Alla conferenza stampa della BCE, la presidente Lagarde ha reiterato che l’inflazione nel terziario è ancora troppo alta. L’indagine PMI di dicembre del settore dei servizi lo ha confermato mostrando costi di nuovo in aumento rispetto al mese precedente, forse a causa degli incrementi salariali. Parte dei rialzi è stata trasferita ai clienti, aumentando sempre più i prezzi di vendita. Per le politiche monetarie questo significa che, nel primo trimestre del 2025, la banca centrale dovrebbe rimanere cauta e fare solo dei piccoli tagli dei tassi d’interesse. Guardandoci alle spalle, il 2024 non è stato un anno così malvagio per il settore dei servizi. Nella prima metà la crescita è iniziata moderatamente, per poi rallentare e infine risalire verso fine anno.
Nel terziario, l’occupazione è cresciuta durante tutto l’anno, anche se l’incremento di dicembre è stato lieve. Il costante declino delle commesse inevase è preoccupante ma non sono crollate del tutto. Le aziende hanno mantenuto la loro fiducia, con previsioni economiche future per lo più positive e persino migliorate durante il mese di dicembre, nonostante l’indice corrispondente si sia posizionato al di sotto della media di lungo termine. I dati PMI di dicembre non pongono sicuramente delle basi fantastiche per un boom del terziario nel 2025, ma almeno il volume degli ordini in entrata ha smesso di diminuire e il calo delle commesse inevase è rallentato. Le aziende del settore terziario, contrariamente a quelle del manifatturiero, possono ritenersi fortunate di non subire i diretti effetti della minaccia delle tariffe statunitensi e questo dovrebbe in generale contribuire a garantire che, nel 2025, la debolezza industriale non trascini completamente nella crisi l’economia intera.
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