Cryptovalute si stabilizzano vicino a livelli record. “Profit taking”, dicono gli analisti. Rallenta anche l’economia Usa, ma l’inflazione e’ ancora troppo alta. Produzione industriale cinese in forte aumento a febbraio, deboli i consumi. Metalli industriali di nuovo comprati, accelerano i prezzi di argento e rame.
Venerdi’ 15 marzo, le Borse europee hanno chiuso in leggero progresso dopo una partenza debole, via via recuperata: Madrid la migliore, +1,01%, Milano +0,46%, Francoforte +0,06%, Parigi +0,04%, Londra -0,19%. Niente male la settimana: Milano +1,6%, Madrid +2,8%, Parigi +1,7%, Londra +0,9% e Francoforte +0,7%.
I mercati azionari salgono nonostante le aspettative ridimensionate sui tagli dei tassi da parte delle Banche centrali: la Federal Reserve (FED-Banca centrale Usa), dopo la delusione del “trittico” sull’inflazione a febbraio (prezzi al consumo, all’ingrosso ed all’importazione) non avra’ fretta di tagliare il costo del denaro nella riunione della prossima settimana, e probabilmente lo fara’ solo a giugno.
Eppure, nonostante la prospettiva di tassi invariati per almeno 3 mesi al livello più alto da 20 anni, Wall Street “gioca” attorno ai massimi storici: venerdi’ lo S&P500 ha perso -0,6%, il Nasdaq -1,0% ed il Dow Jones -0,1%, nella “giornata delle 3 streghe”, l’appuntamento trimestrale con le scadenze contemporanee dei future sugli indici, e delle opzioni sugli indici e sulle azioni.
In Cina scendono ancora i prezzi delle case nuove, prolungando la crisi del settore immobiliare, mentre la Banca centrale cinese (PboC) fa ancora mancare gli stimoli monetari (cioe’ il taglio di alcuni tassi sui mutui ipotecari).
Novita’ rilevanti in Giappone: la maggior organizzazione sindacale ha ottenuto aumenti salariali medi superiori al 5%, il piu’ forte in 30 anni: questo potrebbe indurre la banca centrale (BoJ) ad abbandonare la prolungata fase dei “tassi zero” che dura dal 2007, e decidere un lieve incremento del “repo rate” nel meeting di martedi’ 19.
Tornando all’inflazione Usa, i prezzi delle importazioni sono saliti di +0,3% a febbraio e quelli delle esportazioni di +0,8%, indicando come l’inflazione sia lungi dall’essere eradicata e confermando la tendenza ascendente dei prezzi al consumo, +3,2% su base annua, e dei prezzi alla produzione, +0,6% mensile.
Intanto a febbraio la produzione industriale Usa è risultata pressoche’ invariata, +0,1% mensile, mentre l’indicatore di marzo dell’attivita’ manufatturiera nell’area di New York (Empire State Manufacturing Index) e’ sceso di 18,5 punti a -20,9. Infine la fiducia dei consumatori americani, misurata dall'Universita’ del Michigan, è scesa a marzo a 76,5, da 76,9 di febbraio, col consenso che indicava un rialzo a 77,1.
Bitcoin, -4%, reduce da 2 mesi di performances stellare, e tutte le maggiori cripto sono scese lo scorso venerdi’: l’interpretazione piu’ ovvia e’ che si tratti di “profit taking” (prese di profitto), non esistendo ragioni fondamentali per il calo.
Il moltiplicarsi di segnali di forza dell’economia americana e di persistenza dell’inflazione oltre a spostare idealmente in avanti il momento del 1’ taglio dei tassi, favorisce la risalita dei rendimenti dei Treasury, vicini ai massimi 2024: quello del decennale sfiora 4,3%. In lieve risalita anche quello del BTP decennale benchmark, attorno 3,70%.
La Banca centrale Europea sottolinea come l’uso del denaro contante resti popolarissimo, riguardanto ancora 6 transazioni su 10 nell'area Euro nel 2022, nonostante il trend discendente degli ultimi anni: dal 79% del 2016 e’ sceso al 72% nel 2019 ed al 59% nel 2022.
Macro europea: Eurostat conferma a febbraio un’inflazione al consumo (CPI) di 2,6% nell’area Euro, in calo dal 2,8% di gennaio e dal 8,5% di febbraio 2023. La variazione piu’ bassa si registra in Lettonia e Danimarca, +0,6%, e Italia, +0,8%: quella piu’ alta in Romania, +7,1%, Croazia, +4,8%, ed Estonia +4,4%. Il maggior contributo alla crescita di febbraio viene dai servizi +1,7%, quello piu’ basso dall’energia, -0,4%.
Le Borse asiatiche hanno chiuso positive, con gli occhi puntati alle riunioni della BoJ (Bank of Japan) di domani, e della Federal Reserve di mercoledì. A Tokyo il Nikkei ha guadagnato +2,7%, grazie al nuovo calo dello Yen, ed in apparente contraddizione con l’aspettativa che la Banca centrale voglia chiudere la lunga era dei tassi negativi e delle politiche di controllo della curva dei rendimenti.
L'indice Hang Seng di Hong Kong ha segnato+0,1%, mentre sulle piazze cinesi domestiche lo Shanghai Composite ha guadagnato +1,0% e lo Shenzhen Composite +1,6%, metabolizzando “in positivo” il mix di dati macro che vedono la produzione industriale di febbraio in forte ascesa, +7% mensile, consumi privati ancora deboli. A Seoul l’indice Kospi ha guadagnato +0,7%.
Le Borse europee terminano la mattinata in modesto rialzo, +0,3% medio alle ore 13.00 CET: a parte le riunioni delle Banche centrali, questa settimana avremo la pubblicazione degli indici Pmi (Purchasing managers Index) europei di marzo, validi misuratori del “tono” dell’attività economica.
Lo spread di rendimento tra Btp decennali italiani ed omologhi Bund tedeschi “chiude” leggermente a 123 bps, dai 125 di ieri, ed anche il rendimento del benchmark decennale è in calo, a 3,68%, dal 3,70% della vigilia.
I future su Wall Street indicano riaperture in rialzo di circa +0,9%, nella settimana della riunione e dei commenti della FED di mercoledì.
Dopo 1 giorno di pausa, tornano gli acquisti sulle cryptovalute: prezzi in stabilizzazione (ore 13.30 CET)
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