanziari.
A loro volta, gli indici, hanno diversi metodi di calcolo per valutare l'importanza di un titolo all'interno del paniere. Alcuni indici sono ponderati per capitalizzazione, cioè assegnano un peso maggiore alle azioni con una maggiore capitalizzazione di mercato. Altri indici sono ponderati per prezzo, cioè assegnano un peso maggiore alle azioni con un prezzo più elevato. Esistono anche indici che utilizzano altri criteri, come il volume degli scambi, la liquidità o la qualità delle aziende. Gli indici azionari sono strumenti utili per gli investitori, in quanto consentono di avere una visione sintetica e comparativa delle performance dei mercati e dei settori.
- Indici ponderati per il prezzo di mercato: cosa sono e come funzionano: un classico esempio possiamo trovarlo nel Dow Jones o il Nikkei 225. Ma cosa sono esattamente e come si calcolano? Cercherò di spiegarlo in modo semplice e chiaro. Un indice ponderato per il prezzo di mercato è un tipo di indice azionario che assegna un peso maggiore alle azioni con un prezzo più alto, indipendentemente dalla loro capitalizzazione di mercato. In altre parole, le azioni più costose hanno un impatto maggiore sull'andamento dell'indice rispetto a quelle più economiche. Per capire meglio, facciamo un esempio. Supponiamo di avere un paniere di tre azioni: X, Y e Z. Se noi ipotizziamo un'azione X a 50$, una Y a 30$ ed una Z a 20$, il titolo X in quel paniere varrebbe il 50% dell'indice, indifferentemente dalla dimensione relativa (capitalizzazione) della società quotata. Questi indici vengono a volte criticati perché una semplice oscillazione di prezzo può influenzare in modo significativo l'indice, essendo il solo prezzo la forza trainante dell'indice stesso. Ad esempio, se l'azione X sale a 60$, l'indice aumenterà del 10%, anche se le altre due azioni rimangono invariate. Al contrario, se l'azione Z scende a 10$, l'indice diminuirà del 5%, anche se le altre due azioni rimangono invariate. Tuttavia, questi indici hanno anche dei vantaggi. Innanzitutto, sono facili da calcolare e da comprendere, poiché basta sommare i prezzi delle azioni e dividerli per il numero delle azioni. Inoltre, riflettono la percezione del mercato sulle aziende più importanti e prestigiose, che tendono ad avere prezzi più elevati.
- Cosa sono gli indici ponderati per la capitalizzazione di mercato e perché sono importanti? Quali sono i più noti? Quali svantaggi e quali vantaggi presentano? Gli indici ponderati per la capitalizzazione di mercato sono degli indici che misurano la performance di un gruppo di azioni in base al loro valore di mercato, ovvero alla capitalizzazione. La capitalizzazione si ottiene moltiplicando il prezzo di una singola azione per il numero totale di azioni in circolazione. Più alta è la capitalizzazione, più peso ha l'azione nell'indice. Questo significa che le azioni più grandi e più quotate hanno un'influenza maggiore sull'andamento dell'indice rispetto alle azioni più piccole e meno quotate. In altre parole, se le azioni più grandi salgono o scendono, l'indice segue la stessa direzione, mentre se le azioni più piccole salgono o scendono, l'indice ne risente poco o niente. Gli indici ponderati per la capitalizzazione di mercato sono i più diffusi e i più seguiti nel mondo. Alcuni esempi sono lo S&P 500 e il Nasdaq negli Stati Uniti, il FTSE 100 nel Regno Unito, il CAC 40 in Francia, il DAX in Germania e il MIB in Italia. Questi indici sono considerati dei buoni indicatori della salute economica e finanziaria di un paese o di un settore. Tuttavia, gli indici ponderati per la capitalizzazione di mercato hanno anche dei limiti e dei rischi. Il principale è che tendono a essere dominati da poche aziende molto grandi, che possono rendere l'indice poco rappresentativo della realtà e vulnerabile a shock o crisi che colpiscono quelle aziende.
Voglio condividere con voi alcune riflessioni. Nel corso della mia esperienza di trading, ho assistito a molti traders che si lamentavano della sfortuna, della truffa del broker di turno, o del fatto che i mercati fossero ostili e ingannatori nei confronti del trader principiante che aspirava a guadagnare con questa professione. Ma analizzando meglio la situazione, mi sono reso conto che, spesso, questi traders non avevano una conoscenza approfondita del sottostante che stavano tradando, come nel caso di un indice azionario. Per fare un esempio pratico: "risultati trimestrali negativi per il titolo X, l'indice precipita, secondo la logica degli indici ponderati per prezzo di mercato, e il trader impreparato non capisce il motivo..." Ora, io sono il primo sostenitore dell'analisi tecnica a scapito della fondamentale, ma la conoscenza è superiore a entrambe le forme di analisi, ed è per questo che mi spendo da tempo per educare e nella speranza che prima di buttare i vostri soldini acquisite la conoscenza e le competenze per operare sui mercati.
Nel mondo dei mercati finanziari, tutto è interconnesso. Questo significa che ogni argomento che affronto nei miei articoli ha delle implicazioni sugli altri. Un tema centrale è la politica monetaria delle banche centrali e il suo effetto sui tassi d'interesse. Come sapete, il rialzo dei tassi penalizza le aziende, perché aumenta il costo del debito e riduce i profitti e il valore delle azioni. Questo fenomeno è stato ampiamente discusso dai media, sia specializzati che generalisti in questo ultimo anno. Per questo motivo, ho voluto dedicare una breve sezione a questa dinamica, che influisce direttamente sui prezzi dei tre indici che sto relazionando e non solo.
Analizziamo le differenze tra i principali indici azionari americani: il Nasdaq, lo S&P 500 e il Dow Jones. Questi indici riflettono le performance di diversi tipi di aziende: quelle growth, che puntano su una forte crescita futura, ma che sono più rischiose e volatili, e quelle value, che offrono una maggiore stabilità e sicurezza agli investitori. Le aziende growth sono più presenti nel Nasdaq e nello S&P 500, mentre le aziende value sono più rappresentate nel Dow Jones. Per esempio, nel Nasdaq troviamo molte aziende tecnologiche innovative, mentre nel Dow Jones troviamo banche e società industriali consolidate.
La rotazione settoriale è il fenomeno per cui gli investitori spostano il loro capitale da un settore all'altro in base alle condizioni di mercato e alle aspettative economiche. Un fattore chiave che influisce sulla rotazione settoriale è il livello dei tassi d'interesse, che sono determinati dalle politiche monetarie delle banche centrali. In generale, quando i tassi d'interesse sono bassi, gli investitori preferiscono le aziende growth, che possono beneficiare di un accesso al credito più facile e di una maggiore domanda dei consumatori. Quando i tassi d'interesse sono alti, invece, gli investitori si orientano verso le aziende value, che offrono rendimenti più elevati e costanti e che sono meno sensibili alle fluttuazioni del mercato.
Quindi, possiamo osservare che il Nasdaq e lo S&P 500 tendono a salire quando i tassi d'interesse sono bassi, mentre il Dow Jones tende a faticare e viceversa. Questo spiega perché a volte vediamo divergenze tra questi indici, (basti osservare i grafici esposti in presentazione dell'articolo), che riflettono le diverse strategie degli investitori. Tuttavia, è importante ricordare che la rotazione settoriale non è un fenomeno lineare o prevedibile, ma dipende da molti altri fattori, come le aspettative sulle prospettive di crescita delle singole aziende, le valutazioni di mercato, gli eventi geopolitici e le preferenze dei consumatori.
Le azioni growth sono quelle di società che crescono più velocemente del mercato e che offrono la possibilità di guadagnare di più. Tra queste, le azioni tech sono molto popolari, ma anche molto sensibili ai cambiamenti dei tassi d'interesse. Infatti, le società growth si finanziano spesso con i prestiti, contando di poterli ripagare grazie ai loro elevati profitti futuri. Ma se i tassi d'interesse salgono, i prestiti diventano più costosi e meno convenienti. Questo fa calare la domanda di azioni growth e favorisce le azioni value, che sono quelle di società più stabili e meno rischiose, come le blue chip. Queste ultime sono meno soggette alle fluttuazioni dei tassi e offrono una maggiore sicurezza agli investitori.
Le azioni value sono un'opzione interessante per gli investitori che cercano una fonte di reddito costante e una maggiore stabilità nel mercato azionario. Queste azioni appartengono a società mature e consolidate, che operano in settori tradizionali come il finanziario, l'assicurativo e l'immobiliare. Queste società hanno una solida posizione competitiva e una generazione di flussi di cassa prevedibile, che permette loro di distribuire dividendi regolari e consistenti ai loro azionisti. Inoltre, le azioni value tendono a beneficiare di un aumento dei tassi di interesse, che migliora i margini e la redditività delle attività finanziarie. Pertanto, le azioni value offrono un profilo di rischio-ritorno più favorevole rispetto alle azioni growth, che sono più esposte alle fluttuazioni del mercato e alla volatilità dei prezzi.
Con questo articolo, ho voluto offrire un aiuto a chi si avvicina al nostro settore per approfondire le varie opportunità di trading, ma anche una buona occasione di ripasso per chi, invece, ha già esperienza e conosce bene questi principi fondamentali e semplici. Vi auguro buon tutto e vi aspetto al prossimo articolo che pubblicherò.
Borse: focus su inflazione dell’Eurozona e PCE core degli USALe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno registrato una seduta caratterizzata da segni misti. In un nuovo discorso, Jerome Powell, presidente della Fed, ha ribadito il fatto che nel 2023 saranno necessari almeno altri due rialzi dei tassi per riuscire a riportare l’inflazione al target del 2%. Per Powell comunque ci vorrà ancora del tempo prima che gli effetti delle politiche monetarie si manifestino sull’economia, in particolare per quello che riguarda i prezzi. Domanda e offerta di lavoro sembrano invece raggiungere un migliore equilibrio. Inoltre, il governatore della Fed ha evidenziato che il costo del denaro non tornerà ai livelli pre-Covid per un bel po’ di tempo, anche se non vi è una risposta per il lungo termine. Guardando alla BCE, Pablo Hernandez de Cos, governatore della Banca centrale spagnola, ha dichiarato che l’Eurotower deve restare dipendente dai dati più che mai, con la questione di un possibile incremento a settembre che resta aperta. Restando in territorio spagnolo, è da segnalare che l’inflazione armonizzata di giugno (preliminare) si è attestata all’1,6%, sopra il consensus Bloomberg all’1,5%, ma in deciso calo rispetto al precedente 2,9%. In Germania invece, la rilevazione si è attestata al 6,8%, in linea rispetto alle attese e al di sopra rispetto al precedente 6,3%. Oggi l’attenzione sarà invece rivolta all’indice dei prezzi al consumo in Eurozona di giugno (preliminare), con la rilevazione core stimata in lieve aumento dal 5,3% al 5,5%. In USA gli occhi saranno puntati invece sul PCE core di maggio, visto stabile al 4,7% rispetto al mese precedente.
Forum a Sintra: si conferma la necessità di tassi più altiLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno registrato una seduta caratterizzata dai rialzi. Il focus degli investitori è stato rivolto prevalentemente ai discorsi degli esponenti delle Banche centrali. Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, ha ribadito l’ormai certezza di un aumento dei tassi a luglio, evidenziando tuttavia che le mosse successive sono incerte e dipendenti dai prossimi dati economici. Secondo de Guindos, l’inflazione sottostante potrebbe rivelarsi più ostinata, specie se si considera che una stagione turistica forte potrebbe far aumentare i costi dei servizi. Inoltre, il rallentamento economico potrebbe proseguire anche nella seconda metà del 2023. Philip Lane, Capoeconomista dell’Eurotower, ha invece sottolineato come non si potrebbero vedere tagli dei tassi prima di due anni, in quanto lo stesso istituto centrale si attende un ritorno dell’inflazione al target solo nel 2025. Per Lane, la Banca centrale dovrà mantenere la rotta e una politica restrittiva “per qualche tempo”. Le attenzioni sono poi passate agli interventi dei Governatori della BCE, Fed e BoE al Forum di Sintra, secondo cui la forza delle economie stanno mantenendo l’inflazione troppo alta, rendendo necessaria una politica monetaria più restrittiva. La Governatrice dell’Eurotower, Christine Lagarde, ha anche affermato che non sta valutando una pausa nel rialzo del costo del denaro e che vi è ancora molto da fare. Jerome Powell, Presidente della Federal Reserve, ha anche affermato di non escludere aumenti consecutivi dei tassi.
Borse: parola ai banchieri centrali al Forum di SintraLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno dato vita ad una seduta caratterizzata dai rialzi. Il focus degli investitori è stato catalizzato prevalentemente dal discorso al Forum di Sintra della Governatrice della BCE, Christine Lagarde, secondo cui è poco probabile che nel prossimo futuro l’Eurotower riesca a dichiarare con piena certezza il raggiungimento del picco sui tassi. Lagarde ha ribadito l’intenzione di alzare il costo del denaro a luglio, sostenendo anche che questo verrà mantenuto elevato per tutto il tempo necessario. Martins Kazaks, Presidente della Banca centrale della Lettonia, ha affermato che la BCE potrebbe dover alzare i tassi anche dopo luglio, in quanto la debolezza dell’economia dell’Eurozona non è sufficiente a far scendere l’inflazione. Inoltre, Kazaks ha allontanato l’ipotesi di tagli del costo del denaro nella prima metà del 2024. Intanto, Andrea Enria, presidente del Supervisory Board dell’Eurotower, ha esortato gli istituti di credito della zona Euro ad accelerare l’uscita dal territorio russo adottando delle tabelle di marcia chiare. Per Enria i progressi fatti finora sono lenti. Oggi è prevista la pubblicazione da parte della Federal Reserve dei risultati degli stress test annuali sul comparto bancario statunitense. Quest’anno sono 23 gli istituti di credito messi sotto esame dalla Banca centrale USA e lo scenario ipotetico su cui saranno valutate implica una grave recessione globale con un aumento delle tensioni sul mercato immobiliare residenziale e commerciale. Oltre a questo, viene ipotizzato uno shock per le banche più grandi per metterle alla prova con maggiori pressioni derivanti dall’inflazione.
BCE: attesa per il discorso della presidente Lagarde a SintraLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno dato vita ad una seduta complessivamente caratterizzata dai ribassi. Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, ha detto in un’intervista che l’Eurotower sta entrando nella fase finale del percorso di aumento dei tassi di interesse, ribadendo comunque che le decisioni verranno prese sulla base dei dati, in particolare l’inflazione core. Per de Guindos, la politica monetaria messa in atto finora aiuterà ad abbassare quest’ultima rilevazione ed è importante osservare gli effetti di secondo round, ossia quelli che hanno a che fare con gli aumenti dei salari e l’evoluzione del costo unitario del lavoro: se si complicassero, la BCE dovrebbe agire con più forza. Infine, l’esponente dell’istituto centrale ha affermato che anche la politica fiscale deve avere un ruolo nell’abbassare l’indice dei prezzi al consumo. Restando in tema Banche centrali, oggi è atteso un intervento di Christine Lagarde al Forum di Sintra. Per quanto riguarda i dati macroeconomici, gli indici IFO tedeschi di giugno si sono attestati a 93,7 punti per quello sulle stime correnti e a 83,6 punti per quello sulle aspettative di business. Queste rilevazioni si sono confrontate con i 93,5 e 88,1 punti del consensus degli analisti censiti da Bloomberg. S&P Global ha alzato le previsioni di crescita per l’Eurozona portandole dallo 0,3% allo 0,6%. Secondo l’agenzia di rating, l’inflazione non dovrebbe tornare al 2% prima del 2025. Inoltre, gli esperti si aspettano che l’outlook nel medio termine sia migliore di quello a breve.
Banche centrali: oggi prende il via il Forum della BCE a SintraLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno messo a segno una seduta caratterizzata dai ribassi. Janet Yellen, Segretario al Tesoro USA, ha detto di vedere meno rischi per una recessione dell’economia statunitense, anche se un rallentamento della spesa dei consumatori potrebbe essere “il prezzo da pagare” per tenere sotto controllo la dinamica inflazionistica. Per quanto concerne i dati macroeconomici, l’HCOB PMI manifatturiero di giugno (preliminare) dell’Eurozona si è attestato a 43,6 punti, quello dei servizi a 52,4 punti e il composito a 50,3 punti. Tutte le misurazioni sono state inferiori alle attese degli analisti censiti da Bloomberg, poste rispettivamente a 44,8 punti, 54,5 punti e 52,5 punti. Per gli Stati Uniti, gli stessi dati elaborati da S&P Global vedono un indice manifatturiero a 46,3 punti, quello dei servizi a 54,1 punti e quello composito a 53 punti. Queste rilevazioni si sono confrontate con il consensus a 48,5, 54 e 53,5 punti. Nel Regno Unito è stato registrato un dato manifatturiero a 46,2 punti, quello dei servizi a 53,7 punti e quello composito a 52,8 punti. Le stime erano rispettivamente a 46,8, 54,8 e 53,6 punti. Nel frattempo Pablo Hernandez de Cos, Presidente della Banca centrale spagnola, ha detto che è molto probabile un rialzo dei tassi a luglio. Tuttavia, è ancora prematuro sapere cosa farà l’Eurotower nel meeting di settembre, ribadendo la dipendenza delle decisioni dai dati che arriveranno. Oggi è da segnalare che comincerà il meeting organizzato dalla BCE sulle Banche centrali a Sintra, in Portogallo, che durerà fino al 28 giugno.
La BoE alza i tassi dello 0,50%, oggi focus sugli indici PMILe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno registrato una seduta caratterizzata da segni misti. Con una votazione di 7 a 2, il Monetary Policy Committee della Bank of England ha stupito gli analisti alzando i tassi di 50 punti base portandoli al 5%, tenendo aperta la porta ad altri incrementi. Secondo quanto riportato da Bloomberg, ora il mercato prezza al 30% la possibilità che i tassi in Inghilterra raggiungano il 6,25% entro febbraio. Dalle minutes si legge come gli effetti di secondo impatto sull’andamento di prezzi e salari richiederanno più tempo per essere mitigati rispetto a quanto ci è voluto per affiorare. Nel frattempo, la Swiss National Bank ha portato il costo del denaro all’1,75% aumentandoli dello 0,25%. Il Governatore dell’istituto, Thomas Jordan, ha dichiarato che il provvedimento preso punta a contrastare il ritorno all’aumento delle pressioni inflazionistiche. Inoltre, Jordan non ha tolto dal tavolo l’opzione di altri rialzi. Ad aver alzato i tassi è anche la Banca centrale della Norvegia al 3,75%, ribadendo che nuovi incrementi sono probabili e che l’inflazione potrebbe rimanere più alta per più tempo. Guardando al nostro Paese, è da segnalare che Fitch ha migliorato l’outlook sul PIL 2023 dal +0,5% al +1,1%. Gli esperti hanno sottolineato come l’economia italiana sia stata l’unica delle quattro principali dell’Eurozona ad aver registrato una crescita su base trimestrale dei consumi. L’agenzia di rating ha poi portato le previsioni sul 2024 dall’1,3% all’1%, mentre per il 2025 all’1,2%.
Attesa per l’audizione di Powell alla cameraLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno dato vita ad una seduta caratterizzata dalle vendite. Olli Rehn, Presidente della Banca centrale finlandese, ha evidenziato che gli aumenti dei prezzi sottostanti non stanno scendendo velocemente come il dato principale. Rehn ha ribadito anche che la BCE dovrà portare i tassi a livelli sufficientemente restrittivi al fine di far tornare tempestivamente l’indice dei prezzi al consumo al target del 2%. Intanto, la People’s Bank of China ha tagliato i tassi di riferimento a 1 e 5 anni di 10 punti base, portandoli a, 3,55% e al 4,2%. Era dallo scorso agosto che non veniva messa in campo una mossa del genere. Restando in territorio cinese, è da segnalare che Pechino ha chiuso un altro accordo di lungo periodo con il Qatar sul gas naturale liquefatto. Nel dettaglio, la China National Petroleum dovrebbe siglare un’intesa della durata di 27 anni per ricevere la fornitura di 4 milioni di tonnellate l’anno della materia prima. In questo quadro, la società cinese dovrebbe partecipare con una quota del 5% nel progetto di espansione del Qatar nel North Field East. Per quanto concerne i dati macroeconomici, è da segnalare che secondo la società di ricerca Kantar l’inflazione inglese dei generi alimentari è stata del 16,5% nelle quattro settimane all’11 giugno. Seppur elevato, per la rilevazione si tratta del livello più basso dell’anno. Oggi il focus principale sarà sul discorso del Presidente della Fed, Jerome Powell, di fronte alla Commissione dei Servizi Finanziari alla Camera.
Tassi dei Gilt a 2 anni raggiungono i massimi dal 2008e quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno messo a segno una seduta caratterizzata dalla debolezza, mentre Wall Street era chiusa per festività. Sul fronte delle Banche centrali, sono da segnalare le parole di Peter Kazimir, Governatore dell’istituto centrale della Slovacchia, il quale ha detto che sarà necessario un altro aumento dei tassi a luglio. Per settembre è ancora troppo presto sapere cosa fare. L’esponente del board della BCE ha evidenziato come l’inflazione elevata sia una minaccia peggiore rispetto alla crescita dei costi dei prestiti, con i rischi al rialzo dell’indice dei prezzi al consumo legati al mercato del lavoro, ai prezzi dei generi alimentari e ai margini di profitto aziendali. Intanto, secondo le indiscrezioni Bloomberg, le Autorità europee starebbero comunicando alle banche di prepararsi a risultati meno rosei da parte degli stress test che dovrebbero essere completati a fine luglio, in quanto ci saranno aggiustamenti per renderli più credibili. Sul fronte geopolitico, è da segnalare che il Presidente cinese Xi Jinping abbia detto al Segretario di Stato USA, Antony Blinken, di essere molto positivo nei progressi fatti nei colloqui tra le due superpotenze durante il suo viaggio nel Paese. Nel frattempo, gli analisti di Goldman Sachs hanno abbassato le previsioni di crescita economica della Cina portandole dal 6% al 5,4%, tagliando anche quelle per il 2024 dal 4,6% al 4,5%. Sul fronte obbligazionario, in attesa del meeting della BoE sono saliti i rendimenti dei Gilt a 2 anni, i quali hanno raggiunto i massimi dal 200
Banche centrali: nuovi segnali da falco dai componenti della BCELe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno registrato una seduta caratterizzata da segni misti. Sul fronte dei dati macroeconomici, l’inflazione dell’Eurozona (finale) si è attestata al 6,1%, in linea con la rilevazione preliminare. Nel frattempo, la Bundesbank ha aggiornato le stime di crescita della Germania, attendendosi un PIL reale del -0,3% nel 2023, dell’1,2% nel 2024 e dell’1,3% nel 2025. L’inflazione core è invece attesa al 5,2% nel 2023, al 3,1% nel 2024 e al 2,8% nel 2025. Il Presidente dell’istituto, Joachim Nagel, ha sottolineato che la lotta contro l’inflazione non è ancora vinta, con l’economia tedesca che sta ancora facendo i conti con le conseguenze dei prezzi elevati. In tema di tassi, il Governatore della Banca centrale ha sottolineato che il costo del denaro potrebbe dover salire anche dopo la pausa estiva. Inoltre, il picco dovrà essere mantenuto fino a quando non sarà certo un ritorno dei prezzi al 2% nel medio termine. Toni “da falco” sono stati utilizzati anche da Pierre Wunsch, Presidente dell’istituto centrale belga, secondo cui l’Eurotower dovrà alzare i tassi anche dopo settembre se l’inflazione non rallenterà in modo sostenibile. Per l’esponente della BCE, nel caso in cui la misurazione si mantenesse intorno al 5% nei prossimi mesi, i tassi continueranno a crescere. Ad avere una posizione meno dura è il Governatore della Bank of France, Francois Villeroy de Galhau, secondo cui i mercati hanno scommesse sui rialzi dei tassi troppo volatili. Villeroy ha chiesto di non trarre conclusioni premature sul picco dei tassi e ha messo in luce che le precedenti decisioni stanno facendo effetto.
Fed lascia i tassi invariati, oggi è il turno della BCELe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno dato vita ad una seduta caratterizzata dai rialzi. Il focus degli investitori è stato rivolto alla riunione della Federal Reserve. La Banca centrale statunitense ha lasciato i tassi invariati all’intervallo 5%-5,25%. Dall’aggiornamento del dot-plot, si evidenzia come gli esponenti del board si aspettino altri due rialzi del costo del denaro entro fine anno. Oltre a questo, la Federal Reserve ha aggiornato le proiezioni economiche: le attese sono per un Prodotto interno lordo dell’1% nel 2023, dell’1,1% nel 2024 e dell’1,8% nel 2025. Il PCE core è atteso al 3,9% nel 2023, al 2,6% nel 2024 e al 2,2% nel 2025, mentre la disoccupazione è vista al 4,1% per quest’anno e al 4,5% per gli ultimi due anni dell’orizzonte di previsione. Nella consueta conferenza stampa, il Governatore Jerome Powell ha detto che la strada per riportare l’inflazione al target è ancora lunga e ha escluso tagli dei tassi per un paio di anni. Oggi i riflettori saranno rivolti al meeting della BCE. Gli analisti si aspettano che l’Eurotower alzi nuovamente il costo del denaro di 25 punti base. Inoltre, la Banca centrale europea è attesa mantenere un tono “da falco”, lasciando le porte aperte a nuovi incrementi dei tassi di interesse. Oltre a questo, anche per la BCE è atteso l’aggiornamento delle stime economiche. Sul fronte delle materie prime, l’International Energy Agency prevede che nel 2024 i consumi cresceranno alla metà del tasso registrato nei due anni precedenti. Inoltre, il picco della domanda dovrebbe essere raggiunto in questo decennio.
Eurozona entra in recessione tecnica, focus su FED e BCELe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno messo a segno una seduta caratterizzata dai rialzi. Le Banche centrali sembrano dirette verso una politica monetaria più restrittiva: dopo la mossa a sorpresa della RBA, anche la Bank of Canada ha inaspettatamente alzato il costo del denaro portandolo dal 4,5 al 4,75%. L’istituto ritiene che l’eccesso di domanda nell’economia sia più persistente del previsto e che la politica monetaria non sia su livelli sufficientemente restrittivi per riportare l’inflazione verso il 2% in maniera sostenibile con le paure che crescono in merito al fatto che il dato possa rimanere “materialmente sopra l’obiettivo”. Non cambia invece l’opinione del mercato su una pausa nel rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve. Al momento della scrittura il CME FedWatch Tool vede questa probabilità al 70,1%, anche se è previsto un nuovo rialzo dello 0,25% nel meeting di luglio. Per la BCE il mercato si attende altri due aumenti da 25 punti base prima di una pausa. Intanto, CNBC riporta che le sei principali banche commerciali cinesi hanno tagliato i tassi di interesse sui depositi a vista in yuan allo 0,2%. Gli istituti di credito hanno messo a segno la stessa mossa su altri depositi, come quello a cinque anni passato dal 2,65% al 2,50%. Sul fronte dei dati macroeconomici, è da segnalare che il PIL dell’Eurozona del 1° trimestre 2023 (finale) abbia deluso le attese degli analisti censiti da Bloomberg segnando l’1%. Il consensus era per un 1,2%, lievemente sotto rispetto all’1,3% preliminare. Su base sequenziale il calo si è attestato al -0,1%, facendo rientrare dunque il blocco in recessione tecnica.
Us30Entrata long su sbilanciamento sessione asiatica e reazione alla hidden demand con potenzialità direzionale fino alla supply di riferimento
USA: mercato del lavoro resta forte, disoccupazione sale al 3,7%Le quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno dato vita ad una seduta caratterizzata dai rialzi. Dopo lo scampato pericolo di un default degli Stati Uniti con l’approvazione anche da parte del Senato dell’accordo sul tetto al debito, il focus è tornato sui dati macroeconomici. A maggio, i Non-Farm Payrolls si sono attestati a 339mila unità, sopra le stime degli analisti censiti da Bloomberg a 195mila unità e rispetto le 294mila unità di aprile (rivisto da 253mila). Il tasso di disoccupazione è stato pari al 3,7%, peggio del 3,5% atteso, mentre il salario orario medio è cresciuto del 4,3% su base annuale. Stando al mercato, queste rilevazioni rafforzano l’ipotesi di una pausa nel percorso di rialzo dei tassi da parte della Federal Rserve a giugno. Secondo il CME FedWatch Tool poco dopo la pubblicazione di queste rilevazioni, vi era il 65,6% di probabilità di assistere a tassi fermi al 5%-5,25% nel prossimo meeting. Per quanto riguarda la BCE, sono da citare le parole di Fabio Panetta, esponente del board dell’Eurotower, il quale ha detto che l’istituto centrale è vicino alla conclusione del rialzo dei tassi e non ritiene opportuno “andare troppo veloce”. Panetta ha evidenziato come la stretta monetaria si farà sentire nei prossimi mesi e non ha escluso una debolezza della domanda interna o una recessione tecnica dell’Eurozona. Bostjan Vasle, Governatore della Banca centrale slovena, ha ribadito la necessità di continuare ad alzare i tassi per riportare l’inflazione verso il target, con il dato core che resta “elevato e persistente” anche se la crescita dei prezzi nominali dell’Eurozona è diminuita significativamente.
ANALISI LONG US30Spero che possiate apprezzare questa analisi, non entrerò nei dettagli della spiegazione.
Se la condividete vi raccomando solo non non entrare a pendente sulla zona ma di aspettare le vostre conferme.
Stati Uniti: voto alla Camera per l’accordo sul tetto al debitoLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno registrato una seduta caratterizzata da segni misti. Guardando ai dati macroeconomici, è da segnalare che l’inflazione della Spagna si è attestata al 2,9% a maggio (preliminare), sotto le attese degli analisti censiti da Bloomberg al 3,3%. La misurazione core si è invece attestata al 6,1%, meno del 6,4% atteso dagli esperti. Oggi il focus rimarrà sulle misurazioni dell’indice dei prezzi per la Francia, la Germania e l’Italia. Inoltre, è atteso il voto alla Camera degli Stati Uniti sull’accordo del tetto al debito trovato tra il Presidente Joe Biden e il leader repubblicano Kevin McCarthy. Intanto, Pablo Hernandez de Cos, Presidente della Banca centrale spagnola, ha detto che la BCE si sta avvicinando al punto in cui può fermare i rialzi dei tassi, anche se vi è ancora un po’ di strada da fare per riportare l’inflazione sotto controllo. Gediminas Simkus, Governatore dell’istituto centrale della Lituania, ha affermato di vedere altri due rialzi di 25 punti base, nei meeting di giugno e luglio, mentre è prematuro ipotizzare cosa accadrà a settembre. Per quanto riguarda il lato geopolitico, è da segnalare il rifiuto di Pechino per un incontro tra il suo Ministro della Difesa Li Shangfu e quello statunitense Lloyd Austin al forum per la sicurezza a Singapore. Infine, segnaliamo la continua debolezza della lira turca, che ha aggiornato nuovamente i suoi minimi storici nei confronti del dollaro USA dopo la vittoria di Erdogan alle elezioni.
Oggi riapre Wall Street, focus sulla fiducia dei consumatori USALe quotazioni dei principali indici di Borsa europei hanno messo a segno una seduta caratterizzata dalle vendite, in un contesto in cui sia Wall Street che la Borsa di Londra sono rimaste chiuse per il Memorial Day e il Spring Bank Holiday. La tematica che continua ad essere in primo piano è quella relativa al tetto del debito statunitense. Sia il Presidente Joe Biden che lo speaker della Camera Kevin McCarthy si son detti fiduciosi che l’accordo riuscirà a passare al Congresso. Il vero test del voto verrà fatto domani, mercoledì 31 maggio, mentre oggi Biden e McCarthy si riuniranno di nuovo. Guardando ai singoli listini azionari, una menzione è da fare sul nipponico Nikkei 225, il quale ha aggiornato i top degli ultimi 33 anni. Rimanendo in territorio giapponese sono da segnalare le tensioni con la Cina, con il Ministro del Commercio cinese Wang Wentao che ha esortato Tokyo a fermare i controlli sull’export di microchip, in quanto violerebbero le regole del commercio internazionale. Sul tema dei semiconduttori è tornata anche Gina Raimondo, Segretaria al Commercio USA, la quale ha detto che gli Stati Uniti non tollereranno la decisione di Pechino di vietare l’uso dei chip Micron in alcuni settori critici, definendola una “coercizione economica”. Per quanto invece concerne il mercato valutario, sono da citare i nuovi minimi storici della lira turca nei confronti del dollaro USA dopo la vittoria alle elezioni di Recep Tayyip Erdogan con il 52,2% dei voti contro il 47,8% dello sfidante Kemal Kilicdaroglu.
Borse europee e Wall Street al test degli indici PMILe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno registrato una seduta caratterizzata da segni misti. Sul fronte delle Banche centrali sono da segnalare le parole di Neel Kashkari, Presidente della Fed di Minneapolis, il quale si è detto favorevole ad una pausa nel percorso di incremento del costo del denaro nel meeting di giugno, in modo tale da avere più tempo per vedere gli effetti sull’economia delle mosse precedenti. Tuttavia, per Kashkari il lavoro non è ancora finito e il costo del denaro potrebbe anche superare il 6% se l’inflazione non dovesse scendere. James Bullard, Governatore della Fed di St. Louis, ha ribadito la necessità di alzare ulteriormente i tassi di interesse. Nello specifico, le stime dell’esponente della Federal Reserve sono per altri due incrementi per il 2023 in quanto l’inflazione core non ha subito variazioni di rilievo. Inoltre, anche se il mercato del lavoro sta rallentando non implica necessariamente che ci sarà una recessione. Per quanto riguarda la geopolitica, è da menzionare che il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha detto che il G7 ha concordato un approccio unitario alla Cina per ridurre la dipendenza delle catene di approvvigionamento da un solo Paese. Biden ha inoltre affermato di aspettarsi che le tensioni con Pechino migliorino a breve. Nel frattempo, Pechino ha dichiarato che Micron Technology non ha superato l’esame di sicurezza della rete e ha dunque bloccato gli operatori delle infrastrutture chiave dagli acquisti dall’azienda. Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha detto di opporsi alle decisioni, evidenziando che tali azioni sono prive di fondamento.
Fed: crisi bancaria USA potrebbe limitare il rialzo dei tassi Le quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale venerdì hanno registrato una seduta caratterizzata da segni misti. Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, ha ripetuto che la BCE è disposta a prendere “decisioni coraggiose” per riportare l’inflazione al 2%. Per Lagarde si sta iniziando a vedere l’efficacia delle misure, ma vi è ancora bisogno di tassi elevati. Per quanto riguarda la politica monetaria statunitense, sono da menzionare anche le dichiarazioni del Presidente della Fed di St. Louis al Financial Times. L’esponente della Banca centrale statunitense ha detto di essere favorevole ad un altro aumento dei tassi per contrastare l’inflazione. Per Bostic, i tassi sono nella parte bassa dell’intervallo considerato restrittivo e vede la parte superiore intorno al 6%. Sembra che il mercato ritenga meno probabile una pausa nel percorso di incrementi: stando al CME FedWatch Tool le probabilità di tassi fermi a 500-525 punti base sono del 63,3% a giugno, mentre un taglio dei tassi è ritenuto meno probabile tra novembre e dicembre 2023. Nel frattempo, Jerome Powell, Presidente della Fed, ha ribadito l’importanza di riportare l’inflazione al 2%, in quanto il fallimento di questa operazione causerebbe un danno più grande. Powell ha inoltre evidenziato che i tassi potrebbero non dover salire così tanto come invece avrebbero fatto nell’eventualità di assenza di stress sul settore bancario. Sul fronte della geopolitica, i leader del G7 hanno comunicato che le misure contro la Russia verranno ampliate.
Borse: occhi puntati sui discorsi dei banchieri centraliLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno dato vita ad una seduta caratterizzata dai rialzi. Per quanto riguarda la BCE, sono da segnalare le parole di Luis de Guindos, Vicepresidente dell’istituto, il quale ha detto di essere preoccupato per via dell’aumento dell’inflazione del settore dei servizi. Per quanto invece riguarda i successivi incrementi del costo del denaro, de Guindos ha ribadito che le decisioni verranno prese riunione per riunione. Su questo tema è intervenuto nei giorni scorsi Robert Holzmann, Governatore della Banca centrale austriaca, secondo cui il plateau dei tassi sarà oltre il 4%. Ad allontanare le ipotesi di una fine della politica monetaria restrittiva dell’Eurotower è stato anche il Presidente della Banca centrale estone, Madis Muller, il quale ha affermato che è ancora prematuro aspettarsi che la BCE tagli i tassi nel 2024. Guardando alla BoE, il Governatore Andrew Bailey ha affermato che la Bank of England non riporterà il bilancio ai livelli precedenti al 2008, quando le dimensioni erano inferiori ai 100 miliardi di sterline. Per Bailey, il Quantitative Tightening non è “lo strumento monetario attivo” per affrontare l’inflazione. Da evidenziare anche che l’Institute of International Finance ha dichiarato che il debito globale è aumentato di 8.300 miliardi di dollari nel 1° trimestre del 2023, arrivando a 305.000 miliardi di dollari, vicino ai massimi storici. Intanto, in USA le richieste di sussidi di disoccupazione dell’ultima settimana si sono attestate a 242mila unità, sotto le stime a 251mila unità. Oggi sono attesi diversi discorsi degli esponenti di BCE e Fed.
US30 Entrata short in allineamento alla struttura di mercato fino a recupero della liquidità lasciata ai minimi della sessione asiatica
Banche centrali, il focus rimane sul debito USALe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno registrato una seduta con segni misti. Dopo le dichiarazioni di giovedì 11 maggio, il Presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ha ribadito che la BCE potrebbe trovarsi costretta ad alzare i tassi anche dopo l’estate, con l’inflazione core che non è attesa scendere rapidamente e i dati che non permettono al board di cambiare l’opinione su successivi incrementi. Nagel ritiene che sia necessario aspettare che l’ondata inflattiva sia conclusa. Per quanto riguarda la Fed invece, l’esponente del board Michelle Bowman ha dichiarato che l’istituto centrale a stelle e strisce potrebbe doversi trovare ad alzare il costo del denaro mantenendolo più alto del previsto se i prezzi e il mercato del lavoro negli Stati Uniti non dovessero moderarsi. Inoltre, Bowman ha detto di essere alla ricerca di prove di discesa consistente dell’indice dei prezzi al consumo, con gli ultimi dati che non sono stati convincenti. Intanto, il Segretario al Tesoro statunitense, Janet Yellen, è tornata sul tema del tetto al debito in un’intervista a Bloomberg, sottolineando che l’unico risultato positivo è quello di una decisione del Congresso per innalzare il limite. Se ciò non avvenisse, Yellen ha detto che il rating creditizio del Paese ne risentirebbe. Secondo quanto riportato da Bloomberg, il fatto che siano stati rinviati i nuovi colloqui tra il Presidente USA Joe Biden e il leader della Camera Kevin McCarthy, sia un segno che i colloqui dei rispettivi staff stanno facendo progressi.