Finita la fase due… manca la fase tre

Ne siamo consci, rischiamo di semplificare troppo alcuni processi, ma a volte, semplificare, aiuta a capire meglio certe dinamiche.
Abbiamo seguito questo sell off fin dalle origini. Ne abbiamo segnalato i rischi prima che avvenisse e ne abbiamo descritto le dinamiche degli ultimi giorni.
Il tentativo che vogliamo fare oggi e’ quello di sintetizzare al massimo le dinamiche di questo sell off per avere una visione il piu’ possibile chiara di cosa possa accadere nei prossimi giorni.
Questo sell off puo’ essere suddiviso in tre fasi, due si sono gia’ verificate. Manca la terza.
La prima fase ha coinvolto “i super ottimisti”, principalmente investitori privati che si erano buttati sul mercato azionario e su quello delle opzioni. Sono stati loro i primi a vendere spaventati dalle notizie allarmanti sulla maggiore diffusione del Coronavirus. Come descritto nei precedenti report, la scadenza delle opzioni di venerdi ha fatto si che questi investitori, lunghi di call, si trovassero con titoli nei portafogli e corressero a vendere per monetizzare quanto prima i guadagni realizzati. Accanto a loro anche coloro che, presi dall’entusiasmo simile a quello che abbiamo vissuto nella bolla delle dot.com nel 2000 avevano comprato senza indugio e a qualsiasi prezzo i titoli del c.d. “retail index”, indice costruito da GS e rappresentativo dei titoli maggiormente detenuti ed amati dai retail investors.
La seconda fase si e’ verificata ieri. Come anticipato nel commento di preapertura di ieri, gli investitori istituzionali non avevano venduto lunedi ma sono corsi a ridurre l’esposizione dei portafogli nella giornata di ieri.
Attenzione, chi ha venduto ieri NON sono stati i fondi quant. Gli ordini di ieri non sono stati immessi dagli algoritmi. Dietro le vendite di ieri ci sono le persone, i gestori, espressione anche loro della preoccupazione sulla crescita globale legata alla diffusione del coronavirus.
Cosa hanno venduto i gestori? Tutto. Praticamente tutto. Questo e’ tipico dei gestori e meno tipico degli algoritmi che sono molto piu’ selettivi seguendo logiche legate a formule matematiche.
Nella seduta di ieri, praticamente quasi tutti i titoli sono scesi ad indicazione che i gestori hanno venduto tutto, senza distinzione di sorta, con lo scopo di stare cash.
L’obiettivo delle vendite di ieri e’ stato quello di ridurre la gross exposure, la c.d. esposizione lorda.
Le vendite di ieri da parte dei fondi long associate alle vendite di lunedi da parte dei super bullish hanno fatto si che lo S&P500 registrasse una perdita di oltre il 7% dai massimi e il RSI scendesse in pochissimo tempo da 75 a 35.

E ora chi manca all’appello?
Gli algoritmi.

I grafici sopra esposti mettono in evidenza che i fondi “volatility target” e l’esposizione azionaria dei c.d. CTA (Commodity Trading Adviser) e’ ancora piuttosto elevata.
Aspetto interessante, tuttavia, che grazie ai rialzi conseguiti dallo S&P500 nel corso degli ultimi mesi e ai bassi livelli di volatilita’ del mercato, i fondi quant non hanno ancora chiari segnali di vendita. Dovremmo assistere ad un ulteriore flessione dello S&P500 sotto il livello di 3100 prima che essi diventino aggressivi in vendita. (questo secondo l’analisi condotta dallo strategyst di JPMorgan).

Combinazione e’ che sugli stessi livelli (3050) si colloca la media mobile a 200 giorni dello S&P500.
Questo supporto tecnico, osservato da molti deve rimanere intatto per la prosecuzione nel lungo periodo del trend rialzista.
In prossimita’ dei livelli di 3050 potremmo assistere alla combinata presenza di fondi long in acquisto (fase di bottom fishing) e fondi algoritmi in vendita.
Possibile, quindi, che l’indice USA trovi un supporto in prossimita’ della media a 200 giorni. Tuttavia, la violazione di tale media potrebbe portare ad un violento movimento al ribasso. A vendere, in tal caso, sarebbero sia gli algoritmi che i fondi long (in stop loss).

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