Uno degli indici che maggiormente sembra soffrire l'attuale contesto è sicuramente il Nasdaq. Dopo l'incredibile corsa dal minimo covid del 2020 al massimo del novembre 2021 (con una performance sorprendente del 136%) attualmente è in fase di drawdown del 34% rispetto ai massimi del 2021. L'affondo del movimento correttivo, tuttavia, non sembra volersi esaurire ed infatti di recente i prezzi hanno bucato al ribasso i minimi di giugno 2022. Il movimento di storno è sceso sotto il livello 0,5 di Fibonacci.
Il prossimo livello di prezzo psicologicamente importante per l'indice è il massimo pre covid che porterebbe il Nasdaq ad uno storno totale superiore al 40%, che potrebbe essere di sicuro difficile da sopportare. Non volendo scomodare inutili paragoni con la crisi del 2000 /2001 che era stata causata da una bolla speculativa, già conosciamo la capacità di storno del Nasdaq, specie dopo un'importante bull run.
Personalmente tengo sott'occhio quest'indice, capace di grandi inversioni ed importante volatilità che, tuttavia, per la natura delle aziende al suo interno, potrebbe reagire meglio di altri nel momento in cui la FED dovesse far intravedere un atteggiamento più "docile" (siamo ancora lontani).
Probabilmente eravamo in attesa di uno storno sano e duraturo per riportare le quotazioni dell'indice sulla "terra". Era dagli anni 2000 che non vedevamo nel corso di un anno, 7 mesi su 9 chiusi in rosso. Gli ultimi due anni, per chi segue i mercati, sono estremamente didattici. Abbiamo la "fortuna" di poter studiare da vicino dei cicli che normalmente verrebbero a realizzarsi nel corso di 6/7 anni. Come investitori andiamo incontro a dei rischi, ma possiamo sfruttare anche importanti occasioni.
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