2.3 Fondi Comuni Di Investimento - Strategie.Buy & Hold.
Consiste nel comprare e mantenere in portafoglio senza effettuare alcun tipo di operazione in seguito.
Si caratterizza per un minor grado di dinamicità, logicamente: una volta costruito il portafoglio, la strategia B&H si disinteressa completamente di eventuali fluttuazioni.
Vista la natura di questa strategia, essa comporta pochi costi di transazione.
Constant Mix.
Si basa sul principio di mantenere costante la pesistica delle asset class in portafoglio, volendo rimanere fedeli ai presupposti definiti in sede di Asset Allocation.
Per esempio, si pensi ad un gestore che decide di strutturare la composizione del portafoglio distribuendo il 70% del capitale in azioni e la rimanente fetta in obbligazioni. Quindi, queste proporzioni dovranno rimanere invariate mediante dei ribilanciamenti periodici del portafoglio.
GIPS, Global Investment Performance Standard, sono principi deontologici riconosciuti a livello internazionale i quali permettono una comparazione semplice e trasparente tra le performance dei vari fondi. Gli Standards GIPS sono stati sviluppati dal CFA Institute e promossi in Italia da Assogestioni.
IPPS, sono semplicemente la versione italiana dei GIPS.
In riferimento al benchmark, deve essere comunicato ex-ante, ovvero prima che inizi l’investimento, mentre per quanto riguarda il calcolo del tasso di rendimento, i GIPS indicano la metodologia “time-weighted”. Per quanto riguarda il calcolo del rischio, i GIPS raccomandano di calcolarlo ex-post.
Idee operative CMOD
2.2 Fondi Comuni Di Investimento - Benchmark.Permettono in maniera semplice la comparazione dei livelli di rischio/rendimento adoperati dal fondo, l’utilizzo di un benchmark è di fondamentale importanza in quanto alla valutazione di un FCDI, dato che permette di capire se il gestore ha sovra o sotto performato il mercato di riferimento.
Un benchmark deve soddisfare 3 requisiti:
-Trasparenza. Ovvero un benchmark costruito su regole matematiche semplici e comunicate in maniera chiara ai risparmiatori.
-Replicabilità. Ovvero un benchmark la cui composizione rende semplice la costruzione di un portafoglio dalla composizione identica.
-Obiettività. Un benchmark è rappresentativo quando riesce a replicare correttamente la composizione del mercato al quale si vuole riferire.
Un fattore che penalizza SEMPRE la performance del FCDI rispetto al benchmark è la presenza di costi di transazione.
Gestione Attiva: Il gestore del FCDI cerca di sovraperformare il benchmark, quindi questo tipo di gestione riporta costi di transazione maggiori rispetto alla gestione passiva.
Questa gestione avviene mediante l’utilizzo di 3 modalità:
-Asset Allocation: Viene usata dal gestore per stabilire la composizione del portafoglio del fondo. L’Asset Allocation può essere sia strategica che tattica. La prima vede il gestore pianificare ottiche di medio/lungo termine per gli investimenti, mentre la seconda implementa finestre temporali brevi. Quest’ultima viene anche utilizzata per ridimensionare il portafoglio riducendo il peso di certi investimenti ed aumentando il peso di altri, oltre che per ottenere un extra rendimento di breve termine rispetto ad un indicatore di riferimento. Il gestore di un FCDI flessibile si rifà principalmente all’AA tattica.
-Stock Picking: Fase molto delicata nella gestione attiva, una volta definito il mercato da privilegiare tramite l’AA, il gestore deve decidere su quali aziende puntare.
-Market Timing: Esecuzione delle operazioni, di fondamentale importanza per conseguire il risultato desiderato dall’AA tattica
Gestione Passiva: Il gestore del FCDI si pone l’obbiettivo di replicare un indice volendone seguire esattamente l’andamento.
Quando la correlazione nei rendimenti (Alfa) tra quelli del fondo e quelli del benchmark equivale ad uno, il la gestione del fondo è passiva
La Tracking Error Volatility, è un indicatore di rischio: permette di misurare il grado di fedeltà del gestore rispetto al benchmark.
Si calcola mediante la Dev.Stnd. delle differenze tra rendimenti fondo e quelli del BM, e non può assumere valori negativi.
2.1 Fondi Comuni Di Investimento - Generalità.Un Fondo Comune Di Investimento è, per definizione: un patrimonio raccolto, mediante una o più emissioni di quote, tra una pluralità di investitori con la finalità di investire queste partecipazioni sulla base di una predeterminata politica di investimento, gestito in monte, ovvero non individualmente.
L’istituzione di un FCDI richiede:
-Presenza di sottoscrittori.
-Presenza di una SGR con capitale separato
-Una banca depositaria per il fondo.
-Dei certificati rappresentativi (nominativi o al portatore).
Le quote di partecipazione del fondo hanno tutte lo stesso valore e conferiscono ai possessori uguali diritti.
Oggetti dell’investimento di un FCDI:
-Strumenti fina quotati in un mkt regolamentato.
-Strumenti fina non quotati in un mkt regolamentato.
-Depositi bancari di denaro.
-Beni immobili, diritti reali immobiliari e partecipazioni in società immobiliari.
-Crediti, e titoli rappresentativi crediti.
-Altri beni, per i quali esiste un mkt e che abbiano un valore determinabile con certezza ed una periodicità almeno semestrale.
Soggetti coinvolti nell’operatività di un FCDI:
-SGR.
-Risparmiatore sottoscrittore.
-La banca depositaria (custodisce strumenti fina e liquidità del fondo).
-Una rete di collocamento, che diffonde le quote del fondo tra i risparmiatori.
I FCDI vengono distinti in
-Obbligazionari (se misti, fino al 20% in azioni).
-Azionari (almeno 70% in azioni).
-Bilanciati (sia azioni che obbligazioni/azioni in % dal 10 al 90).
-Fondi di liquidità (titoli a brevissima scadenza).
-Fondi flessibili (conferiscono al gestore ampia libertà di composizione).
Queste macro categorie vengono definite da “Assogestioni”, e si diramano ognuna in più sottocategorie a seconda di diversi fattori.