L’inflazione comincia a scendere ma i Banchieri Centrali restano “falchi”. Mercato del lavoro Usa ancora forte nonostante l’alto costo del denaro. I prezzi di petrolio e gas cancellano l’impennata 2022. Quanto durera’? “Tengono” i consumi privati in Europa, la recessione potrebbe essere “mild”.
Il rally di inizio anno, soprattutto quello in Europa, si prende una pausa, metabolizzando i toni severi usati dalla Banca centrale Usa (Federal Reserve-FED) nelle minute dell'ultima riunione di politica monetaria (FOMC) dello scorso dicembre, diffuse ieri: in esse si coglie la conferma della politica aggressiva sui tassi, che di fatto disillude su possibili tagli nel 2023.
Per gli esperti della FED, sebbene l'inflazione appaia ora sotto controllo, non e’ ancora ora di cedere a facili ottimismi. Al tono piu’ “hawkish” (da falco) dei verbali del FOMC si aggiunge la conferma della forza del mercato del lavoro negli Stati Uniti, altro fattore che favorisce la prosecuzione della “stretta monetaria” da parte delle Banca centrale Usa.
Le Borse europee ieri, 5 gennaio, hanno dunque chiuso incerte: Milano -0,11%, Parigi -0,22%, Francoforte -0,38%. Ha fatto eccezione Londra, +0,63%. Wall Street ha chiuso negativa: Dow Jones -1,02%, Nasdaq -1,47% e S&P500 -1,17%.
Va detto che la pausa di ieri non sovverte il trend positivo della prima settimana dell’anno che, specie in Europa, e’ stato innescato dal rallentamento dell’inflazione al consumo in Germania, Spagna, Francia ed in misura minore, Italia.
A dispetto della giornata prevalentemente festiva, quella di oggi, 6 gennaio, e’ densa di dati macro di elevato impatto sui mercati: negli Stati Uniti saranno resi noti i dati generali sul mercato del lavoro, in particolare i nuovi posti di lavoro creati a dicembre e la crescita salariale, che sono attesi ancora forti, e dunque resistenti al robusto rialzo dei tassi d’interesse voluto dalla FED in contrasto all’inflazione.
Nel frattempo, restando negli Usa, a dicembre il “settore privato” ha creato 235 mila nuovi posti di lavoro (dati ADP, Automatic Data Processing), contro previsioni di +153 mila. Inoltre, la scorsa settimana le richieste di sussidio di disoccupazione (Jobless claims) sono scese di 19 mila unita’ a 204 mila, facendo meglio delle stime di 223 mila.
L'inflazione rimane il tema piu’ sensibile per la prospettiva economica europea: dopo il calo di Germania, Francia e Spagna, anche in Italia si vedono segnali di miglioramento: i prezzi al consumo a dicembre sono saliti +0,3% mensile e +11,6% sull’anno (invariato), per un +8,1% medio 2022. Quelli alla produzione (novembre), sono scesi -0,9% vs ottobre ma mostrano ancora un +27,1% annuale.
In Europa oggi, 6 gennaio, il dato piu’ atteso era quello sull’inflazione media nell'Euro-zona a dicembre, che ha confermato le attese di +9,2%, in forte calo rispetto al +10,1% di novembre e sotto il consenso di +9,7% (fonte Eurostat). E’ il 1’ calo da dicembre 2020 e sembra confermare che il picco di ottobre a +10,6% e’ superato.
A novembre, le vendite al dettaglio in volume sono aumentate +0,9% su ottobre, mese in cui si era registrato un calo di -1,4%. Su base annuale il calo e’ del -2,4%.
Secondo il membro del suo Comitato Direttivo Francois Villeroy de Galhau, l’ECB (Banca Centrale Europea) dovrebbe completare il ciclo rialzista “entro l’estate”: raggiunto il “picco”, i tassi di interesse dovrebbero restare stabilmente elevati per il tempo “necessario” a riportare l’inflazione verso il target del 2%.
Tranquillita’ diffusa sul mercato obbligazionario oggi, 6 gennaio: il rendimento del BTP decennale italiano benchmark e’ +4,30% dal 4,32% della chiusura di ieri, mentre e’ in leggero calo lo spread BTP-Bund, a 202 punti-base, dai 203 del riferimento di ieri. La prospettiva di una FED ancora “restrittiva” ha spinto al rialzo i rendimenti dei Treasury Usa: Ieri la scadenza 2 anni ha toccato 4,45%, +6 bps.
Ieri il prezzo del petrolio, dopo il calo di 9 punti percentuali in sole 2 sedute (non accadeva da oltre 30 anni) si e’ relativamente stabilizzato ma anche oggi, 6 gennaio, il WTI (West Texas Intermediate) oscilla attorno a 74 Dollari/barile, prossimo ai minimi degli ultimi 14 mesi. La scorsa settimana le scorte di petrolio e raffinati negli Usa sono cresciute più delle attese, con un aumento di 1,69 milioni di barili a 420,6.
A sua volta il prezzo del gas naturale europeo, pur con ampie oscillazioni “intra-day”, si muove in un intervallo 65-70 Euro/megawattora sul TTF Amsterdam, ai minimi degli ultimi 13 mesi, complici gli stoccaggi pieni e la mitezza del clima in Europa.
Sul mercato valutario si nota il recupero attorno a +0,4% del Dollaro sino a quota 1,05 contro Euro e 1,19 contro la Sterlina britannica. Addirittura +1,0% a 134,7 verso Yen giaponese.
La Borse europee, dopo una partenza debole, recuperano il segno positivo e avanzano di circa +0,5% a fine mattinata di oggi, 6 gennaio.
Le Borse dell’Asia-Pacifico hanno chiuso la seduta odierna con perfomance eterogenee: Tokio +0,6%, Sydney +0,7%, Shanghai +0,4%, Shenzhen +0,3%, Taiwan +0,5%, ma Hong Kong cala -0,3% e Mumbai -0,7%. (ore 11.30 CET).
I future sui principali indici di Wall Street preannunciano riaperture marginalmente positive rispetto alle deboli chiusure di ieri. (ore 12.30 CET)
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