FED alza di +0,25%, come previsto. Reazione negative di Wall Street.
Lagarde (ECB) ribadisce: le prossime decisioni saranno “data driven”.
Il Dollaro si indebolisce notevolmente. Stamattina e’ sotto 1,09 vs Euro
Rendimenti obbligazionari in lieve recupero, senza strappi.
La Banca Centrale Usa (FED-Federal Reserve), in linea con le attese, alle 19.00 CET di ieri sera, 22 marzo, ha innalzato il costo del denaro di +0,25%, al 4,75%-5,00%, livello record dal 2007. Anche all’inizio di febbraio la FED aveva deliberato all'unanimità un aumento di 25 bps, mentre a dicembre erano stati 50 e nelle 4 precedenti occasioni, tra giugno e novembre, ben 75 bps.
Il suo Chairman Powell ha ribadito che il sistema bancario americano e’ solido e resiliente, riconoscendo tuttavia che i recenti sviluppi, probabilmente, porteranno a condizioni creditizie più difficili per famiglie, pesando sulle attività economiche, sull’occupazione e, sperabilmente “al ribasso”, sull'inflazione.
L’Inflazione, secondo Jerome Powell, è ancora troppo alta e “lontana dal nostro obiettivo di +2,0%: il processo per far scendere l'inflazione sarà lungo e probabilmente difficoltoso», poiche’ i dati su inflazione e mercato del lavoro continuano ad essere piu’ forti del previsto. La FED continuerà a maturare le sue decisioni «di riunione in riunione, in base ai dati macro».
Cosicche’ Wall Street, che prima dell'annuncio era priva di direzione, ha dapprima accelerato al rialzo per poi girarsi velocemente in negativo: Dow Jones -1,63%, S&P 500 -1,65% e Nasdaq -1,60%.
Le Borse europee ieri hanno vissuto nell’attesa di novita’ dalla FED e, complice la debolezzza dei bancari, hanno chiuso con variazioni minime: Milano -0,1%, Madrid -0,4%, Parigi +0,3%, Francoforte +0,1% e Amsterdam la migliore con +0,8%.
Tornando alla FED, o meglio agli esiti del comitato di politica monetaria (FOMC), segnaliamo l’aggiornamento della previsioni economiche: la stima sui tassi d’interesse prevede il picco (valore mediano delle stime interne) del 2023 a +5,1%, come a dicembre: per gli anni 2024 e 2025 vengono indicati valori mediani di +4,3% e +3,1%, rispettivamente, da +4,1% (2024) e +3,1% (2025) precedenti.
Per il GDP (Prodotto interno lordo) è prevista una crescita 2023 di +0,4%, dal +0,5% della precedente previsione, mentre la disoccupazione è vista al 4,5% nel 2023, in lieve calo dal 4,6% delle vecchie stime.
Sul versante europeo, Christine Lagarde, Presidente dell’ECB (Banca centrale europea), nel corso della conferenza "The Ecb and Its Watchers XXIII", ha affermato ieri che "in presenza di un'elevata incertezza, è ancora più importante che il percorso dei tassi dipenda dai dati: ciò significa che, ex ante, non siamo impegnati ad aumentare ulteriormente i tassi, nè abbiamo finito di farlo".
Lagarde ha ribadito l’impegno di abbassare l’inflazione: «non derogheremo dall’impegno di riportare l’inflazione al 2% nel medio termine, e a tal fine seguiremo una strategia solida, fondata sui dati, che ci vede pronti ad agire senza compromessi verso il nostro obiettivo primario (alias la stabilita’ dei prezzi)».
Le ha dato man forte Fabio Panetta, membro dell'executive board dell’ECB, aggiungendo che la politica monetaria deve rimanere «adattabile ai mutevoli sviluppi» e che nuovi aumenti dei tassi «vanno calibrati con prudenza perché stanno già avendo un impatto (negativo) sulle condizioni di finanziamento...».
Un po’ di ottimismo e’ venuto, dal capo economista dell’ECB Philip Lane, che ha affernato che l’Inflazione di fondo scenderà con i prezzi dell'energia, ma l’atteso rallentamento dell'inflazione è basato sul raffreddamento della dinamica salariale, dopo il picco prevsto nel 2023.
Ieri, nel giorno dell’annuncio della FED sul rialzo dei tassi, il mercato obbligazionario ha fatto segnare un nuovo aumento dei rendimenti ed una sostanziale stabilita’ del differenziale di rendimento tra il BTP decennale italiano ed il Bund pari scadenza tedesco, attorno a 184 bps, col rendimento del BTP risalito a 4,18%, da 4,10% precedente.
Sul mercato valutario l'Euro ha nuovamente guadagnato terreno sul Dollaro Usa, accelerando dopo l’annuncio dell FED sino ad massimo a 1,086, ma apprezzandosi anche sullo yen giapponese a 143,2, ai massimi da inizio 2023. Stamane, 23 marzo, vediamo il cross Eur/US$ sopra 1,09%. (ore 12.00 CET)
Dopo la pubblicazione dei dati sulle riserve di greggio e raffinati in Usa, risultati sopra le attese, il prezzo del petrolio WTI (greggio di riferimento Usa) e’ risalito a 70,5 Dollari/barile, +1,4%: depressione senza fine, complici le temperature sopra la media in Europa, per il prezzo del metano europeo, attorno 40 Eur/mwh.
Stamattina, 23 marzo, le Borse europee sono ripartite deboli, all'indomani della decisione della FED sui tassi: in media scendono di -0,6%, soffrendo anche delle chiusure negative di ieri sera a Wall Street. Future Usa in rimbalzo medio di +1,0%.
Le mosse delle Banche centrali restano al centro dell’interesse degli investitori: la Banca centrale svizzera ha alzato il “repo” rate +50 bps a +1,5%, mentre la Bank of England dovrebbe alzare i tassi di +0,25% al 4,25%, dopo i terribili dati sull'inflazione al consumo (CPI), tornati ad accelerare a febbraio nel Regno Unito. Anche la Banca centrale norvegese dovrebbe alzare di 25 bps al 3,0%.
Borse asiatiche: Nikkei giapponese in calo frazionale, -0,2%. ASX australiano -0,7%, Nifty indiano -0,4%, Shanghai +0,7%, Shenzhen +0,9%, Kospi coreano +0,3%, Taiwan +0,7%, Honk Kong +2,2%, sul risveglio dei tecnologici.
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