La prudenza della FED sui tagli 2025 ndeprime le Borse globali. Wall Street in attesa del dato di inflazione PCE “core” di novembre. Deficit e debito pubblico francese sono il primo ostacolo per il nuovo Governo. La forza del Dollaro schiaccia lo Yen giapponese verso minimi storici.
Il cambio di strategia della Federal Reserve (Fed – Banca centrale americana), che ha rivisto il piano di allentamento monetario per il 2025 riducendo i tagli previsti da quattro a due, ha scosso i mercati finanziari globali. Le Borse europee ieri, 19 dicenbre, hanno chiuso in ribasso: Parigi ha perso -1,22%, Francoforte -1,20%, Londra ha ceduto -1,14%, e Milano è stata la peggiore, con l'indice Ftse Mib in calo di -1,78%. Negli Stati Uniti, l'attenzione è ora rivolta al dato PCE (personal consumption expenditures) "core" di novembre, un indicatore “chiave” per la Fed. La stima prevede un'accelerazione al 2,9% rispetto al 2,8% di ottobre, segnando il 2’ mese consecutivo di crescita. Tuttavia, questi valori restano lontani dal 3,2% registrato nel novembre 2023 e ancor più dai livelli superiori al 5% osservati nel 2021 e 2022. Nonostante il rallentamento dell'inflazione, i mercati restano incerti. Il PIL americano, cresciuto oltre le aspettative a +3,1% nel 3’ trimestre, e la riduzione di 22.000 unità nelle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione rafforzano l'idea di una solida economia. Tuttavia, il Dow Jones non si è mosso ieri, dopo il tonfo di -2,58% di mercoledì, che, segnando il 10’ ribasso consecutivo, aveva alimentato la sequenza negativa più lunga dal 1974. Anche l'S&P500, -0,1%, ed il Nasdaq Composite, -0,1%, hanno chiuso in calo, nonostante iniziali segnali di rialzo, riflettendo laa persistente pressione sui mercati azionari. Guardando all’Euro-zona, notiamo che lo spread di rendimento tra BTP decennali e omologhi Bund tedeschi si è stabilizzato a 117 pbs, con un rendimento del 3,47%, indicando un leggero miglioramento rispetto ai 119 punti di inizio giornata. Sul fronte valutario, l'Euro ha marginalmente guadagnato, +0,2% sul Dollaro, chiudendo a 1,0376. Tuttavia, rimane vicino ai minimi da novembre 2022, penalizzato dalla forza del Dollaro, a sua volta sostenuta dalle politiche restrittive della Fed.
Il Dollaro USA ha raggiunto i massimi degli ultimi due anni, con un guadagno settimanale dell'1,5%. Da settembre, il biglietto verde ha registrato un incremento dell'8% rispetto all'euro, favorito dalle aspettative di una persistente inflazione negli Stati Uniti. Degna di nota la debolezza della moneta giapponese: nei confronti dello Yen giapponese, l'Euro ha guadagnato +2,1%, salendo a 163,62 yen, mentre il Dollaro ha chiuso a 157,66 yen, +1,9%. Il debito pubblico francese ha raggiunto il 113,7% del PIL nel terzo trimestre 2024, in aumento rispetto al 112,2% di giugno, per un totale di 3.303 miliardi di Euro: il nuovo Governo dovrà necessariamente varare misure correttive. Oggi, 20 dicembre, le Borse asiatiche hanno di nuovo subito l'impatto delle tensioni geopolitiche e delle preoccupazioni per la politica monetaria. Il Nikkei di Tokyo ha chiuso in calo dello 0,3%. Anche altre piazze asiatiche hanno mostrato segnali di debolezza: l'indice Kospi sudcoreano è sceso -2,3%, mentre la Borsa australiana ha registrato un calo di -1,2%. L'indice MSCI Asia Pacific ha segnato la 6’ seduta consecutiva di ribasso, una sequenza negativa che non si vedeva da aprile. Nonostante la debolezza generale, Shenzhen ha mostrato un lieve rialzo di +0,4%, sostenuta da aspettative di maggiore spesa fiscale in Cina. Il prezzo del petrolio Brent (benchmark europeo) ha perso -0,6% ieri ed un altro -1,0% oggi, a 72,2 Dollari/braile, e da mesi oscilla tra i 70 e i 76 Dollari, attorno ai minimi dell’anno. La settimana si chiude con una perdita di -1,5%, un calo attribuito all'eccesso di offerta e alla domanda globale incerta. Tra le altre materie prime, il rame, un indicatore “chiave” dell'attività economica, è sceso a 8.883 Dollari/tonnellata, il livello più basso da agosto, con una perdita del -12% negli ultimi tre mesi. Tuttavia, potrebbe mostrare segnali di ripresa grazie ai dati positivi dagli Stati Uniti e alle prospettive di maggiore spesa in Cina. L'oro tenta di difendere la soglia dei 2.600 dollari, ma chiude la settimana in calo di circa -1,6%. Il rafforzamento del dollaro e l'aumento dei rendimenti dei Treasury USA hanno rappresentato due fattori negativi per i prezzi dei metalli preziosi. Il prezzo del gas naturale europeo (TTF-Amsterdam) è aumentato leggermente dopo l'annuncio dell'Ucraina di non voler rinnovare il contratto di transito con la Russia, in scadenza il 31 dicembre. Questa decisione, motivata dal presidente Zelensky come un tentativo di ridurre i profitti russi, potrebbe avere ripercussioni sull'approvvigionamento energetico europeo. Morale: il panorama globale rimane caratterizzato da incertezza e volatilità. La Fed ha assunto un approccio più restrittivo rispetto alle attese, influenzando negativamente i mercati. In Europa, l'eurozona affronta una crescita economica debole e un debito pubblico in aumento, mentre in Asia i mercati risentono di tensioni geopolitiche e politiche monetarie poco chiare. Le materie prime, tra cui petrolio e rame, mostrano segnali contrastanti, mentre il rafforzamento del Dollaro continua a rappresentare una sfida per le altre valute.
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