Quanto scotta il Natural Gas?

Tra le materie prime, il gas naturale mostra una volatilità ben superiore alla media.

Con le commodities in generale condivide la stagionalità e le alterne vicende della domanda e dell'offerta.

Tuttavia, ci sono alcune tendenze recenti che aggiungono ulteriore incertezza al tentativo di analizzarne il mercato nel tentativo di costruire stime sui prezzi futuri.

Disclaimer: I CFD/Spread Bets sono strumenti complessi e comportano un rischio significativo di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. 82,67% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro nelle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valuta se comprendi il funzionamento dei CFD/Spread Bets e se puoi permetterti di correre l'elevato rischio di perdere il tuo denaro. Si prega di notare che gli Spread Bets sono disponibili solo per i residenti in UK.


In particolare sono tre gli aspetti che, più del solito, aggiungono incertezza allo scenario.

Da un lato abbiamo la guerra tra Russia e Ucraina che vive momenti costantemente incerti con sporadiche finestre di ottimismo.

Questa conflittualità si è resa responsabile in assoluto della volatilità più recente dei prezzi del gas naturale.

Particolarmente penalizzata è risultata l'Europa che si è scoperta improvvisamente vulnerabile di fronte alla scellerata dipendenza dal gas Russo.

Ennesima dimostrazione di quanto l'Unione Europea sia ancora una somma di individualità piuttosto che un’unione tra stati, con tutte le immaginabili conseguenze sia sul piano geopolitico che finanziario.

Solitamente l'Europa si dimostra molto lenta nell'elaborare e tradurre in pratica soluzioni a problematiche non urgentissime.

Nel caso della crisi del gas Russo tuttavia ha mostrato una insospettabile determinazione che l'ha portata ad abbandonare quasi totalmente i flussi di gas dalla Russia.

Al contempo si è aperto un nuovo scenario che ha una influenza diretta sui prezzi della materia prima.

Infatti, abbandonato il gas Russo e al netto di poco rilevanti assestamenti dei flussi provenienti da Paesi non molto distanti, la vera soluzione è stato il gas naturale liquefatto proveniente dagli Stati Uniti.

Già solo questo ha prodotto a catena una serie di eventi che hanno avuto un'influenza diretta sul prezzi producendo un ritorno a quotazioni ragionevoli sia sul mercato europeo del Dutch Title Transfer Facility (TTF) che su quello americano di Henry Hub (HH).

La componente geopolitica così come descritta continuerà a pesare sul mercato e non ci abbandonerà per i prossimi anni contribuendo ad aggiungere incertezza e quindi volatilità.

Un'altra componente importante quanto strutturale questa volta proviene dalla diffusa ormai tendenza all'abbandono delle fonti di energia di origine fossile quindi petrolio, carbone e gas naturale appunto.

Tutto ciò a vantaggio di soluzioni più green e quindi più sostenibili nel lungo periodo così come imposto, ricordiamolo, dagli impegni di Parigi per il 2050.

Questo aspetto merita qualche approfondimento perché se da un lato è facile, anche superficiale, immaginare che la tendenza alla sostituzione deve portare ad un minore impiego di gas naturale, dall'altro sappiamo come ciò non sia possibile nell'immediato. Nemmeno quello più prossimo.

Il motivo è presto detto.

Per produrre energia pulita occorre comunque bruciare combustibili fossili. Ad esempio negli Stati Uniti il 43% della produzione di energia è realizzata bruciando gas naturale (fonte: Energy Information Agency, 2023).

Questo esempio, più di molte parole, chiarisce bene il concetto.

Non ci libereremo affatto e presto del gas naturale.

Un terzo aspetto che ha sempre avuto una influenza sulla stagionalità dei prezzi del gas è quello della meteorologia.

Solitamente sappiamo che i prezzi del gas mediamente tendono a salire in occasione della stagione invernale e a diminuire in quella più calda parallelamente allo spegnimento del riscaldamento.

Questa che era una tendenza più o meno affidabile, anche se poi per l'operatività nei mercati finanziari non era certo sufficiente per generare una profittevole attività di investimento, oggi è diventato molto più difficile da interpretare.

Gli ultimi due anni come noto sono stati particolarmente caldi con temperature che, sia sull'anno che per alcune frazioni di anno, hanno segnato un top da quando esistono le misurazioni.

Sebbene al solito non ci sia unanimità nell'identificazione delle cause e anche nella stima di quanto tempo possa durare questo allontanamento dalla media, possiamo certamente affermare che l'aumento delle temperature medie probabilmente ci accompagnerà nel brevissimo.

In questo contesto se da un lato si è registrato un sensibile calo nel consumo di gas naturale per riscaldamento, dall'altro in estate si è reso necessario un uso molto più intenso dei condizionatori d'aria. Più consumo di energia, più consumo di gas.

Si dice che non ci sia due senza tre ma potrebbe rivelarsi pericoloso affidarsi al proverbio dando per scontato che il prossimo inverno il clima sarà benevolo come i due anni precedenti.

Un dato a sostegno di questa tesi possibile è ad esempio data dal calcolo delle probabilità che si verifichi quest'anno il fenomeno de "La Niña", fase fredda di un El Niño Southern Oscillation (ENSO) che di solito porta un clima più freddo per l'Europa. Ebbene la Climate Prediction della National Oceanic and Atmospheric Administration stima questa probabilità al 75% per quest'anno.

In generale l'imprevedibilità meteorologica cui abbiamo assistito negli ultimi due anni è come se aggiungesse un premio richiesto dal mercato a copertura del rischio aggiuntivo che grava sul mercato.

Un pò come nel mercato dei bond dove un'inflazione attesa più alta induce gli operatori a richiedere un premio aggiuntivo sul rendimento delle scadenze più lunghe.

In ultimo è necessario citare anche la parte di domanda di gas naturale che ovviamente proviene dai processi industriali.

Ancora una volta gli ultimi due anni sono stati non brillanti dal punto di vista della crescita industriale, fenomeno che ha portato con sé anche una minore richiesta di energia e quindi di consumo di gas naturale.

A rendere ancora più incerto lo scenario c'è anche il tentativo di capire in quale punto del ciclo economico globale ci troviamo.

Solitamente le materie prime in generale tendono ad essere sostenute nei prezzi nella parte finale del ciclo economico e addirittura continuano a mostrare un momentum positivo anche nella primissima parte di una recessione.

Da questo punto di vista non aiuta il contesto negli Stati Uniti che, ricordiamo, è la prima economia mondiale e quindi capace di una influenza diretta sui prezzi di tutte le asset class a livello globale.

IL dibattito è ancora aperto sulla possibilità che qui si assista ad un soft o hard landing e la questione non è di secondaria importanza visto che il verificarsi dell'uno o dell'altro scenario porta con diverse conseguenze sul lato crescita economica e di conseguenza del comportamento delle autorità monetarie e fiscali.

Queste ultime infatti possono implementare politiche capaci di profonde influenze, quantomeno di breve periodo, sulle dinamiche dei mercati finanziari in generale.

Ora, fatte tutte queste considerazioni, ben si capisce come rispetto al recente passato l'approccio al gas naturale sia un tantino più complicato o, se vogliamo, complesso.

Disclaimer:La finalità del presente articolo è meramente informativa e didattica. Le informazioni qui riportate non costituiscono consulenza in materia di investimenti e non contemplano la situazione finanziaria o gli obiettivi individuali degli investitori. Le informazioni relative ai risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. Per quanto permesso dalla legge, in nessun caso, Capital.com (o un suo affiliato o dipendente) assume responsabilità per qualsiasi perdita incorsa a causa dell’utilizzazione delle informazioni fornite. Chi agisce in base a tali informazioni lo fa a proprio rischio. Qualsiasi informazione che possa essere intesa come “ricerca di investimento” non è stata preparata in conformità ai requisiti legali stabiliti per promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e dunque deve essere considerata comunicazione di marketing.

I CFD/Spread Bets sono strumenti complessi e comportano un rischio significativo di perdere denaro rapidamente a causa della leva finanziaria. 82,67%% di conti di investitori al dettaglio perdono denaro nelle negoziazioni in CFD con questo fornitore. Valuta se comprendi il funzionamento dei CFD/Spread Bets e se puoi permetterti di correre l'elevato rischio di perdere il tuo denaro. Si prega di notare che gli Spread Bets sono disponibili solo per i residenti in UK.

Declinazione di responsabilità