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WisdomTree - Tactical Daily Update - 10.03.2025

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Si indebolisce il mercato del lavoro Usa: Wall Street spera in taglio dei tassi FED.
Ancora vendite sulle Mag7 tech, ma recuperano Asia ed Europa.
Bond governativi EU ancora in tensione: pesa la crescita del debito per la Difesa.
Dollaro ancora fragile: cross verso Euro verso 1,09. Bene per inflazione EU.


La politica commerciale Usa sembra un gioco di montagne russe, con dazi annunciati, ritirati, rinviati e talvolta confermati solo parzialmente. Questo caos non fa che confondere i mercati globali, come dimostrano i movimenti azionari di venerdì 7 marzo, che hanno visto una ripartenza in negativo sia in Europa che a Wall Street, seppur con esiti divergenti a fine seduta (postivi negli Usa).
In Europa, la seduta si è chiusa maluccio, con Francoforte pesante, -1,7%. La colpa è dei dati allarmanti dell’industria tedesca, che ha visto gli ordini scendere -7% a gennaio, segnalando che l’economia tedesca ha bisogno di maggiori stimoli.
Parigi ha ceduto -0,9%, Milano una perdita simile, mentre Londra è riuscita ad azzerare le perdite: positiva sol Madrid, +0,17%.
Sul mercato valutario, l’euro ha toccato i massimi da quattro mesi dopo i dati sul mercato del lavoro statunitense, che hanno mostrato una crescita inferiore alle attese a febbraio, facendo presagire che la Federal Reserve continuerà a mantenere il suo percorso di allentamento dei tassi.
Intanto, in Ontario (Canada), il premier Doug Ford ha dichiarato che tre Stati Usa dovranno pagare un dazio del 25% sull’elettricità proveniente dall’Ontario, come risposta agli attacchi del presidente Trump contro il Canada e le politiche commerciali altalenanti degli Stati Uniti.
L'incertezza politica ha continuato a influenzare negativamente i mercati, come evidenziato da Wall Street, che ha aperto in ribasso dopo i dati sulla disoccupazione, ma poi ha recuperato chiudendo in moderato rialzo, col Dow Jones a +0,5%, il Nasdaq +0,7% e lo S&P500 +0,6%.
Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è salito al 4,1% a febbraio, con una crescita dei salari orari del +0,3%, dal +0,5% del mese precedente. I posti di lavoro non agricoli sono aumentati di 151.000 unità, meno delle attese.
Questi dati hanno alimentato le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, anche se la governatrice Adriana Kugler ha avvertito che la lotta all’inflazione non è ancora vinta, e potrebbe essere opportuno mantenere la politica monetaria ancora restrittiva per un po' di tempo.
Un tema caldo che continua ad essere dibattuto è il divario tra Wall Street e le Borse europee. Mentre l’indice globale Stoxx600 ha guadagnato un brillante +9% dall'inizio dell’anno, Wall Street registra performance contrastanti: il Dow Jones guadagna un magro +0,6%, ma S&P500 e Nasdaq hanno perso rispettivamente -1,9% e -5,8%.
A determinare la marcata sotto-performance sono le “Magnificche Sette”, alias azioni tecnologiche dominanti come Apple, Microsoft e Nvidia. Queste 7 aziende hanno visto un calo medio del -11% da inizio anno, ma Tesla che ha perso addirittura -35% a causa della crescente concorrenza cinese e dei cambiamenti nella politica green statunitense.

Parlando di incidenza del loro peso sui relativi indici, i sette big tech continuano a dominare il mercato: rappresentando 42% del Nasdaq, 31% dell’S&P500 e 22% del MSCI World, che è un indice globale.
In termini di multipli valutativi sono ben più costose della media, con un rapporto P/E (prezzo/utili) di circa 32,4x per il Nasdaq, rispetto ai 21x dell'indice MSCI World e ai 15,3x dello Stoxx 600.
Stamane, dall’altro lato del mondo, l’Asia segna movimenti contrastanti. Il Nikkei 225 giapponese ha guadagnato +0,5%, mentre lo Yen è stabile rispetto al Dollaro, a 147,6. Il Giappone sta soffrendo un aumento significativo delle retribuzioni dei suoi lavoratori, con un incremento del 3,1% a gennaio, il maggiore da 32 anni.
Nella “greater China” sono prevalsi i segni negativi: Hang Seng -1,5% e CSI300 -0,6%.
La Cina ha risposto ai dazi Usa USA con provvedimenti analoghi, alias 10-15% su alcuni prodotti agricoli americani, alimentando la guerra commerciale.
Le materie prime hanno visto una settimana mista. Il petrolio Brent ha avuto una lieve flessione, scivolando a circa 70 dollari/barile, segnando la terza settimana negativa consecutiva. Al contrario, metalli come l’oro (+1,7%), l’argento (+4,5%) e il rame (+2,7%) sono saliti: ciò si aggiunge il balzo del gas naturale in Usa (+14%),causato delle tensioni commerciali con il Canada.
Sul fronte obbligazionario il Bund decennale tedesco ha vissuto la peggior settimana dal periodo della riunificazione tedesca, perdendo -4,15%, mentre il BTP italiano l’ha seguito senza peggioramenti sepcifici: lo spread tra BTP e Bund è rimasto stabile a circa 112 bps.
Infine, il Dollaro ha registrato la sua peggior settimana dal 2009 contro l'euro, scendendo -4,4%, spinto dai segnali di rallentamento dell’economia statunitense e dalla prospettiva di crescita economica migliorata in Europa.
Bitcoin e Ethereum, invece, hanno vissuto una settimana da dimenticare, con perdite rispettivamente del 13% e del 20%.
In conclusione, i mercati globali sono attraversati dalla perdurante incertezza, alimentata da dazi, politiche monetarie divergenti e dalla guerra commerciale.
Coi dati economici degli Stati Uniti che continuano a segnare un rallentamento, le aspettative incerte della politica monetaria, l’inflazione “appiccicosa” e le turbolenze geopolitiche continueranno ad incidere sull'umore degli investitori.

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