Il mese di novembre per l’oro si è concluso con una performance negativa di oltre il 3% dai massimi storici di circa 2800$ l’oncia con un minimo raggiunto in zona 2500$ (quasi il -10% dai massimi). Si tratta del primo mese di chiusura negativa da Gennaio 2024 per il metallo giallo.
I CFD/Spread Bets sono strumenti complessi e comportano un rischio significativo di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. 82,67% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro nelle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valuta se comprendi il funzionamento dei CFD/Spread Bets e se puoi permetterti di correre l'elevato rischio di perdere il tuo denaro. Si prega di notare che gli Spread Bets sono disponibili solo per i residenti in UK.
I risultati passati non sono indicativi dei risultati futuri.
Interessante notare come con l’avvicinarsi della fine dell’anno i posizionamenti del COT (Commitment of Traders) report sono cambiati, anticipando il ribasso dell’oro di qualche settimana. Come possiamo vedere dal grafico i posizionamenti hanno cominciato a mutare già da inizio ottobre (linea gialla) ma i primi movimenti ribassisti dell’oro li abbiamo visti solo nei primi giorni di novembre (linea rossa).
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Anche le percentuali indicano una riduzione dell’interesse long degli istituzionali, sebbene meno accentuata rispetto alle net positions.
Questo calo non riguarda solo l’oro, ma anche l’argento, che presenta una stretta correlazione con il metallo giallo, riflettendo un generale ridimensionamento delle posizioni su entrambi i mercati.
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Molti economisti ritengono che il calo dell’oro nel mese di novembre possa essere stato causato dalla forza del dollaro USA e da dinamiche di momentum, come i deflussi dagli ETF sull’oro, in parte legati alla chiusura delle coperture pre-elettorali.
Gli ETF globali sull’oro hanno perso circa 809 milioni di dollari durante la prima settimana di novembre, con la maggior parte dei deflussi provenienti dal Nord America, che però sono stati parzialmente compensati dall’acquisto sui mercati asiatici.
Il presidente eletto Donald Trump prevede di aumentare le tariffe di un ulteriore 10% su tutte le merci cinesi che entrano negli Stati Uniti, oltre alle tariffe del 25% su tutti i prodotti provenienti dal Messico e dal Canada.
La vittoria dei repubblicani è andata di pari passo a un’accelerazione della corsa al rialzo dei rendimenti dei titoli di stato statunitensi e una rapida spinta al rialzo dell’indice del dollaro (nuovi massimi annuali), in parte accelerata da un brusco e nervoso movimento al ribasso dell’euro e dello yen.
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Anche i mercati azionari, in particolare nel settore tecnologico, hanno festeggiato la vittoria di Trump.
L’oro e gli indici azionari mostrano spesso una relazione inversa, poiché l’oro è considerato un bene rifugio, mentre le azioni rappresentano un investimento più rischioso. Durante periodi di incertezza economica o volatilità nei mercati azionari, gli investitori tendono a spostare i capitali sull’oro per proteggere il valore del loro patrimonio. Tuttavia, in fasi di crescita economica e mercati azionari al rialzo, la domanda di oro può diminuire, poiché gli investitori preferiscono asset con rendimenti più elevati.
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Nonostante le recenti pressioni ribassiste elencate in questo articolo, i driver fondamentali dell’oro sembrano rimanere in essere (politiche monetarie più accomodanti della FED ed ulteriori tensioni in Medio Oriente). Le prossime rotture dei livelli chiave saranno determinanti per i prossimi trend di breve termine.
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