Sono trascorsi i primi sei mesi di contrattazione del 2022. Come ben sappiamo, da inizio anno i mercati sono stati guidati da uno scenario inflazionistico e di riposizionamento in virtù di politiche monetarie più restrittive, nonché dall’ulteriore deterioramento delle prospettive determinate dal conflitto Russia-Ucraina, dalla crisi energetica e dallo spettro degli effetti di una recessione in una fase così delicata. Andando ad analizzare l’andamento settoriale, prendendo come riferimento il mercato americano, notiamo che da inizio anno tutti i settori sono in perdita ad eccezione dell’energetico che fa registrare una performance positiva del 25%.
Per il resto, riuscire a trovare dei rendimenti sul mercato azionario è stato quasi impossibile, considerato che l’S&P 500, rappresentativo del mercato americano totale, registra uno storno del 18% circa e dove al di fuori dell’energetico, i settori che si sono meglio comportati (perché hanno subito una perdita inferiore rispetto a quella del mercato) sono:
- XLU- Utilities con una perdita dell’1,3%. Sappiamo che è un settore particolarmente difensivo, racchiude al suo interno aziende operanti nell’ambito delle utenze elettriche, acqua e gas. In genere è preferito proprio durante le fasi incerte del mercato; - XLP – Beni di consumo stabili, con una perdita del 4,5%. Come sopra, questo settore “perde meno di altri” in periodi difficili. Le aziende al suo interno operano nell’ambito dei consumi di base ed indispensabili; - XLV – Healthcare con una perdita del 6,8%. Le aziende operanti nell’ambito della sanità vengono da due anni di forte momentum e sembrerebbero aver conservato parte della loro forza.
I settori che hanno più sofferto l’attuale contesto macro, sono proprio quelli che hanno trainato il mercato negli ultimi 10 anni ovvero:
- XLY – Beni di consumo discrezionali con una perdita del 28%. Ovviamente durante una prospettiva di crisi, è il settore che soffre maggiormente, considerato che i consumi discrezionali non sono indispensabili per vivere. Bisogna monitorarne l’andamento visto che durante le fasi di crescita tende ad essere molto reattivo e potrebbe dare dei segnali anticipatori del trend; - XLK – Settore delle comunicazioni in perdita del 27%. Questa performance fa il paio con quella dei beni di consumo discrezionali. In questo settore sono presenti aziende che fanno del marketing e della pubblicità la propria attività principale. Durante una fase recessiva, questi investimenti vengono in parte ridotti; - XLK – Tecnologico, in perdita del 23%. Malgrado il settore Tech sia quello in grado di generare i maggiori sviluppi ed i migliori tassi di crescita, soffre tantissimo le politiche d’incremento dei tassi d’interesse. Il settore tecnologico, infatti, tende a spostare i propri utili nel futuro. L’incremento dei tassi, opera come elemento di riduzione del valore attuale degli utili delle aziende.
I mercati in questa fase non sono semplici, tuttavia attendavamo un vero mercato orso da diversi anni. Non possiamo sapere con certezza quando finirà la discesa, ma possiamo provare a farci trovare pronti per la ripartenza. Bisogna gestire correttamente il rischio, avere un piano d’azione e seguirlo alla lettera, ma soprattutto la cosa più importante: l’orizzonte temporale. Se investiamo somme che sappiamo non utilizzeremo per 15/20 anni, dovremo mettere in conto l’arrivo di fasi burrascose, che faranno parte del nostro viaggio. L’importante, come sempre è scegliere strumenti opportunamente diversificati dal punto di vista geografico, settoriale e delle asset class.
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