Wall Street ha fatto registrare ieri, un’altra seduta positiva, la terza consecutiva, con l'S&P 500 e il Nasdaq in rialzo dell’1.03% e 1.19% rispettivamente, mentre il Dow Jones è salito dello 0.46%. Il movimento è ovviamente una conseguenza dei dati sul mercato del lavoro USA, che hanno di fatto riavvicinato il primo taglio della Fed, probabilmente a settembre.
Nel pomeriggio di ieri poi hanno parlato Barkin, Presidente della Fed di Richmond e Williams, Presidente della Fed di New York, tra i più falchi all’interno del board. Barkin ha dichiarato che l’inflazione non è scesa a sufficienza, ma i tassi contribuiranno a rallentarla, mentre non ha fatto cenno all’indebolimento del mercato del lavoro, riaffermando che è ancora estremamente forte. Williams si è mostrato maggiormente possibilista parlando di tagli dei tassi nel prossimo futuro, anche se il mercato del lavoro rimarrà moderatamente stabile. Crescita in calo ed economia che rallenterà progressivamente, ma nessuna recessione in vista.
VALUTE
Poco scambiati i principali rapporti di cambio, eccezion fatta per il dollaro australiano che si è mosso secondo il solito schema “buy the rumors and sell on news”, dopo la decisione della RBA che ha lasciato i tassi invariati al 4.35%. AudUsd quindi che ha testato quota 0.6644 per poi rientrare a 0.6600 dopo la decisione. Il tasso di interesse in Australia è stato in media del 3,86% dal 1990 al 2024, raggiungendo il massimo storico del 17,50% nel gennaio 1990 e il minimo record dello 0,10% nel novembre 2020. Sulle majors, intanto, poco da segnalare con l’EurUsd compreso tra 1.0750 e 1.0790 e il Cable tra 1.2540 e 1.2590. Poco mossi anche i cross e mercato in attesa di un trigger che possa cambiare lo scenario di trading range attuale.
UsdJpy in ripresa, salito nuovamente sopra 154.00 anche dopo che il principale diplomatico valutario Masato Kanda ha affermato che il governo è pronto a combattere le mosse disordinate e guidate dalla speculazione sui cambi. Tuttavia, Kanda ha rifiutato di confermare se le autorità giapponesi fossero dietro il praticamente certo intervento della scorsa settimana, quando lo yen è rimbalzato di oltre il 5% dal minimo al massimo. I dati della Banca del Giappone suggeriscono un intervento che è costato quasi 60 miliardi di dollari per difendere la valuta. Nel frattempo, gli analisti hanno sostenuto che la mossa ha solo fatto guadagnare tempo alle autorità giapponesi, poiché i fondamentali del mercato rimangono ribassisti per lo yen.
Anche il segretario al Tesoro americano Janet Yellen ha affermato durante il fine settimana che gli interventi dovrebbero essere rari e che dovrebbero aver luogo consultazioni, indicando una mancanza di coordinamento tra Giappone e Stati Uniti sulla politica valutaria.
PETROLIO
Ieri i futures sul petrolio greggio WTI sono saliti sopra i 78 dollari al barile, in rialzo rispetto al minimo degli ultimi due mesi di 78,1 dollari toccato nella sessione precedente a causa di nuovi sviluppi che indicavano un calo dell’offerta. Saudi Aramco ha aumentato il prezzo di vendita ufficiale del suo greggio Arab Light di 90 centesimi al barile per giugno, così come l’OPEC+ taglierà l’offerta. La mossa è in linea con le dichiarazioni dei membri secondo cui si estenderanno i tagli volontari alla produzione di 2,2 milioni di barili al giorno.
Inoltre, Israele ha chiuso il corridoio umanitario di Kerem Shalom verso Gaza e ha detto ai civili di lasciare Rafah in seguito a una serie di razzi lanciati da Hamas durante il fine settimana, mettendo a rischio i progressi percepiti rispetto a un cessate il fuoco e le minori preoccupazioni di un’escalation del conflitto che ha fatto crollare i prezzi del petrolio. la settimana scorsa.
PPI EUROZONA
I prezzi alla produzione industriale nell’Eurozona sono diminuiti dello 0,4% rispetto al mese precedente di marzo 2024, in linea con le previsioni dopo un calo rivisto dell’1,1% a febbraio. Si è trattato del quinto calo mensile consecutivo, trainato dal continuo calo dei costi energetici. Escludendo l'energia, i prezzi alla produzione sono aumentati dello 0,2%, dopo un aumento dello 0,1% a febbraio. Su base annua, i prezzi alla produzione sono diminuiti del 7,8%, rispetto alle aspettative del mercato che prevedevano un calo del 7,7%.
VENDITE AL DETTAGLIO UK
Le vendite al dettaglio nel Regno Unito sono diminuite del 4,4% su base annua, decisamente al di sotto del consensus di +1.6%. Anche l’ultimo dato ha registrato una brusca inversione rispetto al guadagno del 3,2% di marzo ed è stato il dato peggiore da novembre 2019. Le persistenti pressioni inflazionistiche e gli elevati costi di finanziamento sono la ragione alla base della discesa delle vendite. Sterlina che perde terreno, specie contro euro, tornando a ridosso di 0.8600. E giovedì è attesa la Bank of England, che si trova tra due fuochi, l’inflazione che ancora morde e una crescita che rallenta. Che decisione prenderà?
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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