Peter_Braganti

WisdomTree - Tactical Daily Update - 22.09.2023

TVC:NI225   NIKKEI 225
Il mantra “tassi alti e per lungo tempo” non piace alle Borse.
FED: il FOMC ha lasciato i tassi fermi, ma “dot-plot” vede rialzo a novembre.
Bank of England decide la prima pausa sui tassi da quasi 2 anni.
I PMI europei parlano chiaro: manifattura e servizi “stagnanti”.


Mercoledi’ 20, in serata, e’ arrivata la tanto attesa decisione della Federal Reserve (Banca centrale Usa-FED) sui tassi, lasciati invariati: una mossa accomodante, come atteso, ma unita all’indicazione che i tassi potranno essere “higher for longer” (alti e a lungo”): la stima media 2024 e’ ora 5,1%, dal 4,6% di giugno.

La narrativa usata dal Chairman Powell anticipa dunque una prossime mossa “da falco” (restittiva), confermata anche dalla cosiddetta “dot-plot”, la mappa delle previsioni formulate dai 19 Governatori regionali membri del FOMC (Federal open market Committee): 12 su 19 si aspettano un altro rialzo a novembre 2023.

Milano ha perso -1,8%, Parigi -1,5%, Francoforte -1,2%, Londra -0,3%. A Wall Street il Dow Jones ha chiuso a -1,1%, lo S&P500 a -1,6%, il Nasdaq a -1,8%. Pesanti, non a caso, le azioni “tech” piu’ sensibili ai tassi di interesse, tra cui Nvidia, Tesla, Meta Platforms, Amazon, Alphabet.

Rendimenti in ascesa nel “mondo bond”: quelli dei Treasuries Usa hanno toccato i massimi da oltre 10 anni, con la scadenza a 2 anni sopra il 5.2%. In Europa rendimenti in rialzo e spread Btp/Bund decennali in aumento: al 4,55% dal 4,45% quello del BTP decennale benchmark, e 180 punti base, dai 175 della vigilia, il differenziale di rendimento “spread” tra il 10 anni italiano e quello tedesco.

La Bank of England ha optato ieri per una decisione “accomodante” lasciando i tassi invariati, dopo quasi 2 anni di continui rialzi. La Borsa di Londra, che segnava -0,7% prima dell'annuncio, ha recuperato fino alla parita’, la Sterlina, che scambiava a 1,23 contro Dollaro, è scesa a 1,224 per poi recuperare a 1,227. Il Titoli governativo a 10 anni e’ salito sino a 4,30% di rendimento.

Sempre ieri, sul fronte delle Banche centrali, quella Svizzera ha lasciato invariati i tassi a 1,75%, e quella norvegese li ha alzati di +0,25% a 4,25%.

In Europa “non possiamo ancora dire di aver raggiunto il picco dei tassi”: cosi’ si e’ espressi ieri, 21 settembre, il Presidente della Bundesbank (Banca centrale tedesca), Joachim Nagel: “l'inflazione è ancora troppo alta, e le previsioni ancora mostrano un lento calo verso il target del 2%".

Il Capo economista dell’ECB (Banca centrale Europea), Philip Lane, ha invece dichiarato che i tassi di interesse “hanno raggiunto un livello che, se mantenuto per un periodo di tempo sufficiente, potrebbe aiutare l'inflazione a rientrare al target”.

Intanto cala a settembre la fiducia dei consumatori (stima flash) dell’Unione Europea: la Commissione europea la vede scendere per il 2’ mese consecutivo, -1,6 punti percentuali, a -18,7 (UE), sotto la sua media a lungo termine.


Macro Usa: le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione sono scesi ai minimi dal gennaio scorso, testimoniando un mercato del lavoro ancora forte. A settembre, la salute della manifattura nell'area di Philadelphia e’ peggiorata, smentendo le previsioni: l’indice, calcolato dalla FED locale, è sceso da 12 a -13,5, contro attese di 0.

Il prezzo del petrolio sembra non avere forza per salire ulteriormente, ma il rialzo vicino al +30% degli ultimi 2 mesi, indotto anche dai tagli annunciati da Russia e Arabia Saudita, potrebbe essere anche “figlio” delle posizioni “lunghe” (in controvalore sono ai massimi da 18 mesi) di chi scommette su ulteriori rialzi dei prezzi.

Il gas naturale, in Europa, non preoccupa piu’. Secondo la Gie, (Associazione tra gli operatori europei delle infrastrutture gas) il livello di riempimento degli stoccaggi italiano sfiora 96,0%, all’incirca come in Olanda (95,8%): la Germania e’ al 94,6%, la Francia al 89,3%.

Senza grandi oscillazioni il prezzo del metano europeo, +0,5% a 39,3 Euro/megawattora sulla piattaforma TTF di Amsterdam: il timore di ammanchi sul mercato globale del gas e’ rientrato dopo che Chevron e i sindacati hanno concordato lo stop agli scioperi negli impianti australiani.

Oggi, 22 settembre, la pubblicazione dell’atteso Indice Pmi di settembre per l’Euro-zona non ha portato grandi sorpese: quello della manifattura e’ sceso a 43,4 punti dai 43,5 punti, ai mimini da 2 mesi.

Quello dei servizi e’ invece cresciuto a 48,4 punti dai 47,9 di agosto, al massimo da 2 mesi e infine, il Pmi composito recupera quota 47,1, dai 46,7 di agosto. Morale: l’economia ristagna, ma non peggiora ulteriormente.

Stamattina le Borse asiatiche hanno chiuso in rialzo sui “rumours” di nuove misure in Cina a sostegno di consumi, investimenti e acquisti immobiliari: Shanghai +1,5%, Shenzhen +1,9%.

Tokio ha chiuso leggermente negativa ma resta vicina ai massimi storici. L’inflazione al consumo (CPI) in Giappone, +3,1% annuo ad agosto, resta sopra l'obiettivo del 2% della Banca centrale (BoJ) per il 17’ mese consecutivo, alimentando la convinzione di molti operatori che la BoJ dovra’ gradualmente abbandonare la sua politica monetaria ultra-espansiva.

Intanto pero’ ieri il Governatore Ueda ha annunciato di lasciare i tassi a breve in territorio negativo, -0,1%, mantenendo inalterata la “curva di controllo” dei rendimenti (YCC, nata a settembre 2016, per “fissare” l’obiettivo del 0% per i titoli governativi a 10 anni).

A fine mattinata (ore 13.30) le borse europee perdono -0,2% medio, con trame operative apatiche. Future su Wall Street leggermente positivi, +0,6%.

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