INVERSIONE CURVA DEI RENDIMENTI: COSA MANCA PER LA RECESSIONE?L’inversione della curva dei rendimenti è sempre attentamente monitorata da analisti, investitori ed economisti perché tende ad anticipare una recessione che, per il momento, non si è ancora verificata.
Questo potrebbe farci pensare che la famosa ‘inversione’ non sia più un segnale affidabile. Perché la tanto attesa contrazione economica non si è ancora verificata?
Buongiorno a tutti. L’obiettivo di questa analisi è quello di fornirvi un mio punto di vista su questo argomento tanto discusso negli ultimi tempi, fornendovi la variabile mancante affinché la recessione si verifichi realmente.
Buona lettura.
1. LA CURVA DEI RENDIMENTI 10-2 ANNI
La curva dei rendimenti 10-2 anni rappresenta la differenza tra il rendimento del titolo di stato americano a 10 anni e quello a 2 anni. Questa curva, che è illustrata nella figura successiva in azzurro, tende a seguire un andamento ciclico, con fasi di rialzo e ribasso. Quando la curva scende al di sotto della soglia dello 0%, si verifica la sua tanto famosa inversione.
Rendimento a 10 anni, a 2 anni e la relativa curva dei rendimenti a quelle scadenze. Grafico mensile
La figura successiva è particolarmente utile perché illustra i motivi per i quali una curva si espande (diventa ‘rialzista’) o si contrae, superando poi al ribasso la soglia dello 0%:
• Quando il rendimento a 2 anni è più basso rispetto a quello a 10 anni (come accaduto dal settembre 2000 al giugno 2003), la curva tende ad inclinarsi verso l’alto
• Successivamente, quando il rendimento a 2 anni inizia a riallinearsi con quello a 10 anni, la curva tende a inclinarsi verso il basso (come accaduto da novembre 2010 a settembre 2019)
• Quando il rendimento a 2 anni supera quello a 10 anni, si verifica l’inversione
Questi aspetti saranno chiariti nel paragrafo successivo.
L’espansione e la contrazione della curva dei rendimenti 10-2 anni. Grafico mensile
2. LA CURVA DEI RENDIMENTI 10-2 ANNI È INFLUENZATA DALLA POLITICA MONETARIA
L’evoluzione della curva è fortemente influenzata dalle aspettative di politica monetaria. Come illustrato nella figura successiva, esiste una correlazione negativa tra la curva e i tassi di interesse applicati dalla Federal Reserve.
La correlazione negativa tra curva dei rendimenti 10-2 anni e tassi di interesse della Federal Reserve. Grafico mensile
• Quando la FED riduce i tassi di interesse, la curva tende a espandersi
• Al contrario, quando la FED adotta una politica monetaria più rigida, la curva tende a contrarsi
Più aggressiva è la politica monetaria, più la curva tende a raggiungere valori inferiori allo 0%, in maniera progressivamente decrescente. Questo si verifica perché:
• Il rendimento a 2 anni risente maggiormente delle aspettative di politica monetaria
• Il rendimento a 10 anni, invece, è influenzato principalmente dalle aspettative di inflazione
I punti discussi in questo paragrafo mirano a chiarire un concetto fondamentale: il movimento della curva dei rendimenti è direttamente legato alle aspettative del mercato riguardo ai tassi di interesse.
3. CURVA DEI RENDIMENTI, PIL E…FIDUCIA DEI CONSUMATORI, LA VARIABILE MANCANTE!
Nell’introduzione dell’analisi abbiamo evidenziato come l’inversione della curva dei rendimenti 10-2 anni sia comunemente riconosciuta come un indicatore anticipatore delle recessioni economiche. Questo concetto è illustrato nella figura successiva:
La curva dei rendimenti 10-2 anni è un leading indicator di recessioni economiche. Grafico mensile
Perché, nonostante l’inversione della curva nell’estate del 2022, non si intravede ancora all’orizzonte una contrazione economica? Iniziamo ricordando le variabili che compongono il PIL (secondo il metodo della spesa:
PIL = C + I + G + (EXPORT – IMPORT)
Dove:
C: Consumi, ossia la quantità di beni e servizi acquistati dai consumatori
I: Investimenti, ossia le spese delle imprese e delle famiglie in immobili e beni strumentali
G: Spesa pubblica
(EXPORT – IMPORT): Bilancia commerciale
È fondamentale sottolineare che la variabile dei consumi è probabilmente la più significativa, dato che il PIL degli Stati Uniti ne dipende per il 70%. Questo suggerisce che l’economia della prima potenza mondiale è fortemente influenzata dai suoi consumatori. In particolare:
• Se i consumatori sono fiduciosi, tenderanno probabilmente ad aumentare le spese in beni e servizi, rafforzando così la variabile C del PIL e, di conseguenza, il PIL stesso.
• Al contrario, se la loro fiducia è bassa, la stessa variabile si indebolirà e il PIL risentirà di questa situazione.
Da queste due considerazioni deriva una delle correlazioni più importanti in ambito macroeconomico: quella positiva tra la fiducia dei consumatori e prodotto interno lordo!
La correlazione positiva tra fiducia dei consumatori e prodotto interno lordo. Grafico mensile
Abbiamo quindi individuato la variabile mancante per la recessione: la fiducia dei consumatori. Infatti, se osserviamo il grafico successivo, notiamo che, sebbene la curva dei rendimenti si sia invertita, segnalando un allarme di recessione, la fiducia dei consumatori non ha seguito lo stesso andamento. Al contrario, è in rialzo!
La curva dei rendimenti e la fiducia dei consumatori non stanno seguendo la stessa tendenza. Grafico mensile
È importante tenere presente un altro elemento: prima dell’insorgere di una possibile recessione, dopo l’inversione, la curva dei rendimenti dovrebbe risalire al di sopra dello 0%. Questo dettaglio è stato messo in evidenza tre grafici fa.
Tuttavia, questo ‘ritorno allo zero’ (come si può osservare nel grafico successivo) dovrebbe essere accompagnato da una diminuzione della fiducia dei consumatori.
Affinché ci possa essere una recessione, il ritorno allo zero della curva dovrebbe essere accompagnato da un calo della fiducia dei consumatori. Grafico mensile
Ecco, quindi, nel grafico successivo, quello che dovrebbe accadere:
Rimbalzo della curva accompagnato da un calo della fiducia dei consumatori. Grafico mensile
Per concludere l’analisi:
• L’economia statunitense dipende fortemente dai consumatori e dalle loro spese per beni e servizi. In un periodo di ‘espansione’ economica, la domanda di beni e servizi aumenta, rafforzando la variabile C del PIL e alimentando l’inflazione. A questo punto, la FED è costretta ad aumentare i tassi di interesse per mantenere la stabilità dei prezzi, causando di fatto l’inversione della curva dei rendimenti. Tassi di interesse elevati possono influenzare negativamente il sentiment dei consumatori. Pensate a coloro indebitati a tassi di interesse variabili per acquistare una casa, un’auto o qualsiasi altro bene discrezionale: avranno un reddito inferiore a causa delle rate più onerose. A redditi inferiori corrisponderanno spese minori, un indebolimento della variabile C del PIL e… una successiva (potenziale) contrazione dello stesso.
Quindi… sì, osserviamo la curva dei rendimenti, ricordando di tenere d’occhio anche altre variabili.
A presto
10-Year Treasury Constant Maturity Minus 2-Year Treasury Constant Maturity
Nessun attività
Idee operative T10Y2Y
IL MERCATO SCONTA UNA RECESSIONE? CICLO ECONOMICO E YIELD CURVEBuongiorno a tutti.
Ho deciso di realizzare questa analisi dal momento in cui il tema “recessione”, che verosimilmente colpirà le principali economie nel 2023 (nonostante l’OCSE non sia proprio d’accordo), è prepotentemente ritornato alla ribalta.
L’obiettivo del contenuto è analizzare la curva dei rendimenti (in particolare quella 10-2 anni) e successivamente la fase del ciclo economico che gli Stati Uniti d’America stanno attraversando.
Buona lettura.
I SEGNALI DAL MERCATO OBBLIGAZIONARIO: LA CURVA 10-2 ANNI SCONTA UNA RECESSIONE
La figura mostra lo spread tra i rendimenti dei titoli di stato americani a 10 anni e due anni, ottenibile su tradingview attraverso il ticker “T10Y2Y”.
La curva dei rendimenti 10-2 anni è uno spread (differenza); esso viene ottenuto dalla differenza tra il rendimento del titolo di stato americano a scadenza 10 anni e quello a scadenza 2 anni; quando lo spread percorre una traiettoria rialzista, il rendimento a 10 anni sale più rispetto a quello a 2 anni; viceversa, quando lo spread si contrae (ossia percorre una traiettoria ribassista), avviene il contrario.
Per essere più chiari, focalizziamo l’attenzione sul biennio 2019-2021:
Da settembre 2019 a fine marzo 2021 abbiamo avuto uno spread rialzista, mentre da aprile 2021 ai giorni nostri uno ribassista; perché? Nel primo caso, come mostra la grafica successiva, il rendimento a 10 anni è cresciuto più rispetto a quello a 2 anni:
Nel secondo caso è accaduto il contrario: è stato il 2 anni ad avere maggior forza:
Nonostante sia risaputo, questo spread è un “leading indicator” (segnale anticipatore) per una recessione. In particolare, ogni qualvolta esso ha infranto al ribasso la soglia dello 0%, qualche tempo dopo gli Stati Uniti d’America sono andati incontro ad una recessione. Nell’immagine successiva, i cerchi di color rosso indicano il momento dell’inversione, mentre i rettangoli di color azzurro le recessioni americane dal 1980 ad oggi:
Diamo uno sguardo al 2022:
:
La curva ha avuto due inversioni:
• La prima agli inizi di aprile
• La seconda a luglio
Perché?
• Il rendimento a 2 anni è influenzato dalle mosse di politica monetaria: quanto più la Federal Reserve si palesa aggressiva, tanto più il “US02Y” (ticker del rendimento a 2 anni) sale in intensità e forza
• Il rendimento a 10 anni è più influenzato da dinamiche quali crescita economica e, dunque, inflazione: tende a salire e rafforzarsi maggiormente in periodi di ripresa ed espansione economici che in rallentamento/contrazione
Secondo questi ultimi due punti, una FED aggressiva ha influito sul rendimento a 2 anni, gonfiandolo al rialzo; le sue mosse hanno tuttavia causato un rallentamento dell’inflazione e della crescita economica, limitando la forza del rendimento a 10 anni e, dunque, causando l’inversione della curva.
Possiamo dunque dire che il mercato obbligazionario sconta una recessione?
Basandoci sul fatto che l’inversione di questa curva è sempre stata anticipatrice dello stesso scenario economico, direi di sì.
Un modo alternativo per capire quanto il mercato obbligazionario ha scontato il degradamento dell’economia è l’analisi della curva dei rendimenti attuale rispetto a quella risalente ad un anno fa:
Possiamo osservare una grande differenza tra le due:
• Un anno fa si mostrava crescente con un principio di appiattimento sulle scadenze più lunghe (dai 20 anni ai 30 anni): una curva di questa forma è comune durante un picco dell’espansione economica
• Oggi si presenta completamente invertita, con le scadenze più brevi che offrono rendimenti più alti rispetto a quelle più lunghe: essa si forma quando il mercato obbligazionario inizia a scontare una recessione
Queste due curve sono utili in quanto mostrano come le prospettive economiche siano notevolmente cambiate dall’8 dicembre 2021 all’8 dicembre 2022 (anzi, viste le forme totalmente “opposte”, possiamo affermare come le prospettive si siano “capovolte”).
I SEGNALI DEL CICLO ECONOMICO
Il ciclo economico è l’alternanza di fasi economiche di espansione e di contrazione che si ripetono in maniera ciclica. Le stesse sono fondamentalmente 6:
1. Contrazione-recessione economica
2. Picco (o minimo) della recessione
3. Ripresa economica
4. Espansione economica
5. Picco dell’espansione
6. Rallentamento economico
Nell’immagine successiva vengono rappresentati:
• A sinistra ciò che l’economia statunitense ha vissuto nel biennio 2020-2022:
• A destra le 6 fasi del ciclo economico
È possibile osservare come all’interno di ogni fase le tre principali asset class (azionario, obbligazionario e materie prime) presentino performance diverse (fatta eccezione per la fase 3 e 6)
Secondo lo stesso modello possiamo dunque affermare che:
• Il mercato inizia a scontare una recessione a metà circa della fase 1, dove le performance delle obbligazioni dovrebbero presentarsi rialziste mentre quelle delle azioni e delle materie prime ribassiste
Secondo quest’ultimo concetto, le obbligazioni dovrebbero sovraperformare l’S&P500 e l’indice delle commodities DJP (Bloomberg Commodity Index); questo è vero? Costruiamo i due indici di forza e verifichiamo:
L’indice di forza tra obbligazioni e materie prime mostra come le prime sovraperformino le seconde dal 7 novembre.
Stessa indicazione se si considera l’indice di forza tra obbligazioni/azioni:
Le obbligazioni presentano maggior forza rispetto alle azioni dal 24 ottobre.
Considerando dunque il concetto di ciclo economico, possiamo affermare che il mercato sconta una recessione? A parer mio, nonostante la forza maggiore dei bond, c’è la necessità di aspettare ancora qualche settimana in maniera tale da assicurarsi che la stessa sia duratura nel tempo; tradotto, vorrei vedere i due grafici precedenti più rialzisti per più tempo.
C’è tuttavia da fare una considerazione: per certi versi, l’ETF TLT che, come ho specificato nelle grafiche, replica il movimento di obbligazioni governative americane con scadenze residue superiori ai 20 anni, è considerato un bene rifugio, fondamentalmente per due motivi:
• Non è un asset volatile come il mercato azionario o delle materie prime (più un asset è volatile, più è considerato rischioso)
• L’America presenta rating AAA, affidato dalle relative agenzie (Fitch, Moody’s e Standard and Poors) a tutti quelli Stati sovrani che presentano un’impossibilità di default e che quindi riescono a ripagare i debiti ai relativi creditori. In parole povere, significa che acquistando le loro obbligazioni, si ha la certezza di ricevere tutti gli interessi (sotto forma di cedole) e successivamente il prezzo di acquisto del bond stesso. Questo conferisce allo stesso asset (TLT) un’invulnerabilità contro una recessione, motivo per il quale viene acquistato nello stesso scenario economico-finanziario comportandosi, dunque, da bene rifugio
TLT inizia a comportarsi da bene rifugio? La grafica successiva mostrerebbe di si:
Dal 24 ottobre l’ETF ha realizzato un impulso rialzista tale da sfiorare i 20 punti percentuali; c’è da aggiungere un ulteriore considerazione; la sua salita è stata frutto del pensiero degli investitori di una FED meno aggressiva:
Condivido un’ulteriore grafica:
Essa, che assieme ad altri indicatori va a costituire il famoso “Fear and Greed Index”, mostra la differenza tra i rendimenti azionari e obbligazionari negli ultimi 20 giorni, confermando dunque l’indice di forza TLT/S&P500.
CONCLUSIONI
L’inversione della curva dei rendimenti 10-2 anni indica come, da luglio, il mercato obbligazionario inizia a scontare una recessione, così come la curva dei rendimenti a tutte le scadenze; TLT, uno degli ETF principi sul mercato dei bond USA, sembra abbia raggiunto il bottom (favorito dal pensiero di una FED meno aggressiva del previsto) e, oltretutto, inizia a sovraperformare le azioni e le materie prime, situazione particolare che accade in una recessione.
Direi che è da diverso tempo che questa particolare asset class sconta lo scenario economico più chiacchierato dell’ultima settimana; terrò monitorato il contesto e fornirò eventuali aggiornamenti le prossime settimane.
Buon weekend, Matteo Farci