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L’avversione al rischio sembra svanire nuovamente

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Dopo qualche seduta caratterizzata da un aumento del risk off, che aveva fatto seguito alle dichiarazioni dei banchieri centrali Usa, ancora decisi a non toccare i tassi, i dati usciti da metà della settimana scorsa, compreso il PCE ovvero il dato che misura l’inflazione più attendibile da parte della Fed, hanno ridimensionato i timori che sembravano riemergere sui mercati e sui vari asset.

Gli indici di rischio, che erano tornati non lontano dai livelli della paura, si sono ridimensionati velocemente. E così dopo un paio di sedute correttive, le borse Usa hanno ripreso quota, con l’S&P 500 ha chiuso in rialzo dello 0,8%, mentre il Dow è salito di 574 punti, spinto dai guadagni di Salesforce e UnitedHealth, e il Nasdaq ha chiuso relativamente invariato.

Le analisi, in questo momento, stanno chiaramente anticipando i tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, scommettendo sul fatto che da qui in avanti assisteremo progressivamente al ribasso della congiuntura Usa, checché ne dicano i responsabili di politica monetaria, che nel loro ruolo istituzionale, devono mantenersi cauti e prudenti.

Sul fronte aziendale, le azioni UnitedHealth sono aumentate del 2,9% e Salesforce è rimbalzata del 7,5% dopo il calo del 20% del giorno precedente a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi di crescita dei ricavi e delle vendite, spingendo significativamente il Dow.

Gap è salito del 28,6% dopo che gli utili del primo trimestre hanno superato le stime, e Nordstrom è salito del 5% dopo la robusta crescita delle vendite trimestrali. Costco ha perso lo 0,8%, nonostante abbia riportato utili e ricavi migliori del previsto. Nel corso della settimana, l'indice S&P 500 è rimasto piatto, il Nasdaq ha perso lo 0,4% e il Dow è sceso dell'1%.

VALUTE

I cambi non cambiano in questo periodo, bisogna ricordarlo, nel senso che siamo sempre e comunque all’interno dei trading range delle ultime settimane, specie sulle majors. L’EurUsd sembrava rompesse quota 1.0790 la settimana scorsa ed invece nuovamente, i bid sono usciti sui supporti e hanno riportato i prezzi a 1.0850, a metà del guado verrebbe da dire, considerate le resistenze di 1.0900. Fino a quando non violeremo una di queste aree appena richiamate, ci sarà ben poco da fare sul cambio principale. Se dovessimo scegliere un lato, in questo momento però propenderemmo per posizioni long euro di medio termine con target intorno a 1.1250.

Anche la sterlina ha tenuto egregiamente 1.2680 e ora ripunta a 1.2800, che potrebbe essere il target del prossimo rialzo eventuale. EurGbp invece, dopo un test delle prime resistenze a 0.8540, è tornato sui supporti chiave a 0.8500 10 area e per ora, al rialzo, non promette nulla di buono.

C’è ancora tensione e volatilità sul UsdJpy, incapace per ora di reagire, e anche quando lo fa, per effetto di un delta tasso che pesa ancora, torna immediatamente a scendere. La BoJ è assente anche se non dimentichiamo che i rendimenti del decennale quota intorno all’1.05% per cui presto o dopo la Banca centrale dovrà adeguare i tassi ufficiali a quelli di mercato.

Rimangono abbastanza sostenute anche le oceaniche con AudUsd sempre sopra il supporto chiave di 0.6580-90 con target a 0.6710 mentre NzdUsd rimane sopra 0.6075-80 e a ridosso del punto chiave di 0.6170 la cui rottura darebbe come target 0.6220.

Sui cross poco da segnalare in un mercato dollaro centrico, per cui cross stabili e ancora in trading range di breve, mentre quelli contro Jpy rimangono vicino ai massimi storici come ChfJpy, per esempio, ancora sopra 174.20. EurChf in leggero recupero con la SNB che probabilmente è sul bid a comprare mentre UsdChf non è lontano dal supporto chiave di area 0.8990-00.


PCE AUMENTA MENO DEL PREVISTO

L’indice dei prezzi core PCE statunitense, l’indicatore preferito dalla Federal Reserve per misurare l’inflazione, è aumentato dello 0,2% rispetto al mese precedente nell’aprile 2024 dopo un aumento dello 0,3% a marzo, l’aumento più lento finora nel 2024, e al di sotto delle aspettative del mercato di una crescita dello 0,3%.

Nel frattempo, l’indicatore principale è aumentato dello 0,3%, lo stesso di marzo e febbraio. Inoltre, l’inflazione PCE annuale è rimasta al 2,7%, corrispondente al massimo di 4 mesi registrato a marzo, mentre il tasso core è uscito al 2,8%, il più basso da marzo 2021.

SALE L’INFLAZIONE IN EUROZONA

Il tasso di inflazione annuale nell’Eurozona è aumentato per la prima volta in cinque mesi al 2,6% nel maggio 2024 dal 2,4% in ciascuno dei due mesi precedenti, e al di sopra delle previsioni del 2,5%, secondo le stime preliminari. Salgono i prezzi dell'energia e sono aumentati più rapidamente i servizi, ma correggono alimentari, alcol e tabacco oltre ai beni industriali non energetici.

Anche il tasso core, che esclude i prezzi di energia, cibo, alcol e tabacco, è aumentato dal 2,7% al 2,9%, superiore alle aspettative del 2,8%. Tra le principali economie, l’inflazione ha accelerato più del previsto in Germania (2,8%), Francia (2,7%), Spagna (3,8%) e Italia (0,8%).

I DATI DELLA SETTIMANA

La settimana prevede la pubblicazione di molti dati significativi, oltre a eventi altrettanto importanti come la riunione della BCE, attesa al primo taglio del costo del denaro. Negli Stati Uniti, il rapporto sul mercato del lavoro sarà il focus principale. Gli investitori monitoreranno inoltre attentamente le aperture di lavoro del JOLT, i PMI ISM del settore manifatturiero e dei servizi, gli ordini di fabbrica e i dati sul commercio estero.

A livello globale, oltre alla decisione della Bce sui tassi, non dimentichiamo la Banca del Canada e della Reserve Bank of India. Sul fronte inflazione sarà la volta dei numeri per la Turchia, Indonesia, Corea del Sud, Svizzera, Filippine e Messico. In altri paesi uscirà il Pil e tra questi, Sud Africa, Brasile e Australia. Inoltre, gli indicatori chiave da tenere d’occhio includono i PMI manifatturieri per Cina, Corea del Sud, Spagna, Svizzera, Italia e Canada, nonché i PMI servizi per Cina, Italia, Spagna e Brasile.

Inoltre, verranno rilasciati dati sul commercio estero, ovvero le bilance commerciali in Cina, Brasile, Australia, Canada, Germania e Francia. In Germania, l’attenzione si concentrerà sugli ordini alle fabbriche, sulla produzione industriale e sul tasso di disoccupazione, oltre alle vendite al dettaglio per l’intera Eurozona. Una settimana chiave per molti aspetti, con possibili ripercussioni sulla volatilità di breve ma anche di medio termine.

Buon trading.

Saverio Berlinzani




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