Bond – Si può parlare di bolla? Termometro dell’economia nonché grande punto di riferimento per le allocazioni di portafoglio, è il mercato dei Bond.
In quest’ analisi, volevo analizzare, con focus sul mercato statunitense, l’andamento della curva dei rendimenti dei Bond a 10 anni con il relativo effetto sul future del T-Bond, che potrà approssimarne gli effetti in conto capitale.
Come ormai ben sappiamo, sussiste una relazione contrapposta tra il rendimento dei bond ed il loro valore. Al salire dei rendimenti, si otterrà un effetto inverso sul valore degli stessi.
Il grafico sopra mostra tramite l’indicatore arancione, l’andamento dei rendimenti bond a 10 anni a partire dal 1999. Sono state anche messe in evidenza alcune delle principali crisi con effetto “mondiale” che hanno investito i mercati negli ultimi 20 anni.
Possiamo notare come la curva, in partenza da un tasso del 5%, (avvicinatosi anche al 7%), nel corso dell’ultimo ventennio abbia visto gradualmente ridurre i rendimenti dei bond, andando a toccare i livelli 0,50 della crisi covid.
In virtù della contrapposta relazione con i rendimenti, i Bond hanno fatto segnare nel corso del ventennio guadagni in conto capitale, apprezzabili dall’indicatore blu, che rappresenta l’andamento del “future” sul T-Bond.
Nel pannello sotto, in giallo, troviamo il livello dei tassi d’interesse stabiliti dalla Fed. Anche in questo caso possiamo notare come, nel corso degli anni, i rates abbiano avuto un trend di fondo ribassista, con importanti riduzioni in corrispondenza delle principali crisi e circa sei anni (dal 2009 al 2015) con i tassi in prossimità del livello “zero”.
Oggi, causa inflazione galoppante, assistiamo ad un atteggiamento particolarmente aggressivo da parte della Fed, con un’impostazione molto meno accomodante e con la revisione al rialzo dei tassi.
La combinazione “ tassi in salita-inflazione-rendimenti bassi”, ha creato un meccanismo di sell-off sui bond, andando ad impattare soprattutto gli investitori in titoli governativi che, malgrado l’avversione al rischio, si ritrovano a dover sopportare perdite difficili da recuperare con portafogli “mono asset”.
Da inizio 2022, infatti, i bond a lungo termine statunitensi, hanno fatto segnare perdite nell’ordine del 15%. Si può parlare di scoppio della bolla?
Nel frattempo, la sapiente diversificazione, anche tra le varie asset class, continua ad essere la principale arma a disposizione dell’investitore.
RATE
Analisi momentum dell'S&P500Durante questa fase di incertezza, può essere interessante affiancare alla price action, l’ausilio di indicatori, che manipolando i prezzi, sono in grado di fornire indicazioni aggiuntive.
In particolare, per aver chiara la forza del movimento dei prezzi, trovo utile valutare il movimento di uno strumento finanziario unitamente agli indicatori di momentum.
Particolarmente adatto alla nostra analisi è il ROC, ovvero il rate of change, un indicatore che esprime in termini percentuali la differenza tra il prezzo di oggi e quello di N periodi fa. Per valutare un trend ed avere conferme, è possibile analizzarlo su diversi periodi, nel nostro caso ho utilizzato la combinazione 50/100/200.
Possiamo notare come da ottobre 2020 a settembre 2021, i 3 ROC siano stati superiori a zero, mantenendo un livello mediamente costante e confermando il trend rialzista in atto. Da agosto 2021 abbiamo visto ridursi il momentum su tutti i ROC, in particolare quello a 50, negli ultimi periodi, ha assunto valori lievemente negativi (proprio come accaduto ad ottobre 2020).
L’utilizzo di Roc su diversi orizzonti temporali, permette di avere una visione con prospettiva di breve, medio e medio/lungo periodo. Più la nostra visione ed il nostro stile di trading sono orientati sul lungo periodo, minore è l’importanza degli indicatori settati su brevi periodi e maggiore sarà la nostra esigenza di filtrare il “rumore di fondo” del mercato.
Premesso che andrò a considerare esaurito il trend solo nel caso in cui dovesse realizzarsi un’inversione con aggiornamento al ribasso dei minimi, qualora dovessi riscontrare che gli indicatori di momentum fossero tutti negativi, prenderei questo segnale come conferma di prezzi che non riescono più a spingere ed alimentare il trend.
#eur o #ftsemib #panicselling?Non si è ben compreso se sia stato il rialzo dei tassi usa o il #def italiano a far invertire la tendenza di breve per l'euro, ma anche per gli indici azionari.
Spread a 280 con un più 20% in un solo giorno, e tutti a scappare...
In realtà sono diversi i pattern che hanno influenzato la volatilità dell'eur, il primo pattern è quello dei tassi usa, il rialzo a 2.25% rafforzano la posizione del dollaro, un controsenso ed un auto rete quello della #fed, sopratutto post #dazi tanto amati da #trump, secondo il mio modestissimo parere questo innesto porterà ad un leggero rallentamento degli export made in usa.
Un assist formidabile per l'eur, che a prezzi bassi potrebbe incuriosire gli investitori internazionali, a fronte del ripensamento brexit sopratutto, ma di sicuro come #draghi ha detto si rafforza il passo inflazionistico.
Il secondo pattern è quello dell'approvazione del decreto economico finanziario italiano, detto #def, una manovra che aiuta il popolo italiano, ma che forse non è di buon gradimento agli #hedgefund, sicuro gli #hedgers devono trovare altri clienti.....nel senso di insider!
Per ultimo il pattern tecnico, ovvero il #gap di #rollover poco frequente sulle currencies aperto il giorno del cambio di contratto futures euro dollaro a 1,1630.
Quindi per questo mercato così volatile servono solo i coraggiosi!
Buon Trading
SantePTrader