Giornata per le Borse europee ed Usa: preoccupa la variante Delta. In ripresa il Prezzo del petrolio, dopo il dato sulle scorte Usa. La banca Centrale Europea tollerera’ inflazione sopra il 2%. L’oro torna sopra $ 1.800/oncia. Il piu’ classico “bene rifugio” torna a piacere.
La correzione lungamente attesa si e’ materializzata nella seduta borsitica di ieri, 8 luglio, con tutte le Borse europee pesantemente negative, sui timori per le ricadute sulla ripresa economica che potrebbero derivare dalla diffusione della “variante delta” del Covid-19. La giornata e’ stata sin dall’inizio contraddistinta dal riemergere violento della risk aversion, con gli indici rapidamente in ampio calo similmente ai rendimento dei Governativi, gli spreads della “periferia” europea in allargamento, e la pressione venditrice sulle materie prime. Il FtseMib italiano ha perso il -2,54%, il Ftse100 britannico il -1,68%, il Dax tedesco il -1,77% ed il Cac40 francese il -2,01%. I maggiori cali hanno riguardato i titoli ciclici, industriali, materie prime, media, distribuzione al dettaglio e, naturalmente banche. Anche Wall Street ha vissuto, su scala minore, una giornata di cali: Dow Jones -0,76%, Nasdaq -0,72%, S&P500 -0,85%. Certamente la miglior resistenza dei colossi tecnologici ha contribuito a contenere la discesa degli indici. In generale, sui mercati finanziari, sembra diffondersi l’idea che la fase di re-opening abbia perso qualcosa del suo slancio iniziale, e che la variante Delta possa originare qualche ridimensionamento delle previsioni sul trimestre estivo. Questo riporta in luce le piccole delusioni su alcuni dati macro Usa ed Europei della scorsa settimana, come ad esempio quello degli ordini all’industria tedeschi e della fiducia delle imprese di servizi negli Stati Uniti. Inoltre, per esperienza dello scorso anno, quando si teme un rallentamento della crescita, gli investitori sono inclini a pensare che l’economia degli Stati Uniti sia piu’ resistente e reattiva di quella europea, poiche piu’ flessibile e meglio predisposta ad un’azione coordinata tra imprese, autorita’ politiche e banca centrale. Tra gli eventi salienti della giornata di ieri, 8 luglio, c’era la pubblicazione della “revisione della strategia dell’ECB” (Banca Centrale Europea), il cui punto cruciale e’ la ridefinizione del target di inflazione, mutato da “sotto, ma vicino al 2%”, al 2% con possibilità di temporaneo sforamento, e la maggiore attenzione alle fasi di significativo scostamento al ribasso, che la Banca centrale si impegna a contrastare con politiche monetarie molto decise. Pur confermando l’Harmonized Index of Consumer Prices (HICP) come parametro di riferimento, esso sara’ integrato da un’indicazione dei “costi del vivere in una casa di proprietà”, elemento che rispetto ad oggi, potrebbe aumentare l’inflazione misurata. La Signora Lagarde non si e’ dilungata sulle conseguenze concrete di questa revisione, ma ha lasciato intuire la convinzione della banca centrale che vedremo l’inflazione accelerare nei prossimi mesi, ma che il fenomeno rientrera’in autunno. Pertanto, l’attuale politica monetaria iper-espansiva, nel breve, non sara’ combiata. Sul mercato valutario ieri, 8 luglio, si e’ notato un progressivo indebolimento del Dollaro contro Yen ed Euro, ma anche le valute emergenti e la Sterlina inglese hanno perso terreno nei confronti della moneta unica. Il mercato del lavoro negli US, dopo il recupero dei mesi scorsi, fatica a migliorare ulteriormente. Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono rimaste stabili: 373.000 da 371.000 e stime per 350.000. Il numero dei percettori “continuativi” è calato invece oltre le attese: 3,339 milioni da 3,484, e stime per 3,35. Stamattina, 9 luglio, le maggiori Borse asiatiche scontano, senza drammatizzare, le chiusure pesantemente negative in Europa ed Usa ed i timori sul diffondersi delle varianti del virus. L’Indice Nikkei giapponese ha chiuso a -0,7%, l’MSCI Asia Pacific a -1,1%, il Kospi coreano a di Seul -1,1%, il ChinaA50 -0,6%, Taiwan -1,2%. Rimbalza dello 0,5% l’Hang Seng di Hong Kong, reduce da 8 sedute negative ed una settimana da dimenticare (-4,8% cumulato). La pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo ed alla produzione cinesi della scorsa notte (9 luglio) rivelano che i primi sono saliti in giugno dell’1,1%, meno delle attese, mentre i secondi, con +8,8%, fanno segnare il più forte incremento annuale degli ultimi 13 anni, peraltro in linea con le stime. Il prezzo del petrolio WTI (West Texas Intermediate), spinto dal calo sulle scorte di greggio degli Stati Uniti, punta nuovamente al rialzo e stamattina tratta a 73,9 Dollari/barile (ore 13.00 CET). Le materie prime, dopo la fase di assetamento delle ultime 8 settimane, tentano il recupero, con l’indice Bloomberg Commodity che vale 93,1, +0,6% (ore 13.00 CET). L’oro, dopo il recupero delle ultime 3 settimane, resiste sopra i 1.800 Dollari/oncia e sembra aver ritrovato interesse come investimento difensivo in molti gestori multi-asset.
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