WisdomTree - Tactical Daily Update - 30.04.2025

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Wall Street crede negli accordi sui dazi e sale per la 6’ seduta conscutiva.
Usa e India vicino ad un accordo, anche Corea sarebbe a buon punto.
Petrolio ai minimi dal 2020, …è tornato il greggio russo?
Economia europea in lieve ripresa nel 1’ trim. 2025. Inflazione in calo.


Wall Street chiude in rialzo ieri, 29 aprile, la sesta seduta consecutiva: Dow Jones +0,75%, S&P500 +0,58% e Nasdaq +0,55%. Il vento positivo spira anche in Europa, dove Milano prevale su tutti con +1,09%, trascinata dai bancari. Francoforte segue con +0,77%, poi Londra +0,55%, Amsterdam +0,23%. Per Parigi e Madrid lieve calo, rispettivamente -0,24% e -0,64%.
A dominare la scena è sempre la guerra commerciale. Donald Trump, parlando ai sostenitori in Michigan, ha dichiarato: “Con i dazi alla Cina stiamo mettendo fine al più grande furto di posti di lavoro”. Ma dietro il consueto tono da campagna elettorale, si profila un’attenuazione della linea dura.
Secondo il Wall Street Journal, Trump vuole evitare che i dazi sulle auto importate si cumulino con quelli già imposti su alluminio e acciaio. L’obiettivo è proteggere le case automobilistiche USA in questa “fase di transizione”.
Un ordine esecutivo firmato da Trump conferma che le tariffe del 25% resteranno, ma introduce rimborsi fino al 3,75% del valore dell’auto per i produttori USA. I nuovi dazi entreranno in vigore il 3 maggio. “Non volevamo penalizzarli, vogliamo solo aiutare durante questo periodo a breve termine”, ha spiegato il presidente ai giornalisti.
Nel frattempo, si aprono nuovi spiragli anche con l’India. Trump ha detto che l’accordo sui dazi “sta andando alla grande”, e il segretario al Commercio Howard Lutnick ha confermato che l’intesa è già stata raggiunta e ora si attende solo il via libera di governo e parlamento indiani.
Sul versante europeo, invece, le frizioni restano alte. La presidente della Commissione Europea von der Leyen ha criticato duramente la politica commerciale americana, definendola “imprevedibile” e accusando gli USA di causare instabilità con dazi, “ai massimi da un secolo”.
“I dazi sono come tasse: aumentano il costo di cibo, farmaci e trasporti, danneggiando i cittadini più vulnerabili e creando incertezza per le imprese”.
A peggiorare il clima tra le due sponde dell’Atlantico c’è anche la questione della digital service tax. Scott Bessent, segretario al Commercio USA, ha accusato Francia e Italia di aver imposto una tassa “ingiusta” ai colossi digitali americani, chedendone l’abolizione. Ha poi ribadito la volontà di riportare negli Stati Uniti la produzione di settori strategici come acciaio, farmaci e semiconduttori.




Bessent ha anche lanciato una frecciata alla Cina, sostenendo che i dazi americani potrebbero costare a Pechino fino a 10 milioni di posti di lavoro. E mentre si attendono sviluppi con l’India, Seul prepara incontri tecnici con Washington: una delegazione sudcoreana resterà nella capitale americana fino al 1° maggio.
Guardando ai mercati asiatici, il mese di aprile si chiude contrastato. Oggi, 30 aprile, l’indice MSCI Asia-Pacific guadagna +0,3%, avviandosi a chiudere il mese con +2%. Tokyo sale +0,2% oggi e +0,5% nel mese. Il cambio dollaro/yen resta stabile a 142,5. Brilla Sony, con +5%,grazie alle indiscrezioni su uno scorporo del business dei semiconduttori. Intanto la produzione industriale nipponica cala -1,1% mensile a marzo.
In Cina si intravedono segnali di debolezza: l’indice PMI manifatturiero di marzo è sceso da 50,5 a 49, al minimo da dicembre 2023, segnalando contrazione. Anche servizi e comparto edilizio crescono meno delle attese. L’indice Hang Seng guadagna +0,2% oggi, ma chiude aprile con -4,6%. Il CSI200 di Shanghai &Shenzhen segna -2,3% nel mese (+0,1% giornaliero).
Il Kospi coreano segna -0,3% nella seduta, archiviando aprile con +3%. In Australia, l’ASX200 guadagna +0,3% oggi e +3,3% nel mese. Intanto, Trump ha fatto sapere di aver ricevuto una richiesta d’incontro dal primo ministro australiano Anthony Albanese per discutere di dazi.
Negli USA, i segnali macroeconomici sono misti. Scende la fiducia dei consumatori e calano le offerte di lavoro, ma l’inflazione appare in rallentamento. Trump torna a criticare la Federal Reserve: “C’è una persona alla Fed che non sta facendo un buon lavoro… Sui tassi ne so più io”, ha detto senza mai nominare Jerome Powell.
Sul mercato delle materie prime, il prezzo del Brent scende sotto i 59,7 dollari/barile, zavorrato dai dati macro deboli. Le esportazioni russe di petrolio sono in aumento per la seconda settimana, con molte petroliere sanzionate tornate operative.
Il gas naturale europeo scende per la 6’ seduta consecutiva, la striscia peggiore da febbraio. La domanda asiatica resta debole, le riesportazioni cinesi di GNL aumentano, lasciando maggiore disponibilità per l’Europa che sta ricostituituendo le scorte.
Sul mercato valutario, ING segnala che l’euro è attualmente la valuta più “ipercomprata”, ma avverte: i fondamentali macroeconomici e i tassi non sono favorevoli e, mentre l’attenzione dei mercati si concentra su dazi e super-stimolo fiscale tedesco, c’è il rischio che venga sottovalutata la reale debolezza dell’economia europea.
Qualche spiraglio di ottimismo arriva dai dati preliminari del PIL in Europa che mostra un leggero miglioramento: l’Italia cresce dello 0,3% nel 1’ trimestre, superando le attese, così come la Francia, con +0,1%.

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