WisdomTree - Tactical Daily Update - 19.11.2024

Borse caute, temono escalation della guerra in Ucraina.
Asia in lieve recupero, ma incombe il rischio dei dazi Usa.
Inflazione sotto controllo in Europa: ad ottobre +2,0%, coerente col target BCE.
BCE verso un taglio di -25 bps a dicembre, più incerta la FED.


Le Borse tornano a preoccuparsi dei dazi all’import che il Presidente americano eletto Trump ha promesso di introdurre non solo sulle merci cinesi ma anche su quelle europee. Inoltre sale, come ad ogni appuntamento trimestrale, l’attesa per i conti e la domanda del nuovo chip Blackwell Al di Nvidia (mercoledì 20, in serata), l’azione nr. 1 mondiale per capitalizzazione di mercato.

Sul FtseMib milanese ha pesato lo stacco cedole di 10 azioni su 30, pari a -1,22%, che spiega gran parte del -1,27% finale, mentre gli altri listini hanno chiuso “flat”.

In attesa di sapere chi sarà il nuovo Segretario al Tesoro Americano, Wall Street ha vissuto una giornata volatile, ma alla fine positiva. Dow Jones -0,12%, Nasdaq +0,62%, S&P500 +0,39%: notevole il balzo di Tesla, +8,0%, col mercato che “fiuta” un allentamento della regolamentazione sulla guida autonoma da parte della futura Amministrazione Usa.

Lo scorso ottobre, il Ceo di Tesla Elon Musk, nominato la scorsa settimana insieme a Vivek Ramaswamy a capo di un progetto che ha l'obiettivo di «smantellare la burocrazia governativa», aveva presentato, suscitando reazioni borsistiche negative in borsa, il prototipo di veicolo autonomo Cybercab di Tesla.

Tende invece a sfumare l’interesse per le relazioni trimestrali: a ieri hanno pubblicato il 93% delle società: ¾ di esse che hanno battute attese di utile per azione, ed 3/5 quelle sul fatturato (fonte Factset).

A proposito della “squadra Trumpiana”, come accennato, ci sono diverse posizioni di rilevo ancora da coprire: per quella di Segretario al Tesoro si fanno i nomi di Kevin Warsh, ex Governatore regionale FED, Scott Bessent, fondatore dell’hedge fund Key Square, e Howard W. Lutnick, nr. 1 di Cantor Fitzgerald.

Si tratterebbe di nomi meno sorprendenti rispetto alle scelte effettuate nei giorni scorsi, nel senso che appaiono più moderatamente aderenti alla “dottrina Trump”, quasi che nell’entourage del Presidente prevalga il desiderio assecondare i mercati finanziari e la fiducia degli operatori.

Nessuna novità sui tagli dei tassi da parte del Presidente dell’ECB a una conferenza a Parigi sulle sfide sociali ed economiche: «non possiamo più considerarci un semplice club di economie indipendenti...dobbiamo vederci come un’unica grande economia con interessi prevalentemente condivisi...unendo le risorse in aree in cui le nostre priorità convergono strettamente, come la difesa e la transizione verde».

Molto più loquaci alcuni membri di rilevo del Board BCE: il governatore della Banca d'Italia Panetta sostiene sia "giunto il momento per la BCE di dare indicazioni più esplicite delle sue intenzioni sui tassi.. potendo permettersi di normalizzare la sua politica monetaria”.

Il vicepresidente dell’ECB Luis de Guindos ha dichiarato che rispetto a un anno fa la bilancia dei rischi macroeconomici si é spostata dalle preoccupazioni per l'inflazione elevata ai timori per la crescita economica. Yannis Stournaras, governatore della Banca centrale Greca ritiene ragionevole un altro taglio da 25 bps entro fine anno.

Sul fronte americano si segnale che, secondo il FedWatch Tool del Cme Group, c'è ora 55% di possibilità, in calo da 75,4% misurato prima delle attendiste parole di Powell, che la FED tagli i tassi di -25 bps alla prossima riunione pre-Natalizia del 18 dicembre.

Macro europea: l’inflazione al consumo (CPI) di ottobre della zona-Euro è stata confermata al 2,0% annuale, da +1,7% di settembre, frutto di un rialzo di +0,3% mensile: le variazioni minori sono state registrate in Slovenia (nulla), Lituania e Irlanda (+0,1%), le maggiori in Romania (+5,0%), Belgio ed Estonia (+4,5%). La prossima stima flash su novembre sarà pubblicata venerdì 29.

Oggi, 19 novembre, le Borse europee sono partite deboli, peggiorando da metà mattina (-1,0% medio alle 13.00 CET), dopo la notizia che il presidente russo Putin ha aggiornato la «dottrina nucleare»: gli investitori, temendo una possibile escalation della guerra in Ucraina, hanno iniziato a vendere azioni di banche, automobili e tech. Deboli i future su Wall Street, -0,6% medio.

I listini asiatici, in mattinata, hanno chiuso con discreti guadagni, con l’indice MSCI di riferimento a +0,5%: Tokyo +0,7%, sospinta dalle azioni bancarie/finanziarie, nutrite dalle aspettative di aumento dei tassi da parte della Bank of Japan. Hong Kong, partita in calo, ha recuperato a +0,3%. CSI300 di Shanghai&Shenzhen -0,4%, Taipei +1,2% e Sidney +0,9%, al 4’ rialzo consecutivo, Seul +0,2%, Mumbai +1,0%.

Ieri sono tornati gli acquisti sull’oro, di nuovo sopra 2.600 Dollari/oncia. Goldman Sachs ha rilzato il suo target price a 3000 US/oz per fine 2025, in virtù dei persistenti acquisti delle banche centrali, alla confermata attitudine “dovish” della FED, alle crescenti tensioni commerciali e belliche globali, e alle preoccupazioni sulla sostenibilità sulla futura politica fiscale americana, troppo lasca.

Torna a correre bitcoin, ieri 91.700 Dollari, vicino ai massimi: il broker Usa Bernstein pensa che il traguardo dei 100.000 verrà presto raggiunto, attendendosi che le imminenti nomine “chiave” sul fronte crypo, incluso un nuovo vertice della SEC, favoriranno l'aumento del mining negli Usa, semplificheranno la registrazione dei token, attireranno nuovi investitori istituzionali e “sovrani”.

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