ORO Pullback e poi target a 2100!Venerdì, il cambio XAU/USD ha raggiunto un massimo intraday di poco meno di $2.005, in risposta al deludente rapporto sugli US Nonfarm Payrolls (NFP), che ha segnato la performance più debole degli ultimi tre anni. Tuttavia, i prezzi dell'oro sono riusciti a riprendersi e a chiudere nella media della giornata, attestandosi infine vicino a $1.992,50. Il rapporto NFP per gli Stati Uniti è risultato al di sotto delle aspettative, rivelando che negli Stati Uniti sono stati aggiunti solo 150.000 posti di lavoro a ottobre, una significativa diminuzione rispetto al solido dato di 297.000 aggiunte di posti di lavoro del mese precedente, che era già stato rivisto al ribasso rispetto alla stima iniziale di 336.000. Le aspettative di mercato inizialmente erano fissate a 180.000 per la lettura di ottobre. Questo mancato rispetto delle aspettative ha portato a un aumento nei mercati globali, mentre gli investitori hanno accolto con favore la prospettiva di un rallentamento delle rialzi dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve (Fed). All'inizio della settimana, l'oro aveva toccato un massimo settimanale di $2.008, ma in seguito era sceso fino a un minimo di $1.970. Nonostante il deludente rapporto NFP, l'oro ha incontrato difficoltà nel conseguire guadagni significativi. Ciò è dovuto alla cautela prevalente tra gli investitori riguardo ai dati economici in calo negli Stati Uniti. L'inflazione e la crescita eccessiva dei salari rimangono preoccupazioni centrali per la Fed. Di conseguenza, una singola lettura NFP al di sotto delle aspettative è improbabile che cambi la posizione della Fed di mantenere tassi d'interesse più elevati per un periodo prolungato. Attualmente, i mercati monetari stanno prezzando la probabilità di un taglio dei tassi d'interesse di un punto percentuale entro la fine del 2024, ma questa proiezione potrebbe essere prematura, alla luce degli sforzi della Fed nel gestire la volatilità dei prezzi. Nel breve termine, le offerte per l'oro spot indicano la formazione di un canale rialzista, con il cambio XAU/USD che opera sul lato positivo della media mobile semplice di 200 ore (SMA) attualmente in salita da $1.985. A grafico potete notare come nel settimanale l'oro abbai rotto un canale ribbassista dopo aver rimbalzato in zona 0.5 di Fibonacci. Ora si trova al livello 1992 e potrebbe fare un pullback fino quota 1910 prima di ripartire verso i 2100. Fammi sapere cosa ne pensi, auguro un buon fine settimana a tutti. Un saluto da Nicola il CEO di Forex48 Trading Academy.
Fed
GBP/USD Pullback e poi direzione 1.24!Analisi del GBP/USD:
Il GBP/USD sta registrando un rialzo verso quota 1.2400 per chiudere una settimana di trading che ha visto la coppia oscillare principalmente intorno alle medie. Dopo che i dati sugli occupati non agricoli (NFP) statunitensi sono risultati ben al di sotto delle aspettative, la Sterlina britannica (GBP) ha registrato un aumento del 1,6% rispetto alle offerte di apertura di venerdì vicino a 1.2190, e il GBP/USD è salito di quasi il 2,5% rispetto ai minimi settimanali di 1.2095. Aumento dei Nonfarm Payrolls USA di 150.000 ad ottobre contro le previsioni di 180.000 I dati sugli NFP statunitensi sono risultati al di sotto delle aspettative, registrando la peggiore cifra degli ultimi tre anni. Gli Stati Uniti hanno aggiunto 150.000 nuovi posti di lavoro ad ottobre, mancando la previsione di mercato di 180.000 e risultando ben al di sotto della cifra di settembre, rivista al ribasso rispetto alla stima iniziale di 336.000. Il mancato raggiungimento degli obiettivi occupazionali statunitensi sta trascinando al ribasso il dollaro statunitense (USD) su tutto il mercato, poiché gli investitori si stanno orientando verso attività a rischio con dati sul lavoro statunitensi in deterioramento, che in modo controintuitivo ispirano gli investitori a uscire dai rifugi sicuri. Dati economici USA più deboli potrebbero portare la Federal Reserve (Fed) a riflettere sulle decisioni sui tassi di interesse, poiché gli investitori cercano segnali che la Fed possa accelerare il programma di eventuali tagli dei tassi.
Prospettive Tecniche del GBP/USD
Il rialzo alimentato dai dati sugli NFP sta spingendo il GBP/USD direttamente attraverso la media mobile semplice a 50 giorni (SMA), puntando direttamente alla quota di 1.2400 e preparandosi a sfidare la SMA a 200 giorni che attualmente oscilla lateralmente a partire da 1.2435. Il GBP/USD ha oscillato di recente tra 1.2300 e 1.2100, e un ritorno ribassista vedrebbe la coppia scivolare verso minimi plurimestrali intorno alla quota di 1.2000. Io personalmente mi aspetto un pullback in zona 1.2160 dove il prezzo potrebbe poi invertire per tornare in direzione 1.24. Fammi sapere cosa ne pensi, buon trading a tutti da Nicola il CEO di Forex48 Trading Academy.
EURUSD Pullback a 1.055 e poi direzione 1.10!L'analisi sull'andamento di EUR/USD mostra un consolidamento dei guadagni settimanali sopra il livello di 1.0600 nelle prime ore del mattino in Europa del venerdì. Questo consolidamento è in parte dovuto alla recente debolezza del dollaro statunitense e dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA. Il mercato è in attesa dei dati sull'occupazione non agricola (NFP) degli Stati Uniti per ottenere un nuovo impulso direzionale. Il rally del cambio EUR/USD ha trovato un ostacolo dopo aver raggiunto il livello di 1.0667, ma si mantiene al di sopra del livello chiave di supporto di 1.0600 nelle prime ore della sessione asiatica del venerdì. La diminuzione dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA e la correzione del dollaro statunitense (USD) forniscono un certo supporto alla coppia. Il rendimento del Tesoro decennale si attesta al 4,66%, il livello più basso dal 13 ottobre. Gli operatori attendono con ansia il rapporto sulle Nonfarm Payrolls (NFP) degli Stati Uniti che sarà pubblicato venerdì per ottenere un nuovo impulso. Si prevede che il rapporto indichi una creazione di 180.000 posti di lavoro nel mese di ottobre. Sul fronte della Federal Reserve (Fed), i mercati anticipano che la fase di rialzo dei tassi d'interesse sia ormai terminata. Il Presidente della Fed, Jerome Powell, ha chiarito che le condizioni finanziarie dovranno rimanere strette per evitare ulteriori aumenti dei tassi. Powell ha aggiunto che la banca centrale prenderà misure per riportare l'inflazione al target del 2%, ma le scelte di politica monetaria rimarranno fortemente dipendenti dai dati economici. Secondo lo strumento CME FedWatch, la probabilità di un aumento dei tassi di 25 punti base nella riunione di dicembre rimane bassa, intorno al 20%, mettendo ulteriore pressione sul dollaro statunitense. Nel contesto economico degli Stati Uniti, le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione hanno registrato un aumento, salendo al livello più alto delle ultime sette settimane, con 217.000 domande rispetto alle 212.000 della lettura precedente e oltre le stime di 210.000. Nel frattempo, i costi unitari del lavoro per il terzo trimestre sono diminuiti dello 0,8% rispetto a una crescita del 2,2% nella lettura precedente, risultando peggiore delle aspettative. Per quanto riguarda l'euro, l'indice PMI manifatturiero della zona euro, calcolato dalla HCOB, è sceso a 43,1 a ottobre rispetto al 43,4 di settembre, superando la prima stima di 43,0. Un valore al di sotto di 50 indica una contrazione dell'attività. Con i PMI manifatturieri in Francia, Italia e Spagna in picchiata e la Germania che indica già una grave recessione, è evidente che il settore si contrarrà in ciascuna di queste nazioni nel corso del trimestre attuale, il che potrebbe limitare il potenziale di apprezzamento dell'euro e agire come una ventata contraria per la coppia EUR/USD. Per il futuro, i partecipanti al mercato monitoreranno il tasso di disoccupazione della zona euro e i dati sull'occupazione degli Stati Uniti, inclusi i Nonfarm Payrolls e gli Average Hourly Earnings. Inoltre, verrà pubblicato l'indice PMI dei servizi degli Stati Uniti (ISM Services PMI) più tardi venerdì. Questi dati potrebbero fornire una direzione chiara per la coppia EUR/USD. Questa analisi per indicare come il mercata e' fortemente rialzista in h4 nonostante io personalmente sto aspettando un rintracciamento in zona 1.0560 prima di valutare eventuali ingressi long, vedremo se con gli NFP il mercato tornera' giu a prendere liquidita' prima di un nuovo slancio rialzista. Commenta e lascia un like a sostegno del nostro lavoro. Un saluto e un buon trading a tutti da Nicola il CEO di Forex48 Trading Academy.
Tassi Interesse FED: inflazione e rendimenti Bond in USALa Fed mostra di prendere il discorso inflattivo di punta. L'ha fatto con ritardo, ma non vuol cadere nell'errore di allentare la presa per farla riaccendere.
Era Febbraio'22 che avevo iniziato a pubblicare questi grafici. La trend line di lungo periodo è stata violata solo in un una rilevazione con picco inflattivo a 9.10 da dove poi è iniziata la discesa.
Soprattutto sottolineavo che i rendimenti dei 10Y erano schiacciati verso il basso, oggi si sono adeguati e penso che lo dovrebbero fare ancora per un mezzo punticino.
Oggi attendiamo la BCE, ma il suo comportamento credo sarà uguale.
POWELL RALLENTA MA LE PROIEZIONI DICONO ALTRO!Condivido questo piccolo articolo dopo la riunione di ieri sera di Jeremy Powell.
"Quasi tutti i responsabili politici ritengono che ulteriori rialzi dei tassi saranno appropriati quest'anno", ha detto il presidente della Federal Reserve Jerome Powell.
Nonostante questa dichiarazione, la banca centrale ha mantenuto invariato il suo tasso di riferimento, interrompendo la sua striscia di 10 rialzi consecutivi in 14 mesi.
Dopo 1 anno di continui rialzi dei tassi d'interesse, i rappresentanti del FOMC hanno scelto di non aumentare di ulteriori 25 punti base, l'attuale tasso al 5,25%.
Normalmente una mossa di questo tipo è vista come possibile punto di pivot (inversione), ma qui lo scenario sembra diverso.
Analizzando le proiezioni aggiornate, si possono evidenziare cambiamenti peggiorativi rispetto le proiezioni di marzo.
Il tasso di disoccupazione è stato rivisto al ribasso, dal 4,5% al 4,1%.
Questo è il riflesso di un mercato del lavoro, che nonostante i tassi d'interesse alzati a livello record, rimane resiliente (vedi ultimi dati NFP).
Il PIL è stato rivisto a rialzo dallo 0,4% all'1%, con un occhio ottimista sulla crescita del paese.
Nonostante l'inflazione Headline continua a scendere, l'inflazione core pce è stata rivista a rialzo, dal 3,6% precedente al 3,9% attuale.
Nelle proiezioni economiche del Federal Open Market Committee, l'aspettativa mediana per il tasso dei fondi federali di fine 2023 è aumentata al 5,6%, dal 5,1% della riunione di marzo.
Questo ci mostra che ulteriori 25-50 punti base potrebbero essere presi in considerazione dai membri FOMC.
Punti salienti della riunione:
-Powell ha sottolineato che nessuno dei membri del FOMC ha previsto un taglio dei tassi per il 2023.
-Guardando all'inflazione PCE core negli ultimi sei mesi, non ci sono stati molti progressi.
-La Fed sta osservando gli immobili commerciali con molta attenzione, ha detto.
Gran parte di questo è nelle banche più piccole, ma è ben distribuito. Quelle banche che hanno un'alta concentrazione di prestiti CRE saranno le più colpite.
Come stanno reagendo i principali asset?
- Il dollaro ha registrato un apprezzamento dello 0,5% subito dopo la notizia.
- I rendimenti americani hanno ripreso a salire, portando a ribasso la curva 10-2 anni
- Gli indici azionari hanno aperto le prime contrattazioni in territorio negativo.
Conclusione?
Lo scenario che potremo vedere nelle prossime settimane rimane lo stesso di questo mese, un dollaro che rimane in territorio di apprezzamento con i principali asset forex in sofferenza (EUR/USD e GBP/USD).
Vi ricordo che oggi pomeriggio sarà il turno della BCE.
Per quanto riguarda l'oro, dopo questi dati, lo vedo leggermente in sofferenza, con i rendimenti e i tassi reali che salgono.
Buon Trading a tutti
Reazioni del mercato alla "pausa hawkish" della Fed Reazioni del mercato alla "pausa hawkish" della Fed
Oggi la Federal Reserve ha scelto di non procedere all'11° rialzo consecutivo dei tassi d'interesse, optando invece per una valutazione degli effetti dei 10 rialzi precedenti. Tuttavia, la Fed ha annunciato che prevede di attuare altri due aumenti di un quarto di punto percentuale prima della fine dell'anno. Sebbene la pausa fosse ampiamente prevista, il fatto che i policy maker vedano i tassi al 5,6% a fine anno ha colto il mercato di sorpresa.
La combinazione della pausa con il suggerimento di altri due rialzi di 25 punti base è stata definita la "pausa dei falchi".
In seguito alla decisione, i risultati di chiusura dei mercati azionari sono stati contrastanti. Il Dow Jones ha chiuso in ribasso di oltre 230 punti, mentre l'S&P 500 e il Nasdaq hanno registrato guadagni rispettivamente dello 0,1% e dello 0,4%. Il Nasdaq Composite è stato sostenuto principalmente dai guadagni ottenuti dai titoli Nvidia e AMD, che si occupano di AI.
La giornata è iniziata con il Bitcoin che ha superato i 26.000 dollari. Tuttavia, ha poi ritracciato fino al minimo delle 24 ore di 25.791 dollari. Alcuni analisti prevedono un inevitabile calo a 25.000 dollari sulla base delle recenti notizie sulle criptovalute, dominate dalle discussioni sulla regolamentazione.
Nel frattempo, i prezzi dell'oro sono inizialmente saliti fino a toccare i 1959 dollari per oncia, ma in seguito hanno ridotto i guadagni, scambiando intorno ai 1945 dollari.
Il dollaro si è indebolito su tutta la linea, con il DXY in calo dello 0,32%. Il dollaro neozelandese è quello che si è mosso di più, salendo di oltre un punto percentuale fino a raggiungere un massimo di tre settimane a 0,6211 dollari. I guadagni di EUR e GBP sono stati più modesti, con un +0,39% ciascuno.
Ciclo ribassista post tassi d'interesseQuest'anno, la FED ha aumentato del 0,25% i tassi tre volte, portando sempre un ritracciamento ribassista 48H dopo i rialzi (come mostrato nel grafico). Ad oggi, i mercati sono stra convinti che la FED non aumenterà i tassi, quindi ho ipotizzato due scenari sul medio periodo:
SCENARIO 1: i mercati si sbagliano, la Fed continua ad aumentare i tassi e si ripete il mini ciclo ribassista, o comunque un range tra gli 1,076 e gli 1,082. Non opererò in questo caso
SCENARIO 2: i mercati hanno ragione, la Fed non aumenta i tassi ed il sentiment diventa negativo sul medio periodo (e si spera non nel lungo); come da grafico andrò ad aprire posizione SHORT superati gli 1,09 (scenario simile a quello che successe il 26/01/22, pochi giorni di fase rialzista e grosso ciclo ribassista sul medio periodo), impostando TP sui minimi precedenti 1,051 e SL sui massimi raggiunti a maggio 1,10. Ovviamente, si potrebbe anche aprire posizione a mercato nel caso in cui pensiate non si verifichi una breve fase rialzista.
N.B: vi invito a vedere e valutare ciò che è accaduto l'ultima volta che la FED non ha aumentato i tassi, ovvero a gennaio 2022, da li nasce gran parte della mia idea confermata dai recenti crolli bancari (first republic su tutti).
Disclaimer: Non è un consiglio finanziario e non intendo influenzare le vostre azioni ma solo a ragionare per fatti e cicli ripetuti.
ANALISI INTERMARKET SETTORE TECH: IL SUO CATALIZZATORE Buongiorno a tutti, l’obiettivo dell’analisi è quello di analizzare lo scenario che il settore tecnologico americano sta attraversando dagli inizi del 2023. Esso continuerà la sua salita?
Buona lettura. Qualora qualche concetto fosse poco chiaro, commentate!
1. LE GRANDI PRESTAZIONI DEL SETTORE TECNOLOGICO
Il settore tecnologico ad oggi, come mostra la prima figura, si presenta come il secondo miglior settore dall’inizio del 2023:
Per andare ad analizzare il suo prezzo dal punto di vista tecnico e successivamente intermarket sarà utilizzato l’ETF “XLK”. Le prime 10 società all’interno del paniere dell’ETF tech sono:
• Microsoft (24.78%)
• Apple (24.21%)
• Nvidia (4.61%)
• Broadcom Inc (3.57%)
• Salesforce Inc (2.73%)
• Cisco Systems (2.60%)
• Accenture PLC (2.36%)
• Advanced Micro Devices (2.08%)
• Adobe Inc (2.08%)
• Oracle (2.03%)
Osserviamo la figura successiva:
Dopo aver raggiunto dei massimi relativi il 15 agosto del 2022, il prezzo dell’ETF ha creato un nuovo impulso ribassista che ha avuto termine il 13 ottobre 2022. Da quel punto il prezzo è successivamente ripartito, formando dei massimi via via crescenti; questi ultimi sono stati i responsabili della formazione del supporto dinamico.
Dalla prima seduta del 2023 il prezzo ha subito un’ulteriore accelerazione al rialzo che ha avuto termine il 3 aprile 2023, con una performance di oltre 20 punti percentuali: i massimi del 15 agosto e quelli nei quali il prezzo si ritrova in quest’ultimo mese vanno a costituire la resistenza dei 152$.
Utilizzando l’RSI a 14 periodi è possibile osservare come il prezzo, dal massimo del 31 marzo, stia perdendo lentamente la sua forza.
Detto ciò, l’impostazione grafica è comunque rialzista: è infatti possibile osservare un triangolo ascendente, non perfetto dal punto di vista geometrico ma pur sempre tale:
Perché il settore tecnologico è stato uno dei migliori? Ma soprattutto: continuerà ad esserlo? Proviamo a trattare questo argomento in chiave intermarket.
2. ANALISI INTERMARKET: SETTORE TECNOLOGICO, TASSI DI INTERESSE E INDICE DI FORZA TRA OBBLIGAZIONI
Qual è stato il catalizzatore che ha spinto al rialzo il prezzo dell’ETF tech?
• I tassi di interesse della Federal Reserve
Anzi, per meglio dire…le aspettative degli attori del mercato su quello che potrebbe essere, nel futuro, il livello dei tassi di interesse.
Partiamo con il definire il motivo per il quale questo settore dovrebbe essere sensibile agli interest rates:
• Le società del settore tecnologico appartengono a quella categoria definita “growth”.
A questa classe appartengono quelle aziende che, al contrario di altre, hanno un alto potenziale di crescita. Crescita di cosa? Crescita degli utili.
In questo contesto, una crescita futura degli utili è legata alla quantità di investimenti in ricerca e sviluppo (per la precisione ricerca, sviluppo e implementazione di nuove tecnologie con lo scopo di migliorare la crescita e l’innovazione) nel presente.
Come vengono finanziati questi stessi “progetti”? Tipicamente con una parte degli utili “attuali” (ecco perché, tipicamente, il prezzo delle aziende growth non è giustificato dagli utili, con relativo aumento del P/E) e attraverso del debito (finanziamenti ed emissione di obbligazioni).
È qua che giungiamo al punto fondamentale: all’aumentare dei tassi di interesse di una banca centrale aumenteranno in maniera proporzionale gli interessi delle società sui debiti da pagare ad obbligazionisti o banche per poter raggiungere i loro obiettivi; per loro sarà più difficile accedere al credito a causa dell’aumento del costo del denaro.
Ergo: un rialzo dei tassi di interesse ostacola quello stesso modello di “crescita”.
Spiegato ciò (se non fosse stato chiaro commentate!), è necessario andare a creare un indice di forza che confermi il punto precedente: esso dovrà esplicitare le aspettative sui tassi di interesse degli investitori. Esso non è altro che “LQDH/LQD”, rappresentato nella figura successiva:
Entrambi gli ETF replicano il movimento di prezzo di obbligazioni societarie americane ad alto grado di rating, con una differenza:
• LQDH, al contrario del secondo, è coperto dall’aumento dei tassi di interesse (uno dei diversi rischi che va a presentare l’asset class obbligazionaria)
Ora, probabilmente, vi chiederete:
“Cos’è che copre un ETF obbligazionario da un aumento dei tassi di interesse?
Osserviamo la figura successiva:
LQDH è formato dall’ETF LQD e da particolari contratti, chiamati interest rate swap (IRS). Questi sono stipulati tra due parti:
• Dai gestori dell’ETF
• Da un “broker dealer”
Per avere una copertura dall’aumento dei tassi di interesse i gestori dell’exchange traded fund pagheranno al broker un interesse fisso (“fixed”) e, contemporaneamente, quest’ultimo pagherà ai gestori un interesse variabile (“floating”). Ebbene, l’interesse variabile è quello che copre l’aumento dei tassi di interesse, andando a mitigare gli effetti di una politica monetaria restrittiva.
Infine, le prestazioni di LQDH saranno pari alla somma tra le prestazioni dell’ETF non “indicizzato” (LQD return) e gli interessi variabili derivati dai contratti swap (total return on swap contracts).
Possiamo affermare che il meccanismo di funzionamento di questi particolari contratti è simile a quello dei credit default swap, con una differenza:
• Nei CDS il broker (o banca) si assume il rischio di default dell’emittente, mentre negli IRS il rischio sui tassi di interesse
È logico ipotizzare che:
• Ad un aumento delle aspettative di rialzo dei tassi di interesse LQDH mostrerà prestazioni migliori di LQD; al contrario, sarà invece quest’ultimo ETF a sovraperformare
Quest’ultimo punto è vero? La risposta è racchiusa nella figura successiva:
La figura è abbastanza chiara:
• LQDH/LQD è un ottimo indice di forza capace di anticipare le mosse di politica monetaria della Federal Reserve; esso, per questo motivo, ricopre un ruolo di “leading indicator” (segnale anticipatore)
Andiamo ora ad osservare l’indice su grafico giornaliero:
È dal 7 novembre del 2022 che l’indice di sentiment crea dei massimi via via decrescenti, con la successiva formazione di un triangolo discendente, figura di analisi tecnica ribassista.
Possiamo ora rispondere alla domanda:
“Perché il settore tecnologico è rialzista da Q4 2022?”
Perché, come mostra la figura successiva, è dallo stesso periodo che gli investitori hanno aspettative sui tassi “ribassiste”:
• Quanto più forti saranno le aspettative su un taglio dei tassi di interesse, tanto più si concentreranno gli acquisti su quelle società capaci di andare a beneficiare della particolare condizione (al diminuire del “costo del denaro” aumenterà la possibilità di una potenziale crescita delle società growth per i motivi spiegati precedentemente)
3. IL TECNOLOGICO CONTINUERA’ LA SUA SALITA?
La condizione affinché il settore tech dia continuità alla sua tendenza è legata alle aspettative sui tassi di interesse.
Se si materializzasse la recessione tanto annunciata, come potrebbe reagire XLK?
Questo sarà l’argomento della prossima analisi, in cui andrò a correlare lo stesso ETF con l’oro. Vi lascio tuttavia con un dubbio:
Come è possibile che un settore risk on come quello tecnologico sia legato in maniera positiva all’asset risk off per eccellenza, l’oro? XLK è diventato un bene rifugio di breve periodo?
Alla prossima, buona giornata!
Borsa, settimana del 15 maggio 2023 cosa attendono i mercatiEcco alcuni fattori che potrebbero influenzare il mercato questa settimana:
Inflazione, ancora una delle principali preoccupazioni per gli investitori e qualsiasi notizia sull'inflazione potrebbe offrire volatilità sia a Wall Street che a Piazza Affari.
La volatilità potrebbe far ripiegare al ribasso il FTSE MIB che cerca di superare le resistenze di area 27500 punti indice, resistenza caratterizzata da forti volumi di vendita registrati durante il mese di febbraio.
La volatilità potrebbe punire anche Wall Street , infatti il Nasdaq quota sotto la resistenza di area 13350 punti indice, una resistenza libera da volumi ma senza dsprinti volatilità rialzista e con poca forza relativa di rialzo.
Banche Centrali, sono davvero tanti i dati che la Federal Reserve questa settimana dovrà annunciare, ma tra i principali dati c'è l'atteso discorso del suo presidente Powell previsto venerdì 19 maggio.
Stesso giorno sarà anche compito della BCE con il presidente Lagarde relazionare circa lo stato dell'economia europea.
Vi è una forte probabilità che i tassi centrali possano aumentare nuovamente, tassi e volatilità potranno quindi avere impatto sui mercati azionari.
Utili attesi per importanti società quotate tra cui per gli Exxon, Microsoft, 3M, Chevron, Deutsche Bank, la stagione degli utili societari è ancora in pieno svolgimento.
MERCATO DEL LAVORO RESILIENTE?!La scorsa settimana, è stata una settimana bollente, con molteplici dati macroeconomici rilevanti (FED, BCE, NFP etc..).
Andando per ordine cronologico, martedì 2 maggio, sono stati rilasciati i dati relativi i nuovi lavori JOLTs (Job openings).
I nuovi lavori JOLTs è un rapporto mensile sulle offerte di lavoro nelle aree commerciali e industriali degli Stati Uniti.
I dati JOLTS sono una misura del deficit o dell'eccesso di offerta di lavoro a livello nazionale.
Da diversi mesi, questo rapporto, indica un continuo rallentamento mostrando una diminuzione dell'offerta presente sui mercati.
Mercoledì alle 20:00 la FED ha deciso di alzare ulteriormente i tassi d'interesse di 25 punti base, raggiungendo soglia 5,25%.
Il mercato aveva anticipato ampiamente questa mossa, mostrando poca volatilità durante l'intervento di Powell alle 20:30.
Durante la conferenza stampa di Powell i giornalisti hanno orientato le domande sul tema bancario, lasciando in secondo piano il "pivot" dei tassi d'interesse.
Giovedì è stato il turno della BCE che "semplicemente" ha seguito le linee guida della FED, alzando ulteriormente il tasso europeo di 25 punti base.
Sempre giovedì, nel pomeriggio come ogni giovedì, sono stati rilasciati i dati relativi alle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione.
Da 1/2 mesi a questa parte la tendenza sembra leggermente cambiata, con l'indice jobless claims a rialzo.
La soglia psicologica si trova a 250K circa.
Situazione ampiamente commentata in un'analisi precedente.
Jobless claims e tasso di disoccupazione sono strettamente correlati.
Venerdì 5 maggio sono stati rilasciati 2 dati molto interessanti, NFP e Tasso di disoccupazione.
Il tasso di disoccupazione ha rotto le stime degli economisti a ribasso, tornando a testare soglia 3.4% (MINIMI STORICI).
Al contrario i dati NFP (Non Farm Payroll) hanno rotto le stime a rialzo, 253k contro 180k previsto e 165k precedente.
Il rapporto mostra che il mercato del lavoro rimane robusto anche se la Federal Reserve ha aumentato i tassi di interesse nell'ultimo anno.
Il collaboratore di SA Mike Zaccardi:
"Il rapporto sulla situazione occupazionale di aprile è il 13°aumento consecutivo di posti di lavoro più caldo del previsto.
Mentre i due mesi precedenti sono stati rivisti notevolmente al ribasso, l'aumento delle buste paga di aprile di 253.000 è stato molto più alto del consenso di +185.000.
La tensione del mercato del lavoro spingerà la Fed a prendere in considerazione un ulteriore rialzo dei tassi.
Le retribuzioni orarie medie sono aumentate dello 0,5% M/M, più del consensus per +0,3% e più forte dello 0,3% di marzo.
Il tasso di disoccupazione è sceso di nuovo al 3,4% ,il tasso più basso dal 1969.2."
BLANDA RECESSIONE E LOTTA ALL’INFLAZIONEIL BUONGIORNO FOREX DI OGGI 04.05.2023
-CONTESTO
Ancora troppe incertezze sui mercati dopo la riunione di ieri sera della FED, durante la quale Powell è riuscito in un gioco di equilibrismo decisamente difficile.
Il punto focale resta l’inflazione, se i prezzi non rientrano, tutti gli sforzo per un’economia in crescita sono vani, pertanto rimane il nemico numero principale da eliminare ad ogni costo ed è con questo mantra che Powell ha retto le aspettative di aggressività, che tuttavia rimangono blande perché riesce abilmente a lasciar intendere che questo potrebbe essere l’ultimo rialzo del costo del denaro da 25Bp prima i una giustificata pausa.
Analizzare gli effetti cumulativi dei rialzi tassi, questo sembra essere il movente chiave per un nulla di fatto alla prossima riunione di giugno, e possiamo ben condividere l’idea se si considera una corsa del costo del denaro che è giunta ora al 5.25% da tassi a 0 in circa un anno.
Purtroppo, i mercati non festeggiano, perché se da un lato c’è la prospettiva di una pausa dall’altro c’è la consapevolezza di una fase di recessione alle porte, che Powell ha abilmente definito come debole recessione, lasciando intendere le speranze e la fiducia in un’economia ancora robusta.
Non possiamo quindi non credere in un dollaro sostanzialmente debole nel prossimo futuro e profonde incertezze invece per i mercati azionari che restano sostanzialmente più confusi di quanto non fossero prima della riunione.
Oggi il focus passa alla BCE chiamata anche lei al rialzo tassi , molto probabilmente da 25Bp, che resta in questo caso solo apertura ad ulteriori 3 rialzi da altrettanti 25Bp, questo secondo le attese degli analisti. Dobbiamo convenire che l’inflazione resta sostenuta in Europa e la corsa dei salari a rialzo rende necessarie azioni di maggior impatto hawkish rispetto a quanto visto in USA e l’assenza di evidenti pericoli nel sistema bancario potrebbe dare un supporto importante alle decisioni della Lagarde di oggi per ulteriori rialzi del costo del denaro.
-FOREX
Il mercato valutario ritrova subito toni di risk off, con un dollaro in netta debolezza sulle prospettive di recessione con perdite che sono nell’ordine dello 0.67% medio, il che trascina a rialzo le posizioni contrarian long dei retail oggi al 73% long.
In piena caduta anche il dollaro canadese, che segue le sorti del wti oramai in preda agli shortisti, trascinando cosi in perfromance medie che vanno nell’ordine del -1.18% medio per il canadese che porta ancora una volta il sentiment retail al 85% long a caccia di mean reverting.
Recupera lo yen giapponese che insieme al franco svizzero restano gli asset rifugio per eccellenza con guadagni settimanali nell’ordine del 1.02% , trascinando orai retail a chiusure di posizioni in gain sullo yen che passano dal 70% di ieri al 58% attuale, mentre per il franco svizzero si passa al 92% short, spingendo a caccia dei posizioni contrarian short.
Le majors si portano sui massimi, con un dollaro strutturalmente debole che spinge eurusd a 1.1090-1.11 figura, usdchf al test dei minimi di 0.8825. esposizioni importanti ovviamente anche sui cross come cadjpy cdove troviamo ora un 78% di retail long.
-EQUITY
Il comparto azionario vede l’Europa ferma, con il dax a 15800 senza per ora uscire dal trading range in atto che ha come supporto 15750 e resistenze a 15950, mentre in America il nasdaq rimane sostanzialmente debole con prezzi che si attestano a 13070 con impostazioni ribassiste che possono spingere fino 13000 pnt , mentre l’SP500 si è fermato ai minimi di 4070pnt tornando ora in pieno trading range con resistenze a 41997 pnt senza dare nessun input direzionale.
-COMMODITIES
Gold che esplode fino ai 2074$ come già richiamato più volte, trovando terreno fertile con un dollaro debole e il crollo del mercato dei rendimenti obbligazionari, la domanda ora è quali saranno i target ultimi di questo sprint rialzista.
Collasso invece per il wti, che va in spike ribassista a 65$ minimi chiave per questo asset che ora potrebbe recuperare interessante terreno dopo le perdite degli ultimi giorni , sanza per ora avere sostegno da parte dell’OPEC+
buona giornata e buon trading
SALVATORE BILOTTA
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PREZZI E BIG PLAYERS IN DUE DIREZIONI OPPOSTE
Sempre più difficile capire la direzionalità che sta per prendere il mercato e sembra che solo la FED potrà dare la linea guida necessaria agli operatori che per ora vivono il risk on nato dai discreti dati che giungono dal PIL americano relativo al q1 2023.
Da un lato ancora diverse indicazioni di risk on, specialmente nei dati macroeocnomico che giungono da oltre oceano, con una discreta domanda aggregata e buoni risltati nel PIL q1 2023, che sebbene in calo rispetto alla precedente lettura e anche rispetto alle aspettative degli analisti, poste al 2% rispetto al 1.1% reale, ha gettato buone basi di speranza rialzista. Il dato che trascina già il PIL è legato alle scorte, e la robusta domanda attuale lascia sperare in ripartenze future della produzione ameriana , specialmodo se si pensa che la disoccupazione rimane sui minim idi periodo e questo sostiene una robusta domanda aggregata che dovrà prima o poi essere soddisfatta. Anche le trimestrali delle aziende tech USA hanno stupito nei loro dati positivi, che aprono quindi all’idea ancora ua volta del Soft landing per la FED. L’inflazione , che rimane centro delle attenzioni delle banche centrali, cala negli indicatori macroeconomici più ampi come il CPI, ma resta ancora resiliente sui dati core.
La scorsa settimana è stato il turno del PCE, e dei redditi degli americani, che ancora una volta hanno mostrato tenacia nei dati core, che restano sostenuti e ancora una buona capacità degli americani di risparmiare rispetto al loro reddito il che pone basi solide per un’economia pronta a resistere ad ulteriori attacchi da parte delle banche centrali.
Dobbiamo tuttavia fare i conti con il rovescio della medaglia, che è il sistema finanaziaro americano, che ancora una volta con First Republic Bank è messo alla prova e potrebbe aver bisogno di adeguato sostegno da parte della FED.
Difficile dunque capire se ci sarà davvero o meno la profonda crisi preannunciata dalla FED e se possa essere il caso o meno di scommettere sul crollo dei mercati finanaziari.
Al momento le mani forti, sembrano ancora intenzionate a mantenere un assetto risk off, che sia di tutela e protezione dei portafogli,ma al contempo i prezzi raccontano una narrativa diversa.
Procediamo per ordine per meglio comprendere le dinamiche in atto.
-FOREX:
il comparto valutario appoggia in pieno lo scenario di risk off, dando spazio alle valute rifugio come l’euro e il franco svizzero , mentre sembra essere oramai in declino il dollaro americano, sebbene nel momento del collasso del comparto equity ha riscoperto una brevissima fase rialzista, che tuttavia non viene registrata nei posizionamenti dei big players che ricordiamo essere espressa da posizioni che restano aperte in overnight.
La prospettiva di una BCE aggressiva ben oltre quello che potrà mettere in campo la FED sembra porre le basi per ulteriori slanci rialzisti della moneta unica, questo grazie anche ad un miglior sistema bancario e finanziario e ad un piano di riassorbimento della liquidità decisamente più blando da parte della BCE rispetto alla FED che ha dato sostegno al debito sovrano e ha garantito una più blanda transizione del regime economico.
EURUSD
Incalzano a rialzo le posizioni dei big players che si portano ora a 169400 contratti aperti con un incremento di ben 5039 contratti long nella sola settimana scorsa, portando l’open interest sui massimi di periodo.
Specchio di questo forte interesse rialzista anche la price action, che vede le quotazioni giungere a 1.1025 con allunghi fino 1.11, al test delle prime resistenze chiave che si trovano a 1.1125 e 1.1175
GBPUSD
Seguono le posizioni long sulla sterlina, che per le mani forti si attestano a 4537 contratti long per la settimana appena conclusa per un totale di 5839 cnt.
Anche in questo caso la forte inflazione spinge gli operatori a crede in azioni forti da parte della boe che potrebbe portre i tassi anche oltre il 5%.
Non da meno quindi la prica action che vede i primi break out rialzisit delle resistenze poste a 1.2550 proiettando ora i prezzi a 1.2660.
YEN
Collasso per lo yen giapponese, che con la conferma di politiche monetarie accomodanti da parte della BOJ e ancora allentamento monetario on puo che vedere forti vendite al momento , con le mani forti che si portano sulle massime esposizioni corte con ben -68744 contratti short netti.
Indubbia quindi la nuova spinta rialzista di tutti gli asset contro yen giapponese che chiudono la settimana in chiaro eccesso di rialzo, che sebbene meritevole di storni di breve , possono essere ottimi trend ancora nel medio periodo.
AUDUSD
Si recuperano posizioni anche sul dollaro australiano e neo zelandese, grazie ad una price action che sembra per ora premiare tutto contro il dollaro americano e sebbene la posizione netta resti ancora improntata al ribasso con -39462 contratti short, il raggiungimento dei minimi di periodo potrebbe essere un ottimo movente per interessanti prese di profitto e ricoperture delle posizioni in essere al momento.
La tenuta dei minimi di 0.6565 sembra essere condizione necessaria per sperare in ritorni verso le resistenze di 0.6775-80
USDCHF
Fortissimo il franco svizzero che senza uno yen in grado di svolgere la sua funzione di rifugio e grazie anche a migliori differenziali tassi sembra essere prediletto dagli operatori per la scelta di un porto sicuro. Le mani forti ricoprono ancora 1064 contratti portando la posizione netta , ancora corta , a soli -3656 contratti, in un rally di circa 6 settimane di acquisti.
USDINDEX
Crollano ancora le posizioni long sul dollaro UsA a dimostrazione di una certa sfiducia nella congiuntura macroeconomica americana. Le posizioni dei big plaiers restano a 10739 contratti , in attesa della FED della prossima settimana che potra sicuramente dare maggiore indirizzo al dollaro USA. Le quotazioni al momento restano ancora in un chiaro trading range, con supporto a 100.83 e resistenza a 105.80.
-EQUITY:
il comparo equity è in neta divergenza tra la prica action e le posizioni dei big players. Ad ogni dato macroeconomico che non si presenta poi cosi pessimista e negatico i prezzi del comparto azionario salgono, dando boost rialzisti che hanno portato le quotazioni sui massimi di periodo, ma le mani forti sembrano non credere a questa idea, continuano a vendere special modo sull ‘ SP500
S&p
Le posizioni nette dei big plaiers sull’SP500 vanno a -363267 contratti corti, rispetto ai -344257 della scorsa settimana, dando ancora fiducia all’idea che le mani forti stanno incrementando le scommesse per un crollo dell’equity.
La price action racconta tuttavia un’altra storia, coni prezzi che sono balzati al test delle resistenze di 4197 pnt. La chiave come detto sarà solo la FED che potrà dare spinta rialzista o meno al mercato equity.
COMMODITIES
Il modno della commodities rimane ancora incentrato sul risk off, con forti acquisti di oro e argento, mentre si vendono metalli come il rame , tipicamente legati al ciclo economico mondiale. Le posizioni, come per la price action, in questo caso sembrano molto più concordi e allineati su un mood di riskoff
OBBLIGAZIONARIO
Interessante ancora il comparto obbligazionario, che rimane pesantemente schiacciato dalle vendite degli operatori , special modo nelle scadenze medio periodo come il 5 e 10 anni Usa, dove le esposizioni ribassiste raggiungono nuovi eccessi, segnale che molti operatori non credono nella ripartenza e nella fine dei rendimenti alti, ma ancora vedono nel prossimo futuro una possibile recessione.
buon trading
Salvatore Bilotta
Inflazione in USA in calo ma non abbastanzaBuongiorno a tutti,
oggi vi proponiamo un grafico che mostra l'andamento dell'inflazione americana negli ultimi anni e che mette in risalto il valore dell' impulso rialzista del 2021 con il dato medio equivalente all'intorno del 2%, quale valore target della banca centrale americana.
L'ultima volta che l'inflazione in USA aveva avuto questa accelerazione erano gli anni 70 ed il paese dovette subire una forte recessione per mitigarla.
Oggi i dati macro dell'America si stanno pian piano deteriorando (vedi tabella sottostante), pur continuando a dimostrare una forte resilienza, e per la prima volta da mesi nell'ultima minuta della banca centrale americana è comparsa la parola recessione, nella forma di "recessione lieve" o " mild recession ".
Sarà veramente così? Si tratterà realmente di una recessione lieve?
Di sicuro le condizioni che hanno portato all'attuale aumento dell'inflazione sono diverse da quelle avute in passato - nessuno aveva mai sperimentato prima d'ora una pandemia mondiale in grado di congelare la produzione e gli scambi di interi paesi - e non sappiamo se l'attuale aumento dei costi obbligherà ad una recessione dura ( Hard Landing ), per riportare il dato al valore di target.
Quello che sappiamo è che oggi, al netto di alcune banche fallite, o prossime al fallimento, a causa di una errata gestione del rischio, e al netto di un prodotto interno lordo in rallentamento, non vi sono al momento dati particolarmente preoccupanti che possano far presagire ad una crisi economico finanziaria.
Di seguito riportiamo un estratto del MyMonitoringSystem con i dati macro di riferimento:
EVENT gen-23 feb-23 mar-23 apr-23
ADP Nonfarm Employment Change 235.000 106.000 242.000 145.000
Nonfarm Payrolls 223.000 517.000 311.000 236.000
Unemployment Rate 3,5% 3,4% 3,6% 3,5%
JOLTs Job Openings 10.458.000 11.012.000 10.824.000 9.931.000
ISM Manufacturing PMI 48,4 47,4 47,7 46,3
ISM Non-Manufacturing PMI 49,6 55,2 55,1 51,2
Core Retail Sales (MoM) -1,1% 2,3% -0,1% -0,8%
Retail Sales (MoM) -1,1% 0,3% -0,4% -0,1%
Building Permits 1.337.000 1.339.000 1.524.000 1.550.000
Existing Home Sales 4.020.000 4.000.000 4.580.000 4.440.000
New Home Sales 616.000 670.000 640.000 683.000
Core Durable Goods Orders (MoM) -0,1% 0,7% 0,0% 0,3%
Pending Home Sales (MoM) 2,5% 8,1% 0,8% -5,2%
GDP (QoQ) 2,9% 2,7% 2,6% 1,1%
Fed Interest Rate 4,00% 4,75% 5,00% 5,00%
Qual'è il vostro parere a riguardo analizzando il grafico ed i dati?
Saluti,
Silvio Esposito
ANALISI su BTC - tf 4H - Inversione di trend o stiamo cerando unIl prezzo di Bitcoin è stato rigettato dal livello del POC risalente a Maggio-Giugno 2022, come evidenziato nella scorsa analisi.
Il prezzo è stato rigettato definitivamente con la perdita del livello 30.000 questa mattina presto.
A questo punto i bulls dovranno tentare una conferma del supporto dei 28500 (circa) che aveva agito diverse volte nello scorso mese come resistenza.
Al contrario i bears cercheranno di far perdere il livello 28.000 e puntare su un ritracciamento più pronunciato.
C'è da sottolineare che a difendere il supporto dei 28.000 c'è la media mobile esponenziale a 200 periodi (sul tf 4h) a 28153 dollari e il POC di volumi della barra di lateralizzazione dello scorso mese a 27900 dollari.
Gran parte dei movimenti del mercato verranno dettati sul risvolto della situazione della politica monetaria della Federal Reserve. A questo proposito Michael Burry ( investitore reso famoso dal film "The Big Short") ha affermato di essersi sbagliato sul crollo dei mercati e che potremmo essere agli inizi di un mercato rialzista.
Fed: oggi focus su inflazione UELe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno messo a segno una seduta caratterizzata dai rialzi. Sul fronte dei dati macroeconomici, è da segnalare la crescita dell’economia cinese del 1° trimestre con il PIL che si è attestato al 4,5%. La misurazione è riuscita ad oltrepassare il consensus Bloomberg al 4% e mette il Paese nelle condizioni di raggiungere l’obiettivo di fine 2023 al 5%. La rilevazione, spinta soprattutto dalla rimozione delle stringenti misure anti-Covid, ha portato diversi analisti ad alzare le stime sul Prodotto Interno Lordo anche oltre il 6%. Nel frattempo, l’indice ZEW sulle condizioni correnti si è attestato a -32,5 punti ad aprile, oltre le previsioni a -40 punti. Oggi il focus sarà invece rivolto all’inflazione dell’Eurozona (marzo, finale), che dovrebbe essere in linea con la rilevazione preliminare al 6,9% e al 5,7% per quella core. Sul fronte delle Banche centrali il Presidente della Fed di St. Louis, James Bullard, ha ribadito la necessità di alzare ancora i tassi vista la forza dell’economia. Intanto, da un report pubblicato da Bank of America emerge come l’allocazione degli investitori sulle azioni nei confronti dei bond sia scesa ai minimi dalla crisi finanziaria globale. Questo potrebbe indicare le preoccupazioni in merito ad una recessione. Dal sondaggio emerge come le paure di una contrazione del credito hanno fatto sovrappesare la componente obbligazionaria del 10%, mentre il 63% degli intervistati si attende un’economia più debole. Per i gestori, i principali rischi per i mercati sono il credit crunch, una recessione globale e una politica monetaria restrittiva per via di un’inflazione ancora elevata.
BCE: rischi geopolitici alzano l’inflazione e riducono crescitaLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno archiviato una seduta caratterizzata da segni misti. Da segnalare uno degli ultimi sondaggi Bloomberg sul rialzo dei tassi della BCE. Gli economisti intervistati si attendono che l’Eurotower aumenti i tassi di 25 punti base altre tre volte nel corso dell’anno prima di fermare la stretta, arrivando quindi ad un picco del 3,75% che rimarrebbe fino a fine 2023. Sul tema inflazione, le previsioni sono per un 5,5% nel dato core nel trimestre in corso. Inoltre, la misurazione dovrebbe superare il dato principale nella seconda metà del 2023. Martins Kazaks, Presidente della Banca centrale lettone, ha detto che il board potrebbe optare per un incremento di 25 punti base nella riunione di maggio, anche se vi sono opzioni aperte in merito ad un incremento più sostenuto e dello 0,50%. Christine Lagarde, Governatrice della BCE, ha affermato che l’economia globale si trova in una fase di frammentazione in blocchi concorrenti. Per la numero uno dell’Eurotower i rischi geopolitici porteranno a un rialzo dell’inflazione e a una crescita minore. Nel frattempo Janet Yellen, Segretaria al Tesoro USA, ha detto che dopo gli ultimi fallimenti bancari gli istituti di credito cominceranno a diventare più prudenti e restringere i prestiti. Questo potrebbe annullare la necessità di ulteriori rialzi da parte della Fed. Sul fronte della stagione delle trimestrali, è da segnalare che oggi sarà una giornata particolarmente intensa dal punto di vista dei risultati del 1° trimestre 2023: tra le principali società a pubblicare i dati sono da menzionare Bank of America, Goldman Sachs, Netflix e Johnson & Johnson.
Eurozona: focus stime economiche Commissione UE Le quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale venerdì hanno registrato una seduta caratterizzata da segni misti. Fronte trimestrali, le principali banche statunitensi hanno battuto il consensus sui risultati del 1° trimestre 2023. Per quanto riguarda le Banche centrali, sono da segnalare le parole di Pierre Wunsch e Christine Lagarde per la BCE e di Christopher Waller per la Fed. Per il Governatore dell’istituto centrale belga, l’Eurotower dovrebbe accelerare la riduzione del bilancio, concludendo i reinvestimenti di liquidità del debito in scadenza. Secondo Wunsch, l’istituto deve continuare anche ad alzare il costo del denaro, definendo “ragionevoli” altri 75 punti base in più rispetto ai livelli attuali. La Presidente della BCE invece, ha affermato che la Banca centrale è pronta ad agire contro l’elevata inflazione, con le pressioni sul dato che rimangono alte a causa della tenuta del mercato del lavoro e della crescita salariale. Per il componente del board della Fed invece, la Federal Reserve deve continuare ad alzare il costo del denaro, anche se si è detto pronto a cambiare idea nel caso in cui le condizioni del credito si restringessero più del previsto e non vi fossero segnali di moderazione della domanda. Per quello che riguarda le materie prime, l’IEA ha evidenziato che gli ultimi tagli alla produzione decisi dall’OPEC+ faranno salire i prezzi del greggio, mettendo ancora più pressione ai consumatori. L’IEA prevede che dalla seconda metà dell’anno saranno necessari prelievi delle scorte per 2 milioni di barili al giorno.
USA: inflazione rallenta a marzo, ma il dato core resta elevatoLe quotazioni dei principali indici di Borsa a livello globale hanno registrato una seduta con segni misti. Due le tematiche che hanno catalizzato le attenzioni degli investitori: l’inflazione USA e i verbali della Fed. Per quanto riguarda l’importante il primo tema, il dato a marzo si è attestato al 5%, contro il precedente 6% e il 5,1% del consensus. La misurazione core invece è risultata in linea con le previsioni al 5,6%, in lieve aumento rispetto al 5,5% di febbraio. La rilevazione risulta ancora elevata e non sembra consentire alla Federal Reserve di fermare il percorso di aumento del costo del denaro. Secondo il CME FedWatch Tool infatti, le probabilità di un rialzo da 25 punti base a maggio sono del 64,5%. Intanto, dai verbali dell’ultimo meeting della Federal Reserve è emerso come i componenti del board della Banca centrale abbiano valutato una pausa nel rialzo dei tassi in modo tale da valutare l’impatto sull’economia delle tensioni sul sistema bancario, anche se alla fine la priorità è stata data alla lotta all’inflazione. Rimanendo in tema Banche centrali, sono da segnalare le parole di Francois Villeroy de Galhau, Presidente dell’istituto centrale francese, secondo cui l’Eurozona presenta dei rischi per un radicamento dell’inflazione che la BCE è determinata a combattere mantenendo i tassi di interesse alti per un periodo sostenuto. L’esponente dell’Eurotower ha anche evidenziato che l’effetto dei precedenti incrementi del costo del denaro sarà maggiore nei prossimi mesi e i successivi incrementi potrebbero non avere lo stesso ritmo.
L'inflazione USA rallenta per il nono mese: Qual è il piano, JayL'inflazione USA rallenta per il nono mese: Qual è il piano, Jay Powell?
Il tasso d'inflazione annuale degli Stati Uniti è rallentato per il nono mese consecutivo, toccando il 5% nel marzo del 2023. Pur essendo il più basso dal maggio 2021, è ancora ben al di sopra dell'obiettivo della Fed del 2%. Gli investitori stanno cercando di capire quando la banca centrale metterà un freno alla sua campagna di rialzi per rallentare l'inflazione.
I verbali del FOMC di marzo (pubblicati questa mattina) hanno rivelato che alcuni politici della Federal Reserve hanno discusso di mettere in pausa gli aumenti dei tassi di interesse, in seguito al crollo di due banche regionali. Alla fine, però, tutti i responsabili politici hanno deciso che la lotta all'inflazione elevata era ancora la priorità assoluta. Alla fine hanno deciso di procedere con un rialzo dei tassi, nonostante i potenziali rischi.
A complicare le cose, l'IPC core (che esclude le componenti alimentari ed energetiche) è salito al 5,6%, dopo essere aumentato del 5,5% a febbraio. Ciò ha indotto alcuni a ritenere che sia in programma un ulteriore inasprimento.
Inizialmente i mercati monetari pensavano che la Fed non avrebbe aumentato i tassi di interesse a maggio, ma le aspettative sono salite al 70,5%. L'indice del dollaro resta ai minimi dal 2 febbraio, stabile vicino a 101,5.
Per quanto riguarda il Canada, le cose stanno migliorando: la Banca del Canada ha lasciato il suo tasso di interesse overnight al 4,50%, come previsto, e ha ridotto il linguaggio che mette in guardia da una potenziale recessione. Il dollaro canadese ha reagito positivamente, salendo a circa 1,34 per USD.
Nel frattempo, la sterlina britannica è salita verso 1,25 dollari, avvicinandosi al massimo da dieci mesi di 1,2525 dollari toccato il 4 aprile. Il governatore della Banca d'Inghilterra Andrew Bailey ha dichiarato di non vedere alcun segno di una ripetizione della crisi finanziaria globale del 2007/8, una notizia rassicurante per gli investitori. Questi ultimi scommettono che la Banca d'Inghilterra continuerà ad aumentare i tassi d'interesse per combattere l'inflazione, aggiungendo carburante alla sterlina.
Bitcoin sopra i 30k al ridosso dei dati sul CPI USAIl prezzo di Bitcoin questa notte ha superato la soglia psicologica dei 30.000 dollari.Il rialzo è avvenuto molto velocemente sulla rottura della figura di compressione che ha fatto rimbalzare il prezzo di bitcoin tra il range 26.600/28.700 dollari.
A questo punto possiamo identificare le prossime resistenze da tenere d’occhio:
In questo momento il prezzo sta lateralizzando intorno ad un POC di volumi risalente a Maggio/Giugno 2022 a 30223 dollari.
Continuerei a osservare come si comporta il prezzo su questo livello.
Il livello 31848 corrisponde allo 0.5 di Fibonacci del ritracciamento mostrato nell'immagine. Un punto più estremo da cui Bitcoin potrebbe ritracciare è il livello 0.618 dello stesso ritracciamento di Fibonacci, al livello 35700 dollari
Al livello 38788 abbiamo un POC di volumi risalente al primo trimestre del 2022 quando bitcoin oscillava intorno ai 40.000 dollari.
Per concludere questa analisi vorrei ricordare di prestare la massima attenzione alla giornata di domani in cui usciranno i dati sul CPI negli Stati Uniti. Se il dato dovesse essere positivo per i mercati, dovremo seguire la price action su Bitcoin e osservare quali livelli di prezzo vengono raggiunti.
USA: incertezza su future mosse della Fed Dopo la pausa pasquale, tornano a pieno regime le contrattazioni sui principali indici di Borsa a livello globale. Sul fronte dei dati macroeconomici, è da segnalare che a marzo i Non-Farm Payrolls si sono attestati a 236mila unità, leggermente oltre le 235mila unità attese e al di sotto delle precedenti 326mila unità (dato rivisto da 311mila). Il tasso di disoccupazione è risultato pari al 3,5%, mentre il salario orario medio al 4,2%. Vi è quindi un rallentamento del mercato del lavoro negli Stati Uniti, anche se non sembra sufficiente a far cambiare direzione alla Fed sui tassi. Il CME FedWatch Tool vede infatti un incremento di 25 punti base probabile per oltre il 70%. Intanto, le richieste di sussidi di disoccupazione dell’ultima settimana si sono attestate a 228mila unità, oltre le previsioni di Bloomberg a 200mila unità. Lato Banche centrali sono da citare le parole di Philip Lane, Capoeconomista della BCE, secondo cui è probabile che l’Eurotower aumenti i tassi a maggio se l’economia e l’inflazione seguiranno lo scenario di base descritto dall’istituto centrale a marzo. Restando sul fronte economico, il Fondo Monetario Internazionale ha detto che le tensioni tra USA e Cina potrebbero interrompere gli investimenti all’estero, portando ad una perdita del 2% del PIL mondiale nel lungo termine. Il FMI ha anche avvertito che le prospettive di crescita globale per i prossimi 5 anni sono le più deboli degli ultimi 30 anni, con le Nazioni che dovrebbero evitare la frammentazione economica per le tensioni geopolitiche adottando provvedimenti atti a sostenere la produttività. Per il FMI, nel 2023 l’economia globale crescerà di circa il 3%.
FED proiezioni inalterate; Un messaggio di fiducia?La scorsa settimana è stato rilasciato il nuovo statement con le proiezioni aggiornate per l'economia americana per il 2023.
E' doveroso ricordare che mercoledì 22 marzo la FED ha alzato il tasso d'interesse di 25 punti base, raggiungendo il 5%.
Di seguito condivido alcune frasi rilasciate da Jeremy Powell:
"Gli indicatori recenti indicano una modesta crescita della spesa e della produzione.
I guadagni di posti di lavoro sono aumentati negli ultimi mesi e stanno procedendo a un ritmo sostenuto; Il tasso di disoccupazione è rimasto basso.
L'inflazione rimane elevata.
Il sistema bancario statunitense è solido e resiliente.
È probabile che i recenti sviluppi si traducano in condizioni di credito più restrittive per le famiglie e le imprese e pesino sull'attività economica, sulle assunzioni e sull'inflazione.
La portata di questi effetti è incerta.
Il Comitato rimane molto attento ai rischi di inflazione."
Come possiamo evidenziare da queste parole, il presidente della FED ha voluto sottolineare la solidità del sistema bancario americano dopo i recenti crack di SVB e Credite Suisse.
Tornando alle proiezioni dello statement, il Dot Plot Chart è rimasto invariato dallo scorso dicembre 2022.
Cosa è il Dot Plot Chart?
Il dot plot della Fed è un grafico che registra la proiezione di ciascun funzionario della Fed per il tasso di interesse a breve termine di riferimento della banca centrale.
I punti riflettono ciò che ogni banchiere centrale degli Stati Uniti pensa sarà il punto medio appropriato del Tasso sui fondi federali alla fine di ogni anno.
I funzionari forniscono anche un punto per il lungo periodo, che rappresenta il cosiddetto "tasso di interesse neutrale", o il punto in cui i tassi non stimolano né limitano la crescita economica.
Il grafico in questo caso ci mostra una situazione chiara, il consenso per il 2023 si trova nel range 5,00%-5,25%, ovvero dove ci troviamo ora.
Il consenso per il 2024 si è leggermente abbassato dopo i recenti sviluppi macroeconomici.
Le proiezioni del GDP, prodotto interno lordo, sono state leggermente aggiustate a rialzo.
Questa correzione rialzista riflette la resilienza del mercato del lavoro nel reggere le pressioni derivanti dai tassi d'interesse.
Il tasso di disoccupazione è rimasto invariato, entro la fine del 2023, è visto al 4,5%.
Il tasso attuale è del 3,6%.
In un'analisi passata ho analizzato la tempistica media di crescita della disoccupazione di un punto percentuale, il risultato è stato di 9 mesi.
I mesi cruciali sono alle porte.
Anche l'inflazione PCE è rimasta invariata, con un range di target entro la fine del 2023 del 3%.
La situazione, secondo la Fed, da dicembre 2022 non è peggiorata ma leggermente migliorata.
Sano ottimismo o come siamo sempre stati abituati si sta cercando di nascondere scenari peggiori?
Con le attuali escalation la banca centrale ha ricominciato a ri-iniettare liquidità nel sistema per sostenere le banche regionali.
Questa dinamica potrebbe incidere su un possibile rimbalzo dell'inflazione?
Lo andremo a commentare nel prossimo articolo.
Buon trading a tutti.
M&A_Forex
La Fed alza i tassi dello 0,25%, tagliate le stime di crescita Le quotazioni dei principali indici di Borsa USA hanno dato vita ad una seduta caratterizzata dalle vendite. Il tema monitorato dagli investitori è stata la riunione della Fed, dove come da attese sono stati alzati i tassi di 25 punti base. Dal dot plot, emerge come gli esponenti del board della Federal Reserve si attendano ancora un aumento del costo del denaro entro fine 2023. La crescita è ora vista allo 0,4% nel 2023, all’1,2% nel 2024 e all’1,9% nel 2025. Entro fine anno, l’inflazione core dovrebbe attestarsi al 3,6%, per poi passare al 2,6% nel 2024. Il presidente dell’istituto centrale, Jerome Powell, ha detto che il board ha considerato l’opzione di non aumentare il costo del denaro per via delle turbolenze che hanno colpito le banche. Tuttavia, per quest’anno Powell ritiene che non ci saranno tagli del costo del denaro. Lato BCE, è da segnalare che la presidente Christine Lagarde ha ribadito che verrà adottato “un approccio robusto” per mitigare i rischi di inflazione e aiutare i mercati nel caso di minacce. Per Lagarde, non vi sono prove che l’inflazione core stia tendendo al ribasso. Inoltre, i funzionari terranno sott’occhio il comparto bancario, per comprendere se gli istituti di credito stiano diventando più riluttanti a concedere prestiti. Nel frattempo Joachim Nagel, presidente della Banca centrale tedesca, ha detto che l’Eurotower dovrà continuare ad alzare i tassi di interesse per far fronte all’inflazione. Nagel ha sottolineato che si sta arrivando in territorio restrittivo e che una volta raggiunto il picco del costo del denaro, questo andrà mantenuto.