Borse Usa e UE vicino ai massimi, si spera nella moderazione di Trump.
Anche le Borse cinesi riprendono quota, dopo i toni più distesi di Davos.
La congiuntura europea resta fragile, con qualche segnale di ripresa.
Bitcoin&co festeggiano il moltiplicarsi degli “endorsement” a Davos.
Il 23 gennaio è stato un giorno di movimenti contrastanti per le Borse europee. Milano ha registrato la performance peggiore, con una flessione dello 0,57%, mentre Francoforte, +1,04%, ha segnato un nuovo record per la seconda giornata consecutiva. Anche Parigi ha chiuso positivamente, col Cac40 a +0,86%, mentre Londra è stata “flat” con -0,04%.
Gli operatori restano concentrati sugli sviluppi internazionali, in particolare sull’impatto delle prime decisioni di Donald Trump nel suo 2’ mandato presidenziale Usa.
Trump ha alimentato preoccupazioni riguardo una possibile guerra commerciale globale, con l'annuncio di nuovi dazi su Canada e Messico a partire dal 1° febbraio e avvertimenti a Ue, Cina e Russia.
La reazione cinese, espressa dal vicepremier Ding Xuexiang al World Economic Forum di Davos, è stata di contrarietà, sottolineando che non esistono vincitori in una guerra commerciale e invitando alla cooperazione economica internazionale. Il governo di Pechino ha promesso di difendere con fermezza i propri interessi nazionali.
Nel frattempo, Wall Street ha registrato lievi rialzi: S&P500 invariato, ma ancora vicino ai massimi storici, e Nasdaq +0,2%, sostenuto dal buon andamento dei titoli tecnologici. Dow Jones, invece, in deciso +0,9%.
Nonostante le preoccupazioni per i dazi, il mood delle Borse Usa è relativamente ottimista, anche grazie ad alcune trimestrali positive e all'attesa di misure più contenute da parte di Trump.
Lo stesso presidente, in una dichiarazione del 23 gennaio, ha accennato a possibili dazi del 10% verso la Cina, ma ha giustificato tale mossa con il traffico di fentanyl destinato agli Usa dalla Cina attraverso Messico e Canada.
In Europa, il quadro economico resta debole. La Bundesbank (Banca centrale tedesca) ha confermato che la stagnazione economica in Germania persisterà a inizio 2025, e la riduzione del PIL di -0,2% nel 2024, che segna il secondo anno consecutivo di recessione per la più grande economia europea. Gli effetti di questa debolezza si riflettono nei dati su occupazione e produzione industriale.
Negli Usa il mercato immobiliare ha un piccolo segnale incoraggiante, con un lieve calo nei tassi sui mutui, scesi al 7,02% per i prestiti a 30 anni.
Il 24 gennaio, le Borse europee tentano il rialzo, influenzate dai segnali positivi provenienti dagli indici PMI, che indivcano leggera ripresa dell’attività produttiva.
Anche le parole di Trump al WEF di Davos, che hanno ridimensionato le minacce di ulteriori dazi, contribuiscono a migliorare il sentiment.
Il presidente americano ha anche fatto un passo verso un allentamento delle politiche monetarie, sostenendo la necessità di abbassare i tassi sia negli Usa che globalmente.
In Asia, Tokio ha perso -0,1%: la Banca del Giappone ha alzato i tassi d’interesse di 25 bps, avvertendo che la crescita futura sarà lenta e l’inflazione più alta del previsto. La maggior parte delle Borse asiatiche hanno visto rialzi significativi, con Shanghai e Shenzhen che hanno chiuso rispettivamente a +0,7% e +1,2%, e Hong Kong che ha guadagnato +1,9%.
Seul ha continuato la sua serie positiva, segnando un aumento dell'0,8%, supportata dalle prospettive favorevoli per i semiconduttori legate anche ai progetti tecnologici Usa.
A Milano, l’attenzione si concentra sulla mossa del Monte Paschi Siena, che ha lanciato un’offerta di scambio su Mediobanca, del valore di Eur 13,3 miliardi.
L’operazione ha suscitato reazioni contrastanti: le azioni Mediobanca salgono circa +3%, quelle di MPS sono crollate fino a -9%, in attesa dei prossimi sviluppi.
Nel frattempo, a Davos, il CEO di BlackRock, Larry Fink critica l’atteggiamento negativo dei mercati verso l'Europa, suggerendo che c'è un potenziale economico sottovalutato nel continente e che è il momento di tornare a investirvi.
Allo stesso evento, la presidente del FMI, Kristalina Georgieva, ha sottolineato come gli Stati Uniti siano avvantaggiati dalla produttività elevata grazie ai mercati dei capitali dinamici, mentre in Europa la situazione appaia stagnante.
Un altro segnale positivo è arrivato dalla presidente dell’ECB, Christine Lagarde, che ha dichiarato che l’inflazione nella zona-Euro è destinata a rallentare ulteriormente, portando a un possibile allentamento della politica monetaria: la riunione dell’ECB prevista del 30 gennaio potrebbe portare ad un ulteriore taglio dei tassi di interesse.
Sul fronte delle materie prime, il petrolio ha subito una flessione di -4% circa, in parte per le dichiarazioni di Trump, che ha chiesto all’OPEC di ridurre il costo del greggio. Le scorte statunitensi, tuttavia, sono diminuite, raggiungendo i livelli più bassi da marzo 2022.
Il prezzo gas naturale negli Stati Uniti ha registrato un calo, mentre quello in Europa ha visto un aumento significativo, +3% a 49 Eur/megawattora, a causa delle misure tedesche per sostenere lo stoccaggio.
In questo contesto, le criptovalute, e in particolare il Bitcoin, hanno beneficiato dell’ottimismo sul futuro digitale degli Stati Uniti, con un guadagno del 10% nel corso della settimana. La decisione della SEC di annullare alcune restrizioni sulle criptovalute è stata accolta positivamente dagli investitori.
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