CONTEXTLOGIC/WISH - BUY STOCKWish è uno shop online in circolazione dal 2011 ma negli ultimi anni sta puntando sempre più forte su ambito come la tecnologia con prezzi realmente stracciati. Lo shop è reale, è di origine cinese ed ha come scopo quello di diventare punto di riferimento per lo shopping online low cost. L’azienda ha sede a San Francisco, California, è stata fondata da Peter Szulczewski e Danny Shang. La società è solida, viaggia a ottimi ritmi da anni e se ve lo state chiedendo, è tutto vero, ci si può fidare dell’identità di Wish.
Ad ogni modo, per questa analisi, volevo porre la vostra attenzione su 2 punti chiave:
1)
A Febbraio è stato menzionato il nuoco CEO di WISH, ed è Vijay Talwar, meglio conosciuto come esperto dirigente di marchi di vendita al dettaglio e-commerce che ha guidato significative trasformazioni digitali e operative all'interno di aziende multinazionali consolidate e in rapida crescita. Nel suo ruolo più recente come CEO di Foot Locker'sEuropa,Medio Oriente&Africa(EMEA), gli è stato attribuito il merito di aver creato un'attività di vendita al dettaglio omnicanale forte, incentrata sul cliente e di aumentare le vendite, la redditività e la quota di mercato.
2)
Il problema principale di WISH è la logistica e il numero di clienti mensili che in tutto il 2021 sono calati anche del 40%. Il cambio di leadership interne sta già portando delle nuove strategie per fare utili e tornare ad essere affidabili e competitivi sul mercato. Wish possiede ancora un patrimonio di 1 miliardo di dollari sul quale lavorare.. e in questi casi non è poco.
Io (alle condiazioni attuali) vedo WISH sopra i 10$ da qui a 2 anni circa.
Mentre nel breve periodo, sono convinto possa tornare a 4$ e 5$ (un x2.5 da ora).
++
non è un consiglio finanziario ma parere personale
Stocks!
NATO-Russia? La prospettiva dei mercati crypto e tradizionaliNelle ultime settimane è tornata a salire la tensione internazionale per la questione ucraina. Le origini della crisi risalgono al 2014, quando alcuni gruppi di ribelli filo-russi provenienti da diverse province orientali dell’Ucraina occuparono le sedi istituzionali locali proclamando l’indipendenza. La vicenda è passata alla storia come la guerra del Donbass (prendendo il nome dalla omonima regione orientale ucraina) ed ha coinvolto gli oblast di Donetsk, Lugansk e Charkiv, nonché la Crimea, da allora considerata una vera e propria regione russa a seguito di un referendum popolare (sebbene la NATO e l’Unione Europea non l’abbiano mai riconosciuta come tale). Dopo l’annessione russa della Crimea, la guerra di fatto è diventata una vera e propria guerra di posizione, che ha visto da un lato lo schieramento di forze russe al confine e dall’altro l’esercito ucraino, supportato da diversi contingenti militari occidentali. La situazione è rimasta inalterata fino alle ultime settimane, quando la tensione è tornata a salire a causa di un rafforzamento delle truppe sia russe che occidentali.
L’Ucraina, fin dai tempi più remoti, ha sempre rappresentato una zona strategica nei rapporti di forza globali. Questa è considerata un ponte naturale per la connessione dell’Europa all’Asia e in molti conflitti della storia antica e moderna è stata protagonista di invasioni straniere, dalle scorrerie mongole dell’Orda d’Oro del XIII secolo d.C. all’Operazione Barbarossa condotta dalla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. Oltre alla sua posizione strategica, l’Ucraina rappresenta anche un vasto territorio ricco di risorse, dal grano (di cui è il terzo esportatore mondiale) ai vasti giacimenti di carbone, gas e petrolio, ma anche per le floride industrie siderurgiche e agricole (a maggior parte situata proprio nell’oblast di Donetsk). Inoltre, dopo la Turchia, l’Ucraina rappresenta il secondo Stato per influenza sul Mar Nero, questo almeno fino al 2014 e all’occupazione russa della Crimea, che ha privato lo Stato ucraino di uno dei suoi porti più importanti, ovvero Sebastopoli. Inoltre, occorre menzionare come gran parte dei gasdotti russi che riforniscono l’Europa di gas naturale passino proprio dal territorio ucraino.
Attualmente, gli interessi e gli attori internazionali coinvolti nella questione ucraina sono diversi, tanto che il conflitto si è spinto ben oltre la singola contesa territoriale tra Russia e Ucraina. I due schieramenti contrapposti vedono da un lato la coalizione tra Russia e Cina, mentre dall’altro l’Ucraina sostenuta dalla NATO, in particolare dagli Stati Uniti e dall’Unione europea. Facciamo ora una breve rassegna delle posizioni dei soggetti internazionali coinvolti:
L’Ucraina per tutto il ‘900 è stata sempre sottoposta all’influenza russa, prima come Repubblica dell’Unione Sovietica e poi come Stato satellite russo. Dal 1991, dopo la dissoluzione dell’URSS, l’Ucraina ha iniziato a guardare all’occidente, stringendo rapporti sempre più stretti con la Comunità europea e con la NATO, senza però entrarvi mai a farne parte. A partire dal 2013 vi furono aspre proteste pro-europee della popolazione contro l’ex Presidente filo-russo Janukovyč che portarono alla caduta del governo e alla elezione di Porošenko di vedute notoriamente europeiste. L’elezione del nuovo presidente fu il fattore scatenante delle rivolte armate in Crimea e Donbass da parte della popolazione filo-russa. Dopo le elezioni del 2019, che hanno visto trionfare Zelenskyj, la linea politica del governo ucraino non è cambiata e ancora oggi l’Ucraina porta avanti i rapporti per l’integrazione nell’Unione europea e nella NATO, che attualmente è prevista tra il 2024 ed il 2030.
La Russia, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ha comunque mantenuto rapporti “feudali” con diverse ex-Repubbliche sovietiche, in primis Bielorussia, Ucraina e Kazakistan. Questo creava una sorta di zona cuscinetto tra l’espansione europeista e la neonata Federazione Russa. Tuttavia, con l’annessione all’Unione della Finlandia nel 1995 e delle Repubbliche Baltiche e Polonia nel 2004, questa zona si è ridotta notevolmente. Con i moti europeisti del 2014 in Ucraina, il Presidente russo Putin si è fortemente opposto ad un ulteriore allargamento dell’UE e della NATO verso est, ritenendolo una minaccia per Mosca.
L’Unione europea viaggia invece su due binari differenti: se da un lato le istituzioni europee condannano fortemente le attività russe in Ucraina, i singoli Stati membri si dimostrano più cauti, in particolare Germania e Francia, che stanno cercando di mantenere rapporti amichevoli con Putin per evitare escalation militari irreversibili.
Anche la NATO, e in particolare gli Stati Uniti, condanna le azioni di Putin in Ucraina e minaccia forti ritorsioni in ambito economico e politico qualora la Russia intraprenda l’invasione del territorio ucraino. È di queste ore la notizia di come Biden abbia invitato i cittadini americani a rimpatriare perentoriamente prima di una escalation militare. Così come durante la Guerra Fredda, ancora una volta emerge come i rapporti tra USA e Russia siano tornati a preoccupare l’intera comunità mondiale.
Sullo sfondo, ma non di minor rilevanza, vi sono poi altri attori coinvolti, in primis la Cina, la quale ha stretto proprio recentemente nuovi accordi con la Federazione Russa sulle forniture di gas tra i due Stati. È noto come Xi Jinping nutra una certa simpatia per il Presidente russo, tanto che più volte si è dimostrato concorde con le idee e le preoccupazioni russe, in particolare sull’allargamento della NATO, considerato una minaccia anche per la prima economia asiatica. Inoltre, la Cina si sta trovando a vivere una situazione analoga dall’altra parte del mondo, con la recente annessione di Hong Kong e le mire espansionistiche rivolte verso Taiwan, principale produttore mondiale di semiconduttori. Oltre alla Cina, un altro attore da non sottovalutare è la Turchia, membro NATO che però negli ultimi anni ha coltivato una particolare ambizione imperialista in Medio Oriente e in Nord Africa. Anche Erdogan, così come Xi Jinping, si è dimostrato particolarmente aperto ad accordi sul gas russo e attualmente, nonostante la posizione della NATO, rappresenta lo Stato più neutrale nei confronti della crisi ucraina. Infine, occorre analizzare la questione kazaka. Anche in Kazakistan, recentemente, vi sono stati diversi moti rivoluzionari contro il Governo che hanno portato il Presidente Tokayev a richiedere l’intervento dell’esercito russo, confermando come anche il Kazakistan resti fortemente allineato con Mosca.
Alla luce delle varie posizioni dei diversi Stati, è possibile ipotizzare quali potrebbero essere le conseguenze di un eventuale conflitto in Ucraina, soprattutto sui mercati. In caso di una guerra tradizionale, come accadde durante la Seconda guerra mondiale, è ipotizzabile come vi possa essere una forte correzione del mercato, con conseguente aumento dei prezzi di materie prime e inflazione. Tuttavia, difficilmente questa correzione potrebbe tradursi in un cambio di trend, anche se non è da sottovalutare il peso dell’attuale situazione economica americana ed europea, già fortemente provata dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e alla necessità delle banche centrali di alzare i tassi d’interesse. Qualora invece all’invasione russa seguano solo sanzioni di tipo economico da parte dei paesi occidentali (tra cui l’espulsione dai mercati finanziari occidentali delle compagnie e delle banche russe), la contromossa russa potrebbe essere quella di tagliare l’esportazione di gas in Europa, andando ad aggravare ulteriormente il rincaro energetico che già sta colpendo l’intera economia europea. In questo caso, è possibile ipotizzare un cambio di trend dei mercati del vecchio continente, che sarebbe necessario per adeguare la finanza all’economia reale. Probabilmente, da questa situazione a giovarne sarebbero i mercati asiatici, che si troverebbero a godere delle risorse energetiche russe a basso costo e al rallentamento delle economie europee. Anche gli Stati Uniti potrebbero giovare di tale situazione, grazie soprattutto alla possibilità di aumentare le importazioni di gas in Europa, prendendosi una grande fetta di mercato. Più complicata sarebbe invece la situazione in caso di deterioramento dei rapporti tra Xi Jinping e Biden, che comunque non è un’opzione da escludere.
Con riferimento al mercato crypto, ad oggi il rincaro energetico sta già portando diversi miners a sospendere le attività di estrazione. Come abbiamo già trattato in altri articoli, emerge come Bitcoin sia correlato ai mercati finanziari tradizionali soprattutto nei momenti di crisi e nei crolli (come si è potuto vedere anche nel recente crollo di marzo 2020 causato dall’emergenza sanitaria). Oltre a ciò, occorre ricordare come ad oggi il 70% dei miners di Bitcoin si trovi in quattro Stati: USA, Kazakistan, Russia e Canada. Si tratta di Stati in cui l’approvvigionamento energetico non costituisce un problema primario, poiché tutti questi paesi godono di grandi riserve energetiche che difficilmente porteranno a rincari energetici troppo elevati. Anzi, in caso di espulsione della Russia dai mercati tradizionali, Bitcoin potrebbe dimostrarsi uno strumento valido per permettere alla Federazione Russa di partecipare ai mercati globali.
Report a cura di:
Tommaso Martinelli
META CRUSH!Dove può fermarsi NASDAQ:FB ?
Dopo il crollo dovuto agli Earnings (o forse no, diciamo così perchè PAYPAL e NETFLIX hanno fatto casualmente lo stesso movimento) facciamo due calcoli tecnici.
La Trendline storica potrebbe essere un buon punto da cui ripartire: da tenere presente che essa non tiene in considerazione, quindi trapassa, gli anni che hanno portato a crolli, quindi statisticamente non computabili o prevedibili, come il 2018 e il 2020. Si parla di un'area attorno ai 250 punti.
Una seconda ipotesi, meno probabile, potrebbe portare la Stock a ridosso di una seconda Trendline, quest'ultima che considera anche il 2018 e il 2020. Quindi in area 210.
Attenzione anche all'ipervenduto dell'RSI, valori raggiunti in precedenza solamente e non casualmente proprio negli anni 2018 e 2020.
ANALISI MACRO DELL'ULTIMA SETTIMANA: COME HA IMPATTO LA FED?Buongiorno ragazzi! La passata è stata una settimana molto turbolenta essendo stata influenzata negativamente dalla Federal Reserve e dal suo presidente Jerome Powell. L’obiettivo di questa analisi è analizzare il comportamento che gli investitori hanno avuto durante e l’ora successiva la conferenza della Fed. Vi riporterò in breve i punti salienti e poi passeremo subito ad analizzare i grafici.
LE PAROLE DI POWELL
Per quanto riguarda il tema riguardante l’economia e la sua ripresa, Powell dichiara che “gli indicatori dell’attività economica e dell’occupazione hanno continuato a rafforzarsi. I settori più colpiti dalla pandemia sono migliorati negli ultimi mesi, ma sono stati colpiti dal recente forte aumento dei casi di Covid-19”. Per quanto riguarda il tema sul mercato del lavoro e tasso di disoccupazione, ha dichiarato che “si è assistito ad un aumento di posti di lavoro solido tanto che il tasso di disoccupazione è “diminuito sostanzialmente”.
Per quanto riguarda invece uno dei temi più sensibili dell’ultimo anno, ossia l’indice dei prezzi al consumo, il presidente ha affermato che “con un'inflazione ben al di sopra del 2% e un mercato del lavoro forte, il Comitato prevede che presto sarà opportuno aumentare i tassi”.
Dobbiamo prestare maggior attenzione all’affermazione del presidente riguardante la possibilità che i prezzi (e quindi l’inflazione) potrebbero continuare a salire. Quest’ultimo dato, che tanto era stato considerato transitorio, sta iniziando a diventare preoccupante?
La riduzione dei bilanci, inoltre, avverrà presto (non si è specificata una data certa).
Quindi, riassumendo in breve, l’outlook nei confronti dell’economia statunitense è positiva visti i continui miglioramenti nel mercato del lavoro che, sulla stessa linea d’onda, hanno fatto abbassare il tasso di disoccupazione. Per questo motivo e per il fatto che l’inflazione inizi a diventare un problema (“inizia a diventare” per la Fed, credo che per i cittadini questo problema persista invece ormai da più di un anno) si prevede un aumento dei tassi di interesse (altro tema caldissimo degli ultimi mesi) in cui non si è precisato quando avverrà (verosimilmente a marzo).
La conferenza stampa di Powell è datata al 26 gennaio. Vediamo ora le reazioni degli operatori sui due bechmark di riferimento (S&P500 e NASDAQ).
S&P500 E VIX, NASDAQ E VXN E DIVERSI SETTORI
Come potete ben osservare, entrambi gli indici, dall’inizio della conferenza stampa e per l’ora e mezza successiva (dalle 20 alle 21.30) hanno perso abbastanza terreno. In particolare, l’S&P ha perso un -2,9% circa mentre il Nasdaq un -3,6% circa; come mai il Nasdaq ha perso di più? A parer mio il motivo è da ricercare nelle parole di Powell relative alle preoccupazioni inflazionistiche: un’inflazione più persistente del previsto va a danneggiare maggiormente gli indici pesantemente growth, com’è appunto il Nasdaq, in quanto erode i guadagni futuri delle aziende.
Guardando queste performance, appare chiaro che gli investitori abbiano mal digerito le dichiarazioni della Fed. Voglio fare un’analisi riguardante i volumi, in particolare quelli scambiati prima della conferenza stampa e quelli scambiati in contemporanea: notate nei rettangolini rossi (in basso) di entrambi i benchmark come, prima dell’evento, essi fossero abbastanza bassi. Sapete il motivo? Gli investitori stavano aspettando per poter prendere una posizione decisa, scommettendo, per dire, a conti fatti, e non ipotizzando le parole qualche ora prima. Per essere più chiaro, sappiamo quanto questi eventi siano in grado di destabilizzare un mercato, per cui che senso aveva per gli operatori scommettere ore prima sulle parole che avrebbe potuto dire Powell? Hanno aspettato e non hanno scommesso, e ciò è dimostrato dai bassissimi volumi di scambio. Alle 20 hanno iniziato a digerire le parole di Powell e allora sì che hanno aperto (o comunque chiuso) delle posizioni, e ciò è facilmente riscontrabile nell’aumento repentino degli stessi volumi evidenziati nei rettangolini di color azzurro. Questa quantità di contratti aperti in long o in short rappresenta l’emotività momentanea degli operatori, che poi si è andata a calmierare le ore successive, quando i prezzi di entrambi gli indici hanno continuato a perdere terreno. Con quest’ultimo appunto riguardo i volumi voglio trasmettere delle cose per me importanti: l’importanza di capire l’emotività e di quanto questa possa far schizzare il prezzo e come agiscono in generale gli operatori in questi particolari eventi: se non avete le idee chiare, state attenti a prendere delle posizioni, perché qualsiasi dato macro o qualsiasi intervento della Fed possono essere imprevedibili; e collegandoci all’emotività, era abbbastanza scontato che anche i due indici rappresentativi della stessa schizzassero per aria: VIX +18%, e VXN +10%.
ANALISI SETTORIALE
Adesso andiamo invece a considerare le performance dei singoli settori:
Vi ho condiviso dei grafici orari, evidenziando con il rettangolino rosa le candele immediatamente successive alle dichiarazioni di Powell: molto male il settore tecnologico con un -2.34%, settore immobiliare (-2.33%), settore delle comunicazioni (-2.04%) e settore dei beni discrezionali con un -2.24%; si difendono meglio degli altri il settore delle utilities con un -0.74%, il settore dei beni di prima necessità con un -0.69% e il settore finanziario con un -0.9%. I restanti settori perdono tra il punto e il punto e mezzo percentuale.
Ora focalizziamo l’attenzione sul motivo per il quale alcuni settori abbiano fatto peggio di altri: è un caso che il settore tecnologico e quello delle comunicazioni abbiano perso oltre 2 punti percentuali? No! Il motivo è da ricercare nelle componenti degli etf stessi: il settore tecnologico, nemmeno a dirlo, è pesantemente growth, e come spiegavo nel paragrafo precedente, è normale che gli investitori abbiano svenduto più contratti (o azioni, o abbiano chiuso operazioni long) di un settore che potrebbe essere più penalizzato di altri (viste le prospettive di inflazione persistente e aumento dei tassi di interesse); stessa cosa vale per l’etf XLC del settore delle comunicazioni: le prime tre partecipazioni dello stesso etf sono Meta, che occupa un peso del 22.36%, Alphabet inc classe A con un peso dell’11.28% e Alphabet inc classe C con un 10.5%. Queste tre partecipazioni, compattate con loro, costituiscono il 44.14%, quasi la metà dell’intero paniere; vediamo le performance orarie di queste 3 aziende:
Sono abbastanza negative, Meta arriva a perdere oltre 2 punti e mezzo percentuali. Ora capite perché XLC non è stato risparmiato dalle vendite?
Comportamento anomalo da parte del settore Real Estate, che tipicamente va a performare bene in periodi di moderata/alta inflazione dal momento che gli immobili costituiscono di per sé una protezione contro la stessa vista la possibilità da parte dei possessori di immobili o edifici residenziali di distribuire l’aumento dei prezzi dei beni appena menzionati ai consumatori (per fare qualche esempio, un aumento dell’inflazione è accompagnata da un aumento dei prezzi delle case e degli affitti e grazie a questo i possessori riescono a distribuire tale aumento ai compratori).
Ritornando a considerare le performance settoriali orarie post-FED , vi siete chiesti come mai il settore delle utilities, dei beni di prima necessità e finanziari sono quelli che hanno sofferto di meno? I primi due settori menzionati sono difensivi e value! Il fatto di essere difensivi conferisce loro una determinata protezione in giornate come quelle del 26 gennaio (ad alta volatilità); il fatto di essere value ha permesso agli stessi di essere meno soggetti alle parole di Powell riguardo i tassi di interesse e soprattutto nei riguardi dell’inflazione (perché questi due parametri vanno pesantemente ad influenzare le aziende ad alta crescita ma non quelle con un business forte e focalizzato sul presente come, appunto, le aziende e settori value). Lo stesso discorso vale per il settore finanziario, che è value ma non difensivo. Per dimostrarvi ciò che ho appena considerato, guardiamo le performance orarie del settore value e growth:
Come potete osservare, il value ha perso molto meno (-1.29% contro un -2.03%).
ANALISI DEL MERCATO OBBLIGAZIONARIO
Adesso analizziamo il mondo obbligazionario prima e dopo la conferenza della FED. Vi condividerò due grafici: nel primo saranno visualizzati i rendimenti delle scadenze brevi della curva dei rendimenti (rendimenti dei titoli a uno, due, tre, cinque e sette anni), mentre nel secondo i rendimenti delle scadenze più lunghe; nel rettangolo di color rosa andrò ad evidenziarvi le candele formate dai titoli immediatamente e durante la conferenza:
Riagganciandomi alle diverse performance dei diversi titoli, vi voglio far notare diverse situazioni che chiarirebbero concetti che ho già ripetuto nelle mie idee precedenti:
1. Le scelte di politica monetaria vanno sempre ad influenzare maggiormente la parte breve della curva. Questo perché la parte breve è influenzata dalle aspettative per la politica monetaria della Federal Reserve: aumenta quando ci si aspetta che la FED aumenti i tassi e diminuisce quando ci si aspetta che i tassi di interesse vengano ridotti; questo è riscontrabile a livello grafico? Direi proprio di si! E’ dimostrato dal fatto che le scadenze brevi abbiano registrato incrementi tra il 4.5% e il 10%, mentre le scadenze lunghe tra il 2.3% e il 4.2%!
In particolare, sono proprio i rendimenti a 2 anni ad essere più influenzati dalla politica monetaria, tant’è che risultano quelli con la performance maggiore (un massiccio +10%). Per logica, quindi, potevamo aspettarci che i rendimenti a più lunga durata registrassero performance meno importanti, e così è stato. Questi sono i migliori momenti per poter visualizzare se determinate informazioni da noi studiate nei libri siano effettivamente vere e riscontrabili, e io opero sempre in questo modo, andando a ricercare le “verità”.
2. I rendimenti a più lunga scadenza, soprattutto quelli di riferimento a 10 anni (considerati il bechmark) non rispondono direttamente alle decisioni della Fed, ma più ad aspettative sull’inflazione e alle leggi di domanda e offerta; ed è proprio per le aspettative sui prezzi al consumo che a parer mio hanno fatto quel movimento; dopotutto Powell si è dimostrato “più spaventato del solito” nei riguardi di questa tematica; è possibile che abbia spaventato gli investitori che, come lui, credevano nella transitorietà del fenomeno? E’ plausibile.
3. Lo stesso discorso che ho fatto per l’S&P500 e per il NASDAQ lo ripropongo anche per gli asset obbligazionari: vedete come le candele che hanno preceduto le 20:00 del 26 gennaio (le candele precedenti alla riunione della Fed) abbiano il corpo molto piccolo? Ciò significa “calma piatta”, riferita al fatto che gli operatori non avevano ancora preso delle decisioni o delle posizioni prima delle dichiarazioni di Powell. Anche il mondo obbligazionario, quindi, si è comportato come quello azionario; prestate molta attenzione a queste situazioni!
BITCOIN
Per quanto riguarda le performance della crypto, cosa possiamo dire?
Avevamo affrontato una discussione secondo la quale BTC si stesse correlando positivamente ai mercati azionari, in maniera particolare al settore tech:
Conoscendo questo tipo di correlazione, come vi immaginate che BTC si sia comportato? Quasi in maniera speculare allo stesso settore tech!
Focalizzate l’attenzione sul rettangolino azzurro (che evidenzia come negli altri grafici visti in precedenza l’arco temporale in cui è andata in onda la conferenza di Powell): vedete la grande correlazione positiva? Vedete come le performance siano state molto simili tra loro?
Questa è l’importanza delle correlazioni: capirle è fondamentale in giornate di questo tipo.
La domanda da farsi ora è questa: in quali mercati gli investitori hanno immesso la loro liquidità?
VALUTE RIFUGIO: YEN E FRANCO SVIZZERO
Le valute rifugio per eccellenza sono state anche stavolta (come avevamo constatato nelle idee precedenti) un rifugio sicuro? Vediamolo in due grafici a timeframe 15 minuti:
La risposta è no! Stavolta anche esse, indistintamente, sono scese. Lo yen, tra le 20:00 e le 22:00 cade del -0.27% mentre il Franco, nello stesso arco temporale, del -0.36%. Anche in questo caso vi ho evidenziato i volumi prima e durante la conferenza: vale lo stesso discorso fatto per il mercato azionario e obbligazionario.
DOLLARO AMERICANO
Il protagonista, stavolta, è stato il dollaro americano. Vediamolo in un grafico a 15 minuti e spieghiamo il motivo:
All’inizio della conferenza di Powell e per le due ore successive la valuta ha registrato un +0,37%, molto meglio rispetto a tutti gli altri asset visti fin’ora. Il motivo è da ricercare nell’effetto che gli aumenti dei tassi di interesse hanno nei confronti di una valuta: sapete che correlazione c’è? Non ne esiste soltanto una, ma diverse:
1. Tipicamente una banca centrale aumenta i tassi di interesse per andare a calmierare un’inflazione causata da una ripresa e successiva espansione economica. Gli investitori di tutto il mondo, chiaramente, preferiscono andare ad investire in un paese con un’economia in ascesa, sana e forte: questo significa che lo stesso paese andrebbe a subire un grande afflusso di capitali esteri. Acquistare un asset straniero significa chiaramente acquistarlo nella valuta locale: ciò si correla alla legge della domanda e dell’offerta: più moneta richiedo, più quella moneta andrà a rafforzarsi.
2. Ricollegandoci al fatto che i tassi di interesse vengono tipicamente alzati per calmierare un’economia in surriscaldamento, possiamo fare il discorso opposto per i tassi che vengono abbassati per andare a cercare di rafforzare un’economia in recessione; in questo caso come si comportano gli investitori?
Tenderanno ad acquistare valute dei paesi con economie in espansione e a vendere valute dei paesi in recessione: è così quindi che si va ad operare su cambi valutari in cui una delle valute è considerata forte (con dei tassi di interesse positivi) e una debole (con dei tassi di interesse negativi).
3. I tassi di interesse vanno ad influenzare anche i forex-trader: diversi broker, alla chiusura delle contrattazioni, effettuano le cosiddette operazioni di swap: queste consistono in un versamento da parte a parte (da broker a trader) del tasso di interesse delle monete del cambio in cui si è aperto un trade. Facendo un esempio molto pratico: immaginiamo che io, Matteo Farci, abbia aperto una posizione long sul cambio Euro/Dollaro Usa. Assumiamo l’Euro con un tasso di interesse del 5% e il Dollaro con un 1%: io andrò a versare il tasso di interesse sulla moneta che ho venduto (ossia l’1%) e mi verrà versato il tasso sulla moneta che ho acquistato (il 5%): capite il vantaggio?
Mi rendo conto che non è un argomento semplicissimo da capire, penso dedicherò un’analisi che focalizzerà l’attenzione nei riguardi questi concetti, in quanto è fondamentale capirli visto il fatto che tutte le banche centrali mondiali si stanno muovendo con le loro politiche monetarie.
LA REAZIONE DEI METALLI PREZIOSI
Molto spesso sento dire che l’oro è una protezione contro l’inflazione e ciò potrebbe essere vero, nel lungo periodo. Il discorso è che se lo fosse stato anche nel breve, probabilmente alle dichiarazioni di Powell riguardanti la non transitorietà dello stesso fenomeno inflattivo il metallo prezioso si sarebbe dovuto apprezzare. Questo è successo?
Direi di no. Entrambi gli asset (l’altro è l’argento) hanno perso oltre il mezzo punto percentuale. La mia opinione riguardo a ciò trova diverse logiche:
L’oro, nel breve periodo, non ti protegge dall’inflazione.
La discesa è dovuta all’apprezzamento del dollaro USA che abbiamo analizzato nel paragrafo precedente (l’oro è scambiato in dollari, per cui se il dollaro aumenta il suo valore va a sfavorire gli investimenti sul gold da parte di investitori detentori di altre valute, perché andrebbero a pagare di più per acquistare la stessa quantità di contratti).
Prestate attenzione alla correlazione inversa tra i rendimenti dei titoli di stato reali (rendimenti nominali aggiustati all’inflazione) e l’oro stesso, che trovate in questa grafica:
fred.stlouisfed.org
E’ chiaro che se il valore sul dato dell’inflazione rimane costante e invariato mentre il rendimento a 10 anni, come abbiamo visto prima, schizza per aria l’oro per, appunto, la correlazione inversa, sarebbe sceso in quasi ugual proporzione, e ciò è riscontrabile nel grafico FRED che vi ho condiviso!
Aprite in particolare questo link e andate a selezionare il 26 gennaio:
fred.stlouisfed.org
Vedete quanto la correlazione sia inversa?
Per quanto riguarda invece l’argento, esso ha seguito sostanzialmente il movimento dall’oro, da cui è da sempre influenzato.
I MERCATI HANNO RAGGIUNTO IL BOTTOM?
La preoccupazione di diversi operatori in questo momento è: il mercato ha raggiunto il suo minimo? Adesso risalirà? Rivedremo i massimi storici? A parer mio è difficile da dire e da prevedere. Quello che posso dire è che, a causa dell’alta volatilità, né l’S&P500 tantomeno il NASDAQ hanno avuto una settimana con una vera e propria direzionalità infatti, come vedrete nei due grafici giornalieri in basso, il prezzo si è mosso all’interno dei rettangolini da me colorati di color rosa:
Quello che ho appena evidenziato è più chiaro in dei grafici a timeframe più bassi, come quelli orari, in cui possiamo notare altre cose interessanti:
Innanzitutto entrambi i grafici sono molto simili tra loro; i due prezzi hanno formato nell’ultima settimana una lateralizzazione; c’è da chiedersi se esso sarà un consolidamento (se il prezzo romperà il rettangolo di congestione verso l’alto) o una distribuzione (se esso lo romperà verso il basso). Come potete osservare, ho tracciato in entrambe le lateralizzazioni l’intervallo fisso volumetrico, il cui point of control mi visualizza l’area di prezzo in cui sono stati scambiati più volumi; è evidente che il prezzo si stia pian piano gonfiando, e quella indicata con il point of control e l’area in cui si sta combattendo la guerra tra compratori e venditori. Inoltre vi ho visualizzato i volumi: vedete come essi siano molto più accentuati quando il prezzo arriva in corrispondenza delle strutture di supporto e resistenza della lateralizzazione? Ciò sta ad indicare che sono delle aree di prezzo in cui tanti attori del mercato reagiscono, e ciò si riflette appunto sui volumi stessi. Unica eccezione la zona volumetrica indicata in entrambi i grafici con il rettangolino verde, in quanto è l’unica area in cui i volumi sono rimasti molto bassi nonostante in prezzo fosse sulla resistenza: questo è dovuto al fatto che in quelle ore di contrattazioni i mercati statunitensi fossero chiusi e di conseguenza gli operatori a mercato risultassero molti meno. Da questa analisi oraria abbiamo quindi capito come i minimi toccati dai due bechmark siano molto importanti. Vi voglio però riportare gli stessi grafici a livello settimanale per farvi notare un qualcosa di molto importante:
Ho condiviso prima il settimanale dell’S&P e successivamente quello del Nasdaq; è interessante notare che tracciando il visible range in entrambi i benchmark dalla candela settimanale del rimbalzo di marzo 2020 dopo il crollo dei mercati causati dalla pandemia e l’ultima settimana terminata il 28 gennaio 2022, ci rendiamo conto che il point of control (come vi ho spiegato prima, l’area di prezzo in cui sono scambiati più volumi) si trova al di sopra di entrambi i prezzi. Per la mia visione dei mercati, potrei quindi affermare che vedrei il prezzo più in alto le prossime settimane soltanto se entrambi gli indici riuscissero a chiudere con una candela settimanale al di sopra dello stesso point of control.
E come ultima cosa, non dimentichiamoci la volatilità. Statisticamente, a volatilità considerevoli, un mercato tende a scendere e non a salire, e queste grafiche ne sono la prova:
Vedremo quindi se questi “indici di paura” vedranno una discesa.
L’analisi termina qua. So che probabilmente è stata lunga, ma determinati concetti, a parer mio, non possono essere spiegati in due righe e anzi, se proprio devo essere sincero, avrei potuto continuare a scrivere altre 50 pagine. Volevo comunque trasmettervi le mie conoscenze che, in giorni come questi, possono aiutarvi a leggere meglio i mercati; è importante capire cosa succede ma soprattutto perché succede, e io cerco sempre di spiegare grazie a studi e logica la psicologia che sta dietro i mercati. Inoltre ci aspettano dei periodi in cui le banche centrali del mondo non interverranno con le loro politiche monetarie una volta, bensì diverse! Ed è proprio per questo che è fondamentale sapere come muoverci e, determinate volte, capire quali potrebbero essere le mosse dei mercati, attraverso analisi macro, correlazioni, volumi e volatilità potrebbero permetterci di guadagnare di più e/o limitare le perdite. Spero di essere stato chiaro, qualora non lo fossi stato cercatemi in privato su Instagram o tradingview, o commentate l’idea.
Volevo aggiungere inoltre che ho intenzione di creare un canale personale in cui condividerò tante altre idee riguardanti i mercati finanziari. Vi comunicherò quando il progetto sarà ultimato, rispettando chiaramente le linee guida imposte da tradingview.
Grazie, Matteo Farci
A2A UN BUON MOMENTO PER GLI ACQUISTI?A2A sembra presentare una struttura grafica paurosamente precisa. 5 Onde impulsive e 3 di correzione. L'ultima onda correttiva C casca proprio sulla fine di un ciclo e vede un forte incremento di volumi. Il conteggio delle onde personalmente resta l'ideale. Una trendline con un primo punto di rottura in correzione 4 ed un retest di onda 5. Un'onda correttiva B che porta ad un doppio MAX ed un'onda C che sconta l'ampiezza dello stesso.
Il tutto in perfetto timing ciclico.
Forse è un buon momento per acquistare e mantenere il titolo in portafoglio. La rottura dei massimi precedenti non può che confermare l'idea di una nuova spinta rialzista.
Asset tradizionali e criptovalute: Correlazione in aumento Con il passare del tempo risulta essere sempre più evidente come tutto il comparto criptovalutario sia estremamente correlato agli asset tradizionali, azioni in primis.
La recente rottura al ribasso da parte del S&P 500 e del Nasdaq (due tra i più importanti indici azionari mondiali) ha portato con sé una conferma di trend anche per Bitcoin e compagni.
Da diversi giorni il settore delle criptovalute stava compiendo un ritracciamento dai massimi toccati poche settimane fa ma con il peggioramento delle notizie sul fronte macroeconomico e la forte mole di vendite arrivata sui mercati tradizionali anche il comparto Crypto è rimasto coinvolto dal medesimo movimento di mercato.
Ciò risulta confermare ancora una volta quello che la nostra redazione ripete ormai da molti mesi: l'istituzionalizzazione (anche se parziale) di questo mercato ha da una parte spinto i prezzi al rialzo ma dall'altra ha trasferito le medesime logiche di negoziazione degli asset tradizionali. Nuovamente, con i mercati finanziari che stanno facendo fatica a puntare nuovi massimi, questa poteva essere una nuova occasione per Bitcoin , Ethereum ecc. di mostrare i muscoli e dimostrare di essere un asset su cui potersi rifugiare quando i mercati tradizionali subiscono dei ritracciamenti.
Questo momento di mercato, seppur con ben diversa intensità, è simile al crollo dei mercati del 2020 quando gli investitori cercavano in ogni modo di trasferire denaro su asset che non stessero crollando. Anche in quell'occasione le criptovalute, che potevano dimostrare una volta per tutte di essere un asset rifugio sono rimaste coinvolte dallo stesso movimento di mercato.
Ovviamente, non vi sono evidenti motivi per cui le criptovalute debbano seguire lo stesso ciclo economico dell'economia reale in quanto si basano su presupposti completamente diversi.
Dunque, ad oggi è chiaro che il sentiment positivo e negativo esistente sui mercati venga riversato anche nel comparto crypto.
Questa fattispecie di mercato che ormai abbiamo potuto osservare in molte occasioni fa riflettere su un fatto: i grossi investitori che negli ultimi due anni sono entrati in questo settore, lo hanno fatto perché hanno compreso i benefici derivanti dalla tecnologia che sta al di sotto delle criptovalute o semplicemente per approfittare di un momento di euforia presente su questi mercati?
La risposta potrebbe essere nel mezzo.
I prossimi mesi saranno determinanti per valutare le sorti di breve periodo di questo mercato. Sarà interessante vedere se di fronte ad una vera e propria inversione di tendenza sui mercati tradizionali dopo tanti mesi di rialzi anche le criptovalute seguiranno il movimento in maniera fedele.
Report a cura di
Matteo Bernardi
Bitcoin ed il suo ruolo nel "Ciclo Economico".Come i nostri lettori ben sanno, il mercato cryptovalutario deve essere necessariamente analizzato ed approcciato in maniera totalmente diversa dal mercato azionario. Allo stesso modo, però, è possibile notare come da un punto di vista tecnico, gli andamenti del prezzo di BTC (e anche delle ALT più capitalizzate) si muovano seguendo logiche simili al mercato tradizionale.
Un nostro analista, @matteobernardi, ha recentemente condiviso al pubblico la propria idea:
" I mercati crypto stanno attraversando un processo di istituzionalizzazione. Vedremo sempre di più similitudini fra le tecniche di manipolazione del prezzo del mercato azionario con quelle del mercato crypto ."
Essendo il settore crypto caratterizzato dalla presenza di un mercato, appare più che lecito domandarsi:
" Le crypto possono essere inserite temporalmente all'interno del noto ciclo economico generale? Le crypto sono sensibili agli andamenti macro economici ? "
E' facile capire che, sia in un ottica prettamente speculativa che dal punto di vista di una gestione patrimoniale, questa domanda deve trovare una risposta nel più breve tempo possibile visto e considerato le attuali tensioni macroeconomiche.
Nei mercati conosciuti c'è un asset class che in realtà mostra molte similitudini con il comparto alternative delle crypto. Non sto assolutamente parlando del Forex; Sto parlando del mercato delle commodities, da non confondere con il termini italianizzato "materie prime" (anche se quando ci riferiamo in borsa alle materie prime, ci riferiamo alle commodities).
Per commodities si intende " Beni Fungibili " ovvero " beni materiali " facilmente stockabili e conservabili.
Una fra le Hard Commodities più famose è proprio il denaro , non inteso come mezzo di scambio, e la seconda è il petrolio .
Le crypto su ethereum ,ad esempio , possono essere beni fungibili o non fungibili.
In gergo, abbiamo di fatto i fungible token (ERC-20) e i non fungible token (ERC-721).
Quindi, proviamo a domandarsi:
Come si comporta una commodities all'interno del ciclo economico generale?
Le commodities cambiano il loro prezzo per 3 principali motivi:
1) Speculazione
2) Interruzione della produzione
3) Politica dei paesi produttori
Dal 2000-2002 le commodities hanno subito un processo di financialitazion sulle varie borse (riconoscimento come asset). Ciò ha aumentato esponenzialmente la domanda di materie prime.
Questo improvviso aumento, a cosa è dovuto? Dalla speculazione.
Ne deriva però che una buona parte della domanda non sarà veramente dovuta al bisogno di materie prime ma, semplicemente, a ragioni speculative.
Possiamo estendere questa considerazione anche al mercato crypto?
Beh, direi di si.
Qualora questa significativa componente della domanda (chiamata speculazione), si sposti verso altri mercati più attraenti, per quella determinata fase del ciclo economico, cosa accadrà al mercato crypto?
Per dare una risposta definitiva a questa domanda, è sufficiente guardare nel passato, precisamente alla fine dello scorso ciclo di halving ('anno 2017).
Cosa accadde? PUMP & DUMP .
PUMP dovuto a motivi tecnici ( dimezzamento delle ricompense per i miner ) e DUMP per motivi prettamente speculativi.
E' presumibile pensare che una cosa simile debba accadere anche al termine di questo ciclo.
Invece, cosa potrebbe succedere qualora la produzione dovesse interrompersi ?
In realtà, anche la risposta a questa domanda, è possibile ricavarla dall'analisi delle recenti notizie legate al settore crypto. Mi riferisco ai blackout in Cina e, più recentemente, Kazakistan .
L'Hash rate influenza direttamente la produzione di BTC e quindi il suo prezzo. Storicamente, a drastici cali del Hash Rate sono sempre corrisposti crolli significativi del prezzo di BTC.
Questo perchè, essendo una moneta PoW (proof of work), il mining resta il cuore pulsante della coin.
Infine, ma non per importanza, non resta che analizzare la "politica dei paesi produttori" .
BTC è un asset digitale, per tale motivo un investitore poco accordo è portato a pensare che non esista un paese produttore. Allo stesso modo, spesso, si tende a pensare che i crypto asset siano decorrelati dalle notizie economiche riguardanti quello che comunemente viene inteso come mercato tradizionale. Tensioni politiche e sociali quindi, a rigor di logica non dovrebbero affatto interessare ai crypto investitori.
In realtà, riferendosi sempre al concetto di Mining, la connessione con l'economia è molto marcata.
Per questo i ban non sono visti di buon occhio dal mercato crypto. Basti pensare che, la Cina, nonostante gli innumerevoli BAN, rappresenta ancora il 20% del mining mondiale. E' quindi follia pensare che tutti i provvedimenti presi dal governo cinese siano problemi relativi alla tradfi .
Se la Cina, come attualmente sta facendo, mette in atto politiche di demonizzazione del settore cryptovalutario, il prezzo (giustamente) ne risentirà negativamente!
Allo stesso modo però, non vedo il motivo per cui, aumenti del tasso di interesse o del tasso di inflazione, debbano influenzare negativamente il mercato decentralizzato che, per definizione, si basa su logiche completamente diverse.
Quindi, dire che il mercato crypto stia crollando perchè l'economia mondiale (specie USA) è sul filo del rasoio, non è tecnicamente corretto perchè non c'è diretta correlazione con il mercato DeFi.
Dire che il mercato crypto stia utilizzando la scusa del "terrore legato ad un aumento dei tassi di interesse" per prendere profitto in previsione del ciclo di halving, invece, sarebbe più corretto anche se, visto i prezzi degli asset dei mercati finanziari globali, un gestore che sposta i fondi in questo momento sul mercato azionario perchè meno rischioso (a mio parere), non ha ben chiaro cosa effettivamente stia accadendo macro economicamente.
Pfizer: primo target raggiuntoCiao Traders,
Veloce aggiornamento: il titolo Pfizer è arrivato al primo target, con un +42% errotti dalla nostra ultima area di acquisto.
Ora vediamo se vorrà ritracciare o continuare la salita verso il prossimo target.
Sicuramente un titolo da tenere ancora in portafoglio per chi lo ha.
Inflazione ai record: Come potrebbe reagire il settore Crypto?Gli ultimi dati disponibili sul fronte macroeconomico non lasciano spazio ad interpretazioni: siamo di fronte ad uno dei più alti livelli di inflazione degli ultimi decenni. Da ormai due anni a questa parte i banchieri centrali di tutto il mondo non si sono fatti troppi problemi ad iniettare liquidità all'interno del sistema finanziario ed economico con l'obiettivo di sostenere le attività colpite dalla pandemia .
I recenti annunci di politica monetaria tenuti dai vari banchieri centrali per la prima volta da quasi due anni hanno manifestato toni deboli sulle future aspettative macroeconomiche.
Sappiamo che coloro che devono gestire la politica monetaria hanno il totale interesse affinché non si crei panico tra gli operatori economici. Tuttavia, dinanzi ad un'inflazione che ha toccato quasi il 7% in America e ha superato il 4% in Europa è necessario un cambio di rotta.
La banca Centrale statunitense, con a capo Jerome Powell si è detta pronta ad alzare i tassi di interesse nel 2022 in tre differenti step. Infatti, l'elevata inflazione che ha toccato la quota di 6.8% nell'ultima rilevazione, non ha lasciato altro modo di agire all'autorità monetaria USA.
Sul fronte europeo invece la presidente della BCE Christine lagarde non ha mostrato evidenti segni di preoccupazione, dichiarando che al momento la BCE non è intenzionata ad optare per un rialzo dei tassi di interesse.
Entrambi hanno cercato di manifestare fiducia nel futuro, aspettandosi una continua ripresa economica anche negli anni futuri.
Al di là dei toni e delle espressioni non si può negare che nei loro discorsi vi sia stato un elevato tasso di preoccupazione per quanto concerne il prossimo futuro. Per quanto ottimismo sì posso cercare di trasmettere alle persone per evitare di creare panico, i numeri restano numeri.
Ci troviamo di fronte ad un 'inflazione molto elevata e la storia ci insegna che il principale strumento di cui possono avvalersi coloro che gestiscono la politica monetaria è il rialzo dei tassi di interesse. Statisticamente è possibile notare che non appena le banche centrali alzano nuovamente tassi di interesse i mercati iniziano a scendere. Non possiamo sapere con quale rapidità ciò avverrà ma possiamo iniziare ad interrogarci su come poter da un lato coprire le posizioni e dall'altro sfruttarne i movimenti.
Un altro interrogativo da iniziare a porsi è come reagirà il mondo criptovalutario nel caso in cui i mercati entrino in una fase di recessione. In questo caso la statistica non ci aiuta in quanto non vi sono evidenze empiriche di correlazioni o decorrelazioni tra mercati tradizionali e criptovalutari degne di nota.
Nonostante ad oggi non vi siano studi di rilievo che analizzano il legame tra criptovalute e inflazione, ciò non vuol dire che dinanzi ad una situazione macroeconomica così delicata questo settore non ne risenta.
Una considerazione che la nostra redazione si sente di fare è che negli ultimi due anni i mercati crypto sono entrati nell'interesse di moltissimi operatori che prima consideravano questo settore di scarsa rilevanza. Tra questi sono presenti anche un numero importante di Fondi di investimento ed investitori istituzionali variegati. Questi, avendo portato molta liquidità all'interno del mercato delle criptovalute hanno una certa forza nell'indirizzare il mercato nella direzione della loro operatività.
Il fatto che ad oggi il mercato delle criptovalute sia stato aggredito da molti operatori che da anni operano sui mercati tradizionali, potrebbe far pensare che di fronte ad una recessione nei mercati tradizionali causata dall'inflazione, coloro esposti in maniera significativa anche sul mercato delle criptovalute applichino le stesse logiche di mercato, favorendo in questo modo l'avvio di una fase ribassista altrettanto importante.
Il nostro consiglio è quello di restare aggiornati su questo delicato dato dell'inflazione e sulle future manovre che saranno messe in atto dalle banche centrali.
Report a cura di:
Matteo Bernardi
Tilray: si muove qualcosaCiao Traders,
Aggiorniamo l'analisi sul titolo Tilray - leader nordamericano nella produzione di cannabis - dopo le recenti news.
Il presidente americano Biden ha infatti aperto importanti spiragli per quello che da molti è considerato uno dei mercati più interessanti in prospettiva.
Trovate facilmente le notizie sul web.
A livello tecnico, il prezzo è sceso molto dalla mia ultima analisi, andando a rompere quella che poteva sembrare una buona area di acquisto.
Così non è stato, ed il titolo, come tutti quelli del settore o quasi, è andato intorno ai 10$, prezzo in cui si trova tuttora, nella zona che a questo punto si rivela la più interessante in assoluto per acquistare.
Il mercato comincia a darci i primi segni di un risveglio, ed ha portato a termine una piccola sequenza, poi tornata vicino ai valori iniziali.
Non è dato saperci quanto ci metterà ad attrarre investitori, ma sicuramente è un titolo da monitorare ed eventualmente da avere in portafogli con una prospettiva di medio termine.
N.B questa non è raccomandazione di investimento, ma puramente un'analisi didattica soggettiva.
American Water Work - buy and hold con dividendi mensiliAmerican Water Works
Le società che forniscono energia elettrica, gas, acqua e servizi di telecomunicazione ai clienti sono investimenti a basso rischio, il che le rende allettanti per gli investitori buy and hold a lungo termine. In generale, queste società aumentano regolarmente i payout. E in molti casi alzano regolarmente i dividendi da decenni.
Tenere queste azioni sul lungo termine è un ottimo modo per guadagnare un flusso di entrate stabile insieme a rendimenti superiori alla media, anche quando le altre aree del mercato subiscono netti aggiustamenti. In questo settore, potete prendere in considerazione le azioni di American Water Works (NYSE:AWK), una società del New Jersey che fornisce acqua potabile in numerosi stati. La compagnia si occupa di acqua potabile, acque reflue ed altri relativi servizi, forniti a 15 milioni di persone in 46 stati.
Questa enorme portata ha aiutato American Water a generare ritorni considerevoli che hanno superato quelli di altre utenze. Negli ultimi cinque anni, ha generato un ritorno totale del 126% per gli investitori. Con un rendimento annuo del dividendo dell’1,28%, la società paga 0,6 dollari ad azione ogni trimestre. Il payout, in media, è salito del 10% all’anno negli ultimi cinque anni.
Air Canada: stiamo ancora rollandoCiao Traders
Un veloce aggiornamento sul titolo Air Canada visto mesi fa.
La situazione è sempre interessante, e anzi la lunga lateralizzazione in questa area di acquisto (verde) con una sequenza interna attivata (blu) ci suggerisce che potrebbe essere un accumulo di venditori che può portare il titolo a salire.
Abbiamo già un profitto virtuale del 17% se avessimo comprato al 50 della interna, e un possibile profitto del 66% se arriverà al target.
Se la situazione dei trasporti aerei riprende vigore, potremmo vedere delle belle situazioni in tutto questo mercato.
N.B questa non è una raccomandazione di investimento ma solo il frutto di un analisi personale soggettiva a scopo didattico.
Pfizer: aggiornamentoCiao Traders
Vediamo velocemente anche il titolo Pfizer analizzato qualche settimana fa.
Il titolo ha avuto una correzione, sana visto la crescita costante dovuta ovviamente anche al discorso vaccino, ed è entrata perfettamente nella nostra area di acquisto, dove ha già avuto una prima reazione.
Vedremo se il titolo avrà bisogno di una breve stabilizzazione a questo livello oppure tornerà al rialzo analogamente a come fatto ai livelli precedenti.
Il target è la sopra con una plusvalenza possibile del 42%
N.B questa analisi non rappresenta raccomandazione di investimento ma è solo frutto di una personale analisi volta alla discussione.
QUANTO PAGHEREMO TRA QUALCHE TEMPO L’ABBIGLIAMENTO? Buongiorno a tutti, voglio condividere un ragionamento fatto in questi ultimi tempi. Tutti siamo preoccupati riguardo l’altissimo prezzo del petrolio che è chiaramente andato ad impattare sull’inflazione europea, americana e non solo, portando i costi dei raffinati come benzina e diesel a prezzi che non si vedevano da anni. Il costo per i trasporti è un qualcosa che chiaramente và ad impattare sulla vita quotidiana.
Ho quindi analizzato tutte le materie prime principali, dalle energetiche alle agricole, dalle industriali alle preziose, fino ad arrivare alle soft, ed è proprio qui che si è focalizzata la mia attenzione: tra queste c’è il cotone, che ha raggiunto oramai dei massimi pluriennali che non si vedevano da ben 10 anni, l’ultima volta nel 2011.
Ho quindi correlato l’impiego del cotone al mercato azionario, in particolare a qualche azienda di abbigliamento. Tra queste Ralph Lauren, azienda americana, che personalmente apprezzo molto.
Un’azienda di abbigliamento, per poter creare i propri capi, ha chiaramente tantissima necessità di cotone, a cui si aggiungono altri materiali come fibre sintetiche quali Acrilico, Nylon e Poliestere, fibre prodotte da polimeri ottenuti da composti di natura organica (derivati dal petrolio), grazie a reazioni chimiche di polimerizzazione; ciò significa che se il petrolio continuasse a tenersi a prezzi alti, anche queste fibre andrebbero a costare di più alle aziende, dal momento che sono derivati da esso.
Il mio pensiero ora è: quanto andremo a pagare l’abbigliamento (ad esempio Ralph Lauren, ma lo stesso vale per altri brands) se le materie prime impiegate da tali aziende aumentano giorno dopo giorno il loro valore in moneta a ritmi vertiginosi? Per dire, il prezzo del cotone è aumentato dal 30 marzo 2020 del 142% circa, quello del poliestere è aumentato dal 50% all'80% negli ultimi mesi, mentre l'acrilico mostra aumenti dal 60% al 70% !
In che posizione si troverebbe una società a questo punto? Potrebbe aumentare i prezzi dei propri prodotti distribuendo quindi il rincaro dei prezzi delle materie prime a noi consumatori, oppure potrebbe mantenere i prezzi stabili (per rimanere in linea con i propri competitor) diminuendo però le proprie revenue e sappiamo che, quando le revenue di un’azienda calano da trimestre a trimestre, ciò non piace agli investitori che, perdendo fiducia, iniziano a vendere le azioni della società stessa, facendo decrescere il loro prezzo.
Credo che Ralph Lauren abbia trovato una soluzione a questo, puntando a diventare più sostenibile sul fronte dei materiali usati per i suoi vestiti, investendo in una startup che sta sviluppando un processo per riciclare le fibre tessili naturali. Un sistema che, ad esempio, consentirebbe di produrre nuovi capi dal recupero degli scarti del cotone; questa startup è Natural Fiber Welding, specializzata nelle scienze dei materiali. Il processo sfrutta principi chimici attraverso la manipolazione di legami molecolari. Le fibre tessili sono riciclate per la progettazione di nuovi tessuti in cotone dalle alte performance. Il materiale generato si chiama Clarus e, oltre che dal cotone, può essere ottenuto da qualsiasi altra fibra naturale, sia essa riciclata oppure materia prima.
Analizzando meglio la situazione potreste dirmi che nel 2011 il prezzo del cotone era ai massimi storici, eppure il prezzo delle azioni di Ralph Lauren si trovava quasi ai massimi storici (a circa 170$), intendendo quindi che gli altissimi prezzi del cotone avevano avuto impatto zero sull’azienda; a tal proposito aggiungo che nel 2011 non avevamo questi problemi di catene di approviggionamento, nel senso che gli ultimi mesi hanno fatto registrare forti aumenti dei costi di trasporto e di sdoganamento delle merci. Il costo dei noli dei container sono praticamente quadruplicati.
Il problema si aggrava se si considerano i pesanti ritardi che si stanno registrando nelle consegne (molti container non sono tornati in Asia durante i vari periodi di lockdown e questa situazione sta ancora incidendo sui tempi di attesa nell’arrivo delle materie prime). Il secondo problema che sta incidendo fortemente è l’aumento dei costi di sdoganamento. Stiamo infatti parlando di prodotti importati e quindi soggetti a controllo doganale e relativo sdoganamento. E’ anche preoccupante il costo della plastica. Consideriamo che, almeno il 70% dei filati viene roccato proprio su coni di plastica affinchè si possano poi utilizzare adeguatamente su telai per tessitura o su macchine di maglieria. In questo caso, l’aumento è stato di circa il 30% rispetto alla fine del 2020.
Quindi, ritornando alla domanda di prima, quanto pagheremo l’abbigliamento? Voi cosa ne pensate? Spero di avervi dato un buono spunto.
Buon trading a tutti, Matteo Farci.
ANALISI TECNICA ED EARNING NETFLIX Buongiorno a tutti, vorrei condividere un'analisi su Netflix, il colosso dello streaming, diventato nelle ultime settimane ancora più popolare grazie alla nuova serie TV sud coreana Squid Game.
Dopo i minimi del 16 marzo 2020, causa Covid, il titolo è rimbalzato andando a segnare il 13 luglio 2020 nuovi massimi storici, con un incremento del 98% circa. Il titolo ha seguito l'andamento di tutto il comparto Tech Growth, che il periodo ha sovraperformato qualsiasi altro settore.
Successivamente, come si evince dal grafico a voi condiviso, il titolo non è più riuscito ad avere la forza di salire verso l'alto, andando a formare un canale in cui lo stesso è rimasto incastonato per diverso tempo, per la precisione un anno e due mesi.
Il 7 settembre il prezzo ha rotto il canale al rialzo, andando a creare tuttavia un falso breakout: ciò, a parer mio, poteva essere previsto dal momento che l'rsi, durante quel momento, era a valori di ipercomprato (a 78,91) e il prezzo, a tali valori, tende sempre a rintracciare. Per un'eventuale entrata long si poteva aspettare il prezzo a 593$ circa (aspettando quindi che la precedente resistenza diventasse supporto, in maniera tale che il prezzo, una volta sentito lo stesso, rimbalzasse per creare nuovi massimi), ma il prezzo è rientrato all'interno del canale. Calcolando il rintracciamento di Fibonacci dallo swing low dell'ultimo impulso rialzista (a circa 507$) allo swing high dello stesso (a 615$ circa), notiamo che il prezzo, come da manuale, ha rimbalzato a ridosso del livello 0,5 (ricordiamo che un rintracciamento, perchè sia valido, ipotizzando chiaramente che il prezzo abbia altro impulso per poter salire verso l'alto, deve essere compreso tra il livello 38.2 e 61.8) per poi rischizzare verso l'alto, andando dapprima a rompere nuovamente il canale, e successivamente a creare nuovi massimi storici.
Il prezzo, nelle ultime due settimane, ha preso una pausa. Sarà da capire se questa pausa sarà da identificare come una distribuzione (se è una distribuzione, il prezzo romperà il canale formato al ribasso per ritornare magari nella zona dei 607$ circa, ossia ai valori formati dal prezzo il 7,l'8 e il 9 settembre) o come un accumulo (se il prezzo romperà il canale verso l'alto andando a segnare nuovi massimi storici).
Ieri sono usciti gli earning dell'azienda, che vi riporto sotto:
- UTILI PER AZIONE: 3,19 contro una stima di 2,57
- RICAVI: 7,48B contro una stima di 7,48B
Netflix ha rivelato nella sua lettera agli azionisti che 142 milioni dei suoi abbonati hanno visto almeno due minuti della serie Squid Game. Sono esattamente i due terzi dei 213 milioni di clienti globali dell’azienda.
Inoltre, il servizio di streaming ha guadagnato 4,4 milioni di abbonati netti nel terzo trimestre, superando le stime medie degli analisti di 3,5 milioni; questa crescita, tuttavia, non è venuta dagli Stati Uniti o dal Canada, infatti la società ha aggiunto solo 70.000 utenti della regione nel trimestre. Essendo Squid Game uscito in prima visione nella piattaforma il 17 settembre, posso ipotizzare che gli abbonati potranno crescere in maniera più massiccia solo nel quarto trimestre.
Nonostante ciò, Netflix continua ad essere il leader nei servizi streaming, dominando competitor quali Disney +, Hulu, HBO e Peacock.
Prosegue il folle rally di UPSTARTDa oltre un mese il trend rialzista continua ininterrotto a spese dei ribassisti.
Per la prima volta nella breve vita del titolo la trimestrale si avvicina rapidamente senza che sia ancora avvenuto il consueto ritracciamento. Segno che i Market Makers sono fiduciosi nelle prospettive dell'azienda e hanno cominciato a prendere posizione.
A questo punto c'è da aspettarsi un mantenimento sopra quota 300 fino ai primi di novembre e una deflagrazione verso quota 500 o oltre, secondo i risultati del Q3.
$UPST rompe il pattern storico ed entra in una nuova sfera Dopo aver rispettato in modo regolare un pattern rialzista di up&down, post e pre earnings, dopo l'ultima trimestrale il titolo è decollato e non mostra cenni a rientrare.
Complice forse il contorno generale, sembra tuttavia che il titolo sia entrato in una nuova fase.
Se la prossima trimestrale dovesse nuovamente superare le attese la previsione di raggiungere i $600 ad azione comincerà a sembrare meno utopica. Infatti oltre alla forte "guidance" e alla mancanza di concorrenti diretti nel proprio settore, la disponibilità di cash flow permetterà un'ulteriore accelerazione nelle aree di mercato ancora inesplorate. L'unico limite alla crescita a quel punto sarà la dimensione del mercato dei prestiti da un lato e la necessità di abbassare il fee sui mutui considerati non a rischio.
Salesforce, uno dei migliori titoli tecnologici su cui puntareSalesforce rompe un triangolo simmetrico con bei volumi.
Il trend di lungo è super rialzista, azienda solida e dai buoni fondamenti, tassi al ribasso, sentiment in risalita, indicatori tecnici positivi, tutto sembra ok per il raggiungimento dei suoi massimi precedenti.
Se il titolo super i 283$ può estendersi fino ai 330$.
Pfizer: sequenza completata e scenari futuri.Ciao Traders,
Oggi vediamo un titolo ovviamente molto interessante, cioè Pfizer, poichè produttore del vaccino contro il Sars-Cov19.
Il prezzo delle azioni Pfizer hanno raggiunto un basso interessante di 26$ circa a Marzo 2020, quando tutto il mercato ha raggiunto l'apice della flessione. Quella era già un'area di acquisto sovra-ordinata (verde), quindi utile per poter comprare, ma dove non avevamo ancora conferme da price action e da sistema.
Da quel basso il mercato ha iniziato a costruire una struttura al rialzo, con un primo rintracciamento in area blu (B blu) intorno ai 30$, per poi successivamente stabilizzarsi, e poi con HH successivo (cerchio rosso) portare alla rottura dello scenario sell e all'attivazione della sequenza blu (diventata però atipica).
Le aree di Febbraio 2021, con BC blu e RT grigio sovrapposte, erano ideali per poter entrare a mercato viste le conferme precedenti che ci indicavano come i tori fossero in maggioranza, ad un prezzo intorno ai 35$ per azione.
La sequenza blu è difatti arrivata a target fino alla 200esima estensione, cosa che ci aspettavamo vista la stabilizzazione nel BC, toccando il prezzo massimo di 52$ che è tra l'altro massimo assoluto (ATH) e dandoci una plusvalenza del 48% circa.
Il mercato potrebbe a mio avviso arrivare anche al target successivo (grigio) intorno ai 60/65$ per azione.
Potremmo però aspettarci prima un rintracciamento, visto la sequenza completata, per avere un miglior prezzo di acquisto che vedrei intorno ai 40/44$ (area grigia re-entry) e non ad un prezzo inferiore in rt blu, poichè penso che non ci tornerà.
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Tutto questo è ovviamente frutto di considerazioni personali e non costituisce consiglio di investimento.
Salesforce: non è ancora il momento di vendereCiao Traders,
Seguendo cosa dicono analisti del settore (certamente più preparati di me), ho preso spunto dai vari articoli che hanno analizzato il titolo.
Stavo già seguendo l'azienda californiana leader nel settore del Cloud Computing per vari motivi:
l'azienda fa parte di quella che viene chiamata quarta rivoluzione industriale, ed è tra le più importanti nell'erogazione di servizi alle aziende nell'era della transizione digitale.
Il titolo ha performato sempre in positivo, e ad esempio da Gennaio 2012 ha generato una crescita del 1423%...!
Inoltre ha acquisito negli ultimi mesi l'azienda Slack, di cui avevo già pubblicato analisi in precedenza (vedi idee correlate).
Il titolo ha avuto oggi una grossa spinta dovutamente agli ottimi risultati trimestrali, usciti mercoledì 25/08, ad esempio:
+373% reddito netto
+352% reddito operativo
+287% margine di profitto netto
il titolo ha fatto il +16% nel trimestre - meglio del Nasdaq per intenderci.
(dati disponibili su Google Finance)
Ma veniamo all'analisi tecnica:
Il titolo ha concluso negli anni più sequenze senza darci mai un vero rintracciamento, ma comunque offrendoci delle possibilità di entrata.
La più interessante e recente è stata ovviamente a Marzo 2020 (cerchiato in verde) dove è sceso a circa 118$ nella nostra area d'acquisto (B) con seguente rally conclusosi al massimo di Settembre 2020 a 284$.
Dopo quasi un anno di lateralità, dove comunque aveva iniziato a creare uno scenario sell che vediamo nei riquadri rossi, andando verso la nostra seconda area di acquisto - sebbene qui più rischiosa e meno attrattiva - intorno ai 200$ che però non ha toccato di pochissimo.
Da lì ha poi attivato una sequenza più piccola (viola) arrivata ora a target che ha rotto definitivamente il tentativo sell precedente.
Il Target Price di molti analisti è intorno ai 320$.
La mia sequenza terminerebbe in area 350$/400$.
Vediamo cosa accadrà, sicuramente se avete investito in questo titolo potreste pensare di tenerlo ancora in portafoglio.
Analisi Verizon feat. WyckoffNel trading quello che più' mi piace fare e' tradare Wyckoff su azioni. Oggi ho trovato qualcosa di carino su Verizon, sembrerebbe una schematica di accumulazione a tutti gli effetti. Attendo un test e anche in base ai volumi che lo accompagneranno valuterò se entrare Long. Il mio take profit come al solito lo metto sui massimi dell'ar e un secondo possibile TP a chiusura inefficienza.
Update MYRGLo scorso 29 luglio, MYRG ha rilasciato delle buone trimestrali.
Il titolo sta accumulando sotto area 100$ in attesa di un'eventuale rottura che porterebbe il titolo verso una forte direzionalità long.
Su questo titolo ho già effettuato un trade (+61,93%) negli scorsi mesi, se non avete avuto modo di vederla, dategli un occhiata!
Da tenere in watchlist in attesa di rottura.