Giornata ricca di dati macro Usa, utili a capire l’orientamento della FED. L’inflazione PCE di gennaio e’ il dato piu’ osservato dalla Federal Reserve. Congiuntura europea debole, ma non e’ recessione: Germania resistente. Primo anniversario della Guerra russa in Ucraina: Pechino vuole la pace.
Il dato aggiornato sul GDP (Prodotto interno lordo) americano nel 4’ trimestre, +2,7% anno su anno, ha ridimensionato il +2,9% della stima iniziale. Si tratta di una crescita ancora abbastanza buona, che conferma la resistenza dell’economia Usa ai ripetuti aumenti del costo del denaro e “suggerisce” che la FED (Federal Reserve-Banca centrale Usa) potrebbe proseguire con nuovi aumenti dei tassi.
D’altronde, gia’ nei verbali dell’ultimo comitato di politica monetaria (il FOMC del 1’ febbraio), quello che aveva deciso un aumento di soli +0,25%, si coglieva la convinzione della Banca centrale che "ci vorrà un po' di tempo" prima che l'inflazione torni all’obbiettivo desiderato del 2,0%.
Ieri, 23 febbraio, le Borse europee hanno comunque chiuso in rialzo, interrompendo la serie di 4 sedute negative: fatta eccezione per Londra, -0,28%, notiamo Milano +0,65%, Madrid +0,60%, Francoforte +0,50% e Parigi +0,25%.
A Wall Street, l’exploit di alcune azioni della tecnologia, tra le quali N-vidia con un sontuoso +14%, ha permesso saldi positivo a fine giornata: S&P500 +0,53%, Dow Jones +0,33%, e Nasdaq +0,72%.
Sul fronte macro europeo, e’ emerso che a gennaio l'inflazione nell'Eurozona è calata a 8,6% da 9,2% di dicembre, con i livelli annuali più bassi in Lussemburgo, 5,8%, Spagna, 5,9%, Cipro e Malta, 6,8% e quelli piu’ elevati in Ungheria, 26,2%, Lettonia, 21,4% e Repubblica Ceca, +19,1%.
Se e’ vero che a gennaio l'inflazione annuale è scesa in 18 paesi dell’Unione Europea, spiace riscontrare che e’ risalita in 9 e che in Italia, pur calando a +10,7% da 12,3% di dicembre, resta a doppia cifra. Il dato “core” europeo, cioe’ depurato della componente “cibo ed energia”, sale da +5,2 a +5,3%, ricordandoci che l’inflazione non e’ debellata. Appuntamento al 2 marzo per la prossima stima flash su febbraio!
In Germania nel 4’ trimestre l’economia si e’ contratta del -0,4%, peggiorando la prima stima di -0,2%. A questo dato si associa quello IFO sulla fiducia delle imprese tedesche, salito leggermente a febbraio a 91,1 da 90,2 di gennaio e verso attese di 91,4, e quello in deciso miglioramento sulla fiducia dei consumatori, a -30,5 dal -33,8 precedente, grazie al crollo dei prezzi dell’elettricita’ e del gas.
Sempre ieri, 23 febbraio, l’ultimo aggiornamento sul mercato del lavoro Usa ne conferma l’incrollabile forza: le nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione (jobless claims) sono scese a 192 mila, -3 mila dalla settimana precedente e sotto le attese di 197 mila.
Oggi negli Usa sara’ da seguire con attenzione il dato di inflazione Pce di gennaio (Personal consumer expenditures) che essendo molto “sbilanciato” verso le spese per acquisto/mantenimento della casa (“sheltering”) e’ molto considerato dalla FED nelle sue valutazioni di politica monetaria. Si stima che, per la specificita’ del paniere di misurazione, restera’ stabile.
Nel ricco calendario macro Usa di oggi troviamo anche i numeri relativi a reddito e spese personali di gennaio, e quelli relativi alla vendita di nuove case e alla fiducia dei consumatori (curato dall’Università del Michigan) di febbraio.
La prospettiva di banche centrali ancora “hawkish” (con attidudine “ da falco”, alias rstrittive) e per un tempo prolungato, contribuisce al movimento al rialzo dei rendimenti dei titoli governativi: pur senza degenerazioni sugli spread europei, con quello tra BTP decennali italiani e omologhi Bund tedeschi stabile attorno a 195 bps, si nota che il BTP “benchmark” punta a +4,5%, un livello considerato di pre-allarme.
Resta rilassato il fronte delle materie prime energetiche: il prezzo del petrolio WTI (West Texas Intermediate) sale oggi, 24 febbraio, +1,3% a 75,4 Dollari/barile, mentre quello del metano europeo sul TTF di Amsterdam recupera leggermente, +0,4% a 50,8 Euro/megawattora, dopo aver perso oltre -80% dai massimi di giugno 2022.
In Asia stamattina solo Tokyo, col Nikkei a +1,3%, segna apprezzabili recuperi, celebrando le parole del nuovo Governatore della Banca del Giappone, Kazuo Ueda, con cui ha promesso di mantenere una politica monetaria decisamente accomodante.
Poche reazioni sul cambio dello Yen, stabile attorno a 134,6 verso il Dollaro Usa e a 142,6 verso l’Euro. Cambio Euro/Dollaro attorno a 1,06, nell’attesa del dato di PCE americano che potrebbe avere riflessi significativi sul cambio della moneta Usa.
Le tensioni tra Pechino e Washington, e le parole amichevoli verso Mosca dei vertici della diplomazia cinese nell'anniversario dell'invasione russa in Ucraina, non aiutano le altre borse dell’area Asia-pacifico: male Hong Kong -1,7%, Shanghai -0,6% e Seoul -0,6%: si salva Sydney, +0,30%. Mumbai -0,3%: il gruppo indiano Adani ha annunciato un roadshow per rassicurare gli investitori nei prossimi giorni.
Le Borse europee hanno aperto in rialzo, ma l’ottimismo e’ andato scemando verso la fine della mattinata, nel timore che il dato sull’inflazione PCE possa risultare testardamente alto, suggerendo nuove mosse restrittive da parte della FED. I futures su Wall Street, alle 13.30 CET, sono leggermente negativi. (ore 13.30 CET)
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