E’ terminata, tutto sommato senza grandi sconvolgimenti sul fronte delle price action, una delle settimane più importanti dell’anno, nella quale molti analisti pensavano che ci sarebbero stati cambiamenti importanti nei trend in atto. Per quanto abbiamo osservato e letto, invece e con riferimento alle decisioni delle banche centrali, dobbiamo riconoscere che alla fine, nel primo mondo, al di là della banca centrale norvegese, che a sorpresa, ha alzato il costo del denaro, tutte le altre autorità monetarie hanno lasciato i tassi invariati e le differenze riscontrate hanno riguardato esclusivamente piccoli dettagli, che peraltro sono emersi non tanto dagli statement, quanto dalle parole rilasciate dai diversi Governatori, durante le diverse conferenze stampa. Il mercato alla fine lo ha percepito e la volatilità, a fine sessione settimanale, si è leggermente attenuata rispetto a quanto osservato all’inizio dell’ottava in questione, specie sul mercato dei cambi. Sul fronte dell’equity, e partendo da Wall Street, le chiusure sono state ancora positive per il Dow e il Nasdaq, mentre l’S&P ha chiuso in rosso, in una seduta però caratterizzata dalle scadenze derivanti dalle tre streghe, che solitamente creano volatilità e scompiglio nelle price action di breve termine. A livello di chiusure settimanali, gli indici americani hanno fatto registrare l’ennesima performance positiva per la settima settimana consecutiva, con rialzi compresi tra il 2.4% e il 3% per gli indici principali. Più volte abbiamo ricordato che fino alle festività sarà molto difficile assistere a movimenti al ribasso dei listini e abbiamo anche cercato di spiegarne le ragioni, per cui a nostro parere, bisognerà attendere il mese prossimo e l’inizio del 2024 per assistere a qualche cambiamento nelle price action. Il quadro per noi è chiaro, ovvero le dichiarazioni dei membri del Fomc rappresentano, come al solito, i principali leading indicator, e per la prima volta Jerome Powell, in conferenza stampa, la settimana scorsa, ha fatto cenno alla possibilità che prima o poi i tassi cominceranno a scendere, sebbene il Presidente della Fed di New York, Williams, abbia richiamato tutti all’ordine, venerdì, con affermazioni che sembravano smentire lo stesso Powell con riferimento all’eventuale discussione sul taglio dei fed funds. A ruota della Fed, sono andate la Bce, Boe, Snb, Rba e Rbnz, con qualche piccola differenza, e il mercato si è mosso di conseguenza, con le dovute differenze tra settori ovviamente.
DATI MACRO.
Venerdì sono usciti due dati Usa, l’empire state manufacturing index, a -14.5 a dicembre, il peggior dato degli ultimi 4 mesi (con le varie componenti tutte in discesa), e gli indici Pmi globali di S&P che invece hanno evidenziato una crescita ulteriore del settore dei servizi, mentre quello manifatturiero è apparso in leggero calo. Il dato composite è salito a 51, terzo mese di crescita consecutiva e tra gli aggregati, si è registrato un aumento delle assunzioni da parte delle imprese, sempre nel settore dei servizi, mentre il comparto manifatturiero ha continuato a ridurre la forza lavoro. Per quel che riguarda le altre aree, segnaliamo i Pmi Europei e Inglesi, che sono usciti in calo nel vecchio continente, ancora alle prese con un rallentamento della congiuntura, mentre, a sorpresa, sono cresciuti i medesimi dati in Gran Bretagna, con il Composite Pmi a 51.7 a dicembre, sopra al consensus di 50.9. A trascinare la ripresa, il settore dei servizi, anche in questo caso, mentre è calata per il decimo mese consecutivo la produzione manifatturiera.
VALUTE.
Sul mercato valutario, abbiamo osservato una settimana divisa in due parti, con movimenti contro dollaro fino a Giovedì, ma poi venerdì, complici anche le scadenze tecniche, e le parole di Williams, che ha escluso tagli dei tassi nel primo semestre 2024, il dollaro si è ripreso con una reazione anche importante, rispetto a quanto si pensava potesse accadere il fine settimana dopo 4 giorni di ribassi impulsivi della divisa Usa. EurUsd che dopo aver testato 1.1008, ha ripiegato oltre i 100 pips scendendo sotto quota 1.0900. Siamo ancora in trend rialzista ma se dovesse rompere 1.0730, supporto chiave e minimi da cui era partito il movimento questa settimana, il trend cambierebbe nuovamente. Sul Cable stesso movimento con un ribasso di 120 pips solo venerdì scorso. Anche in questo caso il trend resta rialzista ma attenzione al supporto di 1.2470 80, che negherebbe il trend attuale. UsdJpy invece è rimasto sotto pressione causando la discesa dei cross dello Jpy contro le altre valute. 140.90 il supporto chiave, mentre al rialzo resistenze che intervengono in area 144.90 155.20. Tengono invece le oceaniche con AudUsd in area 0.6700 e NzdUsd non lontano dai massimi di 0.6250. Discesa del UsdCad, come abbiamo richiamato qualche giorno orsono con obiettivi ormai vicini nel breve a 1.3320 e 1.3290. Da questi livelli saranno probabili delle correzioni. Sui cross tentativi di ripresa di NzdChf e CadChf che restano comunque non lontano dai minimi storici ma incassano un buon swap giornaliero. Pesanti invece i cross dell’Euro con EurJpy che ha perso 150 pips solo venerdì o anche EurCad che ne ha ceduti altrettanti. E non sembra finita.
CINA, PRODUZIONE INDUSTRIALE IN RIPRESA.
Sale la produzione industriale cinese a novembre, con un +6.6% anno su anno, un dato migliore del mese precedente (+4.6%) e delle previsioni (+5.6%). E’ la crescita più importante dal febbraio 2022, e segna un ripresa marcata dei settori minerario, manifatturiero e dei servizi di pubblica utilità. UsdCnh che dopo un tentativo di rottura al ribasso di 7.1100, fallito nonostante un minimo più basso durante la sessione di venerdì scorso a 7.0940, è tornato prepotentemente a salire con massimi a 7.1375, sull’onda del recupero del biglietto verde contro Euro soprattutto.
I DATI DELLA SETTIMANA.
Ci avviciniamo velocemente alle festività, ma questo non significa che non possano esserci giornate volatili in occasione della pubblicazione dei dati, che non saranno importanti e cruciali come quelli della settimana precedente, ma comunque potrebbero rivelarsi assai interessanti. Negli Usa, spese e redditi personali, insieme al Pce, ovvero l’indice dei prezzi al consumo, e infine anche il Pil del terzo trimestre, saranno i dati dominanti della settimana. Ma non dimentichiamo i dati sul mercato immobiliare. Altrove in Uk usciranno i dati su inflazione e vendite al dettaglio, mentre in Giappone, la Boj deciderà sui tassi di interesse, unitamente alla pubblicazione dell’inflazione. In Germania, indice Ifo e fiducia dei consumatori GFK. Infine un occhio al Canada che rilascerà i numeri di inflazione e Pil.
Saverio Berlinzani
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