Gli indici USA hanno chiuso in ribasso con l'S&P 500 in calo dello 0,3%, il Nasdaq 100 in calo dello 0,58% e il Dow in calo dello 0,32% venerdì. Le price action si sono prese una pausa rispetto al rialzo delle ultime sedute, che avevano segnalato importanti rialzi dopo la pubblicazione di utili aziendali contrastanti unitamente agli interventi verbali di Trump. Nonostante i cali, tutti e tre gli indici hanno registrato guadagni di quasi il 2% nella settimana.
Un forte calo delle azioni dei semiconduttori ha pesato sugli indici ad alta presenza di titoli tecnologici, guidati da Nvidia, che è sceso del 3,1%, mentre Texas Instruments è crollato del 7,5% dopo previsioni deludenti. La posizione attenuata di Trump sui dazi verso la Cina ha fornito un po' di sollievo, sebbene gli avvertimenti di potenziali ritorsioni contro altri partner commerciali mantengano alte le incertezze a livello globale.
Nel frattempo, il sentiment dei consumatori è diminuito per la prima volta in sei mesi tra persistenti preoccupazioni sull'inflazione. Gli investitori hanno anche soppesato la probabile decisione della Fed di mantenere i tassi stabili la prossima settimana, poiché le aspettative di inflazione a lungo termine rimangono solide.
VALUTE
Venerdì il Dollar Index è sceso sotto quota 107,5, estendendo il suo recente declino a un minimo dell’ultimo mese. Il mercato sta cominciando a capire che Trump vorrebbe aggiustare, tra le sue priorità, la bilancia commerciale. Se da un lato i dazi non sono sufficienti o addirittura controproducenti per l’inflazione, l’unico modo per ottenere dei risultati in tal senso sarebbe indebolire il biglietto verde.
Senza dimenticare che le politiche espansive promesse dal Presidente (ovvero i piani per espandere la produzione di energia e deregolamentare le pratiche commerciali) sarebbero inflazionistiche, e quindi in contraddizione con il desiderio di vedere i tassi scendere.
A far correggere il dollaro sono state anche le dichiarazioni meno bellicose verso la Cina, con il Presidente che ha evitato di enfatizzare i dazi contro il gigante asiatico, parlando di tariffe intorno al 10%, contro il 50% precedente. Nel frattempo, i dati hanno mostrato che le richieste di disoccupazione continuative sono aumentate al loro massimo in oltre tre anni a gennaio, indicando che il mercato del lavoro è influenzato da una politica monetaria restrittiva.
Sui principali rapporti di cambio, l’EurUsd, dopo aver rotto 1.0460, sembra avviarsi a 1.0580 – 1.0600 prossimi obiettivi. Anche il Cable accumula ed è tornato a ridosso della resistenza di 1.2500. EurGbp in correzione a 0.8400, vicino ai supporti chiave di 0.8380. Aud e Nzd provano ad arrampicarsi verso 0.6390 e 0.5800 rispettivamente, che rappresentano i prossimi possibili target. UsdCad tiene 1.4270 – 1.4280 e rimane abbondantemente sopra 1.4300, con i cross AudCad e NzdCad che si arrampicano lentamente. Dello Jpy parliamo qui di seguito.
BOJ, RIALZO SCONTATO
La Banca del Giappone (BoJ) ha deciso di aumentare i tassi di 25 punti base allo 0,5%, il livello più alto dal 2008. Nonostante l'aumento, il Governatore Ueda ha indicato che non ci sono piani immediati per un ulteriore rialzo, citando incertezze legate alle politiche di Trump e ai loro effetti sull'economia. Ciò dimostra quel che diciamo da tempo: se vogliamo capire quel che succederà allo Jpy, dobbiamo riferirci a quel che accadrà nei rapporti USA-Cina, in termini di guerra commerciale e quindi valutaria.
Non si può oggi prescindere dal UsdCnh quando guardiamo il UsdJpy. Il rapporto CnhJpy diventa la chiave per capire i movimenti di UsdJpy, che infatti, dopo la decisione della BoJ, si è mosso relativamente poco. Le previsioni della BoJ per il PIL sono rimaste invariate, mentre le stime sull'inflazione core sono alzate, oltre il 2% per i prossimi anni.
Ueda ha respinto l'idea che la BoJ sia "indietro" rispetto al mercato e ha affermato di monitorare gli effetti dell'aumento dei tassi. È probabile quindi che la BoJ impiegherà tempo prima di effettuare un altro rialzo, con le previsioni per il prossimo aumento che si spostano a luglio invece di maggio. La delusione sui mercati per questa cautela si è riflessa sul cambio con lo yen che scambia sopra 163.70 contro euro e in area 156.00 contro dollaro.
BCE, HA PARLATO LAGARDE
Il Presidente della BCE Christine Lagarde, al World Economic Forum a Davos, ha ribadito la sua fiducia nel rientro dell’inflazione sotto il 2% nel 2025, ma ha evitato di sbilanciarsi su quanti saranno i tagli quest'anno (3 o 4). Si è detta non preoccupata dalla ripresa dell’inflazione negli USA e dubbiosa che possano produrre tutto quello che non importeranno. In generale, i banchieri della BCE lasciano intravedere un ulteriore taglio dei tassi il 30 gennaio, mentre i mercati prezzano 4 tagli entro fine anno.
Da segnalare qualche timido tentativo di ripresa della crescita economica. Il PMI composto in Germania torna sopra il livello di 50 (50,1), e quello per l’Eurozona sale per il 2° mese consecutivo tornando anch’esso sopra 50, sempre sostenuto dai servizi in espansione (51,4).
ORO VICINO A 2.800
L'oro è salito sopra i 2.770 dollari l'oncia venerdì, raggiungendo il livello più alto da ottobre e appena al di sotto del suo massimo storico di 2.790, in mezzo a un dollaro più debole e dopo che il presidente Trump ha chiesto una riduzione dei tassi di interesse.
Parlando tramite video al raduno di leader globali al World Economic Forum di Davos, Trump ha tenuto un ampio discorso politico in cui non ha menzionato esplicitamente la Federal Reserve, chiarendo che sosterrà tassi di interesse più bassi. Ma a guidare la price action dell’oro sono i timori legati all’aumento dei dazi doganali, oltre alle politiche sull'immigrazione. Per la settimana, l'oro è destinato a segnare il suo quarto guadagno settimanale consecutivo.
CINA E DAZI
Le ultime esternazioni del neo eletto Presidente USA hanno indorato la pillola, se così possiamo dire. Trump ha parlato di dazi al 10% sulle importazioni cinesi dal 1° febbraio, assai meno del 60% anticipato in campagna elettorale, per poi ridimensionare la minaccia durante il World Economic Forum. Ha poi dichiarato che si auspica con Pechino "una relazione giusta, che permetta di avere condizioni uguali per tutti". Positivo per i mercati anche l'annuncio di Pechino di sostenere il mercato azionario incoraggiando le assicurazioni statali e i fondi azionari ad allocare il 30% dei premi annuali in azioni. Se il rapporto tra i due giganti migliora, il mercato tornerà in pieno risk on, anche se per ora è prematuro.
COREA, PIANO PER L’EXPORT
In Corea del Sud è stato annunciato un piano da 360 mila miliardi di won (pari a 250 miliardi di dollari) per le imprese esportatrici di semiconduttori e batterie per le auto elettriche, con l'obiettivo di fare fronte alle "incertezze" legate al ritorno di Trump. L'anno scorso le esportazioni hanno raggiunto un livello record, con un incremento dell’8,2% annuo, anche se le incertezze esterne fanno temere potenziali effetti negativi nel medio periodo.
Saverio Berlinzani
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