Sulle Borse prevalgono incertezza e volatilità: cruciali i dati macro in arrivo.
Alcune trimestrali Usa deludono e aumentano le guidance “caute”.
La Federal Reserve e la BCE “chiamate” a tagliare già da settembre.
Materie prime deboli: segnalano attese di rallentamento crescita mondiale.
Ieri, 7 agosto, e’ ritornato un “mood” positivo su tutte le Borse che sembra lontano dal panic/selling di lunedì e dalle incertezze di martedì. I mercati sembrano aver accantonato lo scenario di imminente recessione negli Usa e, in parallelo, anche di un ipotetico taglio emergenziale dei tassi da parte della Federal Reserve.
Milano è stata la migliore, con +2,3%, segue Amsterdam, +2,2%, Parigi +1,9%, Londra +1,7% e Francoforte +1,5%.
Anche Wall Street ha dapprima messo a segno ampi guadagni, dimenticandosi il recente “lunedì nero” e le relative paure di recessione imminente, di escalation del conflitto in Medio Oriente, di rafforzamento troppo rapido dello Yen, per poi ripiegare e chiudere in ribasso: Dow Jones -0,6%, Nasdaq -1,1%, S&P500 -0,8%.
A propiziare un atteggiamento più “costruttivo” verso le azioni hanno contribuito le parole rassicuranti del Vice-governatore della Bank of Japan Uchida, secondo cui la Banca centrale nipponica dovrebbe mantenere la politica monetaria invariata, data la forte volatilità sui mercati, prima di varare nuovi aumenti dei tassi. Ieri Tokio ha recuperato oltre +1%, e lo Yen si è indebolito, per la gioia dei mercati...
In ogni caso, a testimoniare il fatto che dopo la tempesta di lunedì è tornato il sereno, c’è il Vix, il cosiddetto indice della paura che misura la volatilità delle opzioni sullo S&P500, il più importante indice di Wall Street che, dopo aver superato i 65 punti martedì, è piombato rapidamente a 21, vicino alle media storica.
I più recenti dati macroeconomici Usa sono misti: finalmente l’inflazione sta scendendo come desiderato, e l’occupazione mostra segnali di indebilimento: tutto sembra suggerire, ed il consenso sposa questo scenario, cioè che la Federal Reserve, nel prossimo Federal Open market Committee di Settembre, tagli i tassi per la 1’ volta dal 2020, non già nella misura canonica di 25 bps, ma di 50 bps.
Ieri la campagna di pubblicazione delle trimestrali Usa, ormai nella sua fase conclusiva, ha fornito qualche delusione: Disney, che pure ha battuto le stime di utili, ha lamentato la debolezza della divisione “parchi tematici”. Super Micro Computer (un leader della gestione di mega-server), ha mancato le attese del mercato. Infine Airbnb ha pubblicato risutati allineati alle attese, ma ha peggiorato la guidance.
La scorsa settimana le scorte petrolifere Usa (fonte Dipartimento dell’Energia) sono diminuite oltre le attese, registrando il 6’ calo settimanale consecutivo: -3,4 milioni di barili (le attese indicavano -1,6) a 429 milioni. Il prezzo del greggio ha rimbalzato dai minimi delle ultime settimane: WTI 75,3 US/barile, +0,4%.
Sui prezzi del petrolio sembrano agire, con spinte di segno opposto, le crescenti tensioni politico/militari in Medio Oriente, col rischio di un confronto militare diretto tra Israele ed Iran, che potrebbero minacciare l’offerta, e il rallentamento della crescita globale, ma in particolare in Cina e Usa, che si tradurrebbe in una minor domanda di greggio.
Sul mercato obbligazionario il relativo ritorno della propensione al rischio ha deteminato lievi rialzi dei rendimenti per i Governativi europei: quello del BTP 10 anni è risalito a 3,70, +4 bps, e quello dell’omologo Bund tedesco a 224, +6 bps: pertanto, si è ridotto a 146 bps da 148, lo spread BTP-Bund decennale, il più osservato in Europa.
Oggi, 8 agosto, sui listini europei prevale il segno negativo, in media -0,6% alle 13.30 CET. Dopo il crollo di lunedì 5, e 2 sedute di parziali recuperi, sembra tornare a prevalere la cautela di chi vede un’economia stagnante anche nella 2’ parte del 2024 in Europa, ed una frenata dell’economia Usa coi suoi riflessi sulla crescita globale.
E’ intanto unanime la richiesta di taglio del costo del denaro sulle 2 sponde dell’Atlantico e, dall’ECB (Banca centrale Europea-BCE), sono ora attesi 2 tagli da -0,25% entro la fine dell’anno.
In Asia stamane sono prevalse le vendite, a cominciare da Tokyo, -0,74%, comunque in recupero dal -2,0% toccato nelle fasi iniziali. Giornata “nera” per i titoli della cosmetica giapponese: Shiseido giù fino a -15% dopo aver annunciato una perdita operativa nel 1’ semestre, Kose' Corp. – 11%, per “simpatia”.
Taiwan ha perso -1,5%, Seoul -0,9%, mentre ha fatto eccezione l’Hang Seng (Hong Kong) che, ribaltando le perdite iniziali, ha poi chiuso a +0,7%.
Trend poco prevedibili sui mercati valutari, dove lo Yen giapponese rialza la testa in una giornata molto volatile, e dopo la debolezza di ieri: cross Dollaro/Yen a 146,1, da 147,4, e cross Eur/Yen a 159,5, da 161,2.
Tranquillo il comparto dei Govies europei: Spread BTp-Bund 148 punti base, +2, e rendimento stabile appena sotto 3,70% per il BTP decennale benchmarch italiano.
I future su Wall Street anticipano riaperture in leggero recupero, in attesa del dato settimanale sulle richieste di sussidi di disoccupazione negli Usa: il consensus indica 240 mila, in linea col dato medio delle ultime 4 settimane. (ore 13.30 CET)
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