CAMPARI: supportiLONG & SHORT
Fabio Pioli
E’presto per decretare la fine del trend ascendente su Campari ?
Sì lo è, in quanto i suoi supporti di lungo periodo si trovano in area 8,10 euro e tale livello potrebbe funzionare barriera contro la discesa o viceversa venire rotto.
Solo nel caso venisse rotto occorrerebbe mettersi short sul titolo con stop-loss da definirsi ( Figura 1 )
Fig 1 CAMPARI – Grafico mensile.
La presente è una comunicazione di marketing e non rappresenta una ricerca preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’ indipendenza di una ricerca in materia di investimento e non è soggetta a nessun divieto che proibisca le negoziazioni da parte degli analisti e dei soggetti rilevanti prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti
*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
Azionario
SNAM: occhio alle resistenzeLONG & SHORT
Fabio Pioli
Quello che forse si trova più vicino ad un long è Snam Rete Gas .
Si guardi infatti la resistenza di 4,95 su grafico settimanale: se superata basterebbe a far riprendere il trend positivo del titolo e suggerirebbe un long con stop-loss a 4,62.
Fig 1. SNAM RETE GAS – Grafico settimanale.
La presente è una comunicazione di marketing e non rappresenta una ricerca preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’ indipendenza di una ricerca in materia di investimento e non è soggetta a nessun divieto che proibisca le negoziazioni da parte degli analisti e dei soggetti rilevanti prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti
*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
Analizziamo il comportamento degli investitori professionali.Con il piccolo rimbalzo odierno, (nel momento in cui scrivo il mini future sull’S&P500 guadagna l’1% circa), il mercato americano conferma di essere una valida alternativa, con una tenuta sostanzialmente soddisfacente rispetto ad altri indici Europei o di Paesi Emergenti.
Le motivazioni sono sicuramente da ritrovarsi nella minore dipendenza degli Stati Uniti da fonti energetiche russe e nella capacità degli asset denominati in dollari di attrarre gli investitori che in qualche maniera cercano di posizionarsi su una valuta forte durante le fasi di volatilità.
Rispetto ai precedenti massimi di inizio 2022, l’indice S&P500 ha perso “solo” il 12% circa.
Come mia consuetudine, periodicamente (specialmente durante gli scossoni di mercato), amo verificare il comportamento di alcune categorie di operatori, per provare ad individuare dei livelli importanti dove poter eventualmente accumulare posizioni da detenere nel lungo periodo.
Analizzando la rappresentazione grafica del COT report, possiamo notare come, dal punto di vista comportamentale, durante i veloci ritracciamenti , gli operatori retail (individuati dalla linea rossa) tendano a ridurre la loro esposizione, magari monetizzando i guadagni o limitando le perdite psicologicamente non sopportate.
Gli investitori istituzionali e le banche, al contrario, hanno accumulato posizioni durante questa discesa delle quotazioni (linea verde).
La situazione di mercato attuale non è di certo semplice, e le prospettive future sembrano essere alquanto deteriorate o incerte. Inflazione, costo delle materie prime, fonti energetiche alle stelle e conflitto che coinvolge una super potenza mondiale, sono un mix esplosivo per la volatilità e l’insicurezza ei mercati, che potrebbero essere sensibili allo spettro di un periodo di recessione che potrebbe essere alle porte.
Personalmente, a chi ha liquidità a disposizione, consiglierei di non giocarsi tutte le cartucce “subito”, ma magari di parzializzare l’ingresso (per quanto riguarda il comparto azionario), mantenendo sempre un atteggiamento orientato alla prudenza.
ITALGAS: occhio alla chiusura della settimanaLONG & SHORT
Fabio Pioli
Italgas ha dato l’ illusione che i suoi prezzi potessero partire verso l’ alto.
Bisognava però essere pazienti e attendere la chiusura settimanale.
Tale ragionamento vale tuttora e solo una chiusura di settimana sopra i 5,66 euro potrebbe virare il trend al rialzo ed ingenerare un long che abbia uno stop-loss a 5,48 (attualmente) ( Figura 1 )
Fig 1. ITALGAS– Grafico settimanale.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
UNIEURO: dove uno short?LONG & SHORT
Fabio Pioli
Viene giù come un sasso Unieuro . Il motivo? Era salito troppo.
Tuttavia, a ben notare, il titolo si trova proprio sul suo supporto di lungo periodo; dal che consegue che se venisse rotto il trend ribassista si potrebbe dire appena iniziato, non finito.
Bisognerà aspettare fino a fine Marzo ma in caso di rottura dei 16 euro si avrebbe quindi un segnale short con stop-loss sopra i 20,20 euro ( Figura 1 )
Fig 3 UNIEURO – Grafico mensile.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
HERA: attenzioneLONG & SHORT
Fabio Pioli
Attenzione invece a Hera che avendo, come si vede, rotto il supporto posto a 3,43 è dichiaratamente in un trend ribassista ( Figura 1 )
Fig 1. HERA– Grafico settimanale.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
BANCA GENERALI: dove un long?LONG & SHORT
Fabio Pioli
Banca Generali è arrivata al supporto mensile di 30,70 euro ( Figura 1 )
Fig 1. BANCA GENERALI– Grafico mensile.
tenendo tale supporto e superando la resistenza posta a 35 euro, indurrebbe ad un long per assecondare il nuovo trend rialzista ( Figura 2 )
Fig 2. BANCA GENERALI– Grafico settimanale.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
ERG: è ora di acquistare?LONG & SHORT
Fabio Pioli
E’ invece recentemente scesa Erg , quindi ci si può domandare se sia il caso di comprarla.
Non ora, perché qui non vi sono conferme di inversione particolari ma al superamento della resistenza posta a 27,21 ( Figura 1 )
Fig 1. ERG– Grafico settimanale.
In tal caso long con stop-loss a 23,49 se tale dovesse rimanere il minimo di periodo.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
AZIMUT: occhio ai supportiLONG & SHORT
Fabio Pioli
Il movimento ribassista di Azimut minaccia di diventare serio se dovesse rompere i 22,64 euro di supporto ( Figura 1 )
Fig 1. AZIMUT – Grafico settimanale.
In tal caso si potrà aprire uno short con stop-loss a 26,74.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
OVS: supportiLONG & SHORT
Fabio Pioli
Si faccia attenzione a OVS perché sta affrontando i suoi supporti. Rompendoli andrebbe incontro ad un’ inversione di trend (al ribasso) e potrebbe mirare ai 1,98 euro.
Short dunque rotti i 2,308 con stop-loss a 2,77 ( Figura 1 )
Fig 1. OVS– Grafico settimanale.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
INTERPUMP: dove un long?LONG & SHORT
Fabio Pioli
A riprova del fatto che ai titoli piace arrivare ai supporti c’è Interpump . La sua non adesione al recente rialzo (che ha riguardato soprattutto i bancari, per la verità) è prova di ciò.
Ora che però ai supporti è giunta, ci sarebbe evidenza di una ripresa del suo trend rialzista se superasse la resistenza dinamica di 61,08 ( Figura 1 ). Lo stop-loss sarebbe a 50,59, in questo momento.
Fig 1. INTERPUMP– Grafico settimanale.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
INWIT: occhio al supporto mensileLONG & SHORT
Fabio Pioli
Articolo del 04/02/2022
E’ da inizio 2020 che Inwit fa un passo avanti e uno indietro come i gamberi, non andando da nessuna parte.
Se però il supporto mensile di 9,389 venisse rotto, si potrebbe scommettere con uno short con stop-loss a 11,01 su un’ inversione di trend al ribasso ( Figura 1 )
Fig 1. INWIT– Grafico mensile.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
BANCA MPS: attenzioneLONG & SHORT
Fabio Pioli
Articolo del 04/02/2022
Si faccia attenzione a Banca Mps per il rialzo: nulla scende per sempre e questo vale anche nel caso della banca senese. Il superamento al rialzo della resistenza di 0,9867 sarebbe un’ indicazione di un trend in salita che inizia e comprare con lo stop-loss a 0,770 diverrebbe una buona strategia ( Figura 1 )
Fig 1. BANCA MPS– Grafico settimanale.
La presente è una comunicazione di marketing e non rappresenta una ricerca preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’ indipendenza di una ricerca in materia di investimento e non è soggetta a nessun divieto che proibisca le negoziazioni da parte degli analisti e dei soggetti rilevanti prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti
*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
FINECOBANK: dove un long?LONG & SHORT
Fabio Pioli
Sarà probabilmente discriminante il superamento o meno in chiave settimanale del livello di resistenza statica di 16,18 euro per chiarire se Fineco avrà la forza di spingersi in un nuovo trend rialzista ( Figura 1 )
Fig 1. FINECO – Grafico settimanale.
IN tal caso potrebbe essere plausibile effettuare un long con stop-loss a 14,62
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
BREMBO: resistenze LONG & SHORT
Fabio Pioli
Riusciamo a trovare qualcosa di meglio sui singoli titoli?
Sicuramente Brembo si trova ad affrontare quelle che, su base mensile, sono le sue triplici resistenze di area euro 12,62.
Riuscirà a superarle?
Di certo se così non dovesse avvenire ci troveremmo a dover aspettare i supporti, sempre mensili, di 11,76 che, se rotti, ingenererebbero uno short necessitante uno stop-loss a 13,53 ( Figura 1 )
Fig 1. BREMBO – Grafico mensile.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
LA FED SCUOTE TUTTI I MERCATI? NO! ANALIS MACRO ULTIMA SETTIMANABuongiorno ragazzi, oggi volevo analizzare quello che è successo la scorsa settimana sui mercati finanziari statunitensi, in quanto è stata abbastanza particolare. Ci sono stati diversi dati macroeconomici e dichiarazioni che hanno fatto da padroni indiscussi. Tra questi elenco il vertice OPEC tenuto il 4 gennaio, i verbali degli incontri del FOMC del 5 gennaio ed infine i dati sulla disoccupazione e i non farm payrolls di venerdì 7 gennaio.
DECISIONI DELLA OPEC SULLA PRODUZIONE DI PETROLIO
La OPEC ha confermato che procederà con il previsto aumento della produzione di petrolio per il mese di febbraio 2022. L’aumento sarà di 400000 barili al giorno: quest’ultimo è stato approvato dopo che i membri OPEC hanno stimato un eccesso di offerta nell’anno 2022 inferiore a quello previsto in precedenza.
Nonostante la OPEC si attenda un nuovo surplus le stime indicano che sarà nettamente più contenuto di quanto ci si attendesse in precedenza con la produzione di petrolio che supererà la domanda mondiale di 1,4 milioni di barili al giorno nei primi tre mesi dell’anno rispetto agli 1,9 milioni della valutazione precedente.
Come ha preso la notizia il future sul Petrolio? Vediamo:
Dai minimi a 62$ circa del 2 dicembre, sembra che il Petrolio abbia recuperato piuttosto bene. A fine anno è stata rivisitata la resistenza a 76$ circa, quasi in corrispondenza della media a 50 periodi: il prezzo ha dapprima rintracciato brevemente, per poi andare (il 4 gennaio, giorno del meeting OPEC) a rompere al rialzo la media a 50 periodi, segnando infine una performance settimanale del +4,91%. Direi quindi che il mercato ha reagito piuttosto bene al meeting OPEC, non tanto perché la produzione è stata confermata anche per febbraio in aumento (ciò entrerebbe in contrasto per la legge della domanda dell’offerta, che dice che l’aumento dell’offerta di una materia prima è difficilmente accompagnata da un rialzo del prezzo della materia prima stessa), ma quanto perché gli aspetti della variante omicron, a conti fatti, non rallenteranno quanto ci si aspettava il consumo di petrolio.
Nonostante sembri che la positività in questa commodity sia tornata, vi voglio mostrare un piccolo campanello d’allarme, derivante dal cot report:
Vedete come il ribasso di tutto novembre (mese della scoperta della variante omicron) sia stata accompagnata da un trend ribassista da parte dei contratti dei large-speculators: probabilmente, in quello stesso periodo, tante operazioni erano state chiuse per 2 motivi:
1. Paura e incertezza nei riguardi della nuova variante che avrebbe potuto bloccare nuovamente l’economia mondiale
2. Prese di profitto a seguito del grande impulso rialzista di settembre-ottobre
Nell’ultimo mese (nonostante il prezzo si sia ripreso e sia passato nuovamente sopra la media a 50 periodi) si è creata una divergenza: lo spread tra contratti long e short si accorcia nonostante il prezzo continui a salire; come mai? Questo non posso saperlo, ma comunque lo considero un campanello di allarme, simbolo del fatto che il prezzo forse non è forte come sembra.
Per quanto riguarda invece la volatilità sull’asset, direi che si è tornati in condizioni di “tranquillità”, dal momento che l’indicatore è sceso sotto i 45 punti:
Quale sarà quindi il futuro destino del petrolio? Lo vedremo prossimamente, io vi ho riportato alcuni indicatori, ai quali vorrei aggiungervene un altro: tipicamente, in periodi di inflazione, le materie prime tendono a performare bene e tra queste non può certo mancare il crude oil.
IL FOMC, CIO’ CHE HA SCOSSO I MERCATI. MA PROPRIO TUTTI?
E qui veniamo ai verbali degli incontri del FOMC del 5 gennaio. In quell'occasione, i banchieri hanno annunciato l'accelerazione del processo che metterà fine agli stimoli monetari, con un tapering di 30 miliardi di dollari al mese (e non più 15 miliardi) per mettere fine al programma di aiuti da 120 miliardi al mese entro marzo. Il programma prevedeva 80 miliardi in titoli di Stato e 40 miliardi in titoli garantiti da mutui ipotecari. Inoltre, dopo il primo aumento dei tassi, si prevede anche una riduzione del bilancio.
Vi rilascio alcuni punti salienti dell’incontro:
“L'inflazione si sta dimostrando più alta e duratura del previsto e, per questo, potrebbe essere necessario alzare i tassi d'interesse prima del previsto; inoltre, è necessario ridurre il passo degli aiuti monetari, non più così necessari. Se il mercato del lavoro continuerà a migliorare con questo passo, i prerequisiti per un aumento dei tassi d'interesse potrebbero essere raggiunti relativamente presto”
Inoltre, dal dot plot (che è un grafico che registra ogni 3 mesi le previsioni della Fed) è emerso che la maggioranza dei banchieri prevede ora almeno tre rialzi dei tassi d'interesse nel 2022. Dopo la precedente riunione, a settembre, nove componenti su 18 del FOMC avevano invece ipotizzato almeno un rialzo dei tassi nel 2022.
Questa notizia è stata una sorpresa per i mercati che, come spesso vi dico, non hanno reagito affatto bene. Usando dei grafici a 30 minuti, vediamo quale è stata la loro reazione:
Vediamo come i due benchmark principali abbiano performato piuttosto male all’uscita del comunicato: l’S&P ha perso il -1,6%, mentre il Nasdaq il -1,92%. Sapete perché quest’ultimo è andato peggio? Ne parlo spesso, ma ora lo mostrerò:
A sinistra del grafico vi ho riportato la reazione del rendimento del decennale americano; vediamo come esso sia salito del +1,22%. Era normale che tale notizia scuotesse anche il mercato obbligazionario! Ma tornando a noi: come mai il Nasdaq ha perso di più? Per la correlazione che esiste tra inflazione e titoli growth! Ricordo che la parte lunga della curva dei rendimenti (costituita dalle scadenze a 10, 20 e 30 anni) si innalza tipicamente per due motivi: o per una previsione di crescita economica o per un’inflazione persistente (ed è ciò che è successo); direi che in questo momento siamo in una fase di espansione economica che non troppo tardi volgerà al termine, per cui la risalita dei rendimenti dei titoli a scadenza lunga è data dalla paura degli investitori di un’inflazione più persistente e duratura di quanto ci si aspettasse. Quali sono i titoli che più vengono danneggiati da un’inflazione alta e persistente? I titoli growth, che basano i loro guadagni sul futuro e non nel presente, e sappiamo quanto l’inflazione, appunto, eroda i guadagni futuri!
Guardate la correlazione inversa che esiste tra i rendimenti del decennale americano, il Nasdaq e l’etf XLK che rappresenta un paniere di aziende tecnologiche. Vedete che si muovono con buona approssimazione in maniera quasi opposta? Assistiamo a una correlazione molto inversa soprattutto quando il rendimento del decennale tende ad accelerare in maniera abbastanza aggressiva, come mostra appunto l’immagine:
Detto ciò, abbiamo capito come le tech, questa settimana, abbiano performato piuttosto male a causa del rialzo dei rendimenti obbligazionari. Al contrario di queste ultime, le value hanno invece performato bene, andando a segnare addiritura un +1,14%.
Vorrei inoltre farvi notare un qualcosa di importante:
Negli stessi momenti in cui il rendimento del decennale americano aumenta rapidamente, il settore Value tende a segnare buone performance, al contrario, come abbiamo visto prima, del tech. Sembra quasi che, in certi momenti, i due asset siano correlati positivamente. Sapete qual è la spiegazione?
Per farvelo capire, andrò a spacchettare l’etf del settore value dell’S&P500 per settori:
SETTORE FINANZIARIO 15,87%
SETTORE SANITARIO 15,56%
SETTORE INDUSTRIALE 12,89%
SETTORE TECNOLOGIE INFORMATIVE 12,40%
SETTORE CONSUMER STAPLES 10,72%
SETTORE CONSUMER DISCRETIONARY 7,72%
SETTORE SERVIZI DI COMUNICAZIONE 6,92%
SETTORE ENERGETICO 5,31%
SETTORE UTILITIES 5,04%
SETTORE MATERIALI 3,96%
SETTORE IMMOBILIARE 3,33%
Come possiamo notare, il peso maggiore è dato dal settore finanziario. Chiediamoci una cosa: come reagisce il settore finanziario all’aumento dei tassi di interesse e di conseguenza all’aumento dei rendimenti del decennale americano? Reagisce alla grande, tant’è che esiste una correlazione piuttosto positiva; vediamola:
Come mai c’è una correlazione diretta tra questi due asset? Le banche ricevono finanziamenti e creano successivamente guadagni in questo modo: ricevono innanzitutto fondi tramite i depositi dei clienti, a cui pagano tassi d’interesse a breve termine. Quindi, la parte corta della curva del rendimento rappresenta i costi di prestito della banca. Successivamente, guadagnano prestando denaro a tassi a lungo termine più alti. La differenza tra i due tassi (quello a lungo termine meno quello a breve termine) è nota come spread del tasso d’interesse e rappresenta il guadagno potenziale della banca. Quindi, più alto è un rendimento a scadenza lunga, più una banca ci guadagna, ecco spiegato il motivo! Il +5,43% dell’ultima settimana del settore finanziario non è stato un caso:
L’altro best performer della settimana è stato il settore energetico, rinforzato chiaramente dalla bella performance settimanale del petrolio, che segna un oltre +10%!
Vediamo le performance degli altri settori, per poi analizzare i titoli di stato a diversa scadenza, le materie prime e il dollaro.
SETTORE INDUSTRIALE E MATERIALI
Vediamo come il settore industriale abbia performato molto meglio rispetto a quello dei materiali. Non è un caso dal momento che, nel settore “value”, l’industriale occupa un peso del 12,89%.
SETTORE SANITARIO E DELLE COMUNICAZIONI
Il settore sanitario, nonostante rappresenti il secondo settore per peso all’interno dell’etf del settore value, ha subito tante vendite, chiudendo con una performance del -4,64%. Quello delle comunicazioni, invece, è ormai da diverso tempo in difficoltà, in particolare da inizi settembre 2021.
SETTORI BENI DI PRIMA NECESSITA’ E BENI DISCREZIONALI
I due settori hanno performato piuttosto diversamente: quello dei beni discrezionali male, -2,43%, mentre quello dei beni di prima necessità appena appena bene, segnando un +0,40%: questo è probabilmente dovuto al fatto che XLP è un settore difensivo, per cui probabilmente alcuni investitori hanno scaricato posizioni su settori più rischiosi a beneficio di alcuni meno rischiosi e quindi più difensivi. Ciò però è accaduto solo in XLP e non nel settore utilities, nonché difensivo, che perde oltre il punto percentuale:
Molto male il Real Estate, che segna una performance negativa del -4,9% dopo una cavalcata durata qualche settimana.
INDICE DELLE PAURE SUI MERCATI: VIX E VXN
Vediamo come i due indici, VIX (volatilità S&P500) e VXN (volatilità Nasdaq) si siano mossi in modo diverso: il VIX è rimasto all’interno dell’area di relativa tranquillità (sotto i 20 punti) mentre il VXN, al contrario, è salito oltre i 25 punti, a volatilità quindi preoccupanti. Come mai questa divergenza tra i due indici? Perché si ha avuto maggior paura per i titoli tech (e quindi del Nasdaq) a causa del rialzo dei rendimenti del decennale e per tutti i motivi che ho spiegato precedentemente!
MONDO OBBLIGAZIONARIO
Vi ho condiviso due curve dei rendimenti ben distinte, una di Q3 2021 (con i rendimenti del 2 agosto 2021) e una di Q1 2022 (quella odierna). Le due curve appartengono a due momenti ben distinti: in quella di Q3 2021 la banca centrale era abbastanza “rilassata” in quanto riferiva nelle sue riunioni il fatto che i tassi non sarebbero stati aumentati a breve, che l’inflazione era transitoria e la crescita economica robusta, con dati sul lavoro e disoccupazione via via migliorativi; alla curva odierna invece appartiene una Fed ben più aggressiva per i motivi di cui vi ho parlato all’inizio di questa idea.
Vi ho condiviso queste due curve per un particolare motivo: avete mai sentito da qualche professionista dire “la banca centrale può controllare solo la parte breve della curva”? Questo è il tipico esempio.
Guardiamo come i rendimenti alle brevi scadenze siano più ripidi oggi di quanto non lo fossero in Q3 2021; la parte a scadenze brevi della curva dei rendimenti (da scadenze di qualche mese fino ai 7 anni) è determinata dalle aspettative per la politica della Federal Reserve; il rendimento di quella parte aumenta quando ci si aspetta che la Fed aumenti i tassi e diminuisce quando ci si aspetta che i tassi di interesse vengano ridotti. L’estremità lunga della curva dei rendimenti, invece, è influenzata da fattori quali le prospettive sull’inflazione, la domanda e l’offerta degli investitori, la crescita economica.
Come ho spiegato diverse volte, se la crescita è robusta e l’inflazione in aumento, il prezzo delle obbligazioni a lunga scadenza dovrebbe scendere. Questo fa salire i rendimenti a 10,20 e30 anni e, di conseguenza, la curva diventa più ripida. Se una banca centrale risponde alle pressioni inflazionistiche alzando i tassi di interesse a breve termine, la curva si appiattisce, è questo è infatti quello che stiamo vedendo negli ultimi tempi; vediamo infatti che nella parte lunga troviamo una “gobbetta”; questo è sinonimo del fatto che si sta scommettendo in un futuro rallentamento economico (in quanto il rialzo dei tassi di interesse, tipicamente, avviene alla fine o comunque in prossimità della fine di un’espansione economica, per il fatto che una ripresa e successivamente un’espansione si portano dietro anche un’alta inflazione).
Tuttavia, i rendimenti hanno fatto i protagonisti la scorsa settimana, andando ad incrementare in maniera abbastanza notevole:
Vediamo infatti come le due scadenze lunghe siano salite in maniera vertiginosa: ciò è probabilmente dovuto all’incertezza degli operatori riguardo un’inflazione che si potrà dimostrare più dura e persistente di qualche tempo fa; questo è stato dichiarato anche dalle FED che appunto, per combatterla, prevede 3 aumenti dei tassi.
Avete quindi capito il motivo della forma della curva dei rendimenti odierna rispetto a quella di qualche mese fa? Se no, commentate e sarò più chiaro.
IL DOLLARO AVEVA PROBABILMENTE GIA’ SCONTATO TUTTO E CIO’ HA AIUTATO LE COMMODITIES
Spesso ho detto che probabilmente il dollaro aveva già scontato il tapering e probabilmente qualche aumento dei tassi di interesse; credo che questa ipotesi possa essere ora considerata vera in quanto il dollaro stesso, all’annuncio aggressivo della FED, si è mosso poco. Anzi, si trova in un canale di lateralizzazione da ormai 2 mesi, dal 17 novembre:
Da questa lateralizzazione ne hanno beneficiato le materie prime (guardate il grafico a destra, il bloomberg commodity index) che, dopo aver disegnato un doppio minimo sulla struttura a 27 dollari, sono ripartite al rialzo, segnando una performance settimanale del +2,41%!
NON FARM PAYROLLS E DISOCCUPAZIONE
Infine, vi riporto altri due catalizzatori della scorsa settimana: le buste paga del settore non agricolo, che hanno registrato un aumento di 199mila nuovi posti di lavoro a dispetto delle stime di investing.com di 400mila, e i dati sulla disoccupazione molto positivi, scesi al 3,9% dai 4,1% del mese precedente.
Questi ultimi sono due dati molto importanti, per 2 motivi: i mandati della FED sono il controllo dell’occupazione e il monitoraggio dei livelli d’inflazione: a seconda dei prossimi dati sui posti di lavoro, la FED potrebbe decidere se anticipare o posticipare l’aumento dei tassi, e quindi se essere più aggressiva o meno, e questo potrebbe scuotere ancora i mercati; i livelli di disoccupazione via via decrescenti danno invece sostegno all’inflazione, in quanto più persone possono spendere, la domanda dei beni si alza e di seguito l’inflazione stessa; interessante sarà vedere i prossimi dati sulle vendite al dettaglio in quest’ottica.
Spero quest’idea sia uno spunto riflessivo per tutti.
MATTEO FARCI
CEMENTIR HOLDING: dove un long?LONG & SHORT
Fabio Pioli
Cementir Holding avrà la possibilità di uscire dalla secche in cui si trova soltanto al superamento dei 8,32 euro. In tale evenienza un long con stop-loss a 8 euro sarebbe auspicabile ( Figura 1 )
Figura 1 CEMENTIR HOLDING – grafico giornaliero.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
ENI: positivoLONG & SHORT
Fabio Pioli
Parliamo di ENI .
Per adesso il titolo energetico mantiene il suo trend settimanale positivo.
Fino a quando? Fintantoché verranno tenuti gli 11,60 euro di supporto. Tolto eventualmente tale livello si potrà tentare uno short con stop-loss a 12,84 euro ( Figura 1 )
Figura 1 ENI – grafico settimanale.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
STELLANTIS: resistenzeLONG & SHORT
Fabio Pioli
Anche Stellantis è in una situazione analoga di rimbalzo ma essendo proprio a lambire le resistenze basterebbe un indebolimento a rompere i 16,28 euro per decretare uno short con stop-loss a 17 euro ( Figura 1 ).
Figura 1 STELLANTIS – grafico giornaliero.
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*Fabio Pioli, trader e analista finanziario
ANIMA HOLDING: terra di nessunoLONG & SHORT
Fabio Pioli
Anima Holding si trova in questo momento in una “terra di nessuno” in quanto fintantoché non superi la sua resistenza di 4,441 euro sarà inquadrabile in un trend negativo nella sua fase di rimbalzo.
Nel caso del superamento di 4,441 però invertirebbe trend e si potrebbe fare un long che tenga uno stop-loss di 4,076 ( Figura 1 )
Figura 1 ANIMA HOLDING – grafico giornaliero.
La presente è una comunicazione di marketing e non rappresenta una ricerca preparata conformemente ai requisiti giuridici volti a promuovere l’ indipendenza di una ricerca in materia di investimento e non è soggetta a nessun divieto che proibisca le negoziazioni da parte degli analisti e dei soggetti rilevanti prima della diffusione della ricerca in materia di investimenti
*Fabio Pioli, trader e analista finanziario