FED, TASSI INVARIATI
La Federal Reserve ha lasciato invariato il tasso sui fondi federali al 4,25%-4,50% per la quarta riunione consecutiva, a giugno 2025, in linea con le attese.
I membri della banca centrale hanno adottato un approccio improntato a prudenza e cautela, al fine di valutare appieno l’impatto delle politiche economiche del Presidente Trump, in particolare su dazi, immigrazione e tassazione.
I funzionari hanno osservato che, sebbene l'incertezza sulle prospettive economiche si sia ridotta, rimane comunque elevata.
La Fed continua a prevedere due tagli dei tassi entro la fine dell’anno, e solo un quarto di punto percentuale nel 2026 e nel 2027.
Le previsioni aggiornate indicano una crescita del PIL rivista all’1,4% per il 2025 (contro l’1,7% precedente) e all’1,6% per il 2026 (contro l’1,8%). Per il 2027 la stima resta all’1,8%.
Il tasso di disoccupazione è atteso al 4,5% sia nel 2025 che nel 2026.
Sul fronte inflazione, il tasso PCE è previsto al 3,0% nel 2025 (contro il 2,7%), al 2,4% nel 2026 (contro il 2,2%) e al 2,1% nel 2027 (rispetto al 2,0%).
LE DICHIARAZIONI DI POWELL
Il Governatore della Fed ha sottolineato che le proiezioni dei policymaker sono attualmente soggette a un livello di incertezza insolitamente elevato.
Secondo Powell, è essenziale evitare che aumenti occasionali dei prezzi si trasformino in inflazione persistente, soprattutto considerando che gli effetti dei dazi potrebbero protrarsi nel tempo, a seconda del livello tariffario definitivo.
Gli aumenti tariffari di quest’anno probabilmente incideranno sull’attività economica e aumenteranno l’inflazione. Le aspettative di inflazione a breve termine sono in crescita, e i dazi ne rappresentano un fattore chiave.
A maggio, i prezzi PCE complessivi sono stimati in aumento del 2,3%, quelli core del 2,6%.
La disoccupazione resta contenuta, ma il sentiment si è deteriorato per le preoccupazioni legate alla politica commerciale.
L’instabilità delle esportazioni nette rende più complessa la misurazione del PIL. Tuttavia, la Fed ritiene che la sua attuale politica monetaria sia adeguata e pronta a rispondere agli sviluppi. Dichiarazioni chiare e dirette: i tassi, per ora, non scendono.
WALL STREET TIENE
Ieri le borse statunitensi hanno chiuso vicino alla parità, dopo l’annuncio del Presidente Trump riguardo a un possibile riavvio dei negoziati con l’Iran, alimentando l’ipotesi di una distensione nel conflitto con Israele.
L’S&P500 e il Nasdaq hanno chiuso poco mossi, mentre il Dow Jones ha ceduto lo 0,1%.
Il petrolio ha rallentato: il WTI ha chiuso in lieve calo (-0,1%) a 73,17 dollari al barile, il Brent a -0,2% a 76,30 dollari.
Trump ha detto che non è troppo tardi per riaprire il dialogo, pur ribadendo la richiesta di una resa totale da parte di Teheran.
Intanto, i dati continuano a segnalare un indebolimento del mercato del lavoro: le richieste pendenti di sussidi restano elevate, vicino ai massimi dal 2021.
VALUTE
L’EUR/USD è sceso sotto quota 1,1500, mentre il GBP/USD (Cable) è rimasto vicino a 1,3400.
Al contrario, USD/JPY e USD/CAD sono saliti in una fase interpretata come correttiva.
Le valute oceaniche sono in calo, con EUR/AUD ed EUR/NZD in modalità risk-off, sopra rispettivamente 1,7700 e 1,9150.
Il dollaro, insieme a CHF e oro, è ancora preferito come bene rifugio in un contesto di forte avversione al rischio.
Obiettivi tecnici possibili per le major: 1,1370 per EUR/USD, 1,3200 per Cable, mentre USD/JPY e USD/CAD potrebbero raggiungere rispettivamente 146,20 e 1,3820.
Attenzione: eventuali svolte diplomatiche sul piano geopolitico potrebbero riportare il risk-on, penalizzando il dollaro.
JOBLESS CLAIMS
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli USA sono diminuite di 5.000 unità, attestandosi a 245.000. Dato in linea con le attese, ma che conferma il trend di indebolimento del mercato del lavoro.
Le richieste continuative sono state pari a 1.945.000, vicino al picco triennale di 1.951.000 registrato a fine maggio.
Il quadro complessivo rafforza l’idea che la resilienza iniziale del mercato del lavoro stia cedendo sotto il peso dell’incertezza economica.
SVEZIA
La Riksbank ha ridotto il tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo al 2% a giugno. Decisione coerente con la frenata della ripresa economica e con il rallentamento dell’inflazione.
I dati mostrano crescita debole, disoccupazione elevata e inflazione che si è allineata alle aspettative, con probabile calo sotto i livelli previsti.
La banca centrale punta così a stabilizzare l’inflazione sul target e a sostenere la crescita. Non si esclude un nuovo taglio entro fine anno.
Le tensioni commerciali globali e il conflitto in Medio Oriente pesano sulle prospettive, rallentando ulteriormente la ripresa.
Il futuro della politica monetaria dipenderà dai dati in arrivo e dal loro impatto su inflazione e crescita.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
Le informazioni non contengono una raccolta dei prezzi di AT, né possono essere intese come offerta, consulenza, raccomandazione o sollecitazione ad effettuare transazioni su alcuno strumento finanziario. Non viene fornita alcuna dichiarazione o garanzia in merito all’accuratezza o alla completezza di tali informazioni.
La Federal Reserve ha lasciato invariato il tasso sui fondi federali al 4,25%-4,50% per la quarta riunione consecutiva, a giugno 2025, in linea con le attese.
I membri della banca centrale hanno adottato un approccio improntato a prudenza e cautela, al fine di valutare appieno l’impatto delle politiche economiche del Presidente Trump, in particolare su dazi, immigrazione e tassazione.
I funzionari hanno osservato che, sebbene l'incertezza sulle prospettive economiche si sia ridotta, rimane comunque elevata.
La Fed continua a prevedere due tagli dei tassi entro la fine dell’anno, e solo un quarto di punto percentuale nel 2026 e nel 2027.
Le previsioni aggiornate indicano una crescita del PIL rivista all’1,4% per il 2025 (contro l’1,7% precedente) e all’1,6% per il 2026 (contro l’1,8%). Per il 2027 la stima resta all’1,8%.
Il tasso di disoccupazione è atteso al 4,5% sia nel 2025 che nel 2026.
Sul fronte inflazione, il tasso PCE è previsto al 3,0% nel 2025 (contro il 2,7%), al 2,4% nel 2026 (contro il 2,2%) e al 2,1% nel 2027 (rispetto al 2,0%).
LE DICHIARAZIONI DI POWELL
Il Governatore della Fed ha sottolineato che le proiezioni dei policymaker sono attualmente soggette a un livello di incertezza insolitamente elevato.
Secondo Powell, è essenziale evitare che aumenti occasionali dei prezzi si trasformino in inflazione persistente, soprattutto considerando che gli effetti dei dazi potrebbero protrarsi nel tempo, a seconda del livello tariffario definitivo.
Gli aumenti tariffari di quest’anno probabilmente incideranno sull’attività economica e aumenteranno l’inflazione. Le aspettative di inflazione a breve termine sono in crescita, e i dazi ne rappresentano un fattore chiave.
A maggio, i prezzi PCE complessivi sono stimati in aumento del 2,3%, quelli core del 2,6%.
La disoccupazione resta contenuta, ma il sentiment si è deteriorato per le preoccupazioni legate alla politica commerciale.
L’instabilità delle esportazioni nette rende più complessa la misurazione del PIL. Tuttavia, la Fed ritiene che la sua attuale politica monetaria sia adeguata e pronta a rispondere agli sviluppi. Dichiarazioni chiare e dirette: i tassi, per ora, non scendono.
WALL STREET TIENE
Ieri le borse statunitensi hanno chiuso vicino alla parità, dopo l’annuncio del Presidente Trump riguardo a un possibile riavvio dei negoziati con l’Iran, alimentando l’ipotesi di una distensione nel conflitto con Israele.
L’S&P500 e il Nasdaq hanno chiuso poco mossi, mentre il Dow Jones ha ceduto lo 0,1%.
Il petrolio ha rallentato: il WTI ha chiuso in lieve calo (-0,1%) a 73,17 dollari al barile, il Brent a -0,2% a 76,30 dollari.
Trump ha detto che non è troppo tardi per riaprire il dialogo, pur ribadendo la richiesta di una resa totale da parte di Teheran.
Intanto, i dati continuano a segnalare un indebolimento del mercato del lavoro: le richieste pendenti di sussidi restano elevate, vicino ai massimi dal 2021.
VALUTE
L’EUR/USD è sceso sotto quota 1,1500, mentre il GBP/USD (Cable) è rimasto vicino a 1,3400.
Al contrario, USD/JPY e USD/CAD sono saliti in una fase interpretata come correttiva.
Le valute oceaniche sono in calo, con EUR/AUD ed EUR/NZD in modalità risk-off, sopra rispettivamente 1,7700 e 1,9150.
Il dollaro, insieme a CHF e oro, è ancora preferito come bene rifugio in un contesto di forte avversione al rischio.
Obiettivi tecnici possibili per le major: 1,1370 per EUR/USD, 1,3200 per Cable, mentre USD/JPY e USD/CAD potrebbero raggiungere rispettivamente 146,20 e 1,3820.
Attenzione: eventuali svolte diplomatiche sul piano geopolitico potrebbero riportare il risk-on, penalizzando il dollaro.
JOBLESS CLAIMS
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli USA sono diminuite di 5.000 unità, attestandosi a 245.000. Dato in linea con le attese, ma che conferma il trend di indebolimento del mercato del lavoro.
Le richieste continuative sono state pari a 1.945.000, vicino al picco triennale di 1.951.000 registrato a fine maggio.
Il quadro complessivo rafforza l’idea che la resilienza iniziale del mercato del lavoro stia cedendo sotto il peso dell’incertezza economica.
SVEZIA
La Riksbank ha ridotto il tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo al 2% a giugno. Decisione coerente con la frenata della ripresa economica e con il rallentamento dell’inflazione.
I dati mostrano crescita debole, disoccupazione elevata e inflazione che si è allineata alle aspettative, con probabile calo sotto i livelli previsti.
La banca centrale punta così a stabilizzare l’inflazione sul target e a sostenere la crescita. Non si esclude un nuovo taglio entro fine anno.
Le tensioni commerciali globali e il conflitto in Medio Oriente pesano sulle prospettive, rallentando ulteriormente la ripresa.
Il futuro della politica monetaria dipenderà dai dati in arrivo e dal loro impatto su inflazione e crescita.
Saverio Berlinzani
Qualsiasi materiale fornito non tiene conto dell’obiettivo di investimento specifico e della situazione finanziaria di chiunque possa riceverlo. I risultati passati non sono un indicatore affidabile dei risultati futuri. AT fornisce un servizio di sola esecuzione. Di conseguenza, chiunque agisca in base alle informazioni fornite lo fa a proprio rischio.
Le informazioni qui fornite non costituiscono una ricerca di investimento. I materiali non sono stati preparati in conformità ai requisiti legali volti a promuovere l’indipendenza della ricerca di investimento e in quanto tali devono essere considerati come una comunicazione pubblicitaria. Tutte le informazioni sono state preparate da ActivTrades (altresì “AT”).
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Declinazione di responsabilità
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