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Importanza del settore immobiliare per l'economia e per l'S&P500L’immobiliare è uno dei settori che più impatta sull’economia di un paese. L’obiettivo di questa analisi è proprio quello di capirne i motivi, grazie all’utilizzo della macroeconomia e dei relativi grafici correlati.
I protagonisti dell’analisi:
• Settore immobiliare
• Prodotto interno lordo
• Politica monetaria
• Mutui dei consumatori
• Reddito dei lavoratori
• Vendite di nuove abitazioni
• Prezzo delle abitazioni
• Vendite al dettaglio
• Produzione industriale
• Tasso di disoccupazione
• Utili delle società dell’S&P500
• S&P500
Buona lettura!
1. L’IMPORTANZA DEL SETTORE IMMOBILIARE NELL’ECONOMIA DI UN PAESE
Definirei il mercato immobiliare come un “meccanismo”. La stessa definizione potrebbe risultarvi piuttosto contorta, eppure è così!
Il titolo del paragrafo menziona la parola “economia”; ebbene, in diverse delle ultime analisi ho rimarcato che il dato macroeconomico capace di misurare la sua intensità è il prodotto interno lordo. Ricordiamo la sua formula, utilizzando il metodo della spesa:
PIL = C (consumi) + I (investimenti) + G (spesa pubblica) + (EXPORT-IMPORT)
Se è vero che il mercato immobiliare ricopre una grande importanza, sicuramente impatterà su alcune delle variabili del PIL stesso. In particolare:
• Sui consumi
• Sugli investimenti
Immaginiamo ora di vivere in un contesto economico in cui un gran numero di consumatori inizi ad acquistare immobili; ad esempio:
• Immobili residenziali (quelli destinati ad utilizo abitativo come appartamenti, condomini e ville)
• Immobili commerciali (quelli destinati per scopi appunto commerciali come supermercati, negozi di abbigliamento, uffici, ristoranti)
Acquistare un immobile equivale ad un consumo (C) o ad un investimento (I)? Direi…ad un investimento, infatti:
• Un immobile può avere la capacità di aumentare il suo valore nel corso di tempo (ed essere successivamente rivenduto)
• Può essere utilizzato come fonte di reddito (attraverso gli affitti)
• Può essere utilizzato per scopi produttivi (parleremmo in questo caso di “immobili industriali”)
Quanti più consumatori acquisteranno immobili, tanto più andrà ad incrementare la variabile “investimenti” della formula di calcolo del PIL.
Il tipo di “meccanismo” al quale mi riferivo precedentemente appare piuttosto complesso. Il motivo risiede nella fitta interconnessione tra settore immobiliare stesso e settori “affiliati”.
Quali sono i materiali che occorrono per la realizzazione di un immobile? Ecco alcuni di essi:
• Cemento (probabilmente uno tra i materiali più utilizzati)
• Mattoni (utilizzati principalmente per le pareti)
• Acciaio (capace di garantire resistenza e stabilità)
• Legno (travi e solai)
I vari partecipanti alla costruzione saranno dunque rappresentati dalle imprese laterizie, cementifere, siderurgiche e del legno; da non dimenticare le società edili che hanno la funzione di realizzare la struttura.
Successivamente, prenderanno parte al progetto le imprese di pavimentazione (installazioni di piastrelle) e quelle di montaggio di infissi. Non dimentichiamo gli elettricisti, gli idraulici e gli imbianchini.
Ricordiamo altre figure professionali come ingegneri edili e architetti e le società di traslochi che si occuperanno di trasportare mobili e oggetti personali.
Insomma… un immobile ha la capacità di coinvolgere diversi attori (ne ho menzionato solo alcuni, giusto per rendere l’idea).
Passiamo ora alla variabile consumi, con particolare riferimento ai residenziali:
• I consumatori inizieranno ad acquistare beni durevoli e non durevoli come elettrodomestici (lavatrici, frigoriferi), apparecchiature elettroniche (televisori, computer, impianti stereo), utensili domestici (padelle, posate e pentole), decorazioni (come quadri e lampade) e prodotti per la pulizia (detergenti)
Anche nel caso della variabile C le imprese coinvolte nelle vendite saranno tra le più svariate.
Un modo alternativo per scoprire i diversi settori coinvolti è quello di prendere in considerazione un ETF che replichi il movimento di società attive nella costruzione di abitazioni e controllare l’allocazione settoriale dello stesso. Un esempio è rappresentato dall’esposizione dell’iShares US Home Construction ETF, come mostra la grafica successiva:
Concludiamo affermando che il debito contratto da uno o più individui per l’acquisto di un immobile è reddito per le imprese (e i lavoratori) convolte.
2. MACROECONOMIA: POLITICA MONETARIA, MUTUI, VENDITE E PREZZI DELLE CASE
Da adesso in poi focalizzeremo l’attenzione sul residenziale, sui grafici e…sul catalizzatore dell’intensità economica. Esso è rappresentato dalla banca centrale e dai suoi tassi di interesse.
Lo scopo della politica monetaria è quello di mantenere stabile un sistema economico, evitando dei crolli o degli eccessivi surriscaldamenti. Volendo essere ancora più precisi, l’obiettivo è la stabilità dei prezzi intorno al 2%.
Vi chiederete il senso di menzionare la politica monetaria: ebbene, essa è probabilmente il principale catalizzatore del mercato immobiliare. Perché?
• Gli individui acquistano degli immobili attraverso un debito o, se preferite, accedendo ad un mutuo
La figura successiva mostra una media degli interessi a tasso fisso sui mutui a scadenza 30 anni:
Gli interessi da pagare sui mutui sono influenzati proprio da una banca centrale. Questo è dimostrato dalla correlazione esistente tra mutui e tassi di interesse di riferimento:
Una delle frasi più comuni dell’ultimo anno è stata la seguente:
“La banca centrale aumenterà i tassi di interesse; questa azione renderà più costoso il denaro”
Qual è il significato di questa frase?
• Il costo del denaro altro non è che l’interesse da pagare per prendere in prestito una determinata somma di denaro stesso
Dunque, perché la politica monetaria è il principale catalizzatore del settore immobiliare?
• La logica vuole che i consumatori saranno più incentivati ad acquistare un immobile a bassi tassi di interesse e, dunque, a mutui poco onerosi. Ad un inasprimento della politica monetaria accadrà il contrario: mutui molto onerosi disincentiveranno gli acquisti.
Esisterà dunque una correlazione inversa tra il prezzo (o l’interesse) dei mutui e il dato macroeconomico sulla vendita di nuove case? Osserviamolo nella figura successiva:
Ipotesi confermata!
• Allo scendere del prezzo dei mutui, saliranno le vendite di nuove abitazioni
È stato dunque chiarito l’aspetto per il quale la politica monetaria impatta fortemente sul mercato immobiliare e…sul prezzo delle abitazioni! Osserviamo la figura successiva:
La correlazione tra le vendite di nuove abitazioni e l’indice dei prezzi delle case misurato anno/anno è positiva. Questo accade per la legge della domanda e dell’offerta:
• Il prezzo degli edifici residenziali aumenterà al crescere della domanda dei consumatori
3. LA DINAMICA CHE LEGA TASSI DI INTERESSE, DEBITO, REDDITO, ESPANSIONE E CONTRAZIONE ECONOMICA CON IL SETTORE IMMOBILIARE COME PROTAGONISTA
Arriviamo ora al punto probabilmente più importante, quello che lega in maniera forte i tassi di interesse, il debito dei consumatori e il reddito dei lavoratori. Queste tre forze, a loro volta, catalizzeranno l’intensità economica.
3.1 CONTESTO A BASSI TASSI DI INTERESSE
Perché bassi tassi di interesse stimolano l’economia?
• Più essi saranno bassi e più gli individui accederanno a dei mutui. Maggiore sarà la domanda di nuovi edifici e tante più imprese troveranno un impiego
Le imprese, per quanto vi possa sembrare scontato, saranno formate da lavoratori che saranno…consumatori. Essi, grazie ad un mutuo, avranno a disposizione un’occupazione che genererà una paga: quest’ultima rappresenterà un reddito, che sarà a sua volta speso dal consumatore in beni, servizi e investimenti. A questo punto, la spesa del “muratore” o “carpentiere” rappresenterà un reddito per un’altra attività generica.
Possiamo quindi affermare che:
• Un mercato immobiliare, per le sue interconnessioni, è capace di stimolare l’occupazione e la spesa dei consumatori in beni, servizi e investimenti
Questo andrà ulteriormente a rafforzare le variabili C e I del prodotto interno lordo!
E basandoci sui consumi, non è un caso che la vendita di nuove abitazioni e le vendite al dettaglio mostrino una correlazione positiva!
All’aumentare delle vendite al dettaglio corrisponderà un aumento della produzione industriale . Da qui la correlazione positiva tra i due dati macroeconomici, osservabile nella grafica successiva:
Ricordate:
• Un incremento o decremento delle vendite al dettaglio è da legare alla domanda dei consumatori; maggiori saranno le retail sales e maggiore sarà la propensione delle imprese ad incrementare la produzione per soddisfare la domanda stessa!
Maggiore sarà la produzione industriale e più forte sarà la forza dell’economia!
La produzione industriale stimola il mercato del lavoro:
• Maggiore sarà la produzione e maggiori saranno i posti di lavoro creati
A una maggior occupazione corrisponderà maggior reddito per i consumatori e, per questo motivo…maggiori consumi e investimenti! Avete visto che incredibile ciclo?
3.2 CONTESTO AD ALTI TASSI DI INTERESSE
Ad una politica monetaria restrittiva accadrà l’esatto contrario.
• Minori accessi ai mutui e dunque meno vendite di edifici e meno imprese con un impiego
Ciò si materializzerà in minor reddito (e quindi in minori consumi e investimenti) per i lavoratori a causa di aumento del tasso di disoccupazione.
Per questo motivo:
• Vendite al dettaglio, produzione industriale e PIL in calo
4. DAL MERCATO IMMOBILIARE ALL’S&P500
È stato chiarito come la forza o la debolezza del settore immobiliare è capace di creare ricchezza o povertà.
Basandoci su questo concetto, quale altro dato macroeconomico sarà impattato? La fiducia dei consumatori!
Osserviamo l’immagine successiva:
Preso in considerazione un arco di tempo piuttosto ampio, la correlazione tra vendite di nuove abitazioni e fiducia dei consumatori è positiva:
• L’aumentare della ricchezza prodotta dal settore immobiliare catalizzerà il sentiment dei consumatori
Più essi saranno fiduciosi e più impatteranno in positivo il prodotto interno lordo:
Al crescere del PIL e dei consumi cos’altro aumenterà?
Osserviamo la grafica successiva:
Aumenteranno gli utili delle società dell’S&P500, fortemente legati al ciclo economico! Questo è mostrato nella grafica successiva, dove i rettangoli di color verde rappresentano periodi di slancio economico, mentre quelli di color rosso periodi di rallentamento.
Per concludere l’analisi ecco l’ultima grafica:
Al crescere degli utili dell’S&P500, aumenterà il prezzo delle azioni!
È stato dimostrato come il mercato immobiliare rappresenti uno dei pilastri di un’economia.
Per qualsiasi domanda commentate pure. Buon weekend!
Analisi dei Mercati, Forex, Petrolio e Oro
Ciao,
ogni settimana sviluppo un report basato sulle posizioni che gli Istituzionali hanno ancora aperte a mercato. Rilevo i dati, che poi studio, direttamente dalla Commodity Futures Trading Commission del Chicago Mercantile Exchange.
Condivido volentieri in modo del tutto gratuito i miei lavori ed i miei studi per poter crescere consapevolmente insieme con i miei amici ed insieme a tutti coloro che come me amano il trading.
REPORT N.68
Sabato 30 Giugno 2023
(COT DEL 27 GIUGNO 2023)
ANALISI DEI MERCATI , FOREX, PETROLIO E ORO
Ciao,
siamo arrivati alla fine di un mese scoppiettante.
Rimane ancora indiscutibilmente una forza relativa di Euro superiore a quella del Dollaro ma la cosa che si nota di più questa settimana è un recupero di tutte le altre monete che tengo a freno il Dollaro Americano permettendo ad Euro di riposare dopo la grande lotta che ha portato avanti da solo sin ora contro l’ Usd. In altre parole Euro sembra momentaneamente aver finito il suo sprint e voler rimanere in attesa delle prossime mosse della Fed ma viene questa volta sostenuto dal resto del mercato dalla Sterlina al Dollaro Australiano che prova l’ allungo dall’ ultima posizione, con esclusione del Jpy che continua ad essere venduto. Ovviamente mi sto riferendo agli incrementi di valore e non hai valori assoluti che per quanto riguardano tutti gli strumenti, dollaro compreso, continuano a restare sotto la linea dello zero ad eccezione di Euro e Sterlina. Generalmente nel passato quando il trend è diventato stabilmente long per Euro, si è sempre verificato che tutti gli strumenti piano piano passassero sopra la linea dello zero ed il Dollaro sotto. Questa volta si fa molto fatica a raggiungere questa condizione quindi possibili lotte e cambi di direzione di breve/medio periodo sono ancora altamente probabili.
Nel Weekly Euro rimane indiscutibilmente Long ma compresso sotto la ribassista del 31 Maggio 2021 che lo ha trattenuto già due volte, ma anche stabilmente sopra al supporto in area 1.0830 che ormai tante e tante volte abbiamo visto anche durante la settimana e che rappresenta il vero punto di rottura del candelone long settimanale del 12 giugno scorso. Con riferimento a quest’ ultima candela, che chiamerò CS (candela segnale), possiamo dire che le ultime due candele settimanali non sono altro che due candele di riposo e compressione inside del 50% superiore della candela segnale del 12 giugno.
Sempre nel settimanale sembrerebbe anche che Euro stia preparando un terzo attacco (che sappiamo essere spesso quello definitivo) alla media a 200 che se venisse rotta equivarrebbe anche a rompere al rialzo la ribassista del 2021 con equivocabile ripresa long del trend a lungo periodo per la coppia Euro/Usd.
Ricapitolando al momento, pur propendendo per una impostazione Long si rimane, come abbiamo visto con il Cot, in una fase di riposo e di allerta che nel daily si evidenzia ancor di più in una fascia di compressione tra gli 1.0830 e 1.0937 circa, 100 pips di compressione molto importanti che daranno una prima indicazione di tendenza alla rottura superiore o inferiore di questa fascia di confronto tra domanda ed offerta.
Di seguito trovate il grafico Weekly con indicazione di tutto quello che ho detto sopra ed il grafico Daily con ancora più indicazioni, livelli ed aree da monitorare per la prossima settimana.
Euro Weekly :
Euro Daily :
Che dire degli indici se non che come abbiamo detto più e più volte sono tutti long e la cosa è ancora di più confermata dalle chiusure mensili di giugno eccezione fatta per il Dax che rimane Long Lateral. Come sempre se riuscirò (perché sono ancora in modalità “viaggiatore” cercheremo di seguirli meglio durante la settimana.
Con riferimento al petrolio che avevamo visto settimana scorsa ha confermato la tenuta del supporto dei 67 dollari al barile (che avrebbe innescato uno scivolone del petrolio ancora più in basso) facendo diventare questa area di Demand molto importante, ma in tutti i casi rimane ancora molto incerta la situazione schiacciato tra i 73 ed i 67 dollari al barile con un mensile che chiude questa settimana ancora con impostazione short di lungo periodo. Uu ampio trading range la cui rottura con chiusura daily sopra o sotto darebbe una primo segnale direzionale che poi andrà confermato da una chiusura settimanale che ne sigilli la bonta.
Di seguito il grafico Weekly
Ora velocemente vorrei dare uno sguardo all’ oro perché questa settimana è stato molto interessante con la tenuta del supporto Daily e Wekly a 1.900 circa che lo ha trattenuto sopra la regressione lineare settimanale.
Nel Daily però, e nell’ analisi volumetrica della candela di ieri qualcosa non mi convince e questo rimbalzo non mi da molta fiducia.
Rimangono infatti ben visibile le due grosse strutture distributive, la prima sopra i 1990 e la seconda sopra i 1950 circa.
Quello che servirebbe ora per un suo ritorno long è una fase di accumulazione nella zona attuale che gli dia la forza di rimettersi sopra i 1950. Fintanto che non ritrova la forza di rimettersi sopra questa area rimane impostato short anche se ritengo altamente possibile che torni almeno a testare dal basso proprio GLI 1950 per verificare la volontà e la determinazione dei venditori che si sono posizionati poco più sopra che saranno richiamati a difendere le loro posizioni short.
Di seguito il grafico Daily dell’ oro
N.B. Vi ricordo infine che il prossimo martedì 4 Luglio le borse americane rimarranno chiuse per il giorno dell’ indipendenza
Ciao Emi 😊
Il presente Cot Report ha il solo scopo di condivisione gratuita di analisi e studi meramente didattici/informativi basati sull’elaborazione di una serie di dati, notizie, ricerche ed analisi dei mercati finanziari. Tutte le informazioni pubblicate non devono essere considerate un servizio di consulenza o una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento o raccomandazioni né personalizzate né generiche. L’ autore non avrà alcuna responsabilità per le eventuali perdite subite dal lettore per aver utilizzato i dati contenuti nelle informazioni ricevute e/o per aver fatto affidamento sulle previsioni fornite. Qualsiasi eventuale decisione operativa presa dal lettore di questo report in base alle informazioni e strategie pubblicate qui è da considerarsi assunta in piena autonomia decisionale e a proprio esclusivo rischio e pericolo.
Aggiornamento portafoglio - Giugno 2023Condivido l'aggiornamento di giugno del mio portafoglio di lungo termine in ETF avviato ad aprile 2023. Preciso che ho un profilo di rischio medio alto e che sono tatticamente sovraesposto sui bond rispetto alla mia asset allocation standard.
In principio Azioni 50%, Bond 47%, Oro 3%.
Nel mese di giugno ho investito in Bond una quota pari a circa l'1% del portafoglio a scopo di ribalanciamento.
La performance di giugno è stata +2.2% grazie al contributo del mercato azionario, principalmente americano, e dei mercati emergenti. Questi ultimi bene sia in versione equity che bond .
- L'azionario globale ( SWDA - peso 49% ) guadagna il +3.8% spinto soprattutto dall'S&P500 pur considerando l'effetto valutario che ha giocato contro nel mese.
- L'azionario mercati emergenti ( EIMI - peso 2% ) guadagna il +2.7% . India e Brasile hanno guidato la performance mentre il mercato cinese poco mosso.
- bond governativi investment grade ( SEGA - peso 18% ) -0.2% . Non sono state di aiuto le notizie di un prolungamento delle politiche monetarie restrittive. Su questo ETF ho investito nel mese una quota pari a circa 1% per scopi di ribilanciamento.
- bond corporate high yield ( EHYA - peso 15% ) guadagna un +0.3% , ancora un po' al di sotto del rendimento atteso.
- bond mercati emergenti ( EMBE - peso 9% ) guadagna il +1.8% . Considerando lo stacco di cedola il total return mensile è stato +2.2% . L'ETF prevede copertura valutaria .
- bond corporate a breve scadenza ( SUSE - peso 5% ) flat .
- Gold ( PPFB - peso 3% ) perde il -5.1% . L'effetto valutario amplifica la performance negativa dell'oro.
La performance complessiva dall'investimento avviato ad aprile 2023 è +3.1%
DISCLAIMER: Le analisi contenute in questo articolo sono proposte a scopo puramente informativo e non rappresentano alcuna raccomandazione diretta al lettore. Il trading può mettere a rischio il vostro capitale di cui siete i soli responsabili
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CapitalRock
📈Price action trader
💰Investitore di lungo termine con focus sul mercato azionario americano
Analisi dei Mercati e nuovo Studio sul Gas !Ciao,
ogni settimana sviluppo un report basato sulle posizioni che gli Istituzionali hanno ancora aperte a mercato. Rilevo i dati, che poi studio, direttamente dalla Commodity Futures Trading Commission del Chicago Mercantile Exchange.
Condivido volentieri in modo del tutto gratuito i miei lavori ed i miei studi per poter crescere consapevolmente insieme con i miei amici ed insieme a tutti coloro che come me amano il trading.
REPORT N.67
Sabato 24 Giugno 2023
(COT DEL 20 GIUGNO 2023)
ANALISI DEI MERCATI E NUOVO STUDIO SUL GAS !
Ciao,
questa settimana avevo preparato una versione beta di un nuovo cot, il cot del Gas.
E’ la prima volta che mi avvicino ad analizzare il Cot di un energetico per cui i risultati andranno presi con le dovute cautele ed infatti proprio questa mattina mentre scrivevo il report ricontrollando i passaggi numerici ed i risultati ci è stato qualcosa che non mi ha sufficientemente convinto per cui ho deciso di non pubblicarlo perché ho necessità di fare ancora altri studi più particolareggiati che mi diano conferme maggiori.
A grandi linee però posso perlomeno affermare che, da un paio di settimane a questa parte, il Cot del Gas ha subito un discreto aumento che è conforme e coincide con l’ analisi grafica del Futures che sto studiando.
Ho deciso comunque di analizzare e proporre il grafico del Gas perché è bellissimo ed è una ottima occasione per vedere qualcosa di molto tecnico, didattico ed istruttivo.
Graficamente nel grafico Weekly che vedete sopra, la scorsa settimana, si è formato un bellismo 1,2 e 3 sullo stesso livello che indica una grande, grande forza e volonta da parte degli operatori di rompere la fascia di resistenza a 2.683 ed anche, in questo caso, di andare ad attaccare la media mobile a 20 periodi per romperla e raggiungere il trigger point vero che a mio avviso è quello che vi ho segnalato con una banda arancione a quota 3 $. Questo, a mio avviso, è il Target Price di riferimento per questo movimento settimanale (ovviamente non è detto che ora ci arrivi in un solo fiato…). L’ entrata ottimale viene fatta su un time frame più piccolo rispetto a quello di riferiemento in modo di anticipare la rottura del livello una volta che si è capita l’ intenzione di andare a fare il terzo tentativo (non importa quale siano i time frame di riferimento che in questo caso sono settimanali e daily ma sarebbero anche potuti essere orari e a 5 mininuti, era uguale).
Questo tipo di conformazione rialzista di ritracciamento a me piace moltissimo e spesso viene a verificarsi dopo un grande e ripido movimento unidirezionale, che in questo caso era short (generato da quell’ enorme “Testa e Spalle” - potente figura di inversione dell’ analisi tecnica- che vedete sopra). Alla terza volta infatti che il prezzo torna su uno stesso livello le probabilità di romperlo diventa molto alta mentre generalmente la seconda volta difficilmente si passa (per questo tutti noi conosciamo i doppi minimi e massimi come figure di inversione e non di break-out). Per questi motivi possiamo anche identificare il terzo tentativo come una figura di continuazione che ha una alta probabilità di rottura del livello con probabile sviluppo di volatilità ed aumento dei volumi. Il livello rotto diventerà in seguito un livello di resistenza/supporto (in questo caso di supporto) molto importante che molto molto probabilmente il mercato tornerà a ritestare per verifcarne e comprovarne la solidità e la tenuta.
Passando ora ad Euro, ricordate cosa abbiamo ipotizzato nello scorso report del 17 giugno? Dopo il grande movimento e spinta rialzista a cui avevamo assistito ci sarebbe molto probabilmente stato un movimento di ritracciamento che avrebbe dato vita ad una nuova probabile e necessaria struttura accumulativa necessaria al proseguo del movimento. Durante la settimana ed in particolare nella giornata di giovedì e poi di ieri avevamo individuato insieme l’ inizio del ritracciamento, che aspettavamo, con il riassorbimento dei massimi weekly precedenti e con l’ inizio del secondo movimento o gamba (chiamatelo come volete) settimanale che avevamo ipotizzato fosse proprio short.
Attualmente abbiamo una fascia di supporto (o demand zone) che nel daily è identificabile in area 1.0850. Nel grafico daily che vedete qui di seguito ho evidenziato anche tutte le possibili zone/aree aggiornate con i relativi livelli di prezzo (anche alla luce delle indicazioni derivanti dal cot che vedremo dopo) che potrebbero essere toccate o lambite da questa fase, che per me al momento, è di accumulazione al meno di non avere chiari segnali che mi facciano pensare al contario. Oltre al Cot al momento ricevo conferme anche dalla media dei volumi di scambio giornaliera che non è alta, cosa che invece caratterizza le fasi distributive vere, tipiche delle inversione di trend.
Graficamente come avete visto dobbiamo andare per gradi in quanto al momento la fascia degli 1.0850 potrebbe anche essere sufficiente ma dubbi sulla sua tenuta settimanale mi arrivano dall’ analisi del Cot che invece al contrario di come ipotizzavo settimana scorsa potrebbe (non è detto) dare un'altra spinterella in quelle zone più in basso segnalate a grafico per dare la possibilità agli istituzionali di riposizionarsi bene.
Il Cot Normalizzato è quasi sceso ai minimi del 14 marzo scorso che segnarono anche i minimi di swing relativi di quel periodo. L’ indicatore del Cot di Euro scassa la media a 21 a ribasso ma quello del Dollaro invece nonostante il movimento rialzista del cot del dollaro si piega a ribasso insieme ad Euro. Questo perché l’ Indicatore a differenza del semplice cot, prende in considerazione anche tutte le forze di mercato dei cot delle altre valute dando una indicazione di forza di mercato media.
Come si nota dal grafico delle forze relative, Sterlina ha fatto un movimento anomalo raggiungendo e superando euro a seguito dell’ incremento di 0.50 punti di tassi di interesse di molto sopra alle aspettative dei 0.25 previsti.
Anche il dollaro pero nel grafico delle forze relative prende parecchia forza si rimette praticamente sopra a tutte le altre ma ancora sotto ad Euro e Sterlina.
Come vedete l’ analisi del Cot e gli elementi che ci arrivano al momento confermano la fase molto particolare che probabilmente si manifesterà sul grafico di Euro con oscillazioni anche abbastanza alte in linea con quanto abbiamo visto sopra. Al momento quindi olte a quanto esposto non rilevo altri elementi preoccupanti che facciano pensare a cambi di scenario anche se la situazione andrà monitorata molto molto da vicino. Diciamo che non si è accesa una luce arancione ma sicuramente di attenzione si.
Questa settimana non posso esimarmi dal fare una analisi veloce degli indici che poi come sempre cercheremo di vedere più da vicino giorno per giorno durante la settimana.
Sp e Nasdaq sul settimanale rimangono Long ! Dopo l’ importante rottura di massimi per sp a 4330 e il test imortante del Nasdaq a 15.275, dopo una incredibile salita di 8 settimane consecutive, queste non possono che non essere intrepretate come semplici candele settimanali di riposo e niente di più. Ovviamente nel daily ed intraday i movimenti short potranno essere anche importanti ma rimane il trend long di fondo inalterato, confermato anche da un vix che permane stabilmente basso ad indicazione di un sentiment tranquillo dei mercati che sicuramente non è tipico di momenti di panico che poi danno vita a “sciaquoni e sell off pesanti”.
Stessa cosa per il Dow che rispetto ai fratelli rimane in fascia di compressione ed in linea con l’ ipotesi che avevamo visto insieme settimana scorsa e che trovate ancora, nel grafico qui sotto, indicata con le candele ombra che avevamo disegnato la scorsa settimana e che la candela di questa settimana sta inziando a riempiere con precisione.
Discorso leggermente diverso per il Dax che chiude la settimana rompendo la rialzista Weekly e con una Engulfing settimanale che se da una parte potrebbe essere letta come “finalmente se reso conto che l’ ecnomia europea a cui fa firerimento fa schifo e quindi do’ corre questo?”, dall’ altra ha graficamente fatto una grande corsa e nuovi massimi assoluti che inevitabilmente richiedono un attimo di riposo. Certo rimane li sopra anche un doppio massimo…, non mi stuperei di una apertura settimanale in gap down ed almeno il ritest degli 15.625 che se non dovesse tenere, con chiusure daily e poi weekly al di sotto di questa fascia, potrebbe far cambiare nettamente lo scenario.
Di seguito trovate i grafici di tutti e quattro gli strumenti con aree e livelli
Ciao Emi 😊
Il presente Cot Report ha il solo scopo di condivisione gratuita di analisi e studi meramente didattici/informativi basati sull’elaborazione di una serie di dati, notizie, ricerche ed analisi dei mercati finanziari. Tutte le informazioni pubblicate non devono essere considerate un servizio di consulenza o una sollecitazione al pubblico risparmio o la promozione di alcuna forma di investimento o raccomandazioni né personalizzate né generiche. L’ autore non avrà alcuna responsabilità per le eventuali perdite subite dal lettore per aver utilizzato i dati contenuti nelle informazioni ricevute e/o per aver fatto affidamento sulle previsioni fornite. Qualsiasi eventuale decisione operativa presa dal lettore di questo report in base alle informazioni e strategie pubblicate qui è da considerarsi assunta in piena autonomia decisionale e a proprio esclusivo rischio e pericolo.
L'IMPORTANZA DELL'IFO NEGLI INVESTIMENTI E NEL CICLO ECONOMICOL’obiettivo dell’analisi è presentare il dato macroeconomico sulla fiducia delle imprese tedesche, trattando i motivi per i quali esso può essere utilizzato per inquadrare la fase del ciclo economico e in ottica di investimento in azioni e obbligazioni.
I protagonisti dell’analisi:
• Indice IFO sulle aspettative future
• Produzione industriale tedesca
• PIL tedesco
• Indice di forza DAX / titoli di stato tedeschi
• Fiducia dei consumatori
• Tasso di inflazione
• Tassi di interesse
Buona lettura!
1. INDICI IFO SULLA FIDUCIA DELLE IMPRESE
Gli indici IFO sulla fiducia delle imprese, elaborati dall’IFO Institute e comunicati a livello mensile, sono delle indagini condotte su circa 7000 imprese tedesche appartenenti ai settori manifatturiero, delle costruzioni, della vendita all’ingrosso e della vendita al dettaglio.
Gli stessi sono costruiti attraverso dei sondaggi posti ad ogni impresa riguardanti le condizioni commerciali attuali e sulle aspettative future (con un arco temporale di sei mesi).
Il dato macroeconomico è stato finora trattato in forma “plurale”; ebbene, esistono tre indici di fiducia:
• L’IFO sulle condizioni attuali
• L’IFO sulle aspettative future
• L’IFO Business Climate Index (che è la risultante della media tra i due indici di fiducia precedenti)
Le risposte possibili per i quesiti riguardanti le condizioni attuali sono:
• Buone
• Soddisfacenti
• Deboli
Quelle per le aspettative future:
• Più favorevoli
• Invariate
• Meno favorevoli
Osserviamo il valore dei tre dati macroeconomici comunicati lunedì 26 giugno:
I tre indici hanno mostrato un rallentamento. In particolare, l’indice sulle aspettative ha registrato un valore di 83.6 punti dal precedente 88.3 e sotto le aspettative di 88. Quest’ultimo, dei tre, è probabilmente il più importante; tra poco scopriremo i motivi.
2. L’IFO SULLE ASPETTATIVE FUTURE: UN OTTIMO LEADING INDICATOR
Il dato macroeconomico calcolato sulle aspettative future è probabilmente il più importante da osservare in quanto le decisioni aziendali sono basate sulle aspettative stesse. Quali decisioni?
• Ad aspettative future più favorevoli le aziende, probabilmente, aumenteranno i volumi di produzione e investiranno più capitali in nuovi macchinari
• Ad aspettative future meno favorevoli, accadrà il contrario
Tutto si basa su un importante fattore: la domanda dei consumatori. Infatti:
• Ad un aumento di essa le imprese saranno più incentivate ad aumentare la produzione e investire nuovi capitali per espandere la capacità produttiva stessa
Da quest’ultimo concetto deriva una correlazione fondamentale da osservare: quella tra il dato leading e la produzione industriale a/a:
Utilizzando una piccola lente di ingrandimento, è possibile scoprire delle cose interessanti:
L’IFO, molto spesso, palesa la sua funzione di “leading indicator” anticipando la produzione industriale stessa.
Dunque:
• L’IFO sulle aspettative future tende ad anticipare i futuri corsi economici
Quest’ultimo punto è confermato dalla sua funzione anticipatrice sul PIL tedesco, misurato anno/anno:
3. L’IFO IN OTTICA INVESTIMENTO
Il dato macroeconomico “leading” è utile ai fini dell’investimento in azioni e obbligazioni.
Quando la scelta dovrebbe ricadere sulle azioni e quando sulle obbligazioni?
Per provare a capirlo è utile costruire un indice di forza tra il DAX e un ETF obbligazionario “tedesco” a scadenze miste, con ticker “IS0L”, e successivamente correlarlo al dato macroeconomico stesso. Osserviamo la figura seguente:
La correlazione tra l’indice di forza e l’IFO sulle aspettative future è positiva. Questo significa che:
• Ad aspettative future più favorevoli gli investitori preferiranno le società del DAX
• Ad aspettative meno favorevoli i titoli di stato tedeschi
Perché il mercato azionario, come mostra la grafica successiva, tende a registrare ottime performance ad un miglioramento delle aspettative economiche?
Ciò accade perché al crescere delle stesse aspettative migliora il sentiment dei consumatori. Questo è ben mostrato nella grafica successiva (correlazione positiva IFO-Fiducia dei consumatori).
Più i consumatori sono fiduciosi e più tenderanno ad acquistare articoli e prodotti, facendo di fatto aumentare i volumi di vendita delle società e dunque…gli utili! Non è un caso che il prezzo del DAX sia fortemente correlato positivamente al dato macroeconomico!
Le obbligazioni, al contrario, rappresentano un asset class diversa, con rischi diversi.
Partiamo dal concetto secondo il quale una crescita economica trascina un aumento del tasso di inflazione al consumo:
Perché la correlazione tra i due dati macroeconomici non si presenta positiva, bensì mista?
L’inflazione è lagging nel contesto del ciclo economico! Essa palesa dei rialzi in un’espansione (la famosa “FASE 4”) e dei ribassi a rallentamento economico inoltrato.
Poniamoci una domanda:
“L’IFO tende ad anticipare il tasso di inflazione tedesco?”
La figura successiva è chiara!
Torniamo ora alle obbligazioni. Perché è stato citato il tasso di inflazione?
• Il tasso di inflazione rappresenta un rischio per le obbligazioni: esso, infatti, erode il valore cedolare reale dei bond stessi
Per questo motivo, come mostra la figura successiva, la correlazione tra ETF obbligazionario tedesco e tasso di inflazione è negativo!
Per concludere, osserviamo nuovamente la grafica precedente:
• Ad un miglioramento delle aspettative economiche future, gli investitori acquisteranno azioni della società, capaci di generare utili maggiori; le obbligazioni registreranno performance negative, colpite nello stesso contesto da un aumento del tasso di inflazione
• Ad un peggioramento delle stesse aspettative gli utili societari tenderanno a contrarsi a causa del calo della fiducia dei consumatori: per questo motivo le società registreranno dei ribassi. Al diminuire della domanda, tuttavia, corrisponderà un tasso di inflazione al ribasso e, per i motivi citati precedentemente, un interesse maggiore verso i bond
C’è da considerare un ulteriore aspetto. Un altro rischio presentato dalle obbligazioni è quello “tassi di interesse”:
All’aumentare dei tassi di interesse di una banca centrale aumenteranno i rendimenti offerti dalle obbligazioni:
Più il rendimento di un’obbligazione sarà alto, tanto più il bond stesso sarà competitivo. Questo significa che:
• In un processo di rialzo dei tassi di interesse, gli investitori tenderanno a vendere le obbligazioni di vecchia emissione per acquistare quelle più competitive: per questo motivo, la correlazione inversa tra ETF obbligazionario e tassi della BCE osservata precedentemente
Quindi:
• Detenere un bond in portafoglio durante un processo di rialzo dei tassi di interesse potrebbe risultare poco saggio
Per la scelta di azioni o obbligazioni attenzione all’andamento del ciclo economico, al tasso di inflazione e..ai tassi di interesse.
A presto!
I GRAFICI CHE FANNO RIFLETTERE IN QUESTO CONTESTO DI MERCATOL’obiettivo dell’analisi è quello di osservare le variazioni e correlazioni di alcuni dati macroeconomici e di come essi, in futuro, potrebbero impattare fortemente sul mercato azionario americano. Sarà recessione?
I protagonisti dell’analisi:
• Tasso di disoccupazione
• Prodotto interno lordo
• Produzione industriale
• Richieste iniziali di sussidi di disoccupazione
• Curva dei rendimenti
• Politica monetaria
• Recessione
• Fiducia dei consumatori
• Utili delle società dell’S&P500
Buona lettura!
1. IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE
Il tasso di disoccupazione è uno dei più importanti dati macroeconomici.
Esso è il risultato di una formula matematica, espressa come il rapporto tra i disoccupati e la forza lavoro totale:
TASSO DI DISOCCUPAZIONE = DISOCCUPATI / FORZA LAVORO
Il divisore della differenza, la “forza lavoro”, è la somma di tutti gli individui occupati e di quelli in cerca di un’occupazione.
Perché è così importante il dato macroeconomico?
Definiamo la formula di calcolo del PIL utilizzando il metodo della spesa:
PIL = C + I + G + (E-I)
Dove:
• C = Consumi, ossia la quantità di beni e servizi acquistati dai consumatori
• I = Investimenti, intesi come la spesa delle imprese e famiglie in immobili e beni strumentali
• G = Spesa pubblica
• E = Esportazioni
• I = Importazioni
All’aumentare del tasso di disoccupazione è altamente probabile che i consumatori spenderanno meno denaro. Questo significa che, generalmente, “saranno meno consumisti”:
• Tenderanno probabilmente a risparmiare denaro, selezionando con più attenzione la quantità di beni e servizi acquistati (sarà meno probabile l’acquisto di beni durevoli come automobili, ad esempio)
• Tenderanno ad investire meno capitali (saranno quindi improbabili gli acquisti di immobili)
Quanto più il tasso di disoccupazione sarà alto, tanti più individui (o, collettivamente parlando, famiglie) tenderanno a risparmiare denaro e tanto più ne risentiranno in negativo le variabili C e I della formula di calcolo del prodotto interno lordo.
Da questo discorso dovrebbe convenire una correlazione negativa tra PIL misurato anno/anno e tasso di disoccupazione. Osserviamo nella grafica successiva se l’ipotesi è attendibile:
Ipotesi confermata:
• Ad una crescita economica è legato un basso tasso di disoccupazione
Riepilogando brevemente:
• Al salire del tasso di disoccupazione diminuirà la domanda dei consumatori
Facciamo un altro esempio dell’impatto del dato macroeconomico sull’intensità economica:
• Se è vero che ad un aumento dell’unemployment rate sono legati minori consumi, sarà altrettanto vero che le industrie rallenteranno la produzione. Dovrebbe dunque esistere una correlazione inversa tra tasso di disoccupazione e produzione industriale:
Ipotesi vera: correlazione negativa tra i due dati macroeconomici!
2. TASSO DI DISOCCUPAZIONE E RECESSIONE
La correlazione negativa PIL-tasso di disoccupazione osservata precedentemente ha sottinteso il fatto che ad una recessione corrisponde un alto tasso di disoccupazione. Questo è vero? Osserviamo l’immagine successiva:
La figura, reperita dal sito di Fred Economics, riporta la variazione del tasso dal 1950 ad oggi. Le zone della figura ombreggiate di color grigio indicano tutte le ultime dodici recessioni a livello statunitense.
Le parti più curiose della figura sono rappresentate dai piccoli cerchi di color rosso. Essi hanno la funzione di focalizzare la vostra attenzione su un aspetto importante: il tasso di disoccupazione inizia a registrare delle brusche accelerazioni (al rialzo) all’inizio di una recessione.
Sembra quasi che il dato macroeconomico non sia responsabile della contrazione dell’intensità economica. Però…questo non è l’unico dato macroeconomico sul mercato del lavoro fornito dal calendario economico.
3. LE RICHIESTE INIZIALI DI SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE
Il dato macroeconomico sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione misura il numero di persone che per la prima volta nella settimana in rassegna hanno richiesto l’indennizzo di disoccupazione.
Qual è la principale differenza con il dato precedente?
• Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono comunicate a livello settimanale, mentre il tasso di disoccupazione a livello mensile. Inoltre, il primo tende a registrare (lettura dopo lettura) grandi oscillazione rispetto al secondo, mostrandosi dunque più volatile
Vista e considerata la cadenza temporale di rilascio dei dati, possiamo affermare che l’initial jobless claims fornisce un quadro occupazionale “in tempo reale”: per questo, esso è considerato un coincident-data, a differenza del secondo, lagging.
Volendo essere ancora più precisi, il primo altro non è che un segnale anticipatore del secondo.
Vediamo se questo è confermato dalle grafiche successive:
Dal 1970 ai giorni nostri il coincident-data ha sempre anticipato le future tendenze del lagging:
• Ogni massimo/minimo delle richieste iniziali di sussidi ha anticipato il successivo massimo/minimo del tasso di disoccupazione
La domanda ora sorgerà spontanea:
“Dal momento in cui il tasso di disoccupazione registra dei grandi rialzi all’inizio di una recessione e le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono leading indicator del primo, allora si può affermare che un aumento di quest’ultimo, dopo una fase ribassista, è da considerarsi come un segnale premonitore di una potenziale contrazione economica”?
4. LE CURIOSE SIMILITUDINI DELLE RICHIESTE INIZIALI DI SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE CON LA CURVA DEI RENDIMENTI
Per capire se il coincident-data può essere considerato come un anticipatore di una recessione, è utile osservare la sua correlazione con il grafico che più di tutti esprime la stessa aspettativa: la curva dei rendimenti.
Per chi ancora non lo sapesse, la curva dei rendimenti (nella figura successiva) è la rappresentazione grafica dei rendimenti dei diversi titoli di stato americani a diversa scadenza.
Essa può essere divisa in due parti: quella breve (scadenze 6M, 1Y, 2Y, 3Y, 5Y) e quella lunga (7Y, 10Y, 20Y, 30Y).
Quando la parte a scadenze brevi rende più di quella a scadenze lunghe si ha l’inversione della curva dei rendimenti e…il segnale di una potenziale recessione.
Osserviamo la grafica successiva, che riporta lo spread tra il rendimento a 10 anni (benchmark della parte lunga) e quello a 2 anni (benchmark della parte corta):
Ogni qualvolta lo spread è sceso al di sotto della soglia dello 0%, la curva (a quelle scadenze) si è invertita e qualche tempo dopo si è materializzata una recessione (indicata nel grafico da ogni rettangolo verticale di color azzurro).
L’inversione della curva è catalizzata dall’inasprimento della politica monetaria. Osserviamo la grafica successiva:
La correlazione tra tassi di interesse della Federal Reserve e curva dei rendimenti 10-2 anni è negativa!
Ho evitato di trattare in maniera dettagliata questo argomento; qualora ci fossero dei dubbi o ci fosse l’esigenza di maggiori informazioni, lasciate un commento!
Andiamo ad osservare nelle due grafiche successive il rapporto tra curva 10-2 anni e richieste iniziali di sussidi di disoccupazione:
Grafiche molto interessanti:
• Ad ogni inversione della curva ha sempre corrisposto, nell’immediato, un incremento del numero di disoccupati. Questo è accaduto prima delle recessioni degli anni ’80, del 1991, del 2001 e del 2008.
E oggi?
Come mostra la grafica successiva, l’inversione è avvenuta a luglio 2022 e l’inversione di tendenza del numero di disoccupati tre mesi dopo, a ottobre 2022.
5. I GRAFICI CHE FANNO RIFLETTERE
È stato dunque chiarito come il dato sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sia un importante catalizzatore macroeconomico. Prima di concludere l’analisi che spero abbiate apprezzato, osserviamo ancora alcune grafiche:
• Il dato macroeconomico, come mostra la figura, è capace di catalizzare la fiducia dei consumatori. La loro correlazione è negativa:
La fiducia dei consumatori è altamente correlata al prodotto interno lordo anno/anno:
• Si ha una crescita economica all’aumentare della fiducia dei consumatori
Il tasso di disoccupazione, a sua volta, è in grado di influenzare gli utili delle società dell’S&P500, come mostra la successiva grafica:
E il benchmark azionario tende a salire al crescere degli utili delle sue società:
Quindi, ricapitolando in breve:
• Le richieste iniziali di sussidi disoccupazione, un dato macroeconomico coincidente, tende sempre ad anticipare il tasso di disoccupazione. Questo contesto si verifica all’inasprimento della politica monetaria che ha proprio l’obiettivo di “calmierare” la domanda dei consumatori; all’aumentare della disoccupazione, peggiorerà il sentiment dei consumatori che, di riflesso, inizieranno a spendere meno denaro impattando in negativo sull’intensità economica e sugli utili delle società quotate, con la relativa discesa degli indici azionari
6. IL GRAFICO DA OSSERVARE
Per tutti gli aspetti trattati, attenzione al coincident-data e alla sua tendenza.
Ad esso è stata applicato una media mobile breve a 20 periodi: se esso continuerà a mantenersi in tendenza rialzista e al di sopra della moving average, starei personalmente in “allerta” (non che non lo sia già).
L’analisi non ha avuto lo scopo di spaventare alcuno; ha semplicemente avuto l’obiettivo di mostrare dei grafici utili a riflettere, specialmente in un contesto nel quale i tassi di interesse, teoricamente, dovranno salire ancora di 50 punti base.
A presto!
Le correlazioni nel ForexIl professionista cerca di fare la cosa giusta, piuttosto che focalizzarsi sul guadagno: egli ben sa che il profitto altro non è che la conseguenza di una serie di azioni corrette.
Jesse Livermore.
L'argomento delle correlazioni è molto importante per i traders che operano con l'hedging. Esistono due tipi di correlazioni: intermarket e intramarket. Le correlazioni intermarket si riferiscono alla relazione fra due mercati diversi, come ad esempio una commodity e una valuta. Le correlazioni intramarket si riferiscono alla relazione fra due asset dello stesso mercato, come ad esempio due coppie di valute.
L'esposizione che vi presento è il risultato dell'analisi di Saverio Berlinzani, un noto trader e consulente finanziario nel mercato valutario. Saverio Berlinzani ha elaborato queste correlazioni tra coppie di valute basandosi sulla sua esperienza di market maker in banca. Queste correlazioni possono essere utili per proteggere il proprio capitale in caso di operazioni sfavorevoli, a condizione che siano eseguite correttamente. La correlazione nel forex è uno strumento utile anche per gestire il rischio e diversificare il portafoglio.
La correlazione classica nel forex si basa sull'idea che il dollaro americano abbia un'influenza dominante sulle altre valute e che quindi se si apprezza rispetto all'euro, dovrebbe fare lo stesso rispetto alle altre. Questo tipo di correlazione è prevalente nella maggior parte delle fasi del ciclo economico, tranne che nelle fasi estreme di euforia o di crisi, dove si verifica la correlazione atipica . La correlazione specifica , invece, dipende da fattori esterni al mercato, come eventi geopolitici o shock di domanda e offerta, e può manifestarsi in qualsiasi momento.
Il ciclo economico è l'alternanza di fasi di crescita e di calo dell'attività economica. Le quattro fasi principali del ciclo economico sono: espansione, recessione, depressione e ripresa. Vediamo cosa significano e come si manifestano.
L'espansione è la fase in cui il PIL reale aumenta rapidamente, la disoccupazione diminuisce e i prezzi tendono a salire. Questa fase è favorita da una domanda elevata di beni e servizi, da una maggiore disponibilità di credito e da una fiducia ottimista degli agenti economici. L'espansione può portare a un surriscaldamento dell'economia, con un'inflazione eccessiva e un indebitamento insostenibile.
La recessione è la fase in cui il PIL reale diminuisce per almeno due trimestri consecutivi, la disoccupazione aumenta e i prezzi si stabilizzano o diminuiscono. Questa fase è causata da una contrazione della domanda, da una restrizione del credito e da una perdita di fiducia degli agenti economici. La recessione può sfociare in una crisi finanziaria, con il fallimento di imprese e banche dovuta anche all'intervento delle banche centrali in ragion del fatto che aumentano i tassi d'interesse per diminuire l'inflazione.
La depressione è la fase in cui il PIL reale ristagna o continua a diminuire, la disoccupazione si mantiene a livelli elevati e i prezzi scendono ulteriormente. Questa fase è caratterizzata da una domanda insufficiente, da una scarsità di credito e da una fiducia pessimista degli agenti economici. La depressione può durare a lungo e richiedere nuovamente l'intervento delle banche centrali per stimolare l'economia.
La ripresa è la fase in cui il PIL reale inizia nuovamente a crescere, la disoccupazione inizia a diminuire e i prezzi iniziano a salire. Questa fase è sostenuta da una ripresa della domanda, da una maggiore offerta di credito e da una fiducia crescente degli agenti economici. La ripresa può essere accelerata da politiche monetarie espansive e da politiche fiscali anticicliche.
Un esempio di ciclo economico si può osservare nella situazione attuale, ove vi è stato il surriscaldamento dei prezzi, soprattutto a livello energetico, causati anche in parte dal conflitto fra Russia ed Ucraina, quindi con le banche centrali che stanno aumentando i tassi d'interesse per raffreddare l'economia e conseguentemente i prezzi, con l'obbiettivo di riportare l'inflazione su livelli accettabili.
La teoria di Berlinzani si basa sull'analisi delle correlazioni tra le valute in base al ciclo economico e alle condizioni di mercato. Secondo questa teoria, le correlazioni possono essere classificate in tre tipi: classiche, atipiche e specifiche . Le correlazioni classiche sono quelle che si verificano quando il ciclo economico si espande o rallenta in modo omogeneo tra le diverse aree geografiche. Le correlazioni atipiche sono quelle che si verificano quando il ciclo economico è in euforia o in depressione, e quindi le valute reagiscono in modo diverso alle stesse variabili macroeconomiche. Le correlazioni specifiche sono quelle che si verificano per effetti esterni alle normali dinamiche del ciclo economico, come ad esempio shock geopolitici, crisi finanziarie o eventi eccezionali. Queste ultime possono sovrapporsi alle altre due, creando delle situazioni complesse e imprevedibili per il trader. La teoria di Berlinzani propone delle tecniche di trading basate sull'identificazione e sull'utilizzo delle correlazioni tra le valute, con l'obiettivo di massimizzare i profitti e ridurre i rischi.
L'analisi della correlazione tra EURUSD e GBPUSD mostra che queste due coppie di valute tendono a muoversi nella stessa direzione, perché entrambe hanno il dollaro americano come valuta di riferimento. Il dollaro è la valuta incerta, perché il suo valore dipende dalle fluttuazioni del mercato trovandosi al denominatore, mentre l'euro e la sterlina sono le valute certe, perché il loro valore è fisso per unità e si trovano al numeratore. La correlazione tra EURUSD e GBPUSD è diretta, ma non perfetta, perché ci sono altri fattori che influenzano il comportamento delle due coppie di valute, come le condizioni economiche e politiche delle rispettive aree geografiche. Un esempio è la Brexit, se si analizza quel periodo si nota la perdita della correlazione fra le due coppie.
I cambi originali sono quelli che si basano sul valore del dollaro rispetto alle altre valute. Tra questi, ci sono alcune coppie di valute che sono influenzate dalle materie prime, come AUDUSD, NZDUSD e USDCAD. Queste sono le valute di paesi che esportano prodotti come petrolio, oro e agricoltura. Le coppie di valute più importanti sono chiamate majors.
Le coppie di valute che hanno il dollaro al numeratore hanno una correlazione diretta tra loro, cioè si muovono nella stessa direzione. Al contrario, le coppie di valute che hanno il dollaro al denominatore hanno una correlazione inversa tra loro, cioè si muovono in direzioni opposte. Questo dipende dal fatto che il dollaro è la valuta di riferimento nel mercato dei cambi.
Questo concetto è utile per capire le dinamiche del mercato e per gestire il rischio di esposizione al dollaro. Se si opera su più coppie di valute, bisogna tenere conto della loro correlazione per evitare di sovrapporre posizioni simili o contrarie.
Un altro aspetto delle correlazioni riguarda le coppie valutarie generate da due coppie originali contro il dollaro. Per esempio, se abbiamo EUR/USD e GBP/USD, possiamo ottenere il cross EUR/GBP. Questo è un errore comune tra i principianti, che usano i termini coppie e cross in modo intercambiabile, senza considerare la differenza. I cross sono derivati dalle valute originali, che sono sempre in rapporto al dollaro. Il cross non avrà mai il dollaro sia come numeratore che come denominatore. Il cross, inoltre, è un demoltiplicatore di volatilità significa che quando il mercato è volatile, tende ad avere una variazione minore rispetto alle altre valute. Questo può essere vantaggioso per gli investitori che vogliono ridurre il rischio di perdite dovute a forti oscillazioni dei prezzi.
Adesso come calcoliamo l'andamento del cross EURGBP rispetto ai due cambi originali?
EURGBP è il risultato matematico del comportamento dei due cambi originali che lo hanno creato.
EURUSD sale 1% e GBPUSD scende 2% avremo: +1% - (-2%) = EURGBP +3%
EURUSD sale 1% e GBPUSD sale 2% avremo: +1% - (+2%) = EURGBP +1%
In breve il risultato di un cross è sempre dato dalla differenza dei due cambi originali che lo generano. Questo esempio l'ho applicato a questo tris di valute ma è applicabile su tutte le coppie originali, finché il ragionamento verte sulle correlazioni classiche ed atipiche. Un evento esterno che colpisce l'andamento di un unica e sola valuta, (quindi parliamo di una correlazione specifica), esula tutto il ragionamento espresso.
La correlazione inversa tra due coppie di valute indica che esse si muovono in direzioni opposte. Per calcolare l'andamento del cross, si deve:
EURUSD +1% USDJPY -2% quindi +2% + (-2%) = EURJPY -1% ancora nel caso non fosse classica
EURUSD +1% USDJPY +2% quindi +1% + (+2%) = EURJPY +3%.
In generale se osservate i due cambi originali saprete come si muove il cross, viceversa se guardate il cross saprete come si stanno muovendo i due cambi originali.
Come ho già annunciato sul sito, voglio condividere con voi le diverse sfaccettature del trading, senza nascondere nulla. Per esempio, anche se parlo spesso di analisi fondamentale e di hedging, non li uso nel mio trading plan, perché seguo una disciplina rigorosa e perché ho le mie convinzioni personali. Tuttavia, ritengo che sia mio dovere farvi conoscere questa disciplina a 360 gradi.
OPPORTUNITA' LONG GBP/USDQuesta analisi è strettamente correlata a quella pubblicata pochi giorni fa sul cambio EURUSD, che potete trovare ai link:
Buona lettura!
1. IL PROBLEMA INFLAZIONE NEL REGNO UNITO E LE DIFFERENZE CON GLI STATI UNITI
Mercoledì 21 è stato comunicato il dato sul tasso di inflazione nel Regno Unito:
• +8.7% anno/anno contro le aspettative di un +8.4% anno/anno
• Aumento del +0.7% anno/anno rispetto alle aspettative di un +0.5%
A che punto è il processo di disinflazione?
Come mostra la grafica successiva, è da considerarsi “appena iniziato”.
Osservando lo stesso processo a livello statunitense, balza subito all’occhio la grande differenza:
Quest’ultimo ha mostrato un’accelerazione ribassista più marcata; infatti, dai massimi raggiunti al 9.1% anno/anno, il dato statunitense si ritrova ora a valori del +4%.
Per capire l’effettiva differenza è utile andare a calcolare lo spread (visualizzabile nella grafica successiva) sottraendo al valore del tasso di inflazione britannico quello del tasso a livello USA:
L’obiettivo delle principali banche centrali mondiali è quello di riportare il tasso dell’indice dei prezzi al consumo a valori del 2%. Per questo motivo, le stesse hanno iniziato a perseguire la cosiddetta “politica monetaria restrittiva” per raggiungere tale obiettivo.
Andiamo ad osservare nella grafica successiva i tassi della Bank of England e della Federal Reserve:
• 4.5% BoE
• 5.25% FED
Gli Stati Uniti superano il Regno Unito di 75 punti base.
Quali potranno essere le aspettative del mercato sulle future mosse delle due banche centrali?
Probabilmente, nel prossimo futuro, sconteranno una BoE più aggressiva per due motivi:
• Tasso di inflazione più che doppio da “calmierare” rispetto alla FED
• Tasso di interesse più basso
Utilizzando la frase più comune di Jerome Powell negli ultimi due anni:
“La banca del Regno Unito ha più strada da fare rispetto alla Federal Reserve per ripristinare la stabilità dei prezzi”
C’è un ulteriore aspetto da considerare: non abbiamo considerato i dati “core”.
Nella grafica successiva è possibile osservare come il processo di rallentamento sul tasso di inflazione statunitense esclusi cibo ed energia sia ormai entrato in un trend ribassista; questo, tuttavia, non è vero per quello britannico, sui massimi.
Come approfittare di queste divergenze? Magari operando su GBP/USD. Perché?
2. SPREAD TRA RENDIMENTI E OPPORTUNITA’ RIALZISTE SU GBPUSD
GBPUSD potrebbe risultare un’ottima opportunità long, sfruttando le potenziali divergenze future tra politiche monetarie.
Il mercato, ad oggi, sconta una potenziale divergenza tra BoE e FED? È possibile scoprirlo attraverso uno spread tra i rendimenti a due anni dei titoli di stato britannici e di quelli statunitensi. Perché proprio quelli?
• Considerando l’intera curva dei rendimenti, la scadenza a 2 anni è la più influenzata dalle aspettative di politica monetaria
Osserviamo la prossima figura:
Negli ultimi tempi lo spread ha creato delle tendenze ribassiste e rialziste:
• Ad uno spread ribassista corrisponde un rendimento a 2 anni USA più rialzista (essendo esso il sottraendo della differenza); una tendenza di questo tipo è da interpretare come un’aspettativa dei mercati per una FED più aggressiva
• Ad uno spread rialzista, come da marzo di quest’anno ad oggi, corrisponde un rendimento a 2 anni britannico più rialzista (essendo esso il minuendo della differenza); una tendenza di questo tipo è da interpretare come un’aspettativa dei mercati per una BoE più aggressiva
È possibile affermare come il trend di GBPUSD sia catalizzato dalle aspettative degli investitori sulle mosse di politica monetaria futura delle due banche centrali. Questo è ben rappresentato nella grafica successiva:
La correlazione tra spread e GBPUSD è positiva!
Ricordate:
È risaputo che i tassi di interesse di una banca centrale influenzano i prestiti, finanziamenti, mutui e…le emissioni obbligazionarie (agendo sui rendimenti). Si dice sempre:
“Un aumento dei tassi di interesse tende a rendere più attrattiva una valuta”
Perché?
Gli stessi tassi di interesse rendono più attraenti i bond, vedendo essi un aumento dei loro rendimenti. A maggiori rendimenti corrisponderà maggior domanda degli stessi, acquistati con la loro valuta di denominazione. Maggior domanda di bond, maggior domanda di valuta di denominazione e…rafforzamento di quest’ultima, per la legge supply and demand.
Di seguito una panoramica più ampia della correlazione positiva tra GBPUSD e GB02Y-US02Y:
Se il coefficiente di correlazione tra i due elementi si manterrà positiva sarà possibile, ad oggi, affermare che:
• Se il mercato continuerà a prezzare una BOE più aggressiva della FED, lo spread continuerà la sua tendenza rialzista e, vista la correlazione, la sterlina continuerà a sovraperformare il dollaro; sarebbe quindi più logico operare in LONG
• Se il mercato prezzerà una FED più aggressiva della BOE, lo spread scenderà verso il basso, trasportando il tasso di cambio in territorio ribassista e offrendo, per questo motivo, opportunità SHORT.
Per maggiori informazioni commentate pure l’analisi.
A presto!