La BCE aumenta ma tassi di +0,75%, ma Lagarde meno “falco” del previsto.
Inflazione ancora al galoppo in ottobre: in media 11% in Euro-zona.
Rendimenti dei Govies in forte calo ieri, ma oggi risalgono.
Azioni della tecnologia in disgrazia: delude anche Meta, che perde 20%.

La Banca Centrale Europea (ECB), come previsto, ha nuovamente alzato il costo del denaro di 75 punti base, per “assicurare il ritorno tempestivo dell'inflazione all'obiettivo del 2% a medio termine”, ma e’ sembrata "meno falco” delle attese.

I mercati hanno gradito quel poco di ammorbidimento della narrativa della Presidente Lagarde nella conferenza stampa, e si e’ visto un ampio calo dei rendimenti dei titoli di stato e dello spread tra BTP italiani e Bund tedeschi.

Le Borse europee, grazie al recupero nel finale, hanno chiuso miste: Milano è stata la migliore, +0,9%, Londra +0,2%, Francoforte +0,1%, mentre Parigi ha perso -0,5%.

I miglioramente piu’ ampi li ha registrati il mercato obbligazionario, col rendimento del BTP decennale italiano sceso sotto al 4% ed il differenziale col Bund tedesco calato a 205 punti base: a cio’ ha sicuramente contribuito l'impegno a reinvestire cedole e titoli rimborsati fino alla fine del 2024 e non aver parlato di vendite di bond in portafoglio, il temuto “Quantitative tightening”.

L’ECB prevede nuovi aumenti dei tassi nei prossimi mesi ed ha deciso una “stretta” alle condizioni di rifinanziamento dei TLTRO (Targeted Long Term Refinancing Operations) che sinora, per le condizioni “semi-gratuite” alle quali erano concesse, hanno permesso alle banche di lucrare ampi differenziali positivi.

Wall Street ha chiuso con performance assai differenziate tra i diversi indici: Dow Jones +0,6%, S&P500 -0,6%, Nasdaq -1,6%. A dare sostegno ai listini tradizionali Usa ci ha pensato l'atteso dato sul GDP (Prodotto interno lordo) del terzo trimestre: +2,6%, sopra le attese degli analisti (+2,4%): il GDP torna dunque a crescere dopo il -1,6% del primo ed il -0,6% del secondo.

Allineato alle aspettative il dato di inflazione PCE (Personal consumption expenditures), il piu’ osservato dalla FED, che alla fine del terzo trimestre e’ sceso a +4,2%, con il dato “core” (ex food and energy) al +4,5%.
Ancora soddisfacenti i numero delle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, saliti di 3.000 unità a 217.000, vs 220 mila previsti.

Preoccupanti, al contrario, le indicazioni che emergono da alcune trimestrali “big tech”, con la negativita’ di Meta che si aggiungono a quella di Microsoft e Google. Meta ha perso ieri oltre -20%, cioe’ -80 miliardi Dollari di capitalizzazione, e vale ora meno di 270 miliardi, dopo averne perso, da inizio anno,oltre 600.

Insomma, e’ difficile cogliere in questi dati molto “misti e contraddittori”, i sintomi che indurrebbero la FED ad rallentare la “stance” restrittiva.

Intanto, l’economia europea continua a soffrire della corsa dei prezzi: dati allarmanti sull'inflazione vengono oggi, 28 ottobre, da Francia, Germanie e Italia, mentre migliora la tendenza in Spagna, dove il Governo e’ intervenuto a calmierare le tariffe energetiche ed ha imposto un drastico taglio ai prezzi dei trasporti.

Questi numeri preliminari di ottobre avvalorano la convinzione che l’azione restrittiva anti-inflazione della Banca Centrale Europea sia appena iniziata. Non a caso, il rendimento dei BTP decennali risale di +21 punti base, a +4,25% (ore 14.00 CET), ed anche lo spread con il Bund “allarga” di +8 punti base a 211.

L’Ufficio Studi dell’ECB ha rivisto al rialzo le aspettative di inflazione per il triennio 2022-2024 rispettivamente al +8,3%, +5,8% e +2,4%, cioe’ +1,0, +2,2 e +0,3 per cento sopra le precedenti stime. Riviste leggermente al rialzo, invece, quelle di crescita dell'Euro-Zona al +3,0% dal precedente +2,8%, tagliando tuttavia quella per il 2023, a +0,1% da +1,5%.

In Italia si registra il positivo andamento del fatturato dell'industria ad agosto, +3,6% su base mensile destagionalizzata, mentre in Germania ha sorpreso positivamente la crescita del prodotto interno nel terzo trimestre, +0,3% su base trimestrale (la stima era -0,2%) e +3,1% su base annuale (vs stima di +2,7%).

A settembre 2022 i prezzi alla produzione per l'industria italiana sono aumentati +2,8% su base mensile e +41,8% su base annua (contro il gia’ stellare +40,1% di agosto). Al netto della componente energetica, gli aumenti sono +0,8% mensile e +12,6%. I prezzi al consumo (CPI) registrano un aumento del +3,5% mensile e +11,9% su annua: era +8,9% a settembre!!

E’ ovvio che gli indicatori della fiducia di famiglie ed imprese europee ne risentano: l’ESI (European Sentiment Indicator) che misura la fiducia verso la prospettiva economica e’ sceso ulteriormente ad ottobre, -1,1 punti a 92,5, toccando il livello più basso da novembre 2020.

Le borse asiatiche, stamani 28 ottobre, risentono delle turbolenze politiche e economiche internazionali: Nikkei giapponese -0,9%, Hang Seng di Hong Kong -3,7%, Kospi coreano -0,9%, ASX australiano -0,9%, Nifty indiano +0,3%, e China A50 -2,2%.

I listini europei sono in frazionale ribasso a fine mattinata, in media -0,6%, mentre i futures su Wall Street anticipano riperture poco mosse ma la “tech” ancora sotto pressione (ore 14.00 CET).


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