Chiaro e SEMPLICE come a scuola di TRADING ^-^nulla è lasciato al caso .
l'IDEA è nata da motivi fondamentali e di analisi intermarket è un approccio che studia le relazioni tra diversi mercati finanziari (azioni, obbligazioni, materie prime, valute) per comprendere meglio le dinamiche economiche e identificare opportunità di investimento, speculazione.
+39 % in 3 mesi e si punisce l'eccesso ...vediamo se ci sarà la forza di risalire lì in basso !
Buon Trading Guys
Idee operative US100
Nasdaq: metodi diversi e stessi targetCup and Handle
È un pattern di continuazione che assume grande affidabilità su tempi medio-lunghi.
È formato da un percorso grosso modo ad U (tazza) al quale segue una correzione che non deve superare il 50% (manico).
Target
Si calcola estendendo fino a 2 volte la distanza tra il minimo e la neckline. Il livello due rappresenta il primo target (1 volta l'estensione di A) e il livello 3 è il secondo target (2 volte l'estensione di A).
Estensione di Fibonacci
La chiave di questa estensione sta nel minimo del 2018, che a differenza degli altri indici non è stato violato nel 2020, mantenendo quindi la struttura rialzista che invece venne mancare agli altri mercati.
Cosa accomuna i due metodi diversi
La precisione dei target risultanti è evidente. Il livello 4 di Fibonacci collima perfettamente con il livello 2 della tazza mentre il livello 5.618 è solo di un soffio superiore al 3 della tazza.
Da evidenziare, è la sequenza precisa dei livelli dell'estensione di Fibonacci, e non di meno, la forte respinta attesa e data dal livello 2 della tazza.
Conclusione
I metodi di calcolo dei target sono numerosi, e non ne esiste uno giusto o sbagliato.
E' bene adottarne sempre più di uno e utilizzare solo quelli che trovano riscontri evidenti nei movimenti del prezzo in relazione allo strumento che stiamo osservando.
Wall Street festeggia, ma la Fed prepara la mossa: scopri perchéWall Street festeggia, ma la Fed prepara la mossa: scopri perché
Il mercato ha accolto con favore i dati sull’inflazione di questa settimana: tutti i principali indici hanno chiuso ieri ai massimi storici, nonostante una certa rigidità dell’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC).
Il Dow Jones è salito dell’1,36% (oltre 617 punti), chiudendo per la prima volta sopra quota 46.000, a 46.108. Il Nasdaq ha toccato un record per la quarta sessione consecutiva, con un progresso dello 0,72% (circa 157 punti) a 22.043,07, segnando la sua prima chiusura sopra i 22.000. Anche l’S&P 500 ha aggiornato la storia con un rialzo dello 0,85% a 6.587,47.
Il rapporto sull’IPC è apparso meno negativo del previsto: i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,4% nel mese (contro lo 0,3% atteso e lo 0,2% di luglio), mentre il dato annuo si è attestato al 2,9%, in linea con le previsioni ma leggermente superiore al mese precedente (+0,2%). Anche il CPI di base ha rispettato le attese.
Dopo il cosiddetto “Giorno della Liberazione” del presidente Donald Trump, molti analisti temevano un’inflazione più alta, spinta dai dazi. Sebbene l’inflazione non sia ancora scesa sotto l’obiettivo del 2% fissato dalla Fed, resta comunque sotto controllo. I consumatori e le imprese statunitensi subiscono un moderato aumento dei prezzi, mentre gli esportatori si trovano spesso a dover assorbire i dazi pur di non perdere l’ampio mercato americano.
Gli investitori, concentrati sull’ipotesi di un taglio dei tassi, hanno trovato ulteriore sostegno nei dati sul lavoro: le richieste di sussidi di disoccupazione sono aumentate di 27.000 unità la scorsa settimana, raggiungendo quota 263.000, il livello più alto degli ultimi quattro anni (contro le 235.000 stimate). In altre parole, un’inflazione moderata unita a un mercato del lavoro in rallentamento dovrebbe convincere la Fed a tagliare i tassi la prossima settimana, e forse ancora prima della fine dell’anno.
Il rendimento del Treasury decennale è sceso sotto il 4% per la prima volta da aprile, sostenendo i settori più sensibili ai tassi (tecnologia, edilizia, utilities). Allo stesso tempo, l’aumento delle richieste di sussidi potrebbe riportare l’interesse verso titoli difensivi e a dividendo.
Dati sul CPI di agosto
L’indice dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,4% su base mensile e del 2,9% su base annua, perfettamente in linea con le attese. L’indice “core” ha segnato +0,3% su base mensile e +3,1% su base annua.
Il cosiddetto “Supercore” della Fed (servizi essenziali esclusi gli affitti) ha rallentato leggermente: +0,33% mensile rispetto al +0,48% precedente, con ritmo annuo stabile al 3,21%. Questa stabilità rafforza l’idea che l’inflazione non stia accelerando, pur mostrando un rallentamento dei progressi verso il target del 2%.
Parallelamente, le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione hanno toccato 263.000 (contro 235.000 previste), massimo da ottobre 2021; la media a quattro settimane è salita a 240.500, mentre le richieste continuative si sono mantenute intorno a 1,94 milioni.
Prospettive Fed
I mercati danno ormai per certo un taglio di 25 punti base la prossima settimana. I futures sui Fed Funds prezzano altri tre tagli entro gennaio e almeno due ulteriori entro la fine del 2025.
Probabilità FedWatch:
Settembre: 100% per un taglio di 25 bps, 5% per 50 bps.
Ottobre: 87% per un taglio di 50 bps, 5% per 75 bps.
Dicembre: 82% di probabilità che i tassi siano più bassi di 75 bps rispetto ad oggi.
Il mercato attende ora il linguaggio di Powell e del FOMC: se confermeranno le attese, il rally potrà proseguire; se invece inviteranno alla cautela, gli investitori dovranno ridimensionare le proprie aspettative.
Marco Bernasconi Trading
Oracle top a Wall Street: numeri e un futuro da mille miliardiOracle travolge Wall Street: numeri da rock star e un futuro da mille miliardi
L’intelligenza artificiale accelera, l’inflazione rallenta e arrivano nuove chiusure record
Le azioni hanno perso slancio ieri, nonostante il calo dei dati sull’inflazione e il rinnovato entusiasmo per l’IA. Due dei principali indici, tuttavia, hanno comunque archiviato la sessione con una nuova chiusura record.
L’S&P 500 è salito dello 0,30% a quota 6532,04, mentre il Nasdaq ha guadagnato un modesto 0,03% (circa sei punti) portandosi a 21.886,06. In controtendenza, il Dow Jones è scivolato dello 0,48% (circa 220 punti) fermandosi a 45.490,92. Per il Nasdaq si tratta della terza chiusura record consecutiva, mentre l’S&P 500 ha segnato nuovi massimi storici per due sedute di fila.
Con la probabilità di un taglio dei tassi nella prossima settimana fissata al 100% secondo il CME FedWatch Tool, non servivano ulteriori stimoli. Eppure sono arrivati dall’indice dei prezzi alla produzione (PPI). I prezzi all’ingrosso, infatti, sono diminuiti dello 0,1% nel mese, a fronte di un aumento previsto dello 0,3%. Anche la variazione annua, +2,6%, è risultata inferiore alle attese (+3,3%).
Molto più spettacolare è stata però la vicenda di Oracle (ORCL), che ieri ha messo a segno un balzo del 36% dopo quello che considero “il rapporto sugli utili dell’anno”. Nonostante dati inferiori alle stime per fatturato e utile, l’azienda ha comunicato che i suoi obblighi di performance rimanenti (RPO) per il primo trimestre sono cresciuti del 359%, raggiungendo i 455 miliardi di dollari. Inoltre ha annunciato quattro contratti multimiliardari e un incremento straordinario dei ricavi da database multi-cloud con Amazon (AMZN), Alphabet (GOOGL) e Microsoft (MSFT), cresciuti addirittura del 1529%.
Tutto ciò lascia intuire che il boom dell’intelligenza artificiale sia soltanto agli inizi.
Il rapporto Oracle ha acceso anche altri titoli del settore semiconduttori: Broadcom (+9,8%), NVIDIA (+3,9%), Taiwan Semiconductor (+3,8%) e AMD (+2,4%).
Oggi uscirà l’indice dei prezzi al consumo (CPI), che solitamente suscita maggiore attenzione del PPI. Nell’ultima rilevazione, l’inflazione mensile era cresciuta dello 0,2% (in linea con le attese), mentre quella annua si era attestata al 2,7%, leggermente sotto il previsto 2,8%. Pur non diminuendo più rapidamente come un tempo, l’inflazione continua comunque a non mostrare impennate dovute ai dazi.
Le stime per l’uscita odierna indicano un +0,3% mensile e un +2,9% annuo; anche il “core” dovrebbe crescere dello 0,3%. Se i dati saranno in linea, il mercato potrebbe reagire con entusiasmo; al contrario, un’inflazione più alta potrebbe riaccendere i timori di stagflazione.
Personalmente mi aspettavo forti movimenti anche dopo le precedenti pubblicazioni del CPI, ma la reazione era stata piuttosto contenuta. Vedremo cosa accadrà domani: l’adattamento resta la chiave.
In definitiva, le azioni avevano tutte le ragioni per salire ieri: il sorprendente outlook di Oracle ha trascinato il settore tecnologico e il PPI positivo ha dato nuovo slancio alla narrativa di un’inflazione sotto controllo. Eppure i listini hanno subito vendite sui massimi, colmando un gap, prima di rimbalzare in chiusura.
Non è il tipo di price action che tranquillizza, e la pubblicazione del CPI renderà ancora più interessante osservare la reazione del mercato.
________________________________________
Oracle e il “cool PPI”
Oracle mercoledì sera ha mostrato i numeri di una vera “rock star”, con un balzo del titolo del 35%. Alcuni analisti iniziano a ipotizzare che possa diventare la prossima azienda da mille miliardi di dollari, data la solidità delle prospettive.
Il dato più sorprendente riguarda il cloud backlog (RPO), cresciuto del 359% su base annua fino a 455 miliardi di dollari. Il management prevede che possa presto superare i 500 miliardi. Inoltre stima che il fatturato OCI crescerà del 77% quest’anno, raggiungendo i 18 miliardi di dollari, per arrivare a 144 miliardi entro quattro anni.
Numeri impressionanti, che mutano profondamente la capitalizzazione di mercato e non invogliano certo a posizionarsi “short” sul Nasdaq.
Sul fronte macro, i prezzi alla produzione USA sono diminuiti inaspettatamente in agosto: il PPI primario è sceso dello 0,1% rispetto al mese precedente, contro attese di +0,3%, segnando il primo calo mensile da aprile. Su base annua è cresciuto del 2,6% (attese: +3,3%). Anche il PPI “core” ha sorpreso al ribasso, attestandosi al 2,8%.
L’ex presidente Trump non ha perso l’occasione per commentare, scrivendo che “non c’è inflazione!!!” e sollecitando la Fed a tagliare aggressivamente i tassi, non senza definire nuovamente Powell un “disastro totale”.
________________________________________
In attesa del CPI
Il mercato ora guarda al CPI: stime a +0,3% mensile e +2,9% annuo, con il “core” atteso anch’esso a +0,3%. Se il dato ricalcherà la sorpresa positiva del PPI, l’ottimismo potrebbe alimentare nuovi rialzi. In caso contrario, il timore di stagflazione tornerà a dominare.
Secondo il FedWatch, le probabilità attuali sono:
• Settembre – 100% di taglio da 25 bps la prossima settimana; 8% di possibilità per un taglio da 50 bps.
• Ottobre – 75% di probabilità di un allentamento complessivo di 50 bps; 6% per 75 bps.
• Dicembre – 62% di probabilità di essere 75 bps più in basso rispetto a oggi; 5% per un taglio complessivo da 100 bps.
Ora non resta che attendere la pubblicazione del CPI e verificare la reazione del mercato.
Marco Bernasconi Trading
Wall Street riscrive la storia...Wall Street riscrive la storia: cosa c’è dietro i nuovi record degli indici
Tutti e tre i principali indici chiudono a livelli record
Nonostante una revisione negativa dei dati sull’occupazione e il nervosismo legato ai prossimi dati sull’inflazione, i principali indici sono riusciti non solo a progredire ieri, ma anche a chiudere su nuovi massimi storici.
Il NASDAQ è salito dello 0,37% (quasi 81 punti) a quota 21.879,49, segnando la sua seconda seduta consecutiva ai massimi di sempre. Questa volta anche gli altri indici si sono uniti al rialzo: l’S&P 500 ha guadagnato lo 0,27% chiudendo a 6.512,61, mentre il Dow Jones è avanzato dello 0,43% (circa 196 punti) attestandosi a 45.711,34. Si tratta della prima chiusura record per l’S&P 500 dal giovedì precedente e per il Dow Jones dal 28 agosto.
Era prevedibile che le revisioni annuali del benchmark sul mercato del lavoro mostrassero un calo, ma l’entità della flessione ha comunque colto gli operatori di sorpresa: i dati sulle buste paga sono stati infatti rivisti al ribasso di ben 911.000 unità. I listini hanno inizialmente ceduto terreno in mattinata, per poi recuperare nel corso della seduta, poiché i dati – relativi al periodo marzo-marzo – sono ormai piuttosto datati. Inoltre, una revisione così debole potrebbe dare ulteriore slancio a un taglio dei tassi già la prossima settimana e forse a un altro paio entro la fine dell’anno.
Gli investitori guardano ora soprattutto ai prossimi appuntamenti macroeconomici: il rapporto sull’indice dei prezzi alla produzione (PPI), atteso questa mattina, e quello sull’indice dei prezzi al consumo (CPI), previsto per giovedì. La Federal Reserve è attualmente più concentrata sul mercato del lavoro, ma non può trascurare l’altra metà del proprio mandato, ossia la stabilità dei prezzi. L’ultimo rapporto aveva mostrato un incremento dei prezzi all’ingrosso pari allo 0,9% a luglio e al 3,3% su base annua, valori ben superiori alle attese (0,2% e 2,5%). Anche il PPI “core” era risultato più forte del previsto. Gli investitori temono qualsiasi segnale che possa compromettere le prospettive di un ulteriore allentamento monetario entro la fine dell’anno. Il CME FedWatch Tool assegna al momento una probabilità del 100% a un taglio dei tassi nella prossima riunione, ma il mercato auspica almeno una stabilizzazione dei prezzi.
Sebbene il PPI eserciterà con ogni probabilità l’influenza maggiore sulla seduta odierna, va segnalato che le azioni di Oracle (ORCL) sono balzate di un sorprendente 26% nel dopo-borsa. I risultati del primo trimestre sono stati inferiori alle attese, ma le prospettive di crescita presentate dal gruppo hanno entusiasmato gli investitori. Forse, dunque, il NASDAQ potrebbe spingersi oggi a un nuovo record, il terzo consecutivo.
Marco Bernasconi Trading
Wall Street ai massimi: la mossa che tutti aspettano dalla FedWall Street ai massimi: la mossa che tutti aspettano dalla Fed
Il NASDAQ chiude a un livello record in attesa dei dati sull'inflazione
La seduta di ieri si è aperta in modo positivo e ha perfino scritto una pagina di storia, pur svolgendosi complessivamente in maniera piuttosto lenta, con gli investitori concentrati nell’attesa di due importanti rapporti sull’inflazione che potrebbero influenzare la decisione della Federal Reserve prevista per la prossima settimana.
Il NASDAQ è salito dello 0,45% (pari a quasi 100 punti), chiudendo a un nuovo massimo di 21.798,70. Il colosso dei semiconduttori Broadcom (AVGO) ha guadagnato un ulteriore 3,2% dopo il solido report trimestrale diffuso giovedì sera. Nel frattempo, il Dow Jones è cresciuto dello 0,25% (circa 114 punti) fino a quota 45.514,95, mentre l’S&P 500 ha registrato un aumento dello 0,21%, attestandosi a 6.495,15.
I listini stanno così recuperando da una settimana contraddittoria: il NASDAQ aveva guadagnato oltre l’1%, l’S&P un modesto 0,3%, mentre il Dow Jones aveva perso lo 0,3%. Venerdì, tuttavia, tutti gli indici erano arretrati a seguito di un debole rapporto sulle buste paga non agricole, risultato ben al di sotto delle attese. Questo dato, se da un lato ha pesato sull’umore degli investitori, dall’altro ha alimentato le aspettative di un imminente taglio dei tassi da parte della Fed.
All’orizzonte si profilano ora altri dati economici cruciali: l’indice dei prezzi alla produzione (PPI), atteso per domani, e l’indice dei prezzi al consumo (CPI), in uscita giovedì. Lo scorso mese, i due indicatori avevano mostrato un andamento divergente: il PPI leggermente superiore a quanto auspicato dal mercato, il CPI sostanzialmente in linea con le attese. In ogni caso, i dati confermano che l’inflazione non sta accelerando in modo vertiginoso nel nuovo contesto tariffario, pur restando lontana dall’obiettivo del 2%.
Quella di questa settimana sarà l’ultima fotografia sull’andamento dei prezzi disponibile per la Fed prima della riunione di due giorni del FOMC, prevista per il 16 e 17 settembre. L’indice della spesa per consumi personali (PCE), considerato la misura preferita dalla Fed per monitorare l’inflazione, verrà infatti pubblicato soltanto il 26 settembre.
Ciononostante, l’attenzione della Fed negli ultimi mesi si è spostata soprattutto sul fronte occupazionale: la Banca centrale ha più volte segnalato un aumento dei rischi per il mercato del lavoro, ritenuti attualmente più rilevanti rispetto a quelli legati all’inflazione. In quest’ottica, la revisione dei dati occupazionali prevista per martedì dovrebbe assumere un peso decisivo, pur senza sminuire l’importanza degli altri indicatori, dato il duplice mandato della Fed di assicurare sia la stabilità dei prezzi (bassa inflazione) sia la massima occupazione.
Secondo lo strumento FedWatch del CME, le probabilità di un taglio dei tassi la prossima settimana sono ormai date al 100%, il che toglie ogni suspense all’evento. La vera questione riguarda ora l’entità del taglio: l’88,4% degli operatori si attende una riduzione “ordinaria” di 25 punti base, mentre l’11,6% prevede un intervento più deciso, pari a 50 punti base. Resta da vedere se questi rapporti si modificheranno una volta resi noti i nuovi dati macroeconomici.
Marco Bernasconi Trading
La Fed muove i fili: azioni in bilico e investitori in allertaWall Street frena: tutti gli occhi puntati sulla Fed e sul prossimo passo
Le azioni arretrano leggermente in vista del taglio dei tassi da parte della Fed
Il mercato appare fiducioso che oggi la Federal Reserve procederà a un taglio dei tassi, ma gli investitori rimangono incerti circa le proiezioni del dot plot per il resto dell’anno. Di conseguenza, i listini hanno registrato un lieve arretramento rispetto ai massimi storici toccati ieri, martedì.
La serie di sei chiusure consecutive ai massimi del NASDAQ è giunta al termine, con un calo dello 0,07% (circa 15 punti) che ha portato l’indice a quota 22.333,96. In controtendenza, Tesla (TSLA) è salita di un ulteriore 2,8%, dopo il +3,6% di lunedì che aveva azzerato le perdite da inizio anno. Bene anche Oracle (ORCL), in crescita dell’1,5%, sulla scia dell’ipotesi che possa avere un ruolo chiave in un accordo su TikTok tra Stati Uniti e Cina.
Parallelamente, l’S&P 500 ha perso lo 0,13% chiudendo a 6.606,76, mentre il Dow Jones ha lasciato sul terreno lo 0,27% (circa 125 punti) a 45.757,90.
Gli operatori attendevano da mesi la riunione della Fed. I recenti dati sul lavoro, deboli, e quelli sull’inflazione, più moderati del previsto, lasciano intendere che un taglio dei tassi sia pressoché certo. Resta però la domanda: di quale entità sarà la riduzione? E ci saranno ulteriori tagli entro la fine dell’anno?
Un taglio di 50 punti base appare poco probabile, ma non sarebbe inedito: lo scorso settembre, infatti, la Fed inaugurò il ciclo di ribassi proprio con un taglio da 50 punti base, seguito da due da 25 nelle riunioni successive.
In origine, la banca centrale aveva prospettato due riduzioni dei tassi per quest’anno (presumibilmente di 25 punti base ciascuna). Tuttavia, i dati più recenti – inflazione contenuta e mercato del lavoro in rallentamento – hanno alimentato le speculazioni su tre possibili tagli, a settembre, ottobre e dicembre. Non si esclude, tuttavia, che la Fed possa limitarsi a un solo intervento, adottando poi una pausa per valutarne gli effetti.
Vendite al dettaglio
Oscurate dall’attesa per la riunione della Fed, le vendite al dettaglio di agosto hanno sorpreso con un incremento dello 0,6%, triplo rispetto al +0,2% previsto. Anche le vendite al netto delle auto hanno superato le attese (+0,7% contro +0,4%). Particolarmente significativo è stato l’aumento del gruppo di controllo, direttamente collegato al calcolo del PIL, anch’esso pari a +0,7%. Inoltre, i dati dei mesi precedenti sono stati rivisti al rialzo in tutte le principali categorie.
Questi numeri segnalano una domanda interna più solida di quanto stimato, in apparente contrasto con l’idea di un’economia in indebolimento che giustifichi nuovi tagli dei tassi.
Anteprima del FOMC
Mercoledì la Fed dovrebbe tagliare i tassi di interesse di 25 punti base, portando l’intervallo obiettivo al 4,00-4,25%. Se i mercati danno quasi per scontata questa mossa, ciò che più interessa è capire se la banca centrale confermerà o meno la prospettiva di un percorso più aggressivo di riduzioni entro fine anno.
I contratti futures prezzano la possibilità di tagli multipli, ma nelle proiezioni di giugno la Fed aveva mostrato un sostegno piuttosto limitato a tale scenario.
La conferenza stampa del presidente Jerome Powell sarà quindi osservata con attenzione, alla ricerca di segnali sulla rapidità e sull’entità con cui l’istituto intende procedere. Il rallentamento dell’occupazione e le recenti revisioni al ribasso rafforzano la tesi di ulteriori interventi, ma le preoccupazioni per l’inflazione e i rischi globali restano vive. Con il dollaro ai minimi plurimensili, qualsiasi sfumatura tra cautela e accomodamento potrebbe trasformare la decisione e le parole di Powell in un catalizzatore decisivo per i mercati.
Marco Bernasconi Trading
25 punti base, la Fed non sorprende i mercati…ma non finisce qui25 punti base, la Fed sorprende… non sorprendendo: ecco perché conta più di quanto sembri
Reazione annoiata al taglio dei tassi ampiamente atteso
Il mercato ha reagito con relativa indifferenza al primo taglio dei tassi d’interesse dell’anno da parte della Fed: una sorpresa sarebbe stata l’assenza di sorprese, poiché tutti si attendevano esattamente l’esito annunciato.
Ieri il FOMC ha ridotto i tassi di 25 punti base, in linea con previsioni che scontavano una probabilità superiore al 95% (una minoranza di analisti sperava in un taglio di 50 punti base). L’orientamento della Fed lascia intravedere altri due interventi quest’anno e una nuova riduzione nel prossimo.
Gli indici hanno reagito senza scosse: il Dow Jones ha chiuso in rialzo dello 0,57% (circa 260 punti) a quota 46.018,32; il Nasdaq ha perso lo 0,33% (72 punti) fermandosi a 22.261,33; l’S&P 500 è arretrato dello 0,10% a 6.600,35. In sostanza, il FOMC ha deciso che 25 punti base fossero sufficienti: ciò che il mercato si aspettava. La volatilità post-annuncio è rimasta contenuta, con oscillazioni non particolarmente rilevanti.
La calma dei mercati suggerisce un’ulteriore fase di contrattazione piatta, con margini ridotti di guadagno. Progressivamente, gli operatori sembrano destinati a spostare l’attenzione dal timore dei dati sull’inflazione alla solidità del mercato del lavoro.
Proprio l’occupazione è stata citata come principale motivo del taglio: un provvedimento “di gestione del rischio”, ha spiegato Jerome Powell. La crescita dell’occupazione ha rallentato, la disoccupazione è leggermente aumentata, pur restando bassa.
La vera prova sarà oggi: spesso i mercati reagiscono con un certo ritardo a decisioni simili. In ogni caso, la Fed ha offerto ciò di cui i mercati avevano bisogno, non ciò che desideravano. Due ulteriori tagli prima della fine dell’anno alleggerirebbero in modo significativo la pressione sui tassi.
Il taglio di settembre era stato a lungo al centro dell’attenzione: ora è arrivato, ma con effetti molto modesti. Dopo mesi di attesa, la reazione è stata pressoché nulla: l’S&P è sceso dello 0,10%, il Nasdaq dello 0,21%. Un “Fed Day” decisamente anomalo.
Comunicato stampa del FOMC
La Fed ha ridotto i tassi di 25 punti base, portando l’intervallo obiettivo al 4,00-4,25% e riaprendo il ciclo di allentamento dopo sei riunioni di pausa. La decisione era attesa, ma la dichiarazione e le nuove proiezioni hanno lasciato spazio a interpretazioni contrastanti, alimentando una volatilità temporanea.
Il FOMC ha rilevato un rallentamento dell’occupazione, un lieve aumento della disoccupazione e rischi crescenti per il mercato del lavoro, mentre l’inflazione resta “moderatamente elevata”. Il voto è stato di 11 a 1, con il neo-nominato governatore Stephen Miran favorevole a un taglio più deciso, di 50 punti base.
Il “dot plot” aggiornato mostra un orientamento più accomodante: 75 punti base di riduzione complessiva per il 2025 (contro i 50 indicati a giugno) e ulteriori 25 nel 2026. Nove dei 19 membri prevedono due tagli nel 2025, sei invece nessuno.
Sul fronte macroeconomico, la Fed ha leggermente rivisto al rialzo le stime di crescita: PIL atteso tra l’1,4 e l’1,7% nel 2025 e fino al 2,1% nel 2026. La disoccupazione dovrebbe stabilizzarsi intorno al 4,4-4,5%, mentre l’inflazione (PCE) è prevista al 3% nel 2025, per scendere gradualmente al 2% entro il 2027-2028.
Nonostante il quadro più favorevole, la Fed ha ribadito l’incertezza e la necessità di monitorare attentamente dati economici, condizioni finanziarie e scenario globale, adattando la politica monetaria in base al suo duplice mandato.
I mercati, però, hanno rapidamente scontato la possibilità di ulteriori tagli già quest’anno: i future sui tassi indicano una probabilità del 94% di un nuovo intervento a ottobre (contro il 72% prima della riunione), segno che gli investitori si aspettano un sostegno più rapido, mentre la Fed mantiene prudenza.
Dopo oscillazioni iniziali, i mercati si sono stabilizzati durante l’intervento di Powell, chiudendo pressoché invariati.
Le parole di Powell
La conferenza stampa ha messo in luce le divisioni interne al FOMC e la delicatezza della posizione di Powell, stretto tra le pressioni di Washington e la volontà di salvaguardare l’indipendenza della Fed.
Secondo il presidente, il taglio riflette uno “spostamento nell’equilibrio dei rischi”: l’inflazione resta elevata, ma il mercato del lavoro mostra segnali di indebolimento. Powell ha inoltre sottolineato la fragilità del settore immobiliare e il rallentamento della crescita del PIL, legato a una spesa dei consumatori meno vivace.
Ha parlato di “taglio di gestione del rischio”, non di un percorso già definito: la politica resterà valutata di riunione in riunione. Powell ha anche richiamato fattori insoliti che influenzano l’economia: lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, il rallentamento dell’immigrazione, la minore partecipazione al mercato del lavoro.
“Non si tratta di una cattiva economia – ha dichiarato – ma il quadro del mercato del lavoro è cambiato e richiede che i tassi vengano riportati verso livelli neutrali”.
Alla chiusura, azioni e Treasury sono rimasti sostanzialmente invariati.
Marco Bernasconi Trading
NDX Indice Nasdaq100: la musica sembra continuareBuona domenica 7 Settembre 2025 e bentornati sul canale con un aggiornamento tecnico - dopo parecchio tempo devo dire - sull'indice Nasdaq100.
Osserviamo e analizziamo insieme la price action sul grafico settimanale e vediamo insieme quali sono i target tecnici su questo timeframe da attenzionare, con un occhio anche al 2026 per chi facesse operatività di medio termine.
Grazie per la vostra attenzione e per il vostro tempo
AIUTATEMI A FAR CRESCERE LA MIA COMMUNITY! ISCRIVETEVI AL CANALE!
Qualora il contenuto fosse di vostro interesse vi inviterei a iscrivervi al canale, azione totalmente gratuita per voi, ma che mi permetterebbe di far crescere in maniera rilevante la community che mi segue, continuando a darmi una forte motivazione ad andare avanti nella creazione di questi contenuti gratuiti, e spero educativi.
4 modi per concentrarsi meglio mentre si fa trading“Focus” è la parola chiave per ottenere risultati. Senza concentrazione, anche le strategie migliori falliscono.
I CFD/Spread Bets sono strumenti complessi e comportano un rischio significativo di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. 82.78% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro nelle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valuta se comprendi il funzionamento dei CFD/Spread Bets e se puoi permetterti di correre l'elevato rischio di perdere il tuo denaro. Si prega di notare che gli Spread Bets sono disponibili solo per i residenti in UK.
“L'esecuzione è tutto.” Frase che si sente ripetere spesso nei circoli di trading, ed è comprensibile. Avere una strategia solida è importante, così come lo è rimanere concentrati per seguirla fino in fondo.
Basta un attimo di esitazione, un clic distratto, e il vantaggio che avete ottenuto con tanta fatica può sfumare in un istante.
In un mondo costantemente bombardato da grafici aggiornati in tempo reale, avvisi continui, social media e distrazioni di fondo, rimanere concentrati e mantenere il controllo non è mai stato così difficile.
Oggi vediamo insieme quattro modi per migliorare la concentrazione durante il trading;
2 concreti e pratici.
2 meno convenzionali.
1. Inizia con un piano di gioco scritto
Questa è la base. Ancor prima di aprire la piattaforma di trading, prendere nota delle proprie idee di trading, dei livelli chiave e di eventuali notizie o eventi che potrebbero influenzare il mercato. È sufficiente un semplice elenco di scenari del tipo “se accade X, allora succede Y”
Mettendo nero su bianco il vostro piano, liberate la mente e riducete le interferenze emotive. In questo modo, non reagirete più a ogni minimo movimento o candela. Rimarrete concentrati su pochi concetti chiari e attenderete che il prezzo confermi la vostra previsione. Già questo dovrebbe bastare a migliorare notevolmente la concentrazione. Se il cervello conosce il piano, non serve improvvisare.
Ma soprattutto, avere un piano scritto funge da ancora di salvezza quando la situazione si fa delicata. In caso di false breakout o tentazioni impreviste, potrete facilmente fare riferimento al vostro piano e tornare in carreggiata. I trader di maggior successo sono quelli che eseguono idee semplici con disciplina, non quelli che inseguono ogni segnale che lampeggia sullo schermo.
2. Eliminare i rumori di fondo
Il multitasking è il nemico del trading. Una scheda del browser per le notizie, un'altra per Twitter, cinque grafici aperti, notifiche che compaiono sul telefono all'improvviso: tutti questi elementi contribuiscono a creare confusione mentale. Iniziate mettendo in ordine il vostro spazio di lavoro digitale prima di iniziare a fare trading:
Chiudere tutte le schede che non sono pertinenti alla vostra sessione.
Mettere il telefono in modalità silenziosa a faccia in giù, o in un cassetto.
Mantenere lo schermo di trading il più pulito possibile.
Utilizzare uno o due grafici chiave e disattivare gli indicatori non necessari.
Se si fa trading in una casa rumorosa o in un ufficio condiviso, delle cuffie con cancellazione attiva del rumore possono fare la differenza. Alcuni trader utilizzano persino app di suoni ambientali come brain.fm o semplicemente dei rumori bianchi per coprire le distrazioni e rimanere concentrati. Una mente tranquilla è una mente concentrata.
3. Ascoltate il vostro corpo prima di effettuare un'operazione
ecco un consiglio poco ortodosso, ma sorprendentemente efficace. Prima di cliccare sul pulsante “Acquista” o “Vendi”, alzatevi fisicamente in piedi.
Questo piccolo gesto fisico crea un momento di separazione tra il proprio pensiero e la propria azione. Ci costringe a fermarci, respirare e fare il punto della situazione. state agendo secondo il vostro piano o vi state lasciando trasportare dalle emozioni? Questo trade è in linea con il vostro piano o lo state eseguendo spinti dalla noia?
A tutti è capitato di effettuare operazioni impulsive, salvo pentirsene qualche istante dopo. L'atto di alzarsi aggiunge un livello di intenzionalità. Spezza il ritmo dello sguardo incollato allo schermo e restituisce al cervello il controllo della situazione.
Ritenetelo come un interruttore personale. Offre l'opportunità di riflettere sulla propria logica e impedisce di entrare in modalità pilota automatico. Alcuni trader si spingono oltre facendo stretching e ruotando le spalle prima di rimettersi davanti allo schermo. Può sembrare banale, ma i benefici psicologici sono reali.
4. Focalizzate la vostra mente con uno “stimolo”
Il nostro cervello è predisposto per le routine. È possibile sfruttare questa caratteristica a proprio vantaggio creando un semplice rituale che segnali alla mente quando è il momento di fare trading.
Non è necessario che sia qualcosa di elaborato. Ad esempio, ascoltare una canzone dedicata esclusivamente all'attività di trading o svolgere un breve esercizio di respirazione. Alcuni trader usano persino l'atto di pulire la scrivania o prepararsi una tazza di caffè fresco quale stimolo psicologico per entrare in un stato di concentrazione.
Nel corso del tempo, queste piccole abitudini diventeranno sinonimo di prontezza mentale. Esse condizionano il cervello a passare dallo scorrimento passivo o dalla conversazione alla concentrazione attiva. Il loro effetto è notevolmente efficace, in particolare nei giorni in cui ci si sente un po' confusi o distratti.
L'obiettivo non è quello di creare una scaramanzia, bensì di costruire un punto di riferimento affidabile che conduca a uno stato mentale concentrato, qualcosa che aiuti a ritrovare il proprio equilibrio e a impostare il tono della sessione.
Disclaimer: La finalità del presente articolo è meramente informativa e didattica. Le informazioni qui riportate non costituiscono consulenza in materia di investimenti e non contemplano la situazione finanziaria o gli obiettivi individuali degli investitori. Le informazioni relative ai risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. Per quanto permesso dalla legge, in nessun caso, Capital.com (o un suo affiliato o dipendente) assume responsabilità per qualsiasi perdita incorsa a causa dell’utilizzazione delle informazioni fornite. Chi agisce in base a tali informazioni lo fa a proprio rischio. Qualsiasi informazione che possa essere intesa come “ricerca di investimento” non è stata preparata in conformità ai requisiti legali stabiliti per promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e dunque deve essere considerata comunicazione di marketing.
I CFD/Spread Bets sono strumenti complessi e comportano un rischio significativo di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. 82.78% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro nelle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valuta se comprendi il funzionamento dei CFD/Spread Bets e se puoi permetterti di correre l'elevato rischio di perdere il tuo denaro. Si prega di notare che gli Spread Bets sono disponibili solo per i residenti in UK.
WisdomTree - Tactical Daily Update - 16.09.2025Mercati galvanizzati da Fed colomba, dollaro debole, oro in rally.
Segnali di dialogo USA–Cina sui dazi: positivo per Borse Asia.
Restano i rischi politici in Francia, i dazi con l’India e le tensioni UE-Russia.
Il quadro rimane complesso, ma gli investitori, per ora, brindano..
Settimana iniziata con slancio per i mercati azionari del Vecchio Continente. Lunedì 15 settembre, le piazze europee hanno chiuso in territorio positivo, incoraggiate dalla prospettiva di un imminente taglio dei tassi da parte della Federal Reserve e dai segnali di distensione tra Stati Uniti e Cina. A guidare i rialzi è stata Milano (+1,14%), seguita dal CAC40 di Parigi (+1,0%), mentre Madrid e Francoforte hanno consolidato i guadagni.
Continua tuttavia a pesare la decisione di Fitch, che ha tagliato il rating della Francia da AA- a A+, pur mantenendo l’outlook stabile. L’agenzia ha puntato il dito sul «crescente indebitamento pubblico», che limita la capacità del Paese di assorbire nuovi shock senza un ulteriore deterioramento delle finanze. Il 2024 si è chiuso con un deficit al 5,8% e un debito al 113% del Pil.
Oggi l’Assemblée Nationale è chiamata al voto di fiducia sul governo Bayrou, necessario per far passare una “dolorosa” legge finanziaria. Ma con il Rassemblement National pronto a staccare la spina e la sinistra del Nouveau Front Populaire che ha rifiutato perfino di incontrare il premier, le possibilità di sopravvivenza dell’esecutivo sono minime. Bayrou rischia di fare la stessa fine di Michel Barnier, caduto lo scorso dicembre dopo soli tre mesi. La seconda economia della zona euro entra così in una nuova fase di instabilità politica, con conseguenze potenzialmente rilevanti per l’intera area.
Occhi sulla Fed: mercoledì 17 settembre si attende il verdetto della Federal Reserve. Il mercato sconta ormai con 99,7% di probabilità un taglio da 25 punti base, ma non si esclude del tutto un taglio da 50 punti base (0,3%). Tre riduzioni entro fine anno sono già incorporate nelle aspettative. La Fed si trova a bilanciare un mercato del lavoro in raffreddamento con una inflazione nei servizi ancora persistente. Gli analisti parlano di «flessibilità» e di un ciclo di allentamento pronto a partire.
Le attese per la Fed continuano a indebolire il biglietto verde: il cambio euro/dollaro resta fermo a 1,176. Al contrario, l’oro prosegue la sua cavalcata e segna un nuovo record storico: 3.684 dollari l’oncia, +40% da inizio anno. UBS Global Wealth Management sottolinea che «il metallo giallo mostra ancora spazio per ulteriori rialzi». Brillano anche gli altri preziosi: argento +1,1% a 42,6 dollari, platino +0,3% a 1.405 dollari.
Lunedì ha chiuso in verde anche la Borsa americana: il Dow Jones ha segnato +0,11% o S&P500 +0,47% e il Nasdaq +0,94%. L’oro e le aspettative di taglio dei tassi hanno sostenuto i listini.
Questa mattina, 16 settembre, l’entusiasmo si è trasmesso all’Asia Pacifico:
• Giappone: Nikkei +0,5%, nuovo massimo storico. Riflettori anche sulla corsa alla leadership del Partito Liberal Democratico, con in campo Shinjiro Koizumi, Toshimitsu Motegi, Takayuki Kobayashi, Sanae Takaichi e Yoshimasa Hayashi.
• Corea del Sud: Kospi +1,1% e undicesima seduta consecutiva in rialzo, una sequenza che non si vedeva da oltre cinque anni. Da inizio 2025 l’indice ha guadagnato +35,5% in euro, spinto soprattutto dai titoli tech legati all’AI.
• Cina: mercati più cauti, con Shanghai e Hong Kong quasi piatte. Taipei in rialzo (Taiex +1%). Cresce l’attesa per la telefonata di venerdì tra Trump e Xi Jinping sull’accordo TikTok.
• India: Sensex +0,2%. Le esportazioni ad agosto sono salite per il secondo mese consecutivo, complice la corsa delle aziende ad anticipare le spedizioni prima dei nuovi dazi Usa. Washington ha infatti portato le tariffe al 50%, dopo un primo balzo al 25% il 7 agosto, in risposta agli acquisti di petrolio russo da parte di Nuova Delhi.
Petrolio e commodity
Il Brent si mantiene in leggero rialzo a 67,60 dollari, mentre il mercato valuta l’impatto degli attacchi ucraini alle raffinerie russe. Mosca rappresenta oltre 10% della produzione mondiale e il rischio di interruzioni sull’offerta pesa sulle prospettive globali. L’indice Bloomberg Commodity sale a 103,80 dollari, massimo da due mesi, grazie al rally di oro, petrolio e rame. Quest’ultimo ha toccato i 10.173 dollari la tonnellata, livello più alto da giugno 2024, sostenuto anche dall’attività in Cina.
Il Bitcoin resta a 115.500 dollari, poco sotto il record. Le corporate treasury detengono oltre 1 milione di BTC, per un controvalore superiore a 117 miliardi di dollari. Al top Michael Saylor con 636.505 Bitcoin, seguito da Mara Holdings con oltre 52.000.
Bond distesi: il mercato obbligazionario resta tranquillo in attesa della Fed. Negli Stati Uniti, il rendimento del Treasury decennale è sceso al 4,03%, minimo da cinque mesi. In Europa: Bund decennale a 2,69%, OAT e BTP entrambi a 3,47%. Lo spread Italia-Germania si riduce a 78 punti base. Secondo Bankitalia, a giugno gli investitori esteri hanno raggiunto un record assoluto di detenzioni di titoli di Stato italiani.
Oltre all’economia, c’è la politica. Il Senato Usa ha confermato Stephen Miran, consigliere economico vicino a Trump, nel board della Fed. Parallelamente, una corte d’appello ha bloccato il tentativo del presidente di rimuovere la governatrice Lisa Cook, che parteciperà quindi al FOMC di questa settimana. Il braccio di ferro tra Casa Bianca e Federal Reserve rischia di pesare sull’indipendenza dell’istituto.
Informazioni importanti
Comunicazioni emesse all’interno dello Spazio economico europeo (“SEE”): Il presente documento è stato emesso e approvato da WisdomTree Ireland Limited, società autorizzata e regolamentata dalla Central Bank of Ireland.
Comunicazioni emesse in giurisdizioni non appartenenti al SEE: Il presente documento è stato emesso e approvato da WisdomTree UK Limited, società autorizzata e regolamentata dalla Financial Conduct Authority del Regno Unito.
Per fare riferimento a WisdomTree Ireland Limited e a WisdomTree UK Limited si utilizza per entrambe la denominazione “WisdomTree” (come applicabile). La nostra politica sui conflitti d’interesse e il nostro inventario sono disponibili su richiesta.
Solo per clienti professionali. Le informazioni contenute nel presente documento sono fornite a titolo meramente informativo e non costituiscono né un’offerta di vendita né una sollecitazione di un’offerta di acquisto di titoli o azioni. Il presente documento non deve essere utilizzato come base per una qualsiasi decisione d’investimento. Gli investimenti possono aumentare o diminuire di valore e si può perdere una parte o la totalità dell’importo investito. Le performance passate non sono necessariamente indicative di performance future. Qualsiasi decisione d’investimento deve essere basata sulle informazioni contenute nel Prospetto informativo di riferimento e deve essere presa dopo aver richiesto il parere di un consulente d’investimento, fiscale e legale indipendente.
Il presente documento non è, e in nessun caso deve essere interpretato come, una pubblicità o qualsiasi altro strumento di promozione di un’offerta pubblica di azioni o titoli negli Stati Uniti o in qualsiasi provincia o territorio degli Stati Uniti. Né il presente documento né alcuna copia dello stesso devono essere acquisiti, trasmessi o distribuiti (direttamente o indirettamente) negli Stati Uniti.
Il presente documento può contenere commenti indipendenti sul mercato redatti da WisdomTree sulla base delle informazioni disponibili al pubblico. Benché WisdomTree si adoperi per garantire l’esattezza del contenuto del presente documento, WisdomTree non garantisce né assicura la sua esattezza o correttezza. Qualsiasi terzo fornitore di dati di cui ci si avvalga per reperire le informazioni contenute nel presente documento non rilascia alcuna garanzia o dichiarazione di sorta in relazione ai suddetti dati. Laddove WisdomTree abbia espresso dei pareri relativamente al prodotto o all’attività di mercato, si ricorda che tali pareri possono cambiare. Né WisdomTree, né alcuna consociata, né alcuno dei rispettivi funzionari, amministratori, partner o dipendenti, accetta alcuna responsabilità per qualsiasi perdita, diretta o indiretta, derivante dall’utilizzo del presente documento o del suo contenuto.
Il presente documento può contenere dichiarazioni previsionali, comprese dichiarazioni riguardanti le attuali aspettative o convinzioni in relazione alla performance di determinate classi di attività e/o settori. Le dichiarazioni previsionali sono soggette a determinati rischi, incertezze e ipotesi. Non vi è alcuna garanzia che tali dichiarazioni siano esatte, e i risultati effettivi possano discostarsi significativamente da quelli previsti in dette dichiarazioni. WisdomTree raccomanda vivamente di non fare indebito affidamento sulle summenzionate dichiarazioni previsionali.
I rendimenti storici ricompresi nel presente documento potrebbero essere basati sul back test, ossia la procedura di valutazione di una strategia d’investimento, che viene applicata ai dati storici per simulare quali sarebbero stati i rendimenti di tale strategia. Tuttavia, i rendimenti basati sul back test sono puramente ipotetici e vengono forniti nel presente documento a soli fini informativi. I dati basati sul back test non rappresentano rendimenti effettivi e non devono intendersi come un’indicazione di rendimenti effettivi o futuri.
Nvidia sotto indagine in Cina ma il Nasdaq non si ferma: perchè?Alphabet vola a 3.000 miliardi, la Fed pronta al taglio: cosa aspettarsi adesso dai mercati
NASDAQ e S&P raggiungono nuovi massimi all’inizio della settimana della Fed
Il NASDAQ ha mantenuto la leadership con la sesta chiusura record consecutiva: l’indice è avanzato dello 0,94% (circa 207 punti), attestandosi a quota 22.348,75. Quasi tutti i titoli del Mag 7 hanno registrato un solido rialzo, guidati da Alphabet (GOOGL), salita del 4,5% e divenuta l’ultima società a raggiungere una capitalizzazione di 3.000 miliardi di dollari, e da Tesla (TSLA), in crescita del 3,6% dopo che Elon Musk ha annunciato un nuovo acquisto di azioni per 1 miliardo di dollari.
Nel frattempo, l’S&P è avanzato dello 0,47%, chiudendo per la prima volta sopra quota 6.600 (6.615,28 punti), toccando così il suo massimo storico. Il Dow Jones ha invece guadagnato un modesto 0,11% (circa 50 punti), chiudendo a 45.883,45.
I dati economici pubblicati la scorsa settimana hanno rafforzato le aspettative di un taglio dei tassi, favorito da un’inflazione sostenuta ma non in accelerazione e da un mercato del lavoro in fase di raffreddamento. Le probabilità di una riduzione sono così elevate che gli investitori non mostrano particolare nervosismo, il che spiega l’umore ottimista del mercato. Resta da capire se si tratterà di una misura isolata o del primo di tre possibili tagli entro la fine dell’anno.
Sul fronte internazionale, i mercati hanno accolto positivamente un aggiornamento di Donald Trump sui negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina a Madrid. Inoltre, è stato diffuso un annuncio relativo a un accordo quadro su TikTok, giunto a pochi giorni dalla prevista disattivazione della piattaforma. La notizia ha favorito un ulteriore rialzo di Oracle (ORCL), in crescita del 3,4%: il titolo, visto come possibile acquirente dell’app di social media, ha guadagnato il 25% in meno di una settimana.
Mentre l’attenzione resta concentrata sulla riunione della Fed che si apre oggi, non va dimenticata la pubblicazione dei dati sulle vendite al dettaglio di martedì. Nonostante non abbiano un peso diretto sulle decisioni della Fed, questi dati offrono indicazioni preziose sulla tenuta dei consumi in una fase di forte incertezza. L’ultima rilevazione aveva mostrato un incremento dello 0,5% a luglio, in linea con le attese.
Un’altra giornata positiva, dunque, per i rialzisti: l’S&P è salito dello 0,47%, il Nasdaq dello 0,84%, e il Nasdaq 100 ha messo a segno la nona chiusura consecutiva in territorio positivo. Anche l’oro ha toccato nuovi massimi storici, mentre i titoli obbligazionari hanno registrato rialzi.
Alphabet raggiunge un traguardo storico
Alphabet, società madre di Google, ha superato per la prima volta i 3.000 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il rialzo, iniziato a inizio mese, è stato sostenuto da una recente sentenza antitrust favorevole, dalla solidità delle attività nei settori cloud e intelligenza artificiale e dall’ottimismo degli investitori verso il progetto Gemini.
Parallelamente, l’S&P 500 ha sfondato quota 6.600, mentre i rendimenti dei Treasury decennali sono scesi verso il 4%, con beneficio per le small cap.
Sul fronte macroeconomico, l’indice manifatturiero dell’Empire State di settembre ha deluso le attese, attestandosi a -8,7 contro il +5 previsto. In forte calo soprattutto i nuovi ordini, crollati a -19,6 rispetto al +15,4 precedente.
Cina e Nvidia: un capitolo ricorrente
La Cina ha annunciato l’apertura di un’indagine antitrust preliminare su Nvidia, ipotizzando violazioni delle proprie leggi. In caso di esito sfavorevole, le sanzioni potrebbero arrivare fino al 10% del fatturato realizzato dall’azienda nel Paese.
La notizia ha inizialmente pesato sul titolo, sceso del 3% in apertura, ma nel corso della seduta Nvidia è riuscita a recuperare terreno, tornando in positivo nel primo pomeriggio.
La settimana del FOMC
L’attenzione resta puntata sulla riunione della Fed: il mercato dà ormai per scontato un taglio di 25 punti base, ma la vera incognita riguarda il linguaggio di Jerome Powell in conferenza stampa. Le aspettative prevalenti sono di tre riduzioni complessive entro l’anno: eventuali segnali più cauti potrebbero spingere a prese di profitto.
Marco Bernasconi Trading
Cinque record consecutivi: il rally del NASDAQ è solo l’inizio?Cinque record consecutivi: il rally del NASDAQ è solo l’inizio?
Il NASDAQ registra il quinto record consecutivo in una settimana vincente per le azioni
Venerdì 12 le azioni hanno mostrato andamenti contrastanti, ma i principali indici hanno comunque chiuso con solide performance settimanali, mentre gli investitori attendono un taglio dei tassi la prossima settimana.
Il NASDAQ è salito dello 0,44% (circa 98 punti) a quota 22.141,10, segnando il quinto massimo storico consecutivo. Tra i titoli più brillanti spicca Tesla (TSLA), che ha guadagnato il 7,4%, raggiungendo il livello più alto degli ultimi sette mesi. Nel frattempo, l’S&P 500 ha perso lo 0,05% a 6.584,29, mentre il Dow Jones è sceso dello 0,59% (circa 273 punti) a 45.834,22.
I bilanci settimanali sono stati nel complesso solidi, nonostante settembre sia storicamente il mese più difficile per le azioni. Il NASDAQ ha guadagnato il 2% nei cinque giorni, l’S&P l’1,6%, mentre il Dow Jones è avanzato di poco meno dell’1%.
È stata una conclusione piuttosto fiacca per una settimana ricca di dati economici, ma i risultati hanno comunque alimentato le speranze degli investitori di un taglio dei tassi nella prossima riunione della Federal Reserve. Un’inflazione ancora moderatamente elevata, insieme a un mercato del lavoro in lieve rallentamento, hanno portato la probabilità di un taglio a sfiorare il 100%.
Lo strumento FedWatch del CME segnala una probabilità del 94,4% di riduzione dei tassi nella riunione del 17 settembre, ormai a soli cinque giorni di distanza. È quasi una certezza, sebbene resti quel 5,6% di investitori convinti che il taglio sarà addirittura di 50 punti base. In altre parole, il mercato ha ormai scontato interamente la prospettiva di un allentamento monetario.
Il vero motore, tuttavia, sarà la dichiarazione della Fed e la conferenza stampa che seguirà. Il tono di Powell potrebbe fare la differenza, ma difficilmente potrà dire altro se non che l’economia americana è in una posizione solida e che un taglio dei tassi non dovrebbe causare perturbazioni significative.
La riunione della Fed inizierà martedì 16 e si concluderà mercoledì 17, quando conosceremo la decisione ufficiale e ascolteremo le parole di Jerome Powell.
Venerdì l’S&P 500 ha oscillato intorno al livello di 6.600 per gran parte della seduta. Sebbene il mercato mostri segni di stanchezza, si è osservata una rinnovata spinta degli acquisti in alcuni comparti, in particolare in quello tecnologico.
Intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche e Tesla hanno trainato i rialzi. La forza dei movimenti rimane sorprendente, con gli acquirenti che continuano a sostenere il mercato senza esitazioni.
L’S&P è rimasto in territorio positivo per gran parte della giornata, ma alcune vendite nel finale lo hanno fatto chiudere in lieve calo (-0,05%). Il NASDAQ, invece, ha confermato la sua forza con un rialzo dello 0,42%.
Tesla esce allo scoperto
Il livello dei 350 dollari rappresentava una soglia significativa e, dopo settimane di incertezze, il titolo è riuscito a superarla con decisione.
Tesla ha toccato il suo punto di svolta giovedì e ha continuato la corsa al rialzo. Il titolo ha sfiorato quota 400 dollari e le prospettive appaiono promettenti per Elon Musk, determinato a mantenere il primato di uomo più ricco del mondo.
Gli obiettivi restano ambiziosi: le proiezioni basate sui livelli di Fibonacci indicano un traguardo intorno ai 570 dollari. Sarebbe un risultato notevole, soprattutto alla luce del rallentamento dell’attività registrato negli ultimi mesi.
Marco Bernasconi Trading
Taglio dei tassi all’orizzonte: perché i listini non mollano.Taglio dei tassi all’orizzonte: ecco perché i listini non mollano
NASDAQ e S&P in crescita settimanale nonostante i deboli dati sull’occupazione
Venerdì 5, un rapporto deludente sull’occupazione ha spinto al ribasso i principali indici, ma due di essi sono comunque riusciti a chiudere la settimana in positivo, dal momento che un taglio dei tassi entro la fine del mese appare ormai quasi certo.
Il mercato ha reagito in modo incerto ai dati sull’occupazione non agricola diffusi in mattinata. I 22.000 posti di lavoro creati lo scorso mese risultavano nettamente inferiori sia alle attese (75.000) sia al dato del mese precedente (73.000). In un primo momento la reazione è stata un deciso rialzo: una crescita occupazionale più debole ha infatti alimentato le probabilità di un ciclo di tagli dei tassi più ampio e prolungato. Alcuni investitori sono arrivati perfino a scontare la possibilità di un taglio di 50 punti base già nella prossima riunione.
Successivamente, tuttavia, i listini hanno ceduto terreno, per il timore che la debolezza del rapporto potesse costituire un segnale d’allarme di una recessione imminente. L’occupazione non agricola ha così completato una settimana di dati scoraggianti sul mercato del lavoro, tra cui JOLTS, ADP e richieste di sussidio di disoccupazione.
L’S&P ha perso lo 0,32% rispetto al massimo storico raggiunto nella seduta precedente, chiudendo a 6.481,50. Il Dow Jones ha registrato un calo dello 0,48% (circa 220 punti) attestandosi a 45.400,86, mentre il NASDAQ ha limitato le perdite a un modesto –0,03% (circa 7 punti) a quota 21.700,39. Il recupero finale dai minimi ha comunque consentito al NASDAQ di guadagnare l’1,1% nell’arco della settimana e all’S&P di mantenersi in territorio positivo con un progresso dello 0,3%.
Le small cap si confermano toniche: il Russell 2000 è salito dello 0,48% a 2.391,05, registrando un rialzo settimanale dell’1%. È la quinta settimana consecutiva di performance positiva.
Sul fronte societario, le azioni di Broadcom (AVGO) hanno guadagnato il 9,4% dopo la pubblicazione dei risultati di ieri sera. Il colosso dei semiconduttori ha superato le attese sia sugli utili (+1,8%) sia sui ricavi, che hanno sfiorato i 16 miliardi di dollari, battendo il consenso dello 0,8%. Su base annua, utili e ricavi risultano in crescita rispettivamente del 33% e del 22%. Particolarmente significativa è la revisione al rialzo delle previsioni di fatturato per il quarto trimestre fiscale, sostenute dall’espansione nel settore dell’intelligenza artificiale.
Lo sguardo ora si volge alla stagione degli utili del terzo trimestre. Si prevede un incremento degli utili del 5,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una crescita dei ricavi del 6%. Si tratta di un ritmo inferiore a quello registrato nel secondo trimestre (+12,4%) e nel primo trimestre del 2025 (+12,3%). Sarebbe, inoltre, il tasso di crescita degli utili più basso dall’aumento del 4,4% registrato nel terzo trimestre del 2023.
Il settore tecnologico, motore di crescita nei trimestri recenti, dovrebbe mantenere un ruolo trainante anche nel terzo trimestre del 2025, con un aumento previsto degli utili dell’11,9% e dei ricavi del 12,4%. Senza il contributo determinante di questo comparto, la crescita complessiva degli utili dell’S&P 500 si fermerebbe a un modesto 2% (anziché al 5,1%).
Marco Bernasconi Trading
Nasdaq può rompere i massimi storiciIl nasdaq sembra pronto per rompere i sui massimi storici. se la chiusura della candela avviene al di sopra della trend line, conferma la rottura che a mio parere potrebbe essere call 90% caratterizzato da un pull back prima prima di dirigersi verso i nuovi massimi
Google vince in tribunale: il Nasdaq è tornato a correreGoogle vince in tribunale: ecco perché il Nasdaq è tornato a correre
La sentenza Alphabet rilancia la tecnologia
Uno dei titoli appartenenti al gruppo delle Magnificent Seven ha ricevuto martedì una sentenza favorevole che, nella giornata di ieri, ha contribuito a sostenere l’intero comparto tecnologico, dopo un avvio fiacco del mese tradizionalmente più difficile dell’anno.
Si tratta, naturalmente, di Alphabet (GOOGL), che non sarà costretta a cedere il proprio popolare browser Chrome, come ha stabilito un giudice federale. L’azienda dovrà tuttavia condividere alcuni dati di ricerca, ma si tratta di una misura ben lontana dallo scenario peggiore temuto dagli investitori. Il titolo ha guadagnato oltre il 9% nella seduta odierna.
La decisione ha rappresentato un sollievo non soltanto per Google, ma anche per gli altri grandi protagonisti della tecnologia. Apple (AAPL), anch’essa coinvolta in un procedimento antitrust, ha accolto con favore il verdetto, anche in virtù del fatto che Google Search è il motore di ricerca predefinito sugli iPhone. Il titolo Apple è salito del 3,8%.
Gli operatori di mercato hanno interpretato l’esito come meno destabilizzante del previsto: invece di ordinare una frammentazione dell’azienda, il tribunale ha preferito limitare gli accordi esclusivi di Google e favorire l’interoperabilità.
La scelta, oltre a consolidare il cuore del business di Google nella ricerca, offre un sostegno indiretto anche ad Apple, che riceve ogni anno miliardi di dollari da Google per mantenere la ricerca come impostazione predefinita. Un eventuale divieto di tali pagamenti avrebbe potuto erodere nel tempo i margini della divisione servizi di Apple. L’assenza di misure drastiche è stata dunque accolta come un importante fattore di stabilità, innescando un rally tra i titoli a grande capitalizzazione.
L’andamento degli indici. Il NASDAQ è avanzato dell’1,02% (pari a circa 218 punti), chiudendo a 21.497,73. Nei due giorni precedenti aveva perso quasi il 2%, reagendo debolmente alla solida trimestrale di NVIDIA (NVDA). L’S&P 500 ha seguito la stessa traiettoria positiva, con un progresso dello 0,51% a 6.448,26, dopo le recenti correzioni. Diversa la situazione per il Dow Jones, meno esposto al settore tecnologico, che ha registrato una lieve flessione dello 0,05% (circa 25 punti) a 45.271,23. Tutti e tre gli indici, tuttavia, hanno mostrato un recupero nella parte finale della seduta.
Mercato del lavoro ed economia. La pubblicazione del dato JOLTS di ieri ha offerto spunti contrastanti. Le offerte di lavoro sono scese a 7,18 milioni in luglio, al di sotto delle attese e ai minimi da quasi un anno, confermando il rallentamento del mercato occupazionale e richiamando l’attenzione sul tema già evidenziato dal presidente della Federal Reserve, Jerome Powell.
Al tempo stesso, però, la debolezza del dato è stata interpretata come un elemento favorevole a un prossimo taglio dei tassi. Secondo il CME FedWatch Tool, la probabilità di una riduzione già entro fine mese supera il 95%. Resta comunque decisivo il rapporto sulle buste paga non agricole, atteso per venerdì.
Le attese di oggi. In calendario figurano ulteriori dati sul lavoro, in particolare il report ADP e le nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, oltre all’indice ISM dei servizi. Sul fronte societario, la stagione degli utili è ormai in chiusura, ma si attende ancora la pubblicazione dei risultati di Broadcom (AVGO), colosso dei semiconduttori. È dunque tempo di volgere lo sguardo alle prossime prospettive di mercato.
Marco Bernasconi Trading
Tocca alla Fed: occupazione e tassi sotto i riflettoriLa settimana decisiva per la Fed: occupazione e tassi sotto i riflettori
Inizio lento di settembre con dati sull'occupazione all’orizzonte
Martedì il mercato non ha dovuto soltanto fare i conti con la pessima reputazione di settembre, ma anche fronteggiare nuove tensioni tariffarie e la crescente attesa per un importante rapporto economico atteso nei prossimi giorni. Di conseguenza, i principali indici hanno inaugurato questo mese, storicamente difficile, con un andamento in ribasso.
Il NASDAQ ha perso lo 0,82% (circa 175 punti), chiudendo a quota 21.279,63, sotto la pressione del comparto tecnologico, in particolare di NVIDIA (NVDA, –1,9%), leader nel settore dell’intelligenza artificiale e superstar del mercato. Tuttavia, si intravede la possibilità di una ripresa già domani, dopo che un giudice federale ha stabilito che Alphabet (GOOGL) non sarà costretta a cedere il suo browser Chrome. Dopo la chiusura ufficiale, le azioni della società sono salite di oltre l’8%, mentre Apple (AAPL) ha guadagnato più del 3% sulla scia della notizia.
Sempre martedì, l’S&P 500 ha ceduto lo 0,69%, scendendo a 6.415,54, e il Dow Jones è arretrato dello 0,55% (quasi 250 punti), chiudendo a 45.295,81. In ogni caso, i listini si sono allontanati in modo significativo dai minimi toccati durante la seduta.
Il mercato resta in attesa di chiarimenti sulla notizia che ha preceduto il lungo weekend: una corte d’appello federale ha dichiarato illegittima la maggior parte dei dazi introdotti dal presidente Trump. È quasi certo che la questione approderà alla Corte Suprema, lasciando gli investitori nuovamente sospesi in un clima di incertezza.
Per la giornata odierna, l’indice ISM Manufacturing ha dato il via a una settimana densa di dati macroeconomici. Il valore registrato ad agosto è stato di 48,7, in rialzo rispetto ai 48 di luglio, ma comunque sotto la soglia dei 50 che segna la contrazione: si tratta del sesto mese consecutivo in territorio negativo. Nei prossimi giorni sono attesi i dati sulle offerte di lavoro (mercoledì), seguiti dal rapporto ADP sull’occupazione e dall’ISM Services (giovedì).
Il momento più atteso, tuttavia, è fissato per venerdì, quando verrà pubblicato il dato sulle nonfarm payrolls, ossia le buste paga non agricole: un indicatore che potrebbe rivelarsi decisivo per la politica monetaria della Federal Reserve nella riunione del 16-17 settembre. A luglio il risultato era stato sorprendentemente debole: soltanto 73.000 nuovi posti creati, ben al di sotto delle stime (circa 100.000), con in più significative revisioni al ribasso per i mesi precedenti.
«A meno di un aumento significativo dei nuovi posti di lavoro, sembra che la Fed sia pronta a riprendere finalmente il ciclo di tagli dei tassi», ha osservato Kevin Matras in un recente articolo su Options Trader. «Le domande, però, restano due: i tagli saranno di 25 punti base o di 50, come nel ciclo del 2024? E si tratterà davvero dell’inizio di una serie di interventi, o solo di un taglio isolato, seguito da una pausa di valutazione? Il rapporto sull’occupazione di venerdì potrebbe essere determinante, perciò tutti gli occhi saranno puntati su quel dato».
Nonostante la sua fama di mese ostico per i mercati, il settembre scorso si era rivelato sorprendentemente positivo, con tutti i principali indici in rialzo di circa il 2% o più. Quale fu il motivo di quella performance inattesa? Gli investitori festeggiarono il primo taglio dei tassi in oltre quattro anni. Forse, anche quest’anno, la storia potrebbe ripetersi.
Marco Bernasconi Trading
Agosto record a Wall Street: settembre cambierà le prospettive?Agosto da record a Wall Street: ma settembre cambierà le carte in tavola?
Agosto porta un altro mese di solidi guadagni
Venerdì 29 agosto le azioni hanno chiuso il mese in rialzo, nonostante alcuni dati poco incoraggianti sull’inflazione; i principali indici hanno comunque registrato incrementi consistenti.
Il NASDAQ è salito dell’1,6% ad agosto, segnando il quinto mese consecutivo in territorio positivo. Parallelamente, il Dow Jones ha guadagnato il 3,2% e l’S&P l’1,9%, con il quarto mese consecutivo di rialzo per entrambi. A sovraperformare è stato però il Russell 2000, che ha registrato un progresso del 7% nel mese.
Ora entriamo in quello che storicamente è uno dei periodi più difficili dell’anno per i mercati azionari. Tuttavia, questa volta, a metà settembre si terrà uno degli eventi più attesi: la riunione della Federal Reserve del 16 e 17 settembre. Se gli investitori otterranno ciò che sperano — un taglio dei tassi accompagnato da segnali di ulteriori riduzioni — il mese potrebbe smentire la sua tradizionale reputazione negativa. Secondo il CME FedWatch Tool, le probabilità di un taglio restano superiori all’85%.
I dati, però, non aiutano del tutto. Nell’ultima seduta è stato pubblicato il rapporto sulla Spesa per i Consumi Personali (PCE), considerato l’“indicatore di inflazione preferito dalla Fed”. Pur essendo in linea con le attese, l’attenzione del mercato si è concentrata sul Core CPI, che ha mostrato un aumento annuo del 2,9%, superiore al dato precedente. Si tratta del ritmo più elevato dal mese di febbraio: un segnale che i prezzi hanno ripreso a salire. Non è certo ciò che la Fed desidera osservare alla vigilia di un taglio dei tassi. È quindi probabile che, pur concedendo un primo allentamento a settembre, il comitato mantenga un atteggiamento prudente, valutando attentamente l’evoluzione dei prossimi mesi.
Il PCE è stato uno dei motivi per cui le azioni sono scese proprio venerdì 29, al termine di un mese comunque positivo. A ciò si è aggiunta la consueta presa di profitto, fisiologica dopo i massimi storici, favorita anche dall’imminente weekend lungo di tre giorni.
Nell’ultima seduta il NASDAQ ha ceduto l’1,15% (quasi 250 punti), chiudendo a 21.455,55. L’S&P è arretrato dello 0,64%, a 6.460,26, mentre il Dow Jones ha perso lo 0,20% (circa 92 punti), fermandosi a 45.544,88. Questo arretramento ha lasciato tutti i principali indici leggermente negativi nella performance settimanale, nonostante i massimi record toccati da S&P e Dow nella giornata di giovedì.
Il prossimo grande appuntamento sarà la pubblicazione dei dati sull’occupazione non agricola venerdì 5 settembre, con ogni probabilità destinati ad avere un peso maggiore rispetto al PCE. Nello scorso intervento a Jackson Hole, infatti, il presidente della Fed Jerome Powell ha espresso preoccupazione per l’andamento del mercato del lavoro. I dati precedenti si erano rivelati deludenti: a luglio erano stati creati soltanto 73.000 posti di lavoro, contro attese di circa 100.000, con l’aggiunta di revisioni al ribasso per i mesi passati.
Marco Bernasconi Trading
NAS100 Struttura Ribassista con Entrata Short dalla Zona di OfIl NAS100 (grafico 1H) sta negoziando all’interno di una struttura a canale delimitata da una linea di rifiuto (resistenza) e una linea di supporto. Il prezzo ha recentemente rotto al di sotto delle EMA (70 & 200), mostrando un momentum ribassista.
Zona di Offerta (POI): 23.524 – 23.637, dove il prezzo potrebbe ritestare prima di un ulteriore calo (potenziale area di entrata short).
Trend: Il momentum attuale è ribassista dopo il rifiuto dalla resistenza del canale.
Supporto/Target: Obiettivo principale al ribasso 22.979 – 22.905, in linea con il precedente minimo e l’area di estensione di Fibonacci.
Strategia EMA: Prezzo al di sotto delle EMA 70 & 200 → conferma della tendenza ribassista.
Break di Struttura: La rottura del supporto del canale indica che i venditori sono in controllo.
📌 Piano di Trading:
Entrata (Sell Zone): 23.524 – 23.637 (Zona di offerta POI)
Stop Loss: Sopra 23.640 (resistenza del canale)
Target: 22.979 – 22.905
Conclusione:
Il mercato è in una struttura ribassista. Attendere un pullback nella zona di offerta per un’entrata short ad alta probabilità, puntando al supporto inferiore.
CFD nasdaq, ci siamo per una discesa?Sempre meno spinta rialzista, nessun nuovo massimo, sta sul lato inferiore del canale e divergenze ribassiste sempre piu evidenti. Stagionalmente settembre ed una parte di ottobre sono mesi deboli. Elevata leva finanziaria potrebbe portare a bruschi movimenti ribassisti.
NVIDIA delude, ma Wall Street ai massimi.NVIDIA delude, ma Wall Street ai massimi: S&P rompe la barriera dei 6.500.
L'indice S&P supera quota 6.500, chiudendo il secondo record consecutivo.
Nonostante il calo del leader dell'intelligenza artificiale e superstar del mercato NVIDIA (NVDA) dopo il suo rapporto trimestrale di mercoledì sera, le azioni hanno comunque guadagnato terreno nella seduta di ieri, con due dei principali indici che hanno chiuso a massimi storici.
L'S&P ha chiuso sopra i 6500 per la prima volta con un rialzo dello 0,32% a 6501,86, mentre il Dow Jones è salito dello 0,16% (ovvero oltre 70 punti) a 45.636,90. Entrambi gli indici hanno chiuso ieri a massimi storici.
Nel frattempo, il NASDAQ ha effettivamente registrato la performance migliore con un rialzo dello 0,53% (ovvero circa 115 punti) a 21.705,15, ma è rimasto di poco al di sotto del suo stesso traguardo.
La giornata di ieri ha riflesso le ricadute del rapporto NVDA di mercoledì sera, che ha visto la società leader dell'intelligenza artificiale superare le stime sugli utili del 5% e le aspettative di fatturato dell'1,3%. Ciò è stato un po' deludente per gli investitori che si sono abituati a vedere l'azienda lasciare indietro le previsioni. Sono rimasti delusi anche dai ricavi dei data center, ancora una volta leggermente inferiori alle previsioni.
Le azioni sono scese dello 0,8% durante la seduta, il che potrebbe essere considerato una vittoria, dato che in passato qualsiasi tipo di delusione da parte di NVDA è stata accolta con aspri rimproveri. Inoltre, l'azienda è riuscita nel suo compito più importante, ovvero fornire supporto alla rivoluzione dell'intelligenza artificiale.
Nonostante il modesto calo dopo la chiusura dei mercati, hanno dimostrato, ancora una volta, che il settore dell'intelligenza artificiale è vivo e vegeto e che la domanda di chip, data center e altri prodotti correlati all'intelligenza artificiale non sembra rallentare. È stato anche interessante notare che, sebbene avessero avuto il via libera per vendere i loro chip H2O alla Cina, la robusta crescita dell'ultimo trimestre non ha incluso nulla di tutto ciò. "L'impennata della domanda di prodotti correlati all'intelligenza artificiale è senza precedenti e probabilmente contribuirà ad alimentare questo storico rally nel futuro.
Altre notizie di ieri includevano un PIL in crescita del 3,3% nel secondo trimestre, un netto rimbalzo rispetto al sorprendente calo dello 0,5% del primo trimestre. Il risultato è stato ben al di sopra delle aspettative, attestandosi al 3%. Inoltre, le richieste di sussidi di disoccupazione, pari a 229.000 la scorsa settimana, sono leggermente diminuite rispetto alle 234.000 della settimana precedente.
Ora l'attenzione del mercato si sposta sul rapporto sulla Spesa per i Consumi Personali (PCE) di oggi, che dovrebbe mostrare un aumento dello 0,2% su base mensile e del 2,6% su base annua. L'ultima volta, il risultato mensile dello 0,3% ha rispecchiato le aspettative, ma il dato annuale del 2,6% è stato superiore dello 0,1% rispetto alle previsioni.
I principali indici sono tutti positivi per la settimana che precede l’ultima sessione, ma in misura variabile. Il NASDAQ è avanzato dell'1% negli ultimi quattro giorni, mentre l'S&P è salito della metà. E il Dow Jones è in rialzo di poco più di cinque punti.
Marco Bernasconi Trading