Marco_Bernasconi

La fase tre šŸ˜±šŸ‘Ž

Short
TVC:FTMIB   Milano Italia Borsa Index
Avremmo preferito non descriverla questa fase, percheā€™ notoriamente eā€™ la piuā€™ aspra e violenta.
Nei giorni scorsi abbiamo seguito assieme a voi le fasi di questo sell off, partito dalle vendite degli investitori retail e del mercato delle opzioni, (fase 1), seguite dalle vendite degli investitori istituzionali (long funds fase 2) per poi finire con le vendite dei quantitative funds (fase 3).
Ed eccola qua davanti ai nostri occhi la fase 3. Ce ne accorgiamo dalla violenza con cui vengono effettuate le vendite. Sono vendite alla cieca fatte da macchine, che lavorano giorno e notte e che seguono solo input oggettivi. Sono gli algoritmi che questa mattina stanno vendendo i futures sugli indici Europei a meno 4%.
Nei giorni scorsi avevamo segnalato come il livello di 3050 dello S&P500 fosse un livello importante, la cui rottura avrebbe spinto i quantitative funds ad entrare in scena e a vendere.
Non eā€™ un caso che nella seduta di ieri, la rottura di tale livello ha portato ad un accelerazione del ribasso e ha portato gli ordini in vendita ad accumularsi con sempre maggiore violenza in prossimitaā€™ della chiusura. Nelle ultime ore di contrattazione sul mercato USA gli algoritmi sono entrati in gioco alimentati anche dallā€™ulteriore spike del vix. Questa mattina stanno continuando il ā€œloro lavoroā€ vendendo ancora i futures sullo S&P500 ed i futures europei.
Mi rendo conto che state leggendo questa parte ponendovi una domandaā€¦ ā€œquando finiranno a vendereā€?
La risposta eā€™: NON si sa.
Lā€™intensitaā€™ delle vendite dipende dal posizionamento dei fondi, dalla gross exposure, dalle margin call che vengono effettuate dai prime brokers, dai riscatti degli investitori, dalle stime di crescita degli utili, dai dati macro e dalle news sulla futura espansione del coronavirus e sulle eventuali azioni delle autoritaā€™ quali banche centrali e governi.
Nonostante sia difficile trovare un bottom, proviamo a fissare alcuni paletti con lā€™aiuto dei dati storici e del buon senso. Questo possiamo farlo.

In primo luogo, dobbiamo fissare un punto chiave: il mercato USA, storicamente eā€™ sceso in presenza di contrazioni economiche importanti, non in presenza di valutazioni troppo care o di tragedie umane. Eā€™ stato sempre un rallentamento macro a spingere alle vendite. Dobbiamo quindi chiederci quali siano al momento le probabilitaā€™ di una recessione in USA. A guardare le previsioni e le analisi degli economisti di bloomberg, lo scenario recessivo al momento non eā€™ lo scenario base. Gli economisti gli attribuiscono una probabilitaā€™ del 30% di verificarsi.

Ma cerchiamo di essere piuā€™ pessimisti degli economisti e proviamo a sposare uno scenario recessivo, dato da un importante shock di offerta su cui le banche centrali poco possono fare mentre i governi possono agire con stimoli fiscali mirati.
Storicamente, lo S&P500 eā€™ sceso tra il 24% ed il 32% in presenza di forti contrazioni macro. Se proiettassimo queste statistiche alla situazione attuale, dovremmo aspettarci un obiettivo compreso tra i 2300 e i 2600 dello S&P500. Lo S&P500 potrebbe scendere quindi ancora un 10%-20% dai livelli attuali.
Gli stessi livelli vengono indicati dallo strategyst di Goldman Sachs, David Kostin che sostiene che lo S&P500 potrebbe raggiungere il livelli di 2450. Tale livello sarebbe coerente con una contrazione degli utili nellā€™ordine del 13% (contrazione media degli utili negli ultimi fenomeni recessivi).
Altri strategyst come Keith Lerner di SunTrustā€™s sostiene che gli attuali livelli di 2900 sarebbero giaā€™ un floor. Essi sarebbero coerenti con una contrazione delle stime di utile del 5% sul 2020 e con il mantenimento di livelli di multipli di P/E a 17 sullo S&P500.
A questo punto non possiamo proseguire lā€™analisi se prima non diamo uno sguardo a come si stanno muovendo le stime.
Esse sono in contrazione. A fronte di un Morgan Stanley Index in forte ribasso, anche le stime di utile hanno subito unā€™importante contrazione per lā€™anno in corso, ma non segnano ancora una contrazione rispetto ai livelli del 2019. Detto diversamente, gli analisti si attendono ancora utili in rialzo sul 2019, ma meno marcato di quanto previsto ad inizio anno.
In questa fase molto delicata del nostro lavoro, in cui tutti sono preoccupati (i clienti, noi stessi, gli strategyst, gli economisti e le autoritaā€™ politiche) dobbiamo fare lo sforzo di distinguere la parte emotiva (molto forte essendo il virus molto vicino a noi) da quella razionale.
La parte emotiva ci porta a scappare e a prevedere scenari catastrofici, quella razionale, rappresentata dai dati, al momento eā€™ ancora lontana da uno scenario recessivo che i mercati stanno iniziando a scontare con sempre maggiore veemenza.

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