Nell’ultimo decennio si è manifestata una netta preferenza verso i titoli growth (titoli con potenziale di crescita). Lo stile d’investimento value (titoli con valore) sta ancora registrando la sottoperformance storicamente più pronunciata rispetto allo stile growth (in termini sia di entità che di durata) e i titoli value sono scambiati a livelli prossimi al maggiore sconto di valutazione mai registrato. Dovremmo rifarci al culmine della bolla speculativa dot com del 2000 per trovare l’ultima volta in cui i titoli value sono stati scambiati a uno sconto così estremo. Se si esamina l’andamento storico, ogni volta che i titoli value hanno raggiunto livelli di valutazione così bassi i successivi rendimenti di lungo termine sono stati generalmente robusti. In passato i titoli value hanno mediamente raddoppiato nell’arco dei cinque anni successivi, partendo dai livelli di valutazione bassi come quelli attuali.
Il perché di questa sottoperformance è da ricercare in più motivi: il crollo dei prezzi del petrolio, le aspettative di crescita economica debole le difficoltà del settore finanziario a partire dalla crisi finanziaria globale hanno causato una decelerazione degli utili dei comparti finanziari ed energetico (tipicamente value); sall’altra parte i titoli tecnologici e dei consumi discrezionali (tipicamente growth) hanno generato ottimi utili.
Ora le aspettative per un tasso di crescita del PIL più sostenuta, accompagnata da inflazione in aumento, potrebbero far tornare in auge i titoli a valore. I dati storici evidenziano come nei 6/12 mesi successivi all’avvio della politica monetaria restrittiva negli Usa il value ha sempre sovraperformato il growth.
Nel grafico il rapporto iShares SP 500 Value ETF - iShares SP 500 Growth ETF.
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