La mobilitazione parziale in Russia preoccupa i mercati finanziari.
Ieri sera il FOMC della FED ha alzato i tassi di 75 bps, come previsto.
Governativi EU&USA: le banche centrali spingono i rendimenti “a breve”.
L’economia americana spinta verso recessione pilotata: GDP 2022 “piatto”.

L’annuncio delle decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Americana (Federal Reserve–FED) è arrivato ieri sera alle 20.00 CET: i tassi di riferimento salgono di altri 75 punti base al range 3,00%-3,25%, cosi’ come dopo negli ultimi 2 FOMC (Comitati di politica monetaria della FED), scongiurando la possibilita’ di un “maxi rialzo” da 100 punti base.

I 18 membri del FOMC prevedono ulteriori incrementi del costo del denaro nei 2 prossimi meeting di novembre e dicembre, per toccare il picco verso la metà dell’anno prossimo, in area +4,6%: 3 mesi fa indicavano +3,4%!! Ieri, prima dell’annuncio, i future sulla curva dei Govies Usa stimavano per la primavera 2023 livelli poco sotto +4,5%, a cui seguirebbe una discesa verso +4,0% sul fine anno.

Nel comunicato diffuso ieri sera si legge che "ripristinare la stabilità dei prezzi richiederà probabilmente il mantenimento di una stance monetaria restrittiva per qualche tempo”.

Inoltre, i membri del FOMC si aspettano di tornare al 2% di inflazione solo nel 2025: il Chairman della FED Powell ha avvertito che l’economia soffrira’ di un “prolungato periodo di crescita sotto il suo trend, con ricadute negative sull’occupazione. La FED si aspetta ora una crescita 2022 del GDP del +0,2%, dal precedente +1,7%.

Stavolta, al contrario delle volte passate, le parole di Powell non hanno prodotto effetti tranquillizzanti: tutti gli indici azionari sono scesi, il Dollaro e’ volato a nuovi picci storici ed i rendimenti dei Treasuries piu’ “brevi” hanno accelerato al rialzo.

Quello della scadenza a 2 anni ha superato +4,1%, rendendo la curva dei rendimenti marcatamente invertita, con un “gap negativo di ben 55 bps per la scadenza decennale.

I listini azionari europei, dopo un avvio incerto, condizionato anche dalle pesanti chiusure asiatiche della mattinata, si sono ripresi sul finale, segnando variazioni positive: Milano +1,2%, Francoforte +0,7%, Parigi +0,9% e Londra +0,6%. Wall Street, che era partita con piccoli rialzi, ha chiuso sui minimi, con perdite significative: Dow Jones e S&P 500 -1,7% e Nasdaq -1,8%.

La Banca Centrale Europea (ECB), dal conto suo, va verso un ulteriore “tightening” (restringimento) della politica monetaria: lo ha confermato ieri il suo Presidente Christine Lagarde: “il costo del denaro salira’ ancora nei mesi a venire, decidendolo riunione per riunione, in parallelo ai dati di inflazione che registremo”.

L’altra grande e negativa novita’ di ieri e’ l’annuncio del Presidente russo della mobilitazione parziale del Paese, volta a rimpinguare l’esercito di 300 mila unita’.
L’operazione speciale in Ucraina si trasforma in guerra vera e propria e Putin ha fatto riferimento a "tutti i mezzi" per difendere l’integrita’ territoriale della Russia: una minaccia neppure troppo velata all’opzione nucleare.

Come dicevamo, l'Euro e’ bruscamente tornato sotto la parità contro il Dollaro, complici anche i timori di un'escaltion della guerra in Ucraina: il cambio di 0,987 rappresenta il minimo da 20 anni. L’Indice del Dollaro (Dollar Index), e’ in rialzo anche oggi, 22 settembre: +0,9%, a nuovi massimi assoluti a 111,6!! (ore 11.00 CET).

Il Dollaro si e’ apprezzato anche nei confronti dello Yen, sino a 145,9, al minimo da 24 anni, spingendo la Banca Centrale del Giappone ad intervenire stamani, 22 settembre, con acquisti sul mercato che hanno momentaneamente riportato il cambio a 141.

Il Giappone cerca di evitare di importare inflazione “via materie prime” pagate soprattutto in Dollari Usa.

Scarse reazioni delle commodities energetiche all’escalation militare russa: dopo i rialzi di ieri mattina, i prezzi di gas naturale e petrolio sono tornati a calare nel pomeriggio: stamane troviamo il WTI (greggio di riferimento Usa) appena sopra gli 83 Dollari/barile, vicino ai minimi dell’anno, e quello del metano europeo (piattaforma TTF olandese), a 189,7 Euro/mwh (ore 12.30 CET).

Sul mercato obbligazionario europeo non preoccupa tanto lo spread tra le scadenze decennali di BTP italiani e Bund tedeschi, stabile a 223 bps col rendimento del decennale italiano a +4,14%, quanto il rialzo di quelli dei titoli di Stato a due anni, similmente a quanto accaduto ai Treasury americani. Il Btp italiano rende +2,73%, il Bonos spagnolo +1,97%, il GGB greco +2,40%.

Mattinata di chiusure asiatiche ancora negative: l’indice Hang Seng di Hong Kong ha perso -1,6%, ai minimi dal 2011, dopo che l’Autorita' monetaria (alias banca centrale) ha alzato i tassi +0,75% a +3,5%, portandoli al livello piu’ alto dal 2008 e penalizzando le prospettive di crescita 2022 e 2023.

Il CSI300 di Shanghai&Shenzhen ha perso -1,6%, il Kospi coreano -0,7%, il Sensex indiano -0,6% ed il Nikkei giapponese -0,6%, poco impattao dalla conferma della Bank of Japan dei tassi attuali e prima dell’intervento di acquisto di Yen sul mercato..

A fine mattinata, le borse europee perdono in media il -0,4%, mentre i futures su Wall Street anticipano riaperture “piatte”. (ore 13.00 CET)

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