Peter_Braganti

WisdomTree - Tactical Daily Update - 05.09.2022

TVC:USOIL   CFD Petrolio WTI
Nuovo stop al gas russo via North Stream 1: prezzo alle stelle.
Verso il price cap del prezzo del gas russo: attese ritorsioni.
Mercato del lavoro Usa in salute, FED verso nuovi aumenti dei tassi.
Tensioni sul prezzo del petrolio: possibili tagli da parte di Opec+. Venerdi’ 2 agosto, l’attenzione degli investitori era puntata sui dati di agosto del mercato del lavoro negli Stati Uniti, che ha segnalato il primo rallentamento dopo la lunga fase di “job creation” iniziata nell’estate 2020. In tale contesto sorprendono i rialzi dei listini europei, reduci da una lunga “striscia” negativa: Milano +2,9%, Francoforte +3,3%, Parigi +2,2%, Londra +1,8%.

A Wall Street invece, i dati sul mercato del lavoro hanno pesato negativamente: Dow Jones e S&P500 hanno perso -1,1%, Nasdaq -1,3%.

Qualche dettaglio sul “labour market di agosto”: il tasso di disoccupazione è salito a 3,7% e la creazione di nuovi posti di lavoro si e’ fermata a 315 mila, sotto i 525 mila di luglio, ma un filo sopra le attese: il quadro generale resta robusto seppur non esaltante.

La partecipazione, cioe’ la percentuale dei potenziali occupati che cercano attivamente un lavoro sta aumentando, favorendo una decelerazione della dinamica salariale e della la corsa al rialzo dei tassi da parte della FED (Banca Centrale Usa).

Il vero nemico della FED resta l’inflazione: i dati di agosto in pubblicazione il 13 settembre saranno cruciali per le future scelte della Banca Centrale.

L'ipotesi prevalente e’ che la Federal Reserve alzi i tassi +50 bps, ma un rialzo di +75 pbs e’ similmente probabile: il reativo FOMC (Comitato di Politica Monetaria) e’ programmato il 21 settembre.

A partire dal 1’ settembre la FED ha intanto accelerato la vendita di asset (Treasury bond e corporate bond) in bilancio, portando il saldo netto “venduto” a 95 miliardi di Dollari/mese, e operando in senso opposto al “QE” (quantitative easing).

La dinamica del “QT” (quantitative tightening) va osservata con attenzione, perche’ portebbe le aziande americane ad un inasprimento delle condizioni di “accesso e di costo” all’indebitamento, tendenza gia’ testimoniata dall’allargamento degli spread dei corporate bond, soprattutto High yield.

Venendo all’altro tema rovente per i mercati, quello del “caro energia”, venerdi’ si era registrato un brusco calo del prezzo del gas in Europa, fnella speranza della riapertura del gasdotto NordStream1 dopo la chiusura di tre giorni: sulla trading venue di riferimento TTF di Amsterdam, il prezzo del metano segnava ha chiuso a -11,7%, a 215 Euro/gigawattora.

Nel weekend e’ arrivata la “doccia fredda”: Mosca non ripristina le forniture all'Europa attraverso il NordStream1, a causa di un imprecisato guasto ai sistemi di pompaggio Siemens, che l’azienda tedesca si e’ detta pronta a riparare.

L’annuncio della mancata riattivazione è arrivato sabato, poco dopo la notizia dell’imposizione di un tetto al prezzo del petrolio russo da parte dei paesi aderenti al G7. Questo nuovo stop sta determinando stamane, 5 settembre, un balzo del +26% a 270 Euro.
Intanto l’Unione Europea ha confermato il suo obiettivo di definire un prezzo massimo anche al gas naturale, da approvare entro il 5 dicembre. L'approvazione del Price-Cap richiedera’ il voto unanime dei 27 Paesi UE, con l’ovvio rischio di contromisure ritorsive della Russia.

I Governi europei corrono ai ripari: quello tedesco ha varato piano da Eur 65 miliardi parzialmente finanziato dagli extra profitti delle società energetiche: si aggiunge aggiunge al pacchetto da 30 miliardi presentato la scorsa settimana.

Anche il Governo italiano si muove per contrastare gli effetti del boom dei prezzi energetici su famiglie ed imprese, stanziando con 6 Decreti Eur 52 miliardi a parita’ di deficit di -5,6% per quest’anno.

Secondo il Ministro dell’Economia Franco, la “bollette energetica italiana” nel 2022 sfiorera’ 100 miliardi di Euro, oltre il doppio rispetto ai 43 del 2021.

Lo stop della forniture di gas russo all’Europa spinge l’Euro ai minimi da 20 anni: 0,989 (ore 10.00 CET) vs Dollaro USA, che si apprezza su tutte le principali divise mondiali: il Dollar Index sale del +0,5% a 110,1, record dal 2002.

La chiusura odierne delle borse asiatiche sono deboli, nonostante il confermato rimbalzo dei servizi in Cina: l’indice Caixin PMI (sondaggio ai responsabili acquisti) è sceso a 55 da 55,5 di luglio, ma resta in espansione: la fiducia delle imprese sale ai massimi da gennaio.

In sintesi: CSI 00 di Shanghai&Shenzen -0,5%, Hang Seng di Hong Kong -1,3%, Kospi coreano -0,4%, Nikkei giapponese -0,1%.

Il prezzo del petrolio sale +3,4%, il WTI (greggio di riferimento Usa) sfiora 90 Dollari/barile, mentre riaffiorano i rischi di una riduzione dell’export dai Paesi membri del cartello Opec+, che si riunisce nel pomeriggio a Vienna.

Sul mercato obbligazionario rendimenti in risalita: Treasury a 10 anni +3,19% mentre lo spread Btp-Bund, e’ sui massimi recenti, 234 bps, nella settimana del meeting della Banca Centrale, giovedi 8.

Borse europee pesanti, in media -2,4%, alle 13 CET di oggi, 5 settembre. Anche i futures su Wall Street sono negativi in media -1,1%, ma gli scambi saranno fermi per il Dabour Day (ore 13.00 CET).


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