WisdomTree - Tacatical Daily Update - 20.10.2023 Le Borse soffrono scenari di Guerra e rallentamento della crescita globale.
Rendimenti sempre piu’ alti per le obbligazioni: indicano “risk adversion”
Inflazione Europea destinate a calare: molti I segnali concordanti.
Powell usa una narrative piu’ morbida: tassi invariati a novembre?
I rendimenti dei Treasury (Titoli di Stato americani), dopo il transitorio calo della scorsa settimana innescato dalle tragiche notizie sul conflitto Israele-Hamas, hanno ripreso a salire, e la curva dei rendimenti per scadenza ha assunto una forma insolitamente piatta, in un intorno del 5,0%. Anche il rendimento del Btp decennale e’ salito, seppur momentaneamente, sopra 5%, al massimo dal 2012.
Il Presidente della Federal Reserve (Banca centrale Usa-FED) Jerome Powell ha lasciato intendere che un rialzo dei tassi a novembre è poco probabile, pur non escludendo la possibilita’ di nuovi futuri aumenti.
II FOMC (Comitato di politica monetaria della FED) “sta muovendosi con cautela": Powell ha sottolineato che l'ascesa dei rendimenti sta inasprendo le condizioni finanziarie, e ha definito come “molto elevati i rischi geopolitici". Le sue parole sembrano indicare cautela, nonostante il riferimento ad un possibile “nuovo significativo inasprimento dei tassi” se la forza dell'economia lo richiedesse.
Le Borse europee ieri hanno chiuso negative: Milano -1,38%, Parigi -0,64% complice il crollo di oltre -7% delle azioni Renault dopo la delusione per i dati delle vendite nel 3’ trimestri 2023. Francoforte ha chiuso a -0,34%, Londra a -1,13%.
Anche Wall Street, dopo un avvio contrastato, ha chiuso negativa, soffrendo anche dell’evoluzione preoccupante della situazione in Medio Oriente: Nasdaq -0,96%, S&P500 -0,85%, e Dow Jones -0,75%. Il conflitto tra Israele e Hamas sembra intensificarsi e l’agenzia di rating Moodys ha posto il debito sovrano israeliano sotto osservazione.
Il rendimento del Treasury decennale Usa è arrivato vicinissimo al 5,0% nella mattinata di ieri, segnando nuovi massimi dal 2007, cioe’ alla vigilia della “grande crisi finanziaria globale”: ad aprile di quest’anno era ancora attorno a 3,50%. L’accelerazione di ieri e’ seguita ad un rapporto del Dipartimento del Tesoro Usa che rivela forti vendite da parte di investitori cinesi in agosto.
Sul versante europeo si osserva con un certo sollievo che lo spread di rendimento tra Btp decennali italiano ed omologhi Bund tedeschi ieri, 19 ottobre, si e’ rimensionato chiudendo a 203 punti base, dai 208 dell'apertura, col rendimento del decennale “benchmark” sceso a 4,95%. Il debito italiano resta comunque un osservato “speciale”, in attesa che oggi S&P aggiorni il suo rating sovrano.
Le maggiori Borse asiatiche sono in calo stamane, 20 ottobre. Tokio segna un calo di -0,54%, con la BoJ (Banca centrale) che per la 5’ volta in un mese e’ “intervenuta”.
La Banca del Giappone è tornata a comprare bond statali dopo che il rendimento a 10 anni dei JGB è salito al nuovo massimo da 10 anni, a 0,845%.
Tuttavia, rimandendo in Giappone, notiamo che l’inflazione al consumo (CPI) è scesa sotto il 3% per la 1’ volta nel 2023, anche per merito dei sussidi del Governo per limitare gli aumenti dei carburanti. A settembre la variazione annuale e’ scesa a 2,8%, dal 3,1% di agosto.
L'indice Msci dell’Area Asia-Pacifico ex Giappone ha perso -0,4% portando il saldo della settimana a -2,6%, ai minimi da novembre 2022, col listino cinese piu’ osservato, quello di Shenzhen, che ha perso -0,93%.
La Banca centrale della Cina ha lasciato invariati, come nelle attese, i tassi di riferimento sui prestiti, 3,45% a 1 anno e 4,2% a 5, confermando la medesima scelta di inizio mese sui tassi “ufficiali” (repo rate).
Dopo che i dati di ieri mattina hanno segnalato una crescita piu’ forte del previsto nel 3’ trimestre, alcuni analisti ritengono meno urgente il varo di nuovi stimoli a consumi e investimenti da parte di Pechino
In altre parole, l’economia cinese sembra comunque avviata a “centrare” l’obiettivo di crescita del 5% fissato per quest’anno, tanto che JPMorgan ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita al +5,2% per il 2023 e al +4,7% per il 2024.
Le preoccupazioni sul fronte geo-politico, soprattutto l’inattesa escalation del conflitto tra Israele e Hamas, hanno ridato slancio ai prezzi di oro (+7% in 2 settimene) e petrolio ma, insieme ai toni piu’ morbidi di Powell, hanno modificato le attese sulle prossime mosse della FED sui tassi: al momento il consenso assegna il 98,5% di probabilità a tassi invariati a novembre ed il 75% per dicembre.
Questa sera avremo il giudizio di S&P sul rating italiano: il consenso vede il rischio di un peggioramento dell'outlook da "stabile" a "negativo": peraltro, l’appuntamento più cruciale è quello col rating di Moody’s, il 17 novembre, nella speranza che venga evitato il declassamento a “junk”.
Intanto stamene vediamo rendimenti stabili per i BTp italiani, ma un allargamento del differenziale di rendimento tra il BTp decennale italiano ed il pari durata Bund tedesco a 207 bps dai 203 della vigilia.
Rialza la testa, come dicevamo, il prezzo del petrolio per effetto della guerra in Medio Oriente: quello del Wti sale +1,13% a 89,4 Dollari/barile (ore 11.00 CET). Guadagna terreno anche quello del gas naturale sul TTF di Amsterdam: +3,7% a 52,0 Euro/ megawattora.
A fine mattinata, le Borse europee perdono in media il -0,6% con tendenza ad un leggero recupero, in parallelo a indicazioni molto simili provenienti dai future su Wall Street.
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